Il compleanno
Aprì gli occhi dolcemente, lasciando che gli ultimi residui del sonno scivolassero via.
Si alzò a sedere con gli occhi ancora semi chiusi e si passò una mano sulla faccia e poi sui capelli, scompigliandoli ancora di più. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco la camera da letto, individuò subito l'enorme calendario che aveva come sfondo l'inconfondibile marchio della Capsule Co. e quasi involontariamente sorrise. Era troppo lontana per leggere con chiarezza i numeri stampati e gli appunti fatti da lei con il pennarello, ma non ne aveva bisogno, sapeva che giorno era oggi e sapeva cosa sarebbe successo tra una settimana.
Sul calendario c'era scritta una sola parola:
Compleanno.
Giorno 1
Dopo essersi sciacquata la faccia, accuratamente pettinata e infilatasi una vestaglia sopra il pigiama fuxia, Bulma scese in cucina e il suo incedere si arrestò solamente quando ne aprì la porta.
Lo spettacolo che le si presentò davanti era oramai lo stesso da mesi: Vegeta che ingurgitava senza sosta una quantità sproporzionata di cibo, con la sola compagnia delle cameriere robot che cercavano di arginare il caos togliendo dal tavolo i piatti sporchi.
Nei primi tempi la ragazza, rimaneva praticamente sconvolta nel vederlo mangiare così già di prima mattina, ma aveva finito col farci l'abitudine.
Lanciò uno sguardo distratto a quello che il principe teneva tra le mani e arricciò il naso con aria disgustata.
“Va bene che ha bisogno di pasti abbondanti, ma mangiare pollo fritto alle sette e trenta di mattino? BLEAH... scommetto che non si è nemmeno preso il disturbo di scaldarlo.” non poté fare a meno di pensare.
Si tenne dal commentare ad alta voce per il solo fatto che la giornata era iniziata bene e l'ultima cosa che le serviva era quella di litigare con il "principe dei villani".
- Buon giorno signorina Bulma... - salutò con voce gracchiante una delle cameriere computerizzate.
-'Giorno. - ricambiò la ragazza per istinto.
Vegeta girò la testa, quel tanto che bastava per guardarla con la coda dell'occhio, per poi riprendere all'istante l'attività a cui si stava voracemente dedicando.
Come al solito il globo nero e freddo non aveva apparentemente espresso emozioni, ma Bulma sapeva con certezza del perché le aveva lanciato quella occhiata: Vegeta non salutava gli esseri viventi, figurarsi quelli robotici, quindi considerava la giovane Brief una pazza che parlava con esseri meccanici.
Bulma lo ignorò ostentatamente e canticchiando andò a prepararsi la colazione.
- Come mai starnazzi già di prima mattina? - La voce dura del saiyan si infilò come una lama di spada nella tranquillità mattutina.
- Sempre di ottimo umore, non è vero, Vegeta? - Rimbeccò la ragazza mentre si versava del caffè in una tazzina e l'appoggiava assieme un piatto di toast freddi su un angolino vuoto del tavolo.
Si sedette, ma l'uomo la stava ancora guardando. Fece spallucce.
- Tanto non te ne frega niente, comunque se ci tieni a saperlo sono felice perché tra una settimana ci sarà il compleanno di Yamcha. -
Bulma aspettò la solita reazione di Vegeta, ovvero un irriverente "Tsk" per poi ignorarla completamente, invece con suo grande stupore il principe dei saiyan non solo rimase concentrato su di lei, ma le domandò:
- Il cosa? -
La ragazza rimase a guardarlo a bocca aperta prima di rispondere.
- Non sai cos'è il compleanno? -
- Te lo avrei chiesto se no? - grugnì irritato. Quella donna non faceva altro che fargli domande stupide.
Bulma ignorò il suo tono.
- Il compleanno consiste nel festeggiare il giorno della nascita di una persona in particolare, si organizza una festa e si fanno regali al festeggiato. -
Il principe alieno aggrottò la fronte e borbottò: - Che idiozia. Sono stato su una miriade di pianeti, ma la vostra è la razza con le tradizioni più assurde e inutili che io abbia mai sentito. -
- Ti sei preso il disturbo di imparare qualcosa oppure hai distrutto e basta? -
Ci fu un attimo lunghissimo di silenzio assoluto, poi si accorse che la ragazza stava lentamente per scoppiargli a ridere in faccia.
Vegeta si alzò di scatto dalla sedia, e irritato si avviò verso la porta.
- Non hai risposto. - fece notare lei, pur sapendo che stava giocando con il fuoco.
- Va all'inferno! - fu la risposta che si udì aldilà della porta.
- Grazie! - cinguettò lei ad alta voce.
“La giornata sta andando di bene in meglio.” pensò, mentre beveva allegramente il suo caffè.
Vegeta raggiunse la gravity room sbuffando. Quella donna riusciva sempre a metterlo di malumore e in difficoltà.
Però, doveva ammettere che gli poneva delle questioni su cui non si era mai soffermato o semplicemente che non ci aveva mai fatto caso. Tutti gli esseri di quell' insulso pianeta erano irritanti, e lei li batteva tutti: sempre a chiacchierare, a ridere, a provocarlo...
Ma c'era qualcos'altro.
Non riusciva a togliersela dalla testa e ogni giorno, inconsapevolmente, si concentrava sulla sua debole aura per seguirne gli spostamenti, come se la pedinasse involontariamente e a distanza.
Il principe dei Saiyan scosse la testa, l'aria di quel pianeta lo stava sicuramente avvelenando, non era possibile passare le giornate dietro a una sciocca donnetta.
Cercò di svuotare la testa e di pensare esclusivamente ai allenamenti, il suo obbiettivo era uno solo: surclassare Kakaroth e schiacciarlo senza pietà.
Tuttavia non riuscì a togliersi completamente dalla testa gli occhi azzurri di Bulma.
Le piaceva organizzare le feste e essendo la figlia di un miliardario l'aiutava a non avere problemi di sorta, non doveva preoccuparsi di scegliere un locale e prenotarlo oppure arrovellarsi il cervello per far quadrare i conti.
Era fortunata e se ne rendeva conto.
Sicuramente aveva tanti difetti ma non aveva mai fatto pesare la sua posizione finanziaria agl’altri, anzi, spesso e volentieri metteva le sue risorse a disposizione degli amici e per chi eventualmente ne aveva bisogno.
Si avviò nel laboratorio quasi saltellando per la felicità, nemmeno se il compleanno fosse il suo.
Da più di un mese si immaginava la faccia del suo ragazzo di fronte al super regalo che gli aveva preparato e puntualmente si ritrovava a ridacchiare per il pensiero.
Tenendo conto che Yamcha adorava le macchine, il suo regalo consisteva proprio in quello: una macchina di ultimissima generazione personalizzata fin all'ultimo dettaglio. Nel mezzo della sala c'era appunto una bellissima car-sky nera pece con decorazioni tribali di un rosso sapientemente dosato nelle tonalità in modo da dare l'illusione che la lamiera fosse incandescente.
La verniciatura era venuta così bene che aveva quasi voglia di passare tutto il suo tempo ad accarezzare le decorazioni.
Gli interni, invece, erano arancio e blu con il kanjin della tartaruga sul clacson, le finestre erano di un blu cupo.
Adesso doveva solo pensare a gli addobbi e alla festa.
Respirare.
Inspirare.
Lentamente.
Con calma.
Doveva rimanere concentrato.
Spesso le sue emozioni avevano preso il sopravvento sul campo di battaglia e questo gli aveva portato non pochi problemi.
La parola chiave era lucidità.
Svuotare la testa.
Da qualsiasi pensiero.
Da qualsiasi emozione.
Da qualsiasi sensazione.
Da qualsiasi... persona.
Da tutto.
L'unica cosa che doveva rimanere era lui e il ruggito della sua anima.
Freddo e calcolatore.
Aprì gli occhi e lo vide.
Arrivava verso di lui a una velocità mostruosa, se si fosse deconcentrato l'avrebbe preso in pieno e l'esperienza non sarebbe stata piacevole.
Strinse in pugno la mano sinistra e si preparò a sferrare il terribile colpo.
Il sacco da boxe che si era fatto costruire con materiali particolarmente resistenti e pesanti, unitosi alla gravità artificiale, si stava per schiantare su di lui a tutta forza. Ma il principe dei saiyan non si mosse, dato che era stato lui a dare il via a quel pericoloso oscillamento.
Quando oramai il sacco lo stava quasi per sfiorare, Vegeta stringendo i denti sferrò il pugno. il contraccolpo si abbatté tutto sul suo braccio procurandogli un dolore atroce che partì dalle nocche e si trasmise fino alla spalla, tuttavia il sacco ritornò indietro, portando con sé qualche traccia di sangue.
Doveva migliorare, doveva irrobustirsi, doveva superare le soglie del dolore, doveva diventare forte, indistruttibile, invulnerabile...
Non doveva avere più spazio per la paura, per il dolore fisico e mentale, per la sconfitta.
Senza dare tempo al suo braccio di riprendersi, si preparò per un secondo colpo.
Poi accadde: Sentì una musica in sottofondo che aumentò all'improvviso in modo smisurato facendolo sobbalzare per la sorpresa, deconcentrandolo. Furono pochi istanti, ma quando riportò la sua attenzione sul sacco da box questo lo stava praticamente per sfiorare.
Riuscì a evitare di essere investito, solamente buttandosi di lato.
Vegeta rimase per un momento seduto sul pavimento con l'aria vagamente disorientata.
Che cavolo stava succedendo?
Poi con aria seccata ebbe l'illuminazione: era di sicuro opera SUA...
Con uno scatto rabbioso si alzò e spense la macchina gravitazionale.
Bulma canticchiò allegramente la canzone che le giungeva alle orecchie tramite le cuffie, mentre stava lavorando al pc, quando la musica si interruppe di colpo.
Presa alla sprovvista, si tolse gli auricolari e si girò a guardare lo stereo trovandoci a suo fianco
Vegeta con le braccia incrociate sul petto e l'espressione irritata.
- Avevi bisogno di qualcosa, Vegeta? - chiese con gentilezza, mascherando come meglio poté il fastidio di essere stata interrotta contemporaneamente sia dal lavoro che dalla musica.
- Sì! - sbottò l'alieno - Ho bisogno del dannato silenzio! -
Bulma lo guardò sorpresa.
- Cosa intendi? -
Vegeta alzò un sopracciglio.
“Mi sta prendendo in giro?” pensò, ma si accorse che la ragazza era sinceramente confusa.
- Questo fottutissimo chiasso era per tutta la casa, anche nella mia gravity room! - ringhiò.
La giovane Brief aggrottò la fronte, la SUA gravity room?
Era fortemente tentata di ribattere, ma il principe dei saiyan appariva già abbastanza indispettito senza dover aggiungere altra benzina sul fuoco; quindi decise di concentrarsi sul problema.
Umettandosi le labbra, diete uno sguardo allo stereo: aveva le cuffie quindi era impossibile che il volume alto avesse raggiunto le altre stanze, in particolar modo la Gravity room.
A meno che...
- Da dove veniva la musica? - chiese.
- Dai altoparlanti. -
Bulma si alzò dalla sedia e si avvicinò al elettrodomestico.
- Ah, ops... ho capito qual è il problema: per la festa, qualche giorno fa ho collegato gli altoparlanti tra di loro per far si che la musica si diffondesse per tutta la casa, per errore devo aver collegato anche tuo, in oltre mi ero dimenticata di staccare il cavo dallo stereo, è per questo che...-
Alzò gli occhi sul suo interlocutore e si accorse che questi gli aveva appena voltato le spalle e se ne stava andando.
- Ehi! ti stavo parlando! - urlò offesa la ragazza.
Il principe dei saiyan si fermò.
- Non ho tempo per queste idiozie, fai in modo che non capiti più. - rispose seccato.
Bulma con un grande sforzo di volontà, represse il desiderio di togliersi una ciabatta e lanciarla contro l'alieno con i capelli a punta.
- Sempre simpatico, eh? - urlò facendogli la linguaccia.
Al quanto irritata, la ragazza, si girò verso lo stereo per sistemare i fili, solamente quando schiacciò il tasto play si accorse che lo stereo era macchiato da piccole gocce di sangue.
Vegeta sbatté la porta blindata alle sue spalle.
Era passato velocemente dalla gravità normale a quella otto volte superiore a quella del suo pianeta d'origine, per poi passare di nuovo a quella normale senza una adeguata graduazione e ora si accingeva ad aumentarla di nuovo.
A dispetto della irritazione, dovuta al fatto che aveva appena iniziato gli allenamenti giornalieri, sentì la testa girargli lievemente. Tuttavia ignorò quel piccolo malessere.
Avrebbe sconfitto Kakaroth. Costi quel che costi.
Bulma si porse verso lo specchio per applicarsi il mascara, sperando che almeno il make-up mattutino riuscisse a distrarla dal senso di colpa che era sbocciato in lei meno di mezz'ora fa.
Vegeta era ferito e forse era stato proprio per colpa sua. Forse la musica lo aveva distratto e, va a sapere che stava facendo in quel momento, si è ferito.
Certo che per uno che può essere sbattuto contro un muro di cemento armato e uscirne illeso, un piccolo taglio non costituiva alcun problema, ma non poté fare a meno di sentirsi colpevole.
Sospirò. non sapeva il perché, ma con lui finiva sempre così... sempre quel sentimento di tristezza.
Anche con Yamcha litigava abbastanza spesso, ma alla fine si rendevano conto che più di un vero litigio era semplicemente uno scontro di caratteri (equamente egocentrici) e dopo la sfuriata convenivano che le loro divergenze erano su delle stupidaggini, facendo inevitabilmente pace... fino alla prossima discussione.
Invece con il principe dei saiyan, dopo ogni discussione di sentiva triste...
Per l'esattezza era dispiaciuta.
Rimase con la mano a mezz'aria sulla trousse. Dispiaciuta di cosa?
Aveva invitato un alieno che ha passato tutta la sua esistenza a uccidere il prossimo e a invadere i pianeti altrui, ma non riusciva a pensare a lui in quel modo.
Anche Goku aveva visto qualcosa in lui, tanto da indurlo a lasciarlo in vita, ma non poteva essere certo il suo stesso punto di vista, dato che quello di Goku è basato sulla questione di essere entrambi guerrieri eccezionali. E il suo? Che cosa ci vedeva LEI in Vegeta?
Senza smettere di guardarsi gli occhi inclinò leggermente la testa di lato pensosa, come se stesse ascoltando della musica interiore.
Aveva avuto paura di lui, come era giusto che fosse, visto il motivo che lo aveva condotto sulla Terra, ma ora che lo stava pian piano conoscendo non lo considerava poi così diverso da Tenshinhan o qualunque altro dei suoi amici, aveva certamente un comportamento da sociopatico cronico, ma questo lo rendeva in qualche modo buffo ai suoi occhi. Non toglieva comunque che fosse anche un cafone e molto irritante quando ci si metteva. Tuttavia non riusciva a disprezzarlo, la vita non è facile per nessuno, nemmeno per i principi di civiltà aliene scomparse.
Chiuse la trousse e uscì dalla stanza. Passò davanti alla gravity room e si fermò titubante, se si era ferito per colpa sua doveva almeno scusarsi, ma chissà perché, sapeva che fargli interrompere l'allenamento "solo" per scusarsi avrebbe sicuramente peggiorato la situazione.
Rimase a fissare il pulsante del citofono, indecisa sul da farsi. Proprio quando riuscì a racimolare abbastanza coraggio per premerlo, sua madre sbucò dall'angolo del corridoio.
- Oh, cara, stai uscendo? - chiese notando il vestiario della figlia.
- Ehm... sì, stavo andando al centro commerciale a ordinare la torta per il compleanno di Yamcha. -
- Davvero, compie già gli anni? Come vola il tempo! Allora forse non ti interesserà venire dal Dottor Short... -
- Short? - Chiese incuriosita la ragazza.
- Sììì! È un vecchio compagno di scuola di tuo padre, ci ha invitato tutti nella sua villa di campagna per due settimane a partire da domani, non è carino? Ci siamo sentiti per telefono ed è molto simpatico. -
- Capisco, ma no, non credo che verrò con voi. E poi non possiamo lasciare Vegeta da solo in casa. -
- Veramente pensavo che potesse venire anche lui. -
- COSA?! - strillò la figlia - Mamma ma sei impazzita? -
- Perché? -
- E lo chiedi? Anche ammesso che voglia venire, non possiamo portarlo a casa di gente comune, chissà che casino potrebbe succedere! -
La signora Brief aprì la bocca per controbattere, ma notando lo sguardo truce della ragazza la richiuse arrossendo leggermente.
- Oh, beh, suppongo che tu abbia ragione, cara. - ammise sorridendo - In ogni caso stavo andando anche io al centro commerciale, potremmo farci compagnia, che ne dici? -
Bulma lanciò un'ultima occhiata alla porta della gravity room, consapevole di aver perso una occasione per scusarsi con l'alieno.
- Ok. –
Giorno 3
Non appena i suoi genitori se ne furono andati, Bulma sistemò gli ultimi preparativi per la festa e all'ora di cena si ritrovò senza nulla da fare con la sola compagnia di Vegeta, che sorprese a metà dello svuotamento giornaliero delle risorse alimentari della famiglia Brief.
- È avanzato qualcosa per me, oppure devo ordinare una pizza? - chiese sardonica, nel tentativo di non imbucare in una delle solite bisticciate.
Vegeta fece spallucce e riprese a mangiare completamente concentrato sulla sua bistecca.
La giovane sospirò, chiedendosi se mai un giorno riuscirà a comprendere al volo la psicologia controversa dei saiyan.
- Come vanno gli allenamenti? - gli domandò, vedendolo particolarmente tranquillo.
- Discretamente. - rispose con la bocca piena e con una voce incolore.
Bulma rimase in silenzio mentre si preparava la cena, quando si sedette accanto a lui e ebbero quasi finito di mangiare, trovò il coraggio di domandargli: - Per caso l'altro giorno ti sei ferito? -
- Niente affatto. -
- Ma se ho trovato del sangue sul mio stereo... -
- Ti sbagli. E poi anche se fosse che te ne importa? - grugnì alzandosi dal tavolo.
- Aspetta... - disse Bulma afferrandogli il polso e Vegeta, pur non emettendo un suono, si irrigidì impallidendo lievemente.
La ragazza lo guardò con sospetto.
- La mano è molto gonfia, credo che ti sia rotto il polso.
- Non dire idiozie, donna! - rispose lui stizzito - Non è nulla... -
- Ah no? -
Strinse il polso e Vegeta sussultò per il dolore. - Sono lacrime quelle che ti stanno spuntando? - domandò con malizia guardandolo negli occhi.
L'alieno si liberò brutalmente dalla presa.
- Non sono affari tuoi! -
La terrestre sospirò. - Senti, puoi anche essere muscoloso, tenebroso, scontroso e stronzo quanto ti pare; - tacque un momento per godersi l'occhiata di fuoco di Vegeta - ma non ci piove che un osso rotto farebbe male a chiunque. Quindi mi permetti di medicarti senza che fai i capricci? -
- Io non faccio i capricci! - esclamò, quasi scandalizzato, il saiyan.
- Sì, certo... - mormorò lei. Tuttavia lo prese a braccetto per evitare di fargli di nuovo male e lo guidò nel laboratorio. Lo fece sedere su uno sgabello di ferro, accanto al tavolo dello stesso materiale.
- Stendi il braccio che ti faccio una radiografia per vedere quanto è grave la frattura -
L'alieno ubbidì docilmente e la ragazza gli passò un piccolo scanner a raggi X sulla zona interessata.
- Non è niente di che, basta una leggera ingessatura. - rispose in fine, dopo aver considerato i danni.
- Ingessatura? -
Bulma gli mostrò la fascia di gesso ortopedico. - Eh sì. - e dopo aver messo alcuni pezzi di fascia in una bacinella piena di acqua tiepida iniziò a medicarlo.
- È stato utile seguire quel corso di pronto soccorso a scuola... - commentò allegra una volta che ebbe finito e avergli messo un cerotto sulle nocche scorticate.
L'alieno lanciò un'occhiata critica all'ingessatura che si stava asciugando e domando: - E quanto tempo lo devo tenere questo coso? -
- Hum... non conosco la vostra anatomia ma a occhio e croce direi tre settimane. -
- TRE SETTIMANE?! - urlò l'alieno incredulo. - Come faccio ad allenarmi?! -
- Non puoi infatti. Con la forza che ti ritrovi ci metteresti un attimo a romperlo, quindi ti consiglierei di starci attento. -
- Questo non è assolutamente accettabile donna! Non ho tempo da perdere, Kakaroth potrebbe tornare su questo misero pianetucolo da un momento all'altro e io questa volta non mi farò cogliere impreparato! -
- Ah, beh... puoi anche togliertelo se proprio vuoi, ma poi non venire a piangere da me se poi ti si stacca la mano... - gli rispose, prima di uscire dal laboratorio ancheggiando.
Giorno 7
Vegeta grugnì irritato mentre guardava il gesso. Con quel coso poteva allenarsi ben poco.
Avrebbe potuto allenarsi a livello mentale e spirituale, ma era talmente nervoso che non riusciva a concentrarsi.
Non sapeva il perché, era un po’ come quando si ha un prurito e anche se ti gratti a sangue non se ne va.
Si rigirò per la ventiduesima volta sul letto, la festa di compleanno di Yamcha era iniziata da un po’ e l'alieno riusciva a sentire il vocio dei ospiti e lo schiamazzo della musica.
Ad un certo punto una risata si levò sopra le altre; la sua.
Vegeta rizzò istintivamente le orecchie e sentì una voce maschile mormorare qualcosa che la fece ridere di nuovo.
- Scherzi a parte, grazie per la festa. La macchina è fantastica. - disse Yamcha.
- Sì, lo so, sono la migliore... - rispose Bulma sardonica ma senza riuscire a nascondere del tutto una punta di autentico orgoglio.
I due si trovavano senza ombra di dubbio nella sala da pranzo collegata alla cucina, che era proprio sotto la camera di Vegeta.
- Allora, cosa mi dovevi dire prima? - chiese lei, dopo una breve pausa.
- Se la migliore poteva darmi un bacio... -
Mentre Bulma ridacchiava per la terza volta, Vegeta si alzò di scatto dal letto e senza riflettere lasciò la stanza veloce e silenzioso come un falco.
Bulma e Yamcha interruppero il bacio sussultando e si girarono sorpresi verso la provenienza del rumore.
Vegeta aveva appena chiuso il frigorifero sbattendone lo sportello e se ne andò via con passo marziale senza degnare di un'occhiata i due che lo guardavano con aria truce.
L'alieno tornò silenziosamente in camera e dopo aver chiuso la porta si buttò di nuovo sul letto.
Guardò la lattina verde che aveva preso: sopra c'era stampato "Ice Green Tea" e, subito sotto la scritta, una foglia di the con gambe, braccia, un sorriso da demente e un paio di occhietti vitrei.
Non sapeva perché lo aveva fatto. All'improvviso aveva sentito che voleva, anzi, DOVEVA farlo, ma ora che era sceso si sentiva stupido e umiliato.
“È da quando sono atterrato qui che non me ne va bene una.” si ritrovò a pensare.
Senza cambiare posizione, lanciò la lattina che finì con precisione nel cestino posizionato in fondo alla stanza.
Giorno 9
Durante la notte scoppiò un violento temporale che la fece svegliare improvvisamente. Irritata che fosse solo l'una andò verso la cucina, nella speranza che una cioccolata calda potesse aiutarla a recuperare le ore di sonno che rischiava di perdere, passando per il giardino. Il tetto a sfera che era automatizzato in modo da aprirsi solo di giorno e lasciare entrare luce e aria, stranamente, anche se di poco, era aperto e la pioggia stava inzuppando il prato minuziosamente curato.
- Che cav... - mormorò alzando gli occhi verso lo spicchio di cielo in tempesta, che proprio in quel momento venne squarciato da un lampo particolarmente grande, rivelando la sagoma di Vegeta.
- Ehi! - urlò per attirare la sua attenzione, ma il tuono la sovrastò in potenza, tuttavia il saiyan sembrò averla sentita perché girò lentamente la testa per guardarla. - Che fai lì? È pericoloso! -
Ci fu un silenzio talmente lungo che la ragazza pensò che avesse deciso di ignorarla, però poi lui si girò e spiccò un piccolo salto.
A Bulma le si strinse il cuore, per la paura tremenda che si sarebbe schiantato al suolo, ma subito (con un certo sollievo) vide che il guerriero usò la bukujutsu per addolcire la caduta e atterrare con una grazia quasi angelica.
Quella scena le procurò uno strano rimescolio nello stomaco e si voltò di scatto, con la scusa di chiudere il tetto dal pannello di controllo e di accendere la luce, nella speranza che quella strana emozione le passasse in fretta.
Quando si girò di nuovo verso di lui, per poco non gli finì addosso, Vegeta le si era avvicinato molto senza fare il ben che minimo rumore.
I capelli a fiamma erano scompigliati e i vestiti grondavano d'acqua.
- Oh, ma insomma! Non so che cavolo ti passa in quella testa... sei completamente fradicio, si può sapere che stavi facendo lassù nel cuore della notte e nel bel mezzo di una tempesta? Potevi essere colpito da un fulmine! -
Il principe alieno non le rispose e tenne l'espressione glaciale di sempre, facendo sospirare di rassegnazione la ragazza.
- Vieni, ti prendo un asciugamano. -
I due andarono in bagno e dopo avergli passato anche dei vestiti asciutti Bulma lo aspettò in cucina. Quando Vegeta la raggiunse Lei si accorse che il gesso gli si era sciolto e mezzo sformato.
- Toglitelo, è pericoloso tenere un gesso in quelle condizioni, te ne faccio un altro...-
Per la successiva mezz'ora nessuno dei due parlò, e quando la ragazza si mise a sedere con la cioccolata fumante tra le mani gli domandò: - Ma che succede? te ne stai zitto, zitto... -
- Non è ancora tornato. -
- Chi? -
- Kakaroth. -
- Sei preoccupato per lui? -
L'alieno le lanciò uno sguardo talmente intenso che lei smise immediatamente di sorridere.
- Non prenderti gioco di me, donna. Non dimenticare chi hai davanti, cosa che sembri fare fin troppo spesso. -
Lei, allibita, rimase a fissarlo a bocca aperta.
- Non appena ritornerà mi prenderò la sua vita e allora abbandonerò questo immondezzaio che osate chiamare pianeta, sempre se ho voglia di non farlo esplodere prima. -
- Sai, Vegeta, - ribatté lei, dopo un attimo di silenzio - tu non fai altro che criticare il pianeta altrui e a dire che siamo tutti dei animali inferiori in confronto a te. Ma almeno noi non siamo dei pazzi furiosi che corrono da un capo all'altro dell'universo distruggendo tutti solo per puro divertimento. -
Le labbra dell'alieno si incurvarono in un sorsetto malizioso. - Ah no? -
- No. Chi attacca i deboli è solo un vile, puoi anche pensare di essere il migliore, ma sei solo un vigliacco. Senza contare che tu alla Terra non potrai fare nulla fin che ci saremo noi. -
- Voi? Voi, chi? Il muso verde? Quel moccioso bastardo? Credi davvero che anche uno solo di quei quattro imbecilli riuscirebbe tenermi testa? E poi trovo estremamente divertente sentirmi dare del vigliacco da te, che ti nascondi dietro il prossimo, che quando ti trovi in pericolo non riesci nemmeno affrontare la morte con un briciolo di dignità... -
Senza nessun preavviso Vegeta scattò in piedi e rovesciando tutto quello che si trovava sul suo cammino, inchiodò Bulma sul pavimento con il proprio corpo. Successe tutto talmente velocemente che la ragazza non ebbe neanche il tempo di gridare.
- F-ermo, Vegeta! Che intenzioni hai!? - strillò terrorizzata, cercando di divincolarsi dalla presa d'acciaio del principe.
- Allora!? Adesso sei in pericolo di vita, posso fare di te quello che voglio! Che cosa vuoi fare? Prima che arrivino i tuoi preziosi salvatori io posso già averti strappato braccia e gambe! – urlò intensificando la stretta sulle esili braccia di lei.
- Lasciami! mi stai facendo male! -
- Ti faccio male?! Tu non hai nemmeno la più pallida idea di cosa sia il dolore! Che cosa ne sa, una mocciosa viziata come te, della sofferenza! Di rischiare ogni giorno la propria vita, di combattere per il proprio onore! Ti credi migliore di me solo perché lasci che gli altri si sporchino le mani al posto tuo? Sei più colta di me solo perché tutti ti osannano e nella tua città non scoppiano guerre civili? -
Bulma rimase immobile a fissarlo con occhi sgranati.
- Lascia che ti dica solo una cosa: non osare mai più a innalzare la tua razza sulla mia, perché voi non siete i santi per cui volete farvi passare! Credi che sia cieco? Che non veda che cosa siete in realtà? Siete assassini, ladri, stupratori, bugiardi, usurpatori e distruttori tanto quanto noi saiyan, con l'unica differenza che noi non nascondiamo la nostra natura dietro un futile velo fatto di buone maniere e moralismi. Passate gli anni a sterminarvi tra di voi ma quando una tigre divora un bambino vi disperate dannando il destino crudele e accusandolo di inveire verso la vostra fragile innocenza, ma sappi che l'innocenza che tanto bramate non è altro che una fottuta illusione! -
La guardò intensamente nei occhi azzurri per poi sorridergli quasi con compassione.
- Ma guarda un po’! Siamo ancora soli... a quanto pare i tuoi angeli custodi non sono poi così svegli, eh? - Abbassò la testa fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra. - Allora: adesso che vogliamo fare? - sussurrò.
La ragazza sussultò quando sentì la lingua del saiyan percorrerle il collo, dalla spalla fino all'orecchio e la morse con abbastanza forza da farle sentire bene i denti, ma senza ferirla, come se fosse un lupo che stava giocando con una preda prima di divorarla.
- Vegeta fermati! Ti supplico, non farlo! - urlò, cercando inutilmente di divincolarsi, ormai totalmente presa dal panico.
Per tutta risposta l'alieno le prese i polsi con una mano sola e con quella libera le strappò la leggera canottiera di raso fuxia che usava per dormire.
Quando le leccò un capezzolo, Bulma diete uno strattone e riuscì a liberarsi una mano e si mise prontamente a pancia in giù, costringendolo a lasciarla per non spezzarle un braccio. Ma prima che riuscisse a sgusciare via, lui, l'afferrò per i capelli.
Solo in quel momento, Vegeta, si accorse che si era messa a piangere. Senza dire una parola la lasciò andare e la vide accartocciarsi su se stessa simile a una posizione fetale.
le lanciò un'occhiata di sincero pentimento e sempre in silenzio si alzò per coprirla con l'asciugamano con cui si era asciugato dalla pioggia.
Sentendo qualcosa di morbido e freddo sulla schiena, la ragazza si accorse del panno di spugna e che Vegeta aveva lasciato la stanza.
Giorno 10
Bulma socchiuse gli occhi arrossati: si sentiva la testa pesante e aveva nelle orecchie un cupo ronzio. Si sentiva incredibilmente stanca nonostante la notte di riposo, ma soprattutto si sentiva vuota.
Sistemò meglio la coperta, in modo che spuntasse fuori solo la testa e chiude di nuovo gli occhi color cielo; anche quel poco di luce che filtrava dalla tenda le dava fastidio.
Rimase così, sdraiata su un fianco, a ripensare a quello che era successo ieri.
Non c'era dubbio che era rimasta turbata. Si vedeva ancora davanti gli occhi di Vegeta che bruciavano come fiamme di tenebra.
Non era stata l'aggressione in sé a scioccarla (prima di ritornare a letto si era guardata allo specchio, temendo di trovare dei lividi, invece sia i capelli che la parte superiore del corpo erano perfettamente illesi), quanto i suoi sentimenti. Era ovvio, che per quanto fosse stato brutale il suo comportamento, il saiyan provava attrazione, se non amore per lei, in oltre l'aveva colpita il suo discorso. L'aveva umiliata semplicemente buttandole in faccia la verità.
Con la scusa di essere una debole terrestre, si era sempre nascosta dietro a Goku, a Yamcha e chiunque altro avrebbe potuto affrontare il pericolo al posto suo. Persino Crillin, per quanto molto più debole dei avversari che incontravano di solito, si buttava sempre a testa bassa per proteggere gli altri.
Non riesci nemmeno affrontare la morte con un briciolo di dignità.
Quella frase l'aveva ferita più di tutto.
Si era sempre schernita con la scusa che nessuno voleva morire, soprattutto nel fiore degli anni, che se sapeva che la ricerca delle sfere del drago l'avrebbe portata così gravi rischi, probabilmente mai si sarebbe messa sulle loro tracce e che anche se avesse voluto fare qualcosa, dato la sua fisionomia, non avrebbe combinato molto. Ma sapeva che erano scuse stupide e che in realtà non si era mai pentita di nulla.
Tuttavia Vegeta l'aveva atterrata, minacciata di morte e strappato i vestiti di dosso, di certo non sarebbe andata da lui e a dirgli che aveva ragione.
Rimase a letto tutto il giorno e il mattino dopo, quando trovò la forza di alzarsi, scoprì che Vegeta se ne era andato di casa.
Giorno 13
I giorni passarono lentamente ma Vegeta non tornò, tanto che Bulma fu presa da una strana sensazione di panico: era convinta che l'alieno avesse trovato un modo per lasciare la Terra.
Non potendo più sopportare di aspettare oltre per ricevere sue notizie, prese una capsula aereo e andò alla Kame House.
Appena atterrò sull'isola, Muten, la tartaruga e Crillin uscirono dalla casetta rosa, salutandola con entusiasmo.
- In realtà sono passata a chiederti un favore, - disse rivolgendosi a quest'ultimo. – volevo sapere se riesci a individuare l'aura di Vegeta. -
Crillin la guardò con sospetto. - È successo qualcosa? -
- No, niente di che, un giorno ha preso e se ne è andato. Volevo sapere se è ancora nei paraggi, tutto qui. - disse sorridendo con un'aria più innocente possibile.
Crillin la guardò a lungo, ma non diete segno sul fatto che la credesse o meno.
- Lo sai che non mi piace che abiti con quello lì, non mi importa cosa ne pensa Goku, per me è ancora pericoloso. - le ricordò severamente - Comunque, quasi tre ore prima che tu arrivassi, mi è sembrato di sentire la sua aura intorno ai boschi del nord.
Per poco la ragazza non si lasciò andare in un sospiro di sollievo. - Grazie! Ci vado subito. -
- Ehi, aspetta... - la chiamò il ragazzo, ma Bulma risalì senza esitare sull'aereo e lasciò all'istante la minuscola isola.
- Secondo te, facciamo bene a lasciarla andare? - chiese rivolgendosi al suo maestro.
- Boh... - Rispose istintivamente il vecchietto
La giovane donna, volando, setacciò accuratamente i boschi innevati, ma di Vegeta non c'era traccia. Per un attimo si chiese se Crillin si fosse sbagliato, o che l'avesse indicato male apposta, ma la verità era gran lunga più deprimente: il saiyan la stava evitando di proposito. E sarebbe stato impossibile per lei rintracciarlo, fin che Vegeta sentiva la sua aura.
Ritornò a casa, ma uscì di nuovo subito, sapeva che sarebbe impazzita se fosse rimasta da sola in casa in quel momento.
Prese a camminare per le vie senza badare a quello che le succedeva attorno e a dove stava andando. Tuttavia, ad un certo punto, una cosa attirò la sua attenzione tanto da indurla a fermarsi: quattro balordi stavano trascinando a forza una ragazza in un vicolo.
Bulma rimase senza fiato e si guardò attorno, ma sembrava che non ci fosse anima viva, anche chiamando la polizia ci sarebbe voluto più di mezz'ora prima che intervenissero.
Le sue gambe le dicevano di scappare, di cercare aiuto, ma il suo cervello la teneva inchiodata li. Chissà che sarebbe successo a quella povera ragazza se non l'avesse soccorsa subito.
Tuttavia non poteva affrontare quattro uomini da sola.
Stava per mettersi a correre per chiamare aiuto, quando le parole di Vegeta le tornarono in mente.
...lasci che gli altri si sporchino le mani al posto tuo...
...cosa ne sa, una mocciosa viziata come te, della sofferenza...
...di combattere per il proprio onore...
Prima ancora che se ne rendesse conto, stava già camminando verso il punto in cui erano scomparsi i cinque.
- Ehi! - urlò appena li vide, facendoli girare verso di lei - Lasciatela in pace! Ho chiamato la polizia, quindi vi conviene sparire. -
I quattro uomini rimasero a fissarla increduli prima di iniziare a ridacchiare.
Il tipo che tratteneva la ragazza per un braccio (un grosso coccodrillo) rimbeccò ironico – Ah sì? Beh, scusa tanto dolcezza, ma a me sa parecchio di bugia. -
Bulma impallidì, aveva pensato che con la minaccia della polizia sarebbero scappati. Cercando di non dare a vedere quanto fosse spaventata guardò intensamente la ragazza e le urlò: -Tu stai aspettando un invito scritto per andartene? -
La giovane sussultò, ma senza perdere altro tempo si girò e diete un forte calcio alla tibia del coccodrillo, che imprecando la lasciò andare. Senza voltarsi, la ragazza, si mise a correre e nel giro di un istante sparì dalla loro visuale.
Pure Bulma si mise a correre, ma fu troppo lenta e i quattro la accerchiarono.
- Cosa fai? Prima ti metti in mezzo e poi batti la ritirata? Meriti proprio una bella lezione, visto che per colpa tua quella andrà a denunciarci. -
La giovane scienziata sgranò gli occhi quando vide che uno di loro era armato di un coltello a serramanico, ma fu uno di quelli disarmati ad avanzare per sferrargli un pugno in faccia.
Bulma chiuse gli occhi e serrò la mascella preparandosi al dolore, ma li riaprì subito, non appena sentì i suoi aggressori gridare. Vegeta aveva scagliato quello che la stava attaccando contro un muro e ora giaceva svenuto, mentre a quello armato gli aveva spezzato il braccio. Gli altri due, terrorizzati dalla forza sovrumana del uomo dai capelli a punta si diedero alla fuga.
Il principe nero fece un sorriso sadico e si preparò a scagliare un ki blast.
- Vegeta, NO! - urlò Bulma, spostandogli il braccio e facendo schiantare il colpo contro un muro di fronte a loro, che esplose in mille pezzi.
L'alieno le rivolse uno sguardo sorpreso mentre abbassava lentamente il braccio.
- Non c'è bisogno di ucciderli. Si sono già arresi. - spiegò lei, ancora allarmata.
- Tu! - tuonò il principe, rivolgendosi al terrestre con il braccio rotto - Sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea... -
L'uomo non se lo fece ripetere una seconda volta e scappò a gambe levate.
Bulma crollò in ginocchio e scoppiò a piangere, a causa del forte spavento che si era appena presa.
Lui sospirò seccato e con aria quasi imbarazzata l'aiutò a rimettersi in piedi. - Vieni, ti riporto a casa. -
In tutta risposta, si beccò un violento schiaffo.
- HAIA! MA CHE TI PIGLIA!? - urlò sorpreso, mentre sulla sua guancia si stava formando in rosso l'esatta silhouette della mano di Bulma.
- SEI UNO STUPIDO, UN CRETINO, IDIOTA, DEFICENTE IGNORANTE E UN CAFONE! ECCO COSA MI PRENDE!!! - strillò lei senza smettere di piangere.
Vegeta rimase a fissarla allibito. - Dov'era tutta questa energia, quando eri in pericolo di vita? -
- Oh ma stai zitto, stupido! -
Ci fu un lungo silenzio, interrotto solo dal singhiozzare della ragazza e quando si accorse che non accennava di smettere di piangere Vegeta confessò: - Non so cosa mi abbia preso quella volta e non so come rimediare, ma non preoccuparti, non avrai più nulla a che fare con me. -
Accennò a voltarsi, quando Bulma gli si avvicinò.
Temendo che lo volesse schiaffeggiare ancora, l'uomo si irrigidì, ma Bulma gli mise semplicemente le braccia attorno il petto.
Imbarazzatissimo il principe alieno preso in contro piede domandò: - Che stai facendo? -
- Ma sei cretino?! ti sto abbracciando... - rispose piccata e tenendo il broncio.
- ...Ah... - mormorò lui, poco convinto e continuando a tenere le braccia lungo ai fianchi, non sapendo bene che cosa fare.
- Vegeta? -
- Hm? -
- Non lo fare mai più! - prima che lui riuscì a capire a che cosa si stesse riferendo esattamente, Bulma continuò - .... E grazie di avermi salvata... -
- Figurati... - fu l'imbarazzata risposta.
Qualche mese dopo
Dopo essersi fatto una lunga doccia, Vegeta, tornò in camera sua frizionandosi energicamente un asciugamano sui capelli zuppi, ma si fermò con le mani a mezz'aria quando notò che c'era qualcosa sul cuscino del suo letto. Sorpreso si mise l'asciugamano intorno al collo e si avvicinò per prendere in mano il misterioso oggetto.
Era uno di quei sacchettini di plastica trasparente che si usano per i cioccolatini, chiuso con tanto di fiocchetto color vino e con appeso un biglietto a forma di cuore. L'alieno strabuzzò gli occhi quando si accorse che il sacchetto conteneva almeno una ventina di senzu.
Aprì il bigliettino e lesse il contenuto:
"Caro Vegeta
oggi è un anno sei qui sulla Terra e dato che non sai quand'è il tuo compleanno e non hai mai
ricevuto un regalo per questo evento, d'ora in poi il primo giorno della tua vita da terrestre
sarà il tuo compleanno.
Quinti tanti auguri!
Spero che il mio regalo sia utile (Karin non ne aveva molti), che i tuoi allenamenti procedano
bene e che non ne combini un'altra delle tue rischiando la vita come quando hai passato
cinque ore con la gravità a 600 volte superiore di quella terrestre...
Con affetto
Bulma"
Il principe dei saiyan non poté impedire che un sorriso gli spuntasse sulle labbra.
28/05/2012
Ciao, grazie per aver letto fino a qui, se ti è piaciuta la storia, lascia un commento, mi farebbe molto piacere.