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Autore: Milly_Sunshine    19/03/2025    1 recensioni
Dal testo: "Dovreste scrivere un romanzo self insert. Tu, Hunter, faresti la parte del Gary Stu protagonista, sempre messo in ombra, perché non reputato abbastanza affascinante. Faresti innamorare di te la misteriosa ragazza che piace a tutti, ma che per qualche ragione è entrata in fissa con te, ma poi ti metterebbe da parte per Shadow, che è considerato più sexy e fascinoso dalla Mary Sue media. Nel frattempo, dovreste ambientarvi in un alternate universe Egizio-Texano, tra piramidi e sparatorie, mettendoci di mezzo anche qualche alieno. Chissà se alla fine riuscirai a conquistare la bellissima Destiny o se sarai costretto a farti definitivamente da parte."
Quando un amico suggerisce loro di scrivere un romanzo ispirato a quelli che abitualmente recensiscono, due vlogger non hanno idea che, imboccando una strada sbagliata, si ritroveranno catapultati realmente in nell'universo da lui immaginato. Scopriranno ben presto che non tutto è come sembra, anche se non cielohhhh dikonohhhh, e per quanto il desiderio di scappare sia forte, entrambi si trovano ancorati a un mondo fatto di temibili creature quali Mary Sue, mummie e rettiliani, mentre una dittatura distopica è alle porte.
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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È strano come nei momenti peggiori ci riaffiorino alla mente i pensieri più assurdi. Nell'istante di massimo climax, ricordai quante volte avevo sbeffeggiato autori di fan fiction self insert che, con un opportuno cambio di nomi dei protagonisti, erano riusciti a farsi pubblicare dalle grandi case editrici. Non vi era vicenda che non iniziasse con il classico: la sveglia suonò.
"DRIIIINNNN" urlava la sveglia suddetta, mentre al piano di sotto la madre dello sventurato protagonista si sgolava a propria volta.
"Vieni a fare colazione, ti ho arrostito quattro fette di pancetta e fritto due uova. Per il dopo preferisci una fetta di pandoro o di panettone? E sbrigati che farai tardi a scuola!"
Non mi restava che attendere il rassicurante trillo. Avrei sicuramente scoperto che era tutto un sogno, che avevo solo sedici anni e che la mia massima preoccupazione, oltre a digerire il sopraelencato cenone di Capodanno cucinato per chissà quale ragione alle sei e mezza di una normale mattina infrasettimanale, era il non avere finito gli esercizi di trigonometria la sera precedente. Pazienza, li avrei terminati sul treno, mentre andavo a scuola. Oppure, ancora meglio, avrei fatto deliberatamente tardi, perché indeciso se assieme al panettone fosse meglio un brindisi con lo spumante oppure bere un semplice caffè, e sarei entrato la seconda ora.
Invece quella maledetta sveglia non suonò e non tornai magicamente sedicenne. Quello che stava succedendo era tutto vero. Certo, era molto assurdo e insensato, ma era tutto vero.
Abbassai lo sguardo sulla mia polo bianca candida. Gli schizzi di sangue non sarebbero andati via tanto facilmente, rischiavo che fosse rovinata una volta per tutte. L'avevo pagata un sacco di soldi, convinto erroneamente che mi facesse sembrare molto più figo. Non solo ero rimasto il solito nerd con gli occhiali, per tutto il resto del mondo, ma perfino quel denaro era stato sprecato per nulla. In più, avevo lasciato gli occhiali in macchina e vedevo in maniera piuttosto sfuocata la lunga parete che avevo di fronte a qualche metro di distanza.
Per non parlare di quello che c'era dietro di me: un ingresso chiuso, senza alcuna via di fuga possibile. Se fossi stato solo, avrei tentato il tutto per tutto esclamando un "apriti, sesamo!", ma l'eventualità di apparire ridicolo mi trattenne. Avevo già abbastanza problemi, senza andare a provocarne degli altri... e in cima ai miei problemi non c'erano né la maglia macchiata né gli occhiali mancanti, ma stavo ancora sperando nella sveglia e non ero moralmente pronto per occuparmi delle questioni peggiori.
Come al solito, Shadow si stava mostrando più votato all'eroismo di quanto non lo fossi io. O magari, semplicemente non era miope, quindi vedeva molto meglio di me il posacenere appeso alla parete. Era girato in quella direzione e lo stava fissando. Qualcosa mi suggeriva che non fosse una buona notizia.
Decisi di non abbandonare le speranze e implorai il fatidico "DRIIIINNNN" di mettere fine a quello strazio. Ero pronto ad accettare qualsiasi cosa, anche ad andare a scuola senza gli esercizi di trigonometria fatti. Eppure non bastò, non udii il suono rassicurante della sveglia, bensì la voce di Shadow, che mi chiese: «È questa la navicella spaziale avvolta da una benda?»
Il cuore mi rimbalzò nel petto. Non che la voce di Shadow mi avesse sempre fatto quell'effetto. A dire il vero non me lo faceva, quando parlavamo dei nostri progetti e dei romanzi da recensire nei nostri video. Quella domanda, però, era un'altra storia.
«Quale navicella spaziale avvolta da una benda?»
«Quella che hai visto su quella copertina!»
«Non c'era alcuna copertina» replicai, con decisione. «Siamo tornati indietro, ma il libro non c'era! Devo essermelo immaginato.»
«In questo caso avresti doti di chiaroveggenza» ribatté Shadow, «E non mi sembra una cosa molto rassicurante. Come puoi avere immaginato esattamente lo stemma che c'è qui davanti?»
Indicava il posacenere appeso alla parete, sempre ammesso che si trattasse di un effettivo posacenere. Mi avvicinai, per riuscire a mettere a fuoco. Era di ceramica dipinta e vi era rappresentata una navicella spaziale avvolta da una benda. Ricordavo con chiarezza quel simbolo e il desiderio di sentire la sveglia suonare era sempre più alto, ma nemmeno la situazione sempre più surreale rendeva plausibile un simile meraviglioso scenario. Nulla mi avrebbe salvato. Anzi, nulla ci avrebbe salvati e, per quanto ritenessi intollerabili le accuse che Shadow mi aveva rivolto poco prima, non significava che non fossi preoccupato anche per lui.
«È quello» ammisi.
«Cosa pensi che significhi?» volle sapere Shadow.
«Eh no, questa domanda non me la fai!» sbottai. «Sei tu quello figo che salverà il mondo. Quindi fammi la cortesia di dare un'interpretazione a tutto questo. Io non ho idee! Sono solo pentito di essere diventato un vlogger che recensisce libri urban fantasy! Aveva ragione mio padre, quando diceva che avrei dovuto accettare quel lavoro in banca! Perché non lo sono stato a sentire?»
«È troppo tardi, ormai» replicò Shadow. «E poi Hunter non mi pare il nome adatto a un bancario.»
«Perché mai bisognerebbe chiamarsi in uno specifico modo, per fare un certo mestiere?»
«Di certo Hunter non è un nome normale. Ti chiami come un Gary Stu, come puoi pretendere di eludere il tuo destino di vivere avventure trash?»
«In primo luogo» puntualizzai, «Queste non sono avventure trash, ma piuttosto disavventure. Anzi, sono disgrazie. Ti devo ricordare che siamo rinchiusi in un edificio di forma piramidale che, al suo interno, dà l'impressione di essere un normale condominio? E poi uno che si chiama Shadow non dovrebbe permettersi di dirmi che ho un nome da Gary Stu! È totalmente ridicolo!»
Shadow mi ammonì: «Non andare off topic. Dobbiamo parlare della navicella bendata come una mummia.»
«Io vado off topic quanto mi pare» obiettai, deciso a concedermi almeno qualche istante nei panni dell'eroe badass. «Siamo rinchiusi in una piramide, non valgono più le regole del mondo esterno! Solo perché ti atteggi come uno stronzo e hai lasciato due bottoni aperti alla camicia, non significa che tu possa fare il figo anche qui dentro! Non sei più nessuno.»
Shadow sviò la mia argomentazione, affermando: «Dobbiamo parlare di quella copertina. Dimmi che cos'hai visto esattamente. Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui.»
La situazione era talmente assurda che l'opzione di esclamare "apriti sesamo" avrebbe potuto essere del tutto sensata. Nonostante ciò, non mi sarei mai fatto ridicolizzare da Shadow in un simile momento. Non potevo correre il rischio che non funzionasse.
Stavo riflettendo sul da farsi, quando un cigolio improvviso mi fece gelare il sangue nelle vene.
«Che cazz-...»
«Piano con le parole!» esclamò Shadow. «Siamo in un romanzo young adult, dobbiamo parlare in maniera family friendly.»
«Romanzo young adult un corno!» replicai, immaginando che il suddetto corno avesse un'inequivocabile forma fallica. «Questa è la fottuta realtà.» Il cigolio si fece più intenso. «Credo che il Faraone voglia condurci insieme a lui nel Regno dei Morti. Considerato che l'abbiamo disturbato penetrando nella sua piramide, il percorso per arrivarci potrebbe essere molto doloroso.»
«Sarà anche la realtà, ma le regole del mondo reale non valgono più. Dobbiamo ragionare come se fossimo in un urban fantasy.»
«In un urban fantasy probabilmente esisterebbe il teletrasporto, quindi potremmo andarcene da qui solo desiderandolo. Dimmi, Shadow, per caso desideri invece rimanere qui ed è questo che ci trattiene?»
«Certo che no!»
«Allora sono spiacente di informarti che il teletrasporto non c'è. E mi pare pure di sentire dei passi.»
«Lo dici solo perché speri di spaventarmi.»
«No, lo dico perché li sento. E li sentiresti pure tu se ti degnassi di stare zitto.»
Shadow mi fece la cortesia di tacere e restare in ascolto. I passi erano sempre più vicini. Distolsi lo sguardo dal posacenere appeso alla parete e mi girai verso destra. C'era una rampa di scale, in fondo.
Se fosse stato un romanzo young adult, in qualità di protagonista avrei dovuto avviarmi a vedere che cosa stesse succedendo, dimostrando di essere più coraggioso di Shadow. In realtà avrei voluto scappare a gambe levate, ma dal momento che mi era impossibile mi avviai lentamente.
«Ehi, aspettami.»
A quanto pareva, Shadow non voleva essere da meno. I suoi passi alle mie spalle, tuttavia, erano meno inquietanti di quelli che provenivano dalle scale. Di colpo si stagliò davanti a noi una figura che distinsi molto bene.
«Chi siete?» domandò, con una voce roca, come quella di un fumatore seriale. «Chi vi ha fatti entrare? Quelli come voi non sono ammessi qui dentro, a meno che non ricevano un invito formale!»
Eravamo fregati. Quelle parole sarebbero state inquietanti pronunciate da chiunque. Il nostro interlocutore, tuttavia, non era un uomo qualunque. Era interamente ricoperto di bende. In sintesi, avevamo appena risvegliato una mummia.
«M-mi scusi, signor Faraone» balbettai. «C-ci siamo persi e...»
«Persi o non persi, non me ne frega un cazzo!» sbottò la mummia, con quella sua voce roca da fumatore. «Adesso voi ve ne andate immediatamente, altrimenti non rispondo più delle mie azioni. E, se mai dovessi scoprire che siete amici di quella sconclusionata di mia figlia Destiny, saranno guai per entrambi, sono stato chiaro?»
Quelle parole mi colpirono come una pugnalata.
«No, aspetti un attimo...» intervenne Shadow, palesemente spiazzato. «In che senso lei è il padre di Destiny?»
«Nel senso che ventidue anni fa ho ingravidato mia moglie, che successivamente ha partorito» rispose la mummia. «Non ti è chiaro come funzioni il concepimento?»
«Ci è tutto chiarissimo» puntualizzai, per togliermi da ogni impiccio. «Saremo lieti di andarcene, però non è che potrebbe darci il tiro?»
«Dare il tiro è slang bolognese» ribatté Shadow. «Un antico Egizio non può capirti.» Si rivolse alla mummia. «Signor Faraone, potrebbe aprire il portone dal pulsante che c'è accanto al citofono?»
«Puoi farlo anche tu, cretino!» lo informò la mummia. «Basta dire "apriti sesamo".»
Quindi ci avevo giusto fin dall'inizio. Afferrai Shadow per un braccio e gli ordinai di seguirmi. Di fronte all'uscita, misi in pratica il suggerimento del Faraone. Con un "apriti sesamo" pronunciato in maniera nitida, la porta si aprì.
Eravamo liberi, ma non per questo eravamo meno carichi di domande.
«Che cosa pensi che significhi tutto questo?» chiesi a Shadow.
«Non saprei» mi rispose, «Ma mi è chiaro che, se fossimo in un urban fantasy, questo sarebbe un perfetto modo di iniziare in media res. Poi potrebbero seguire pagine e pagine di flashback, per fare capire come siamo arrivati qui. Sarebbe perfetto se adesso tornassimo al giorno della laurea di Flavia.»
Era una realtà ormai lontanissima, alla quale non pensavo più da tempo. Eppure Shadow aveva ragione, tutto era iniziato con la laurea di Flavia, la vetrina della libreria e le assurde osservazioni di Raffaele dopo l'ennesimo spritz. Forse avrei dovuto bere anch'io, in quell'occasione. Invece di mettermi in macchina insieme a Shadow, avremmo dovuto prendere l'autobus. Allora, forse, non saremmo divenuti due Gary Stu invaghiti di una mancata Mary Sue che a quanto pareva era figlia della mummia di un Faraone egizio.
Invocai per l'ultima volta la sveglia di gridare un "DRIIIINNNN" micidiale e di rendermi di nuovo un normalissimo vlogger miope dalle migliaia di follower che sostenevano di amarmi, ma che poi sbavavano sul mio compare più sexy e senza occhiali. Solo nel rendermi conto che anche quello era un cliché degno di un romanzo young adult, con il pensiero mi ritrovai, una volta per tutte, di nuovo davanti alla vetrina della libreria, con Shadow che mi invitava a sbrigarmi, altrimenti avremmo fatto tardi alla laurea di Flavia.

***

Erano passati solo pochi minuti da quando avevo parcheggiato all'interno delle malefiche linee blu, ma ero già pentito di non avere scelto l'autobus. Io e Shadow avevamo trovato traffico per strada ed eravamo in ritardo. Per giunta, avevamo dovuto lasciare la macchina ben lontana dal luogo di destinazione e per arrivarci dovevamo passare in mezzo a una folla equamente composta da gente che andava di fretta e da giovani perdigiorno decisi a trovare un'alternativa allo studiare come modalità per fare venire sera.
Camminavo a passo spedito quando mi ritrovai di fronte alla libreria. Non era la sola, ce n'erano parecchie lungo quella strada. Molte, tuttavia, esponevano in vetrina testi universitari e altri immensi volumi destinati a persone di cultura. Non facevano per me e per Shadow: il nostro mestiere non consisteva certo nel recensire mattoni sull'economia politica o sulla filosofia greca, quanto piuttosto dedicarci alle perle che le case editrici propinavano agli appassionati di creature sovrannaturali fashion, che potessero fare breccia nelle aspiranti Mary Sue di turno. Noi, invece, dovevamo fare breccia in chi di quei romanzi voleva ridere senza sbeffeggiare gli autori, il che ci tutelava anche dall'essere querelati, senza mai astenerci dall'arrampicarci sugli specchi per inventare critiche anche laddove non ce ne sarebbe stato bisogno.
Fermarmi fu obbedire all'istinto. In vetrina c'erano un sacco di volumi con copertine raffiguranti protagoniste femminili glitterate e abbigliate come damigelle del Seicento, anche e soprattutto se l'ambientazione delle trame era ai giorni nostri. Del resto quali ragazze sceglievano un abbigliamento contemporaneo invece che sfarzosi abiti da ballo in maschera?
«Andiamo, Hunter!» mi disse Shadow. «Se resti fermo lì, arriveremo sicuramente in ritardo.»
«Sì, arrivo» dissi quasi meccanicamente, senza alcuna vera intenzione di mettere in pratica le mie parole. Del resto, perché avrei dovuto preoccuparmi? «Ci sarà da aspettare ore, possiamo prendercela comoda, non credi?»
Shadow, che era già andato avanti, obiettò: «Non ti sento. Come dici?»
Mi girai un attimo verso di lui. Infine tornai a posare lo sguardo sulla vetrina. C'era un romanzo che non avevo notato, poco prima, il che era strano, considerato che si trovava proprio ad altezza occhi. Il titolo era "Chased by Destiny" e vi era una ragazza dai lunghi capelli neri avvolta in uno sfarzoso abito da cerimonia dei secoli passati, affiancata a quella che sembrava una navicella spaziale. Questa, però, era avvolta da bende, che forse richiamavano l'antico Egitto. Del resto, sullo sfondo si vedeva qualcosa che somigliava vagamente a una piramide. Ciò che colpiva di più, tuttavia, era il nome degli autori: H.Cacciari e S.Neri.
Con uno scatto fulmineo, corsi a raggiungere Shadow. Lo afferrai per un braccio e gli intimai: «Vieni subito!»
«Dove?» chiese il mio amico e collega. «Si sta davvero facendo tardi. Flavia si lamenterà tantissimo, se non siamo puntuali.»
«Chi se ne frega di Flavia, hai sempre detto che è una grandissima rompicoglioni» replicai. «Siamo venuti qui solo perché, non avendo un lavoro dipendente, non potevamo inventarci che non avevamo avuto le ferie.»
«È corretto, ma siamo venuti, quindi vediamo di non fare figure di merda.»
Stavo per ricordargli che nei romanzi urban fantasy i termini volgari andavano evitati, ma poi ricordai che non eravamo in un setting urban fantasy. Ricordai anche che dovevo assolutamente fare vedere il fatidico libro a Shadow, quindi lo trascinai verso di me e gli dissi: «Vieni a vedere! È importante!»
Mi seguì controvoglia, ma non si tirò indietro. Meglio così, dovevo assolutamente mostrargli il romanzo visto in vetrina. Quando giungemmo di fronte alla libreria, glielo indicai.
«Guarda lì.»
«Dove?»
«Il libro intitolato "Chased by Destiny".»
«Non vedo alcun titolo del genere» obiettò Shadow. «Sei sicuro di avere gli occhiali puliti?»
Certo che ne ero sicuro... però, a onore del vero, il libro non c'era più. Possibile che fosse stato spostato in quei pochi minuti in cui mi ero allontanato? Se non ci fossero già state delle stranezze, sarebbe stata la spiegazione più verosimile.
Balbettai: «N-non c-capisco.»
«Cosa c'è da capire?» obiettò Shadow. «Sei sicuro di stare bene, Hunter? Ti vedo un po' pallido.»
«Anche tu lo saresti, se avessi visto quello che ho visto io!» replicai. «Credimi, c'era quel libro in vetrina e...»
Abbassai la voce, prima di raccontargli ogni singolo dettaglio. Speravo di suscitare il suo interesse, ma Shadow si limitò ad affermare che, quando passavo le mie giornate in giardino, avrei dovuto mettere un cappello in testa, perché il sole faceva brutti scherzi. Eravamo appena ad aprile, quindi non vi era alcun pericolo, ma non ci fu verso di farglielo capire. Tuttavia, quando gli feci presente la data, ne fece una spiacevole deduzione: «Oh, capisco tutto.»
Invece no, non aveva compreso un bel niente, perché organizzare scherzi così insulsi il primo aprile non aveva il benché minimo senso.
«Non è come pensi.»
«Certo, come no! Adesso i libri inesistenti con copertine che raffigurano navicelle spaziali travestite da mummia sbucano fuori a caso in libreria! E per giunta mentre siamo in ritardo e tu non hai alcuna voglia di andare alla laurea di Flavia! Eppure sarebbe proprio la ragazza ideale per te.»
«Ragazza ideale per me? Chi, Flavia?»
«Proprio lei.»
«Stai scherzando, spero! È noiosa. Parla solo di lezioni universitarie e non studia nulla di interessante. In più non mi sembra che abbia mai mostrato particolare interesse per qualche ragazzo.»
«E da quando il fatto che non sbavi dietro ad altri è un deterrente, invece che essere un segnale incoraggiante? Sei single da un'era geologica e le tue uniche esperienze sono state passeggiate mano nella mano con le fidanzatine delle scuole medie!»
Avvampai. Non c'era bisogno di spiattellare a tutti il fatto che avessi poco successo con le ragazze, che mi vedevano soltanto come un vlogger famoso e non come un potenziale fidanzato. Non che qualcuno ci stesse ascoltando, ma che figura ci avrei fatto?
Ero senza parole, mentre purtroppo Shadow ne aveva anche troppe. Mi rassicurò affermando che, secondo il suo spassionato parere, prima di trasformarsi in una diligente universitaria dedita soltanto allo studio, Flavia doveva sicuramente essersi fatta un po' d'esperienza sul campo, che avrebbe compensato il fatto che fossi fermo alle passeggiate mano nella mano.
Solitamente non rinunciavo a combattere per una causa persa, ma eravamo davvero in ritardo, quindi feci finta di niente. Mi rassegnai a seguire Shadow, chiedendomi che cosa avesse più di me e perché, a differenza mia, ottenesse successo con il genere femminile. Solo il pensiero che nessuna delle sue spasimanti avesse mai suscitato in me il benché minimo interesse era consolatorio.
Andammo alla laurea di Flavia e fu un'enorme rottura, oltre al fatto che laurearsi il primo aprile era il primo passo per non essere presi sul serio, anche se la diretta interessata non sembrava preoccupata: "tanto sul curriculum vitae non devo mettere la data in cui ho discusso la tesi". Si era trattato di un caso fortuito, la data era fissata per due settimane prima, ma una grossa falla negli impianti aveva provocato l'allagamento della facoltà e il conseguente rinvio delle sessioni di laurea.
Non ascoltai nulla della discussione della tesi. Avevo messo in preventivo di approfittare di quel tempo per riflettere sul successivo video in cantiere, ma fu tutto inutile, dato che tornavo a vagare con la mente al libro visto in vetrina. Non riuscivo a credere di essermelo immaginato, ma Shadow ne era del tutto convinto. Diverse ore dopo, con un bicchiere di spritz in mano, declamava davanti a Flavia e agli altri invitati di come gli avessi fatto uno stupido "pesce d'aprile" a proposito di un libro scritto da noi comparso dal nulla in una libreria del centro.
Un argomento del genere non importava a nessuno, quindi le sue parole andarono incontro al disinteresse più totale, o quasi, dato che Raffaele, che spesso ci derideva per la nostra professione, esclamò: «Sarebbe fantastico se foste proprio voi a scrivere un romanzo trash, invece di commentare romanzi trash scritto da altri.»
«Se noi scrivessimo un romanzo» obiettai, «Non sarebbe affatto trash.»
«Oh, sì che lo sarebbe» mi contraddisse Shadow, «Anche se non faremmo altro che affermare che non lo è. Riusciremmo a venderlo sia a chi legge libri trash, sia a chi vuole sfuggire ai libri trash, sarebbe un successone!»
Come al solito riusciva a mettermi a tacere, senza sapere che la posizione subordinata nella quale ero finito per ritrovarmi mi stesse stretta. Oppure lo sapeva bene e si divertiva a sminuirmi proprio per affermare la propria grandezza. In certi momenti era proprio un ingrato, non si ricordava che ero stato io a coinvolgerlo nel mio progetto? Forse no, dato che il mio progetto era diventato "nostro" in un battito di ciglia e, in seguito, si era spesso preso dei meriti che avrebbero dovuto essere attribuiti a me.
Paradossalmente, Raffaele sembrava in grado di capirmi. Me ne accorsi quando affermò: «Dovreste scrivere un romanzo self insert. Tu, Hunter, faresti la parte del Gary Stu protagonista, sempre messo in ombra, perché non reputato abbastanza affascinante. Faresti innamorare di te la misteriosa ragazza che piace a tutti, ma che per qualche ragione è entrata in fissa con te, ma poi ti metterebbe da parte per Shadow, che è considerato più sexy e fascinoso dalla Mary Sue media. Nel frattempo, dovreste ambientarvi in un alternate universe Egizio-Texano, tra piramidi e sparatorie, mettendoci di mezzo anche qualche alieno. Chissà se alla fine riuscirai a conquistare la bellissima Destiny o se sarai costretto a farti definitivamente da parte.»
Quelle parole mi fecero raggelare. Destiny? Piramidi? Perché tutto mi ricordava il libro visto in vetrina, che Shadow invece non aveva visto e risultava sparito nel nulla quando ero tornato indietro?
Cercai di non dare peso a quelle parole e affermai: «Hai una fantasia smisurata. Forse dovresti scriverlo tu un romanzo. E poi, ti svelo un segreto, una simile opera non è un romanzo, ma una fiction self insert.»
«Original fiction» obiettò Shadow, finendo di scolarsi lo spritz. «Non ci sono personaggi presi da altre opere. Mi stupisce che proprio tu commetta un simile errore.»
Lo ignorai. Sapeva essere davvero irritante, ma non l'avrebbe passata liscia sempre e in ogni circostanza. Se avessimo incontrato quella Destiny, le avrei fatto presente chi fosse davvero il mio caro amico e collega, il quale, per nulla turbato, prese un altro spritz, mentre io dovevo restare sobrio per riportarlo a casa.
Fu uno strazio. Per fortuna il momento fatidico di andare via giunse in mio soccorso. Scelsi un'altra strada per tornare alla macchina e Shadow mi tenne dietro. Non parlammo più della libreria, né di quanto accaduto in precedenza.
Non vedevo l'ora di arrivare a destinazione. Sperai che la temperatura scendesse improvvisamente di dieci gradi, che arrivasse il maltempo, che il tasso di umidità salisse al novantanove percento e che la caldaia andasse in avaria, così avrei potuto realizzare il sogno di tutti i lettori: "che bello, finalmente potere leggere sul divano sotto una coperta di pile". Prima, però, c'erano venticinque chilometri da percorrere, anzi, ventisette perché scelsi una strada poco trafficata che, pur essendo più lunga, ci avrebbe consentito di evitare il traffico e le file interminabili delle automobili dei lavoratori appena usciti dalle aziende e diretti verso le proprie abitazioni.
«Che strada è?» mi chiese Shadow. «Sei sicuro di conoscerla?»
Non gli risposi nemmeno. Certo che ne ero sicuro! La mia Panda di colore blu elettrico metallizzato l'avrebbe scaricato direttamente davanti alla porta della sua dimora... sempre ammesso che non ci fossero intoppi. Transitando verso un sottopassaggio, notai il cartello "inagibile" e accanto un altro con una freccia che indicava di proseguire verso destra. Deviazione, c'era scritto, quindi il percorso si sarebbe ulteriormente allungato. Non mi allettava, ma quantomeno non si vedevano piramidi all'orizzonte, lungo la via sterrata in cui ci eravamo ritrovati.
Andai avanti per diversi chilometri, prima di ritrovarmi la strada sbarrata da uomini a cavallo.
«Che cazzo sta succedendo?» chiese Shadow. «Chi sono questi? Perché sono tutti vestiti da cowboy?»
«Sarà una festa in maschera» osservai.
Però non ci avrebbero lasciati passare, quindi dovevamo fare inversione di marcia e cercare un'altra strada. Non fu facile, vista la via stretta che stavamo percorrendo, ma riuscii nell'impresa. Tornando indietro, trovai addirittura dell'asfalto e la carreggiata si allargò. C'erano edifici ai lati delle strade e ben presto ci trovammo in un paese. Notai da un lato un fioraio e dall'altro un'agenzia di pompe funebri, prima di una serie di negozi e di case. Poi le vidi, in lontananza.
«E quelle?» chiese Shadow, che evidentemente aveva notato la stessa cosa.
Scosso da un brivido, risposi: «Ho la brutta sensazione che siano piramidi.»
Non era una sensazione solo brutta. Era proprio agghiacciante e non prometteva nulla di buono. A ripensarci, fu quello il primo momento in cui invocai che un "DRIIIINNNN" della sveglia mi comunicasse che erano le sei e trenta del mattino e che dovevo prepararmi urgentemente per andare a scuola. Purtroppo fu anche il primo momento in cui ciò non accadde, nonché l'inizio di tutte le disgrazie.





SPAZIO AUTRICE: rieccomi con una perla di saggezza. Non mi dedicherò per il momento a progetti seri, ma qualcosa di più leggero perché no? Non so ancora con che frequenza pubblicherò, comunque non intendo lasciare passare più di una settimana tra un capitolo e l'altro. Se dovessi avere modo di scrivere di più, la frequenza potrebbe aumentare.
   
 
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