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Autore: Selhin    26/09/2009    3 recensioni
Cosa accadrebbe se il più bel giorno della tua vita venisse distrutto da un piccolo frammento di secondo? Se dopo, la tua anima crollasse in mille pezzi senza lasciarti la possibilità di comprendere la vera realtà che ti circonda? Esistono davvero le realtà parallele, e se si, come si presentano davvero ai nostri occhi? [- Mi dispiace... - la voce dura dell’uomo in camice bianco risuonò nella stanza fredda. -... l’abbiamo persa.- ]
Terza classificata al Fack Contest indetto da Taiga Aisaka
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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* Her feelings she hides

 

* Her feelings she hides.
Her dreams she can't find.
She's losing her mind.
She's fallen behind.
She can't find her place.
She's losing her faith.
She's fallen from grace.
She's all over the place.
Yeah,oh *

 

Nobody’s Home - Avril Lavigne

 

 

 

 

Hope and Oblivion

 

 

 

 

 

 

 

 

  E finalmente era arrivato, quel grandioso giorno.

Il momento era vicino, presto lei avrebbe varcato quella soglia, avrebbe attraversato quel lungo corridoio passando fra amici e famigliari, ed infine, avrebbe raggiunto lui. Si sarebbero guardati intensamente negli occhi, lei si sarebbe specchiata nei suoi così azzurri e così intensi. Avrebbero riso timidamente e poi lei si sarebbe sistemata al suo fianco.

Sì, il grande giorno era finalmente arrivato, mancava solo una cosa da fare adesso. Indossare quel meraviglioso abito bianco cucito apposta per lei dalla sua migliore amica.

Se ne stava così, sognante, ancora avvolta nel pallido lenzuolo azzurro ad assaporare la sensazione del suo ultimo risveglio in quella casa. Stranamente, quella notte aveva dormito profondamente nonostante l’emozione le impedisse di pensare ad altro. La sua mente era totalmente occupata da quella giornata e da quel futuro meraviglioso che le si stava proponendo sulla sua strada.

Alla fine si alzò, arrivò in cucina ed iniziò a preparare il suo solito caffé bollente, l’unica cosa capace di svegliarla davvero. Poco dopo raggiunse il salotto e afferrò la grande busta di tessuto che conteneva il grazioso abito.

Qualcuno bussò alla porta un paio di volte. Lei si voltò e aprì sorridente, a guardarla da fuori la sua migliore amica, anche lei con un sorriso felice sul viso.

  - Aerith, entra... -

L’altra seguì l’ordine, e giunta davanti al vestito si voltò verso di lei. - Pronta, Tifa?-

Sarebbe stata felice finalmente.

 

 

  Sangue.

Tanto sangue.

Era schizzato all’improvviso, talmente fulmineo che non se n’era accorta subito. E adesso, il suo bel vestito bianco era macchiato di sangue scarlatto.

Del suo sangue.

Si voltò, nello sguardo puro terrore, nella stanza lo stesso medesimo sentimento.

Accasciato a terra, riverso in una pozza stava lui. Una mano al petto sopra la ferita, cercando di respirare, provando a parlare.

Ma il dolore era troppo forte.

Tifa s’ inginocchiò e lo prese fra le braccia, anch’esse si sporcarono di quel sangue ancora tiepido. Provò anche lei a parlare, ma furono solo gemiti quelli che le uscirono dalle labbra. La gola era secca e anche lei si sentì agonizzare come lui. Alla fine, riuscì finalmente a invocare il suo nome, tra gemiti e urli.

  - Zack! No, ti prego no!-

Guardò il petto del giovane uomo, aveva sentito il rumore secco prima che lo colpissero. Un rumore sordo, freddo, improvviso. Chi poteva essere stato? Perché?

La sua felicità, era ormai trasformata in nel suo più grande incubo.

  - No, ti prego!-

 

 

  - Nooo! No, ti prego!-

Si sentiva tenere stretta per le braccia, era immobilizzata e non riusciva a muoversi. Avrebbe voluto scappare, ma non riusciva a liberarsi da quella stretta.

  - Tienila ferma!- disse un uomo mentre la spingeva contro il muro.

  - Ci sto provando.- rispose l’altro mentre con la mano libera trafficava con una siringa.

La puntò sul suo braccio - Questo dovrebbe tranquillizzarla.-

  - Sta calma.- le disse il primo mentre lei sentiva l’ago affondarle nella pelle e un liquido freddo entrarle attraverso la carne. - Adesso passerà tutto.-

Lei sentì le energie mancarle all’improvviso, le gambe molli e i battiti del cuore sempre più lenti, fino a trasformarsi in regolarità.

Aprì gli occhi e ciò che vide la terrorizzò.

Due uomini vestiti di bianco le stavano di fronte, la presero e la sdraiarono su un letto lì accanto. Anche i suoi vestiti erano bianchi, come il letto e le pareti. Vide poco distante una porta, anch’essa bianca come il latte.

Sopra stava una piccola finestrella di vetro.

 

 

  Aprì gli occhi in fretta, e si tirò su a sedere altrettanto velocemente.

Il terrore ancora ben visibile nei suoi occhi color cremisi. Si guardò attorno spaventata, ma quando capì di essere nella sua camera si rilassò, convinta che il tutto fosse stato solo un lungo e terrificante incubo. Più tranquilla, si distese nuovamente sul letto.

  - Ah, ti sei svegliata.-

Tifa guardò verso la porta e trovò Aerith avvolta in una vestaglia di cotone e con una tazza fumante fra le mani. Le sorrise debolmente e si avvicinò senza smettere di guardarla. Arrivata accanto a lei, passò una mano fra i capelli scuri dell’amica. - Come ti senti?-

  - Bene... - rispose Tifa -... ho fatto un sogno orribile, ma va tutto bene adesso.-

Aerith sembrava tormentata da qualcosa e Tifa la conosceva troppo bene. I suoi occhi verdi non sapevano mentire. - Cos’hai, Aerith?-

  - Nulla... che genere di sogno hai fatto?-

  - Uno di quelli di cui vuoi dimenticarti... -

Tifa guardò l’amica, e si tirò su a sedere - Bè, non perdiamo tempo... oggi è il mio giorno, no?-

Si alzò sotto lo sguardo confuso di Aerith, che poco dopo la seguì in salotto. - Di cosa... stai parlando, Tifa?-

L’altra la guardò. - Come di cosa? Hai dimenticato che oggi mi sposo?-

Aerith parve ancora più confusa di prima. - Ma, come... non ti ricordi?-

  - Cosa dovrei ricordare?-

Tifa rise divertita, chissà perchè era convinta che l’amica le stesse facendo uno scherzo.

  - Quello che... ehm... -

Uno strano senso d’inquietudine s’insinuò nella ragazza. La stessa inquietudine che l’aveva pervasa in quell’orrendo incubo. - Cosa stai cercando di dire? Mi stai facendo paura... -

Aerith appoggiò una mano sulla spalla di Tifa. I suoi occhi adesso parlavano chiaro: sofferenza, dolore, amarezza. - Zack... è morto, Tifa. Due giorni fa... non ricordi?-

La ragazza era sconvolta, il mondo sembrò spezzarsi sotto i suoi piedi come un vetro andato in frantumi. E adesso la faceva sanguinare di dolore. - Cosa... no, ti sbagli. Quello era... - non riusciva a formulare bene le frasi. Aveva le parole, ma non riusciva a metterle insieme. -... quello, è stato solo un brutto sogno... non può... -

L’altra la guardava capendone il dolore, aveva gli occhi lucidi, presto avrebbe pianto. Sapeva che Tifa era forte, ma non poteva reggere ancora una volta quel tormento. - No, Tifa. E’ stato reale... -

  - Ma come... ?-

  - Non sappiamo ancora di preciso ma... qualcuno gli ha sparato. Poi tu sei svenuta fra le urla, e... ero convinta non ti saresti più svegliata.- scoppiò a piangere. - So che... dovrei essere io quella forte, ma ho avuto davvero paura per te.-

Mentre Aerith piangeva, Tifa si accorse che i suoi occhi erano asciutti. Non riusciva a piangere, perché non era capace di credere a quella realtà. Abbracciò l’amica cercando di farle forza ma nello stesso modo provò a non cadere nel tunnel buio che sapeva, la stava chiamando a sé. Poco dopo Aerith si staccò e la guardò - Mi dispiace... mi sento così inutile.-

  - E quando... ?-

Tifa non riuscì a finire la frase ma l’amica la capì ugualmente - Il funerale è oggi pomeriggio... ti sei svegliata in tempo, forse è un segno.-

  - Forse... -

 

 

  Aveva indossato l’abito nero più semplice e adatto che avesse trovato nell’armadio.

Adesso camminava verso quell’immenso prato silenzioso. Ovunque si voltasse notava solo morte e desolazione, molte lastre di pietra incisa stavano perfettamente allineate. Presto anche lui sarebbe rimasto lì, lasciandola sola per davvero.

Guardò la fede che aveva al dito e ricordò. Avevano appena fatto lo scambio degli anelli prima che... al solo pensiero le venne la nausea e si portò la mano alla bocca, chiudendo gli occhi.

Avvertì un senso di vertigine e si appoggiò all’amica per non cadere. Aerith la sorresse preoccupata, chiedendole se stava bene, se si sentiva di proseguire. Tifa annuì solamente, staccandosi da lei e riprendendo a camminare decisa.

Quando arrivò in cima alla collinetta, vide tutti gli amici, i conoscenti, anche molti che mai aveva visto. Tutti stavano lì, silenziosi, negli occhi di ognuno era visibile lo stesso dolore. Ma comunque diverso dal suo. Per lei era come se a essere morta fosse stata lei stessa, come se le avessero strappato il cuore dal petto quando era ancora cosciente. Era un dolore palpabile che nessuno avrebbe mai capito.

Insieme ad Aerith raggiunsero lentamente il gruppo, avvicinandosi al suo migliore amico. Cloud non parlò, non che normalmente fosse molto loquace, ma anche per lui il dolore era grande. Lo guardò negli occhi blu, così simili a quelli di Zack, e dovette ricredersi. Lui provava lo stesso suo dolore. Le stette vicino, senza dire niente, e quella vicinanza sortì l’effetto delle mille parole che le avrebbero rivolto, quelle che non le sarebbero state di conforto.

In lontananza degli uomini in nero trasportavano lentamente qualcosa, e quando si avvicinarono Tifa capì.

Guardò quel legno lucido, scuro. Lo immaginò all’interno, disteso, come assopito in uno dei suoi sonni rilassati. Quando dormiva sembrava un bambino piccolo e tranquillo, lo aveva sempre pensato, anche se non glielo aveva mai detto.

Poteva vederlo sorridere, ma la pelle non era più viva. Non sarebbe stata più colorita, il corpo non era più caldo. Una maschera fredda e bianca al posto del viso allegro.

La colpì nuovamente la nausea, e le vertigini questa volta si fecero più intense. Abbassò la testa, appoggiando le mani sulle tempie e chiudendo ancora gli occhi respirò piano.

 

 

  - Tifa.- disse piano una voce profonda.

Lei aprì gli occhi, ma la luce dei neon la ferì, e la costrinse a richiuderli in fretta.

  - Tifa, guardami.- disse ancora la voce.

Lei lo fece, dopo qualche attimo. Davanti a lei stava un uomo non troppo giovane, una leggera barba grigia sul mento e pochi radi capelli sulle tempie. Portava un lungo camice bianco ed era inginocchiato alla sua altezza. Aveva gli occhi scuri e penetranti e la fissava con intensità, come se cercasse di tenerla legata a sé.

  - Sai dove ti trovi?- gli chiese l’uomo.

Lei si guardò attorno. Era all’interno della stessa stanza bianca che aveva visto qualche tempo prima. - Al... funerale... - azzardò lei ancora incredula e confusa.

L’uomo scosse la testa. - No, Tifa. Ti trovi all’interno di un manicomio. E’ da quasi undici anni che sei qui.-

 

 

  Riaprì gli occhi alzando in fretta la testa. Guardò alla sua sinistra e poi alla sua destra. Cloud e Aerith erano rispettivamente lì, al suo fianco e guardavano dritti davanti a loro.

Seguì il loro sguardo, verso gli uomini in nero che adesso stavano portando il suo Zack all’interno di quella fossa terribile che l’avrebbe per sempre portato via da lei.

 

 

  - Tifa, guardami.- disse ancora la voce profonda dell’uomo.

Lei lo guardò, ancora più spaventata e confusa di prima. Non riusciva a parlare, si sentiva completamente impotente. - Guarda chi è venuto a trovarti... -

L’uomo si voltò e parlò a qualcuno dietro di lui - E’ lucida adesso, parlale. La tua voce può tenerla con noi.-

Un ragazzo le si avvicinò piano e le sorrise. Aveva lunghi capelli neri che gli toccavano le spalle, e i suoi occhi blu la fissavano intensamente, specchiandosi in quelli di lei color cremisi. La ragazza lo guardò - Za... Zack... -

Lui sorrise felice nel sentirla pronunciare il suo nome. La vide abbassare la testa mentre gli occhi le si inumidivano - Si, Tifa. Sono io, resta qui con me... -

 

 

  - No, ti prego... io... io non capisco!-

Tifa si accasciò a terra, il viso bagnato dalle lacrime che ancora non era riuscita a versare.

Aerith e Cloud furono veloci nel sorreggerla, mentre lei si abbandonava a peso morto, svenendo fra le braccia dei due ragazzi.

 

 

  Quando aprì gli occhi, nuovamente cosciente, si trovava nella strada principale per il suo piccolo appartamento, sorretta dall’amico con i capelli d’oro. Fu Aerith la prima ad accorgersi del suo risveglio. - Tifa, come ti senti?-

Cloud abbassò lo sguardo verso la ragazza che teneva fra le braccia, ancora confusa e spaventata.

Cosa le era accaduto?

  - Sei svenuta... - disse lui come in risposta al suo pensiero. -... ti stavamo portando a casa.-

La aiutò a rimettersi in piedi non senza qualche difficoltà e, dopo alcuni minuti passati a camminare in silenzio, i tre giunsero a destinazione.

Tifa, con un timido sorriso, li invitò ad entrare cosa che i due non rifiutarono. Erano ben felici di non lasciarla sola e assicurarsi così che stesse davvero bene.

Aerith si avviò nella cucina e preparò del caffé bollente, mentre Cloud e Tifa se ne restarono silenziosi - ognuno perso nei propri pensieri - seduti rispettivamente su divano e poltrona, in salotto. Non si guardarono, né parlarono mai. L’unico rumore di sottofondo era l’altra ragazza indaffarata nel piccolo cucinino.

Quando quest’ultima tornò da loro reggendo un vassoio con sopra le tre tazze fumanti, notò subito l’atmosfera cupa e malinconica che regnava sovrana nella stanza.

Mentre passava il caffé ai due proprietari pensò a quanto fosse dura per loro tutta quella situazione. Lei era stata legata a Zack, un tempo, ma solo attraverso quella che si definisce una ‘piccola cotta adolescenziale’ .

Per Cloud e Tifa era tutto diverso. Zack era il migliore amico di uno e il marito dell’altra, anche se purtroppo non lo era stato per molto.

Con questi pensieri nel cuore si sedette anche lei stranamente silenziosa, sul divano accanto a Cloud, che invece appariva estraneo a tutto come sempre. Passarono parecchi altri minuti d’interminabile silenzio, e infine, fu la stessa Tifa ad aprire la conversazione.

  - Ho delle visioni, da quel giorno... - respirò a fondo e li guardò dritta negli occhi, mentre loro la osservavano confusi. -... vedo me, chiusa in... in un manicomio... e non riesco a... -

 

 

  -... capire cos’è successo!-

Tifa socchiuse gli occhi e si strinse più forte alle ginocchia che già precedentemente stava abbracciando. Sentiva un dolore lancinante alle testa e aveva quello strano effetto di stordimento che si ha dopo una botta alla testa.

  - Stia calmo... - diceva una voce profonda.

La ragazza avvertiva quei suoni come moltiplicati, causandole ancora più dolore alla testa. Appoggiò una mano sulla fronte e chiuse ancora gli occhi cercando di far diminuire il dolore.

  - Starò calmo solo quando lei mi dirà qualcosa... cosa sta succedendo?-

Tifa aprì ancora gli occhi, sorpresa della voce familiare a poca distanza da lei.

  - Abbassi la voce, potrebbe innervosirla.-

Sentì sospirare prima che l’altro rispondesse - Mi scusi.-

  - Capisco come si sente... ma è molto importante che adesso lei appaia tranquillo agli occhi della ragazza. Soprattutto per riuscire a convincerla a stare qui con noi, invece che rifugiarsi nel ‘suo’ mondo... -

Un altro sospiro, molto più lungo e stanco del precedente. - Sta dicendo che Tifa... che potrebbe tornare... e potrebbe... guarire?-

La ragazza corrugò la fronte al rumore di passi improvviso, deciso verso di lei. - Ragazzo... vorrei farti capire la gravità della situazione che ha coinvolto Tifa... - la voce dell’uomo più anziano era cambiata, diventando più dolce e amichevole ma mantenendo un tono autorevole e responsabile. -... negli ultimi anni, ha sofferto di un tipo molto grave di psicosi atipica.-

  - Questo lo so benissimo... me lo ha detto migliaia di volte!-

  - Ma l’illusione creata dalla ragazza è forte, e molto difficile da oltrepassare... lei è convinta di aver combattuto per la salvezza del pianeta. E questo è solo il primo strato dell’illusione... attorno ha creato una fitta rete che collega ogni cosa a lei, e a quello che è. Una ragazza che vive in una città grigia ormai abbandonata dalla vita, che ha salvato il mondo lottando contro una pura forza del male affiancata da molti compagni di cui la maggior parte possiede poteri speciali come lei stessa.-

L’uomo fece una piccola pausa per riprendere fiato. - Purtroppo tutto questo per lei è reale quanto me e te, anche di più... e ogni volta che finalmente siamo arrivati a lei, come per magia appaiono altri nemici, che la circondano di morte e violenza... -

Tifa si strinse la testa fra le mani, socchiudendo gli occhi e lasciando che un po’ di luce pomeridiana la ferisse. - Morte... - sussurrò fra sé. -... Zack! Qualcuno lo ha... ucciso... morto... -

Si alzò in fretta dalla poltrona di pelle urlando il nome del ragazzo, allarmata e spaventata, guardandosi attorno senza capire veramente dove si trovasse. Il dottore le si avvicinò cautamente e l’aiutò a sedersi di nuovo, tranquilla. - Tifa, calmati, va tutto bene. Nessuno può farti del male qui, sei insieme a Zack... -

Il ragazzo le posò una mano sulla guancia bagnata di lacrime. - Sono qui.-

Tifa lo guardò senza in realtà vederlo davvero. - Marlene... - disse fra le lacrime, nascondendo nuovamente il viso fra le ginocchia.

Zack si voltò verso il dottore. - Sta parlando della stessa Marlene che conoscevo anche io?-

L’uomo annuì. - Tifa ha aggiunto Marlene nel suo delirio qualche tempo fa, convinta che il padre stesso gliel’abbia affidata. Lei se ne prende cura come una sorella maggiore... probabilmente per appagare l’esigenza di un legame familiare. Come ho già detto in precedenza, la coscienza di Tifa, crea e modifica il mondo reale, come meglio preferisce. -

La ragazza guardò davanti a lei, negli occhi scuri dell’uomo che le stava ora chinato di fronte.

   - Però adesso sta accadendo qualcosa... qualcosa che ha sconvolto improvvisamente la sua illusione.- si rivolse direttamente a lei. - Non è vero, Tifa? Nessuno ti è più di conforto, qualcuno se n’è andato e le altre persone non riescono più a capirti davvero... -

  - Tifa, ascolta il dottore... - Zack le appoggiò una mano sulla fronte, togliendole i capelli rimasti appiccicati.

Lei obbedì, cercando di capire quello che le veniva detto. - Tifa, hai creato tutto questo per quale ragione? I nemici che ti sei trovata davanti non erano altro che tuoi vecchi conoscenti. Hai cancellato la morte di alcuni perché non ti andava bene, e l’hai invece spostata su altri che non avevano niente a che fare con tutto questo... ma dove sono ora quei nemici, Tifa?Perchè senti di non avere più legami con tutti loro? -

 

 

  Marlene raggiunse la camera che adesso era stata assegnata a Tifa.

Avevano deciso di ospitarla al Seven Heaven fino a che non si fosse ripresa del tutto, quindi la ragazzina aveva deciso di lasciare volentieri la sua stanza a quella che considerava come una sorella. Bussò piano un paio di volte, nonostante la porta non fosse chiusa. Intravide la ragazza

 seduta tranquilla su una poltrona accanto alla finestra, e restò per qualche istante indecisa se disturbarla oppure no.

Questa si voltò a guardarla, gli occhi spenti, gonfi e rossi. Il viso pallido e consumato dalla stanchezza. Attorno a lei aleggiava ancora quella bellezza che era quasi prorompente in lei, eppure sembrava sgualcita, debole e affaticata dalla vita stessa.

  - Ti ho portato un tè caldo. Yuffie dice che è un portento per chi ha lo sguardo perso nel vuoto.-

La bambina si avvicinò a le porgendole la tazza fumante, ma la ragazza afferrò il suo braccio.

  - Dobbiamo trovarlo... -

  - Di cosa stai parlando? Tifa, mi fai male così... -

Marlene si agitò, cercando di liberarsi dalla stretta. - Qualcuno... dobbiamo trovare l’assassino... -

  - Cosa stai... -

 

 

  -... Tifa, guardami! -

La ragazza alzò gli occhi verso di lui che se ne stava a pochi centimetri dal suo viso. La guardava ad occhi spalancati, preoccupati ma anche decisi. I suoi occhi azzurri... i suoi capelli scuri... era proprio lui.

  - Marlene... non esiste. O meglio... non c’è più, da molti anni... -

Tifa scosse la testa. - No... Marlene è... -

  - No, Tifa. La Marlene che conoscevi, quella bambina molto piccola... è morta, qualche anno fa. Era venuta a trovarti e poi, sulla via del ritorno, c’è stato un incidente... -

Ma la ragazza ancora scuoteva la testa. Si chiuse a riccio, nascondendo il viso fra le ginocchia e mormorando parole incomprensibili.

Lui le prese le spalle e la obbligò a guardarlo di nuovo. - Dillo... ti aiuterà a crederci... Marlene è morta.-

Tifa lo guardò attraverso lo sguardo appannato dalle lacrime. - Morta... Marlene è... -

 

 

  - E’ questo che vuoi, Tifa?-

La bambina la guardò attraverso i suoi grandi occhi castani, lucidi e prossimi al pianto. - Cosa... ?-

  - Ho capito... io sono morta, forse è questo che vuoi realmente. Preferisci che io non esista... -

Tifa scosse la testa. - No, io... Marlene... aspetta!-

Ma la bambina era già uscita dalla camera, fuggendo via veloce e nascondendo le lacrime sul suo viso.

 

 

  - Non devi preoccuparti, sai? Si risolverà tutto... -

Aerith si avvicinò piano all’amica seduta sul divano in salotto. Tifa se ne stava rannicchiata fra i cuscini, a sfogliare delle vecchie fotografie, la maggior parte ritraevano lei e Zack.

Mentre guardava il suo viso felice si chiedeva dove fosse finita tutta quella spensieratezza, come avrebbe fatto a vivere senza quel sorriso. Poi, avvertì la mano dell’amica poggiarsi sulla sua spalla, e si voltò a guardarla negli occhi.

  - Quelle visioni... sono così reali, sai?-

  - Ma non lo sono... -

Tifa abbassò lo sguardo tornando sulla foto che teneva fra le mani, lei e Zack sorridenti su una spiaggia dalla sabbia bianca. Erano felici, avevano così tanto futuro davanti a loro, e adesso non esisteva più niente. Anche Marlene... era riuscita a farsi odiare anche da lei.

  - Sai... quando è morto mio padre, più di dieci anni fa... iniziai a delirare, vedendolo ovunque andassi... -

Aerith restò in silenzio, non capendo dove l’amica volesse arrivare. - Così, un giorno, dopo uno dei miei attacchi... mia madre decise che dovevo essere rinchiusa, per qualche tempo... -

La ragazza guardò l’amica, gli occhi lucidi. - Sono rimasta dentro a un istituto solo per un paio di settimane... poi, quando ho iniziato a tacere di vedere mio padre, ho capito che mi avrebbero lasciata andare. E così è stato... -

  - Non ce lo hai mai detto... - disse Aerith più che sconvolta.

  - Lo so... -

Passarono alcuni attimi silenziosi, infiniti, pesanti. Poi Tifa parlò ancora, la voce rotta da un pianto che non riusciva a sfogare. - Aerith... e se in realtà, non fossi mai uscita da quel manicomio?-

 

 

  Cloud aprì la porta del Seven Heaven con forza, facendola sbattere contro il muro. Guardò all’interno del bar e si stupì del trovarlo vuoto.

Vincent comparì al suo fianco quasi dal nulla, lo sguardo cupo e amareggiato. Solitamente non era il tipo da mostrare i suoi sentimenti così apertamente, eppure la tragedia che era avvenuta, aveva turbato anche il suo carattere sempre così freddo e distaccato. Entrambi si guardarono dubbiosi, con la stessa domanda nella mente. Dov’erano tutti?

I due erano usciti da qualche ora per una ricognizione. Dopo aver ascoltato il discorso di Tifa e poco dopo aver assistito personalmente ai suoi deliri, Cloud, era più intenzionato di prima a trovare l’assassino che aveva sparato al suo migliore amico. Doveva farlo per Zack certo, ma più di ogni altra cosa doveva farlo per Tifa. Vendicare l’amico lo avrebbe poi lasciato libero di potersi dedicare alla guarigione della ragazza, ricambiando lo stesso favore cui lei aveva adempiuto per lui anni prima.

Purtroppo la loro ricerca era stata vana quel pomeriggio. Decisero così di salire al piano superiore, in quella che adesso era diventata l’abitazione di Barret e Marlene, dopo che Tifa si era spostata per vivere assieme a Zack.

Svoltarono il primo corridoio e Cloud raggiunse la prima camera sulla destra, alla ricerca di Aerith. La sua intuizione si dimostrò esatta e vi trovò lei e Marlene sul letto, la più giovane accoccolata fra le braccia della più grande. Il ragazzo raggiunse Aerith, poggiandole delicatamente una mano sulla spalla. Questa si voltò a guardarlo rasserenata, come se lui fosse stato la cosa più bella accaduta durante tutta quella giornata. I suoi occhi parlavano per lei, angoscia, preoccupazione, dolore. Cloud la capiva perfettamente, anche lui provava le medesime sensazioni, ma poi si accorse della piccola Marlene fra le braccia di Aerith. La osservò meglio e notò che dormiva profondamente.

La ragazza la sdraiò con riguardo sul letto, dopodichè si affrettò ad uscire dalla stanza, seguita da Cloud, e non dimenticandosi di chiudere la porta dietro di lei. I due raggiunsero Vincent, che li osservava confuso, poi finalmente Cloud chiese. - Che sta succedendo, Aerith?-

Lei alzò l’indice sulla bocca, incitandolo ad abbassare il tono della voce. - Tifa è stata colta da un’altra allucinazione... questa volta però c’era Marlene con lei, e... l’ha presa molto male.-

  - Che intendi?-

La ragazza guardò il biondo, lo sguardo verde oscurato dalla preoccupazione. - Le ha detto che era morta... e Marlene ha pensato che questo fosse un suo desiderio nascosto. Si è addormentata da poco, fra le lacrime... - poi il suo sguardo si posò sul braccio di Cloud. - Che ti è successo?- chiese allarmata.

  - Tranquilla... - disse lui con calma. -... un piccolo incidente, niente di che.- continuò indicando il braccio coperto da una benda mezza insanguinata.

  - Dobbiamo disinfettare subito questo taglio... ma come te lo sei procurato?-

La ragazza si avviò verso l’armadietto dove stavano i medicinali, garze e bende comprese, poi tornò dai due e iniziò a medicare la ferita di Cloud.

  - Ho cercato di spostare delle reti e mi sono tagliato, tutto qui... -

  - E’ una ferita profonda... - tagliò corto lei, per nulla convinta dalla spiegazione del ragazzo.

Questo non rispose e, liberandosi dalla stretta di Aerith, decise di andare a vedere le condizioni della sua amica.

Si affrettò verso la stanza alla fine del corridoio, e trovò Tifa seduta ai piedi del letto. Il viso nascosto fra le mani, rannicchiata su se stessa. Odiava vederla in quelle condizioni ed essere cosciente di non poter fare nulla per aiutarla. Le si avvicinò piano, vedendola scattare nervosa al suo più piccolo rumore. Alzò lo sguardo cremisi verso di lui, gli occhi spalancati e gonfi di lacrime, la bocca serrata in una smorfia di dolore.

Poi lo sguardo della ragazza si fissò sulla ferita ancora aperta sul suo braccio. Notò il sangue scarlatto fuoriuscire dal taglio e colare fino al polso, lentamente, disegnando lunge linee rosse sulla pelle quasi lattea del ragazzo.

Alla mente le tornò l’immagine di altro sangue.

Le inzuppava il vestito e le tingeva le mani.

Caldo e color cremisi.

 

 

  -Tifa! Devi ascoltarmi!-

Diceva una voce profonda e energica. Avvertì delle mani prenderla per le spalle con forza, stringendola fino a farle male.

  - Guardami!-

Lei obbedì per l’ennesima volta e vide due occhi azzurri fissarla con intensità. Lunghi capelli neri contornavano quel viso dai lineamenti perfetti, cadendo a ciuffi sulle spalle larghe. Le mani erano grandi e le dita la stringevano forte.

  - Tifa!-

La voce era bassa, leggermente roca.

Sentiva il suo respiro caldo sul viso. Era tutto così reale...

 

 

  - Vattene!-

Tifa si alzò in piedi e scaraventò via Cloud con facilità.

Vide i suoi occhi celesti spalancarsi per la sorpresa alla sua reazione incontrollata e violenta. Non sapeva più che pensare. Dov’era finita la vera Tifa?

  - Devi lasciarmi in pace... vattene via.-

La vide avvicinarsi alla finestra e sedersi sulla poltrona lì accanto, più tranquilla, rannicchiandosi nuovamente su se stessa e nascondendosi ancora il viso fra le ginocchia.

Decise allora di lasciarla sola, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

  Tifa alzò lo sguardo verso Zack che le stava di fronte. Lo vide sorridere per la prima volta e decise che era arrivato il momento per lei di scegliere. 

  - Non voglio tornare laggiù... è tutto così violento, ingiusto... -

Il ragazzo la guardò sorpreso, ma non esitò a nascondere un sorriso sollevato.

  -... voglio guarire... - continuò lei osservando i suoi occhi azzurri. -... e poi voglio stare qui con te.-

Le uscirono alcune lacrime dagli occhi e Zack non poté evitare a se stesso di imitarla.

Il dottore si avvicinò ai due, sedendosi sulla sponda del letto e guardando Tifa negli occhi. - Sei sicura di farcela?-

  - Ditemi solo cosa devo fare... -

  - Non sarà facile, Tifa... - l’uomo si sfilò gli occhiali e iniziò a pulirne le lenti con il camice bianco. - Bisognerà liberare la tua mente dalle cose che ti tengono così legata a quel mondo. Capisci?-

La ragazza guardò l’uomo dubbiosa. - Nella tua illusione esistono elementi che ti sono di sostegno, ma nella realtà non sono altro che degli inganni dai quali non riesci a liberarti. Bisogna distruggerle. -

  - Mandarle via... - disse piano la ragazza.

  - Esatto, Tifa... - continuò il dottore. - Sto parlando delle cose che tu vuoi in quel mondo, dei quali non puoi fare a meno e che continuano a riportarti laggiù.-

  - I miei... amici... -

  - Tifa, non sono tuoi amici... - le disse Zack quasi impaziente. - Sono solo delle illusioni che ti impediscono di guarire. I tuoi veri amici sono qui fuori, pronti ad aspettare il tuo ritorno... -

Il dottore riprese a parlare, quasi infastidito dall’interruzione di Zack. - Devi trovare il modo di convincertene, Tifa, e poi... liberartene. -

 

 

  Un corridoio.

Un infinito corridoio, lungo e stretto. Silenzioso.

L’unico rumore era quello provocato dal tacco dei suoi stivaletti.

Tac. Tac. Tac. Tac.

La rendeva nervosa, e le sembrava di non arrivare mai alla fine di quel maledetto corridoio. Le pareti erano spoglie, d’un bianco sporco consumato dal tempo. E dopo un tempo quasi infinito, giunse davanti a una porta di legno con la vernice bianca e consumata come le pareti, se non di più.

Esitò.

Era riuscita a ‘scappare’ dal Seven Heaven per puro miracolo. Non si sentiva ancora lucida, aveva come lo sguardo e la mente al rallentatore, ma fortunatamente i suoi sensi e il suo corpo erano rimasti gli stessi. Lo scendere dalla finestra le era venuto naturale, stessa cosa per la corsa veloce subito dopo. E adesso era lì. Aveva tutto chiaro nella mente. Sapeva.

Eppure, per qualche breve istante, esitò.

Ma alla fine, anche il bussare le venne d’istinto e ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Non avvertì risposta giungere dall’altra parte. Abbassò la mano sul pomolo di metallo, e girò lentamente, facendo cigolare il tutto.

La stanza era buia, polverosa. L’aria sapeva di chiuso ed era soffocante al solo accenno di respiro. Nella penombra vide una figura seduta su una poltrona di pelle, poco distante da un caminetto in disuso.

   - Perché non hai risposto?- domandò la ragazza avvicinandosi un po’.

La figura non si mosse. - Dovevo? Mi pare tu sia entrata lo stesso... -

Tifa si sentiva inquieta. - Lo so. So che sei tu.-

  - Brava, l’hai capito.- rispose la figura avvolta nel buio, inscenando un piccolo applauso.

  - Perché... perché l’hai... -

  - Ucciso?- finì l’altro al posto suo.

Ancora non riusciva a dirlo.

  - Se ti dicessi che non era chi credevi che fosse, e che ti ho fatto un favore... mi crederesti?-

Il tono era sarcastico, ma crudele.

Tifa strinse le mani a pugno, poi sfiorò la fede all’anulare facendosi forza. - Sicuramente no... -

  - Visto?-

 Calò il silenzio, poi la figura parlò ancora. - Cosa vuoi da me. Vendetta?-

  - No... - replicò lei. - Devo chiederti un favore... -

Una risata spezzò l’aria tesa. - Un favore? Di che genere... -

  - Del tuo genere... -

La risata si spense. - Capisco... -

 

 

  - Tifa, ma dove ti eri cacciata, si può sapere?-

Cloud raggiunse la ragazza che se ne stava tranquillamente seduta su una sedia nel bar. Quieta e tranquilla, per la prima volta da giorni.

  - Ero andata a prendere un po’ d’aria, a pensare... - rispose alla fine.

  - Come ti senti?-

Tifa lo guardò negli occhi e sorrise. - Molto meglio... forse sto guarendo.-

  - Meno male... -

La ragazza abbassò nuovamente lo sguardo, non riuscendo a guardarlo per troppo tempo dritto negli occhi. - Sai, mentre ti stavo cercando, sono incappato in un tizio strano... - aveva iniziato a dire il ragazzo mentre si versava da bere in un bicchiere opaco. -... era sospetto, così gli ho fatto qualche domanda.-

Tifa era rimasta immobile, lo sguardo fisso sul pavimento di piastrelle lucide.

  - Va tutto bene?- il ragazzo le si era avvicinato, sedendosi poi di fronte a lei. Gli occhi azzurri leggermente preoccupati.

Lei annuì. - S-Si, va tutto bene... -

Poi, Cloud si alzò nuovamente dalla sedia e raggiunse la porta dalla quale era entrato. - Ma dove sono tutti? Forse ti staranno ancora cercando... -

La ragazza si alzò, avvicinandosi a lui. -... poveri noi, ci fai sempre preoccup -

Un forte dolore alla testa.

Un senso di nausea e vertigine.

Cloud si accasciò a terra, guardando per gli ultimi frammenti di secondo in cui era ancora cosciente, la sua amica.

Tifa se ne stava immobile, un bicchiere rotto in una mano sporca di sangue e occhi dello stesso colore cremisi.

 

 

  Una mano fredda sulla guancia.

  - Cloud, mi senti? Svegliati... -

Il ragazzo aprì lentamente gli occhi azzurri, fissando e mettendo a fuoco lo sguardo sulla figura china su di lui.

  - Aerith... che è successo? Dove siamo? - domandò allarmato cercando di alzarsi.

La ragazza gli accarezzò la fronte mormorando parole di conforto finché lui non si calmò, rimettendosi sdraiato, poggiando la testa sulle sue gambe.

  - Hai una brutta ferita alla testa, ho cercato di medicarti con un po’ di magia... come ti senti?-

Cloud sbatté le palpebre più volte. - Sono stato meglio ma, va bene... -

La ragazza sorrise lasciandosi scappare un piccolo singhiozzo, seguito da una lacrima che cadde sulla guancia di lui. - Aerith, piangi?-

Lei scosse la testa. - Scusa... quando ho visto tutto quel sangue ho avuto paura che... - la voce gli si ruppe nella gola, lasciando scappare un altro singhiozzo. Lui si alzò piano, e le passò un braccio attorno alle spalle poggiando la fronte sulla sua, costringendola a guardarlo.

  - Sto bene... -

Gli occhi verdi lo scrutarono attraverso la loro umidità e poi, sembrarono sorridergli. Le sfiorò le labbra per un piccolo bacio quando un rumore secco interruppe quel breve momento d’intimità a cui quasi mai riuscivano a trovare.

Nell’oscurità della stanza avvertirono il cigolio di una porta vecchia, seguita da un’ondata di luce crepuscolare e il rumore di tacchi sul parquet. Quando voltarono lo sguardo, ferendosi gli occhi per l’improvviso contatto con la luce, notarono due figure che gli fecero raggelare il sangue.

Marlene, imbavagliata e con mani e piedi legati, li guardava con occhi terrorizzati.

Tifa, la teneva in braccio, senza un raggio di lucidità nello sguardo.

  - Tifa, ma cosa... -

Aerith non riuscì a finire la frase perché l’amica le lanciò letteralmente addosso la bambina, che cadde fra le braccia della ragazza non senza farla cadere.

Cloud restò spiazzato a guardare la scena, gli occhi fissi su quella che era la sua più vecchia amica e che adesso non riconosceva più. Quella non era Tifa.

Vide Aerith che si rialzava, mentre toglieva la benda dalla bocca della bambina e la sentiva scoppiare a piangere spaventata. - Ma che diavolo ti è preso, eh?- disse infuriato guardando la bruna sulla soglia della porta. Le braccia conserte, nessuna espressione sul viso.

  - Sta zitto! - rispose lei. - Voi non siete altro che inganni per la mia mente, voi non esistete... -

Il ragazzo si alzò ignorando il dolore fitto alla testa e l’indolenzimento al resto del corpo. - Ma sei impazzita del tutto? -

  - Quelle sono solo illusioni, Tifa... - aggiunse Aerith mentre accarezzava Marlene ancora singhiozzante. - Guarda cosa ti hanno fatto fare a Marlene, e a noi... -

L’altra scosse la testa come per scacciare la voce dell’amica. - Non fatelo... ormai ho preso la mia decisione.-

  - Ma di cosa stai parlando? Perché ci hai chiusi qui?- Cloud alzò la voce, per la prima volta spaventato e infuriato assieme.

  - Devo farlo... per poter guarire... - la voce della ragazza tremava.

Il ragazzo sospirò. - Non è questo il modo per guarire... -

  - Si che lo è... devo liberarmi di tutto ciò che mi tiene legata a questo mondo fittizio!-

  - Noi siamo vivi, come te. Sono quelle illusioni a essere fittizie, Tifa!-

Lei scosse di nuovo la testa chiudendo gli occhi e portandosi le mani alle orecchie. - Sta zitto! Zitto! Zitto!- restò così per qualche istante mormorando a se stessa di calmarsi.

Poco dopo rialzò lo sguardo su di lui, che se ne stava immobile speranzoso di essere riuscito a far rinvenire l’amica.

  - Noi siamo reali... - disse Cloud alla fine.

Tifa rise sommessamente, poi la sua risata si ampliò risuonando nella stanza. - Certo... - disse alla fine. -... cos’è più reale dopotutto? Una ragazza che ha contribuito a salvare il mondo combattendo ogni giorno contro mostri e creature infernali, dotata di un potere combattivo fuori dall’ordinario... oppure, una ragazza chiusa in un manicomio da anni?-

Il suo tono di voce era cambiato. Adesso era aggressiva. - Una ragazza incapace di esprimere i suoi sentimenti per il suo migliore amico, che si strugge ogni giorno vedendolo con un’altra, la sua migliore amica... - riprese fiato. -... e che quando è più debole si lascia sedurre dall’amico a lui più fidato. Alla fine se ne innamora davvero, crede davvero di poter essere felice e cosa accade? Lui muore, lasciandola sola... -

Cloud si accorse delle lacrime che cadevano copiose sul viso della ragazza, incapace di dire una sola parola per alleviare quel grande dolore dentro di lei.

  - Dimmi, cos’è più reale?-

 

 

  Una carezza tra i capelli, dolce, rassicurante.

La ragazza aprì gli occhi e lo vide davanti a sé, perfetto e bellissimo.

  - Fa con calma... - le sta dicendo. -... prenditi tutto il tempo, Tifa.-

Un’altra carezza, sulla guancia. Vi poggiò il dito con delicatezza, disegnando dei piccoli cerchi immaginari sulla sua pelle. - Io sono qui con te... -

 

 

  - Ma cosa stai dicendo? Noi siamo reali, il nostro dolore è reale. Le nostre risate, la nostra amicizia... Tifa!-

Aerith era sull’orlo delle lacrime, questo Cloud lo capì all’istante. La voce le tremava mentre cercava di far tornare la ragione all’amica e nello stesso tempo rassicurava con carezze gentili la piccola Marlene fra le sue braccia.

Poi voltò lo sguardo verso Tifa, guardandola quasi spaventato all’idea di quello che poteva star per accadere di lì a poco.

  - Le nostre vite sono reali... - continuò Aerith dopo una breve pausa per calmare il magone che le stringeva la gola. -... come puoi pensare il contrario?-

Calò il silenzio, gli occhi di tutti puntati sulla donna avvolta dalla luce tenue del tramonto, in attesa delle sue parole. Sarebbero state di pace, oppure di distruzione?

  - Non lo penso... - disse alla fine. -... so che è così.-

Si voltò, nascondendo le lacrime sul viso. - Mi dispiace... - sussurrò appena con voce tremante. Aerith abbassò lo sguardo, delusa e amareggiata. Marlene, che non aveva smesso di piangere, si rifugiò ancora di più nel suo abbraccio come per nascondersi da tutto quel che stava accadendo. Cloud invece, restò con gli occhi azzurri fissi su Tifa, incredulo alla scena che gli si era appena presentata, si sentiva tradito come se fosse stato ingannato per tutti quegli anni. Lei non credeva alla sua esistenza, come poteva lui credere ancora al loro legame?

  - E Zack? - disse alla fine. Tifa trasalì sorpresa e spaventata nell’udire quel nome. - Anche lui non è mai esistito, come noi? Sappi che non ti perdonerò per la tua risposta.-

Lei si voltò. - Lui esiste... lo faccio per poter stare con lui.-

  - Tifa, lui è morto! Possiamo aiutarti a uscirne, ma devi darcene la possibilità. -

Cloud si sentiva deluso ed era decisamente infuriato. Non si era mai sentito così.

  - E’ impossibile... so già quel che devo fare.- rispose lei voltandosi di nuovo. Il ragazzo restò ammutolito, incapace di proseguire quella discussione che era arrivata a un vicolo cieco. La Tifa che conoscevano non esisteva più, e non aveva la minima idea di cosa potesse essere capace quest’altra.

Una figura scura le si presentò davanti, avvolta in un lungo cappotto nero. Il viso seminascosto dalle ombre del cappuccio.

La ragazza alzò lo sguardo poi, chiudendo gli occhi, disse.

  - Fa quel che devi.- si voltò e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. La figura scura, all’interno della stanza.

Sapeva cosa sarebbe accaduto, per questo decise di non guardare. Preferì ascoltare le loro voci urlare dalla paura, dalla rabbia. Udirli combattere per resistere, gridare dal dolore e dalla voglia di vivere ancora.

Si prese la testa fra le mani, incapace di riuscire a escludere dalla mente ogni minimo suono proveniente da quella stanza.

 

 

  - Continua, resisti. Questo è l’unico modo che abbiamo per stare insieme.-

La voce leggermente roca del ragazzo le arrivò alle orecchie, ma preferì non aprire gli occhi per guardarlo.

  - Guarirai, e non ci separeremo mai più.-

 

 

  Un urlo squarciò il silenzio del corridoio bianco.

Tifa si lasciò scivolare a terra, la schiena appoggiata alla porta. Gli occhi le bruciavano per le lacrime, la testa le doleva per la rabbia, il corpo urlava per colpa della sua anima sporca.

Un tonfo sordo, poi un altro urlo di dolore. Cloud.

Lo sentì gridare, la voce rotta da un pianto incontrollato, da una furia appena manifestata.

Tifa capì. Aerith...

Era stata solo la prima.

 

 

  Un’altra carezza sui capelli.

  - Brava... stai andando bene.-

Ma lei ancora non volle guardarlo. Temeva che se l’avesse fatto, si sarebbe accorta dell’errore che la paura le poteva far credere di aver commesso. E non sarebbe mai più potuta tornare indietro.

 

 

  Si tappò le orecchie con le mani quando sentì il rumore di mobili che si rompevano, vetri che si spaccavano, metalli che cozzavano.

Cloud era sicuramente accecato dalla rabbia, dal dolore di aver appena assistito alla morte della sua Aerith. Questo Tifa lo immaginava bene.

Adesso Cloud conosceva davvero il dolore da lei provato, comprendeva la sua sofferenza, tutta la sua rabbia e l’odio per la vita. Si, adesso capiva.

Eppure, non riusciva a trattenere le lacrime per l’amica perduta. Lei non era altro che un’illusione, un inganno per la sua mente. E allora, perché piangere?

Perché sentirsi così colpevole?

Stava solo cercando di guarire, Zack la stava aiutando. Poteva avvertire la sua voce incitarla di resistere.

Un rumore secco. Una spada era caduta a terra riecheggiando in un suono freddo e metallico.

Cloud...

Era caduto, anche lui.

 

 

  Delle labbra calde sulla sua fronte.

  - Sono qui con te, puoi farcela.-

Gli occhi ancora serrati dalla paura.

Non poteva aver fatto errori, e se fosse stato il contrario ormai non sarebbe mai più riuscita a tornare indietro. Sentiva l’ anima sporca del sangue dei suoi amici.

Come avrebbe fatto a ripulirla?

 

 

  Spalancò gli occhi quando avvertì l’ultimo urlo proveniente dalla stanza.

Marlene...

La piccola e dolce Marlene, cara a lei come una sorella, come una figlia.

Piccola e innocente.

Cos’aveva fatto?

Come aveva potuto permettere che accadesse tutto questo?

 

 

  - Nooo! Marlene, no!-

Due mani la strinsero per le spalle. - Stai tranquilla, Tifa. Va tutto bene!-

  - Nooo! No! No! No! Marlene, Cloud... Aerith, no!-

Tifa si liberò facilmente dalla stretta del ragazzo, continuando a urlare come impazzita sotto lo sguardo impietoso dei medici. Zack riuscì ad afferrarla di nuovo, obbligandola a sdraiarsi sul letto, tenendola ferma per le spalle e immobilizzandole le gambe con il peso del suo corpo.

  - Tifa sei forte! Andrà tutto bene adesso... vedrai.-

La voce del ragazzo era dolce e seppe calmarla come il sedativo che un infermiere le stava iniettando nel braccio. Lei si raddolcì nel suo abbraccio, lo sguardo lucido perso nel vuoto.

  - Guardami, va tutto bene.- la incitava lui.

Lo guardò, attraversando quell’oceano di occhi azzurri. In quegli occhi rivide tutto, il dolore, la sofferenza.

Adesso tutto sarebbe svanito, per sempre.

  - Grazie.- sorrise guardandolo.

Lui incurvò le labbra per rispondere al sorriso.

Sarebbe stata l’ultima volta per lei? Quello sarebbe stato davvero il suo ultimo sorriso?

Lo guardò ancora, poggiandogli una mano sulla guancia. La pelle era tiepida, eppure fu capace di scaldarla completamente dopo il freddo della sua colpa.

Non avrebbe mai più visto il mare dei suoi occhi.

Adesso, sapeva che era davvero l’ultima volta per lei.

  - Ti amo... -

Lui sorrise nel sentirla, poi il viso si rabbuiò di nuovo quando la vide appoggiare la testa sul cuscino.

Lo sguardo completamente assente.

 

 

  Aprì gli occhi e si alzò guardando davanti a sé.

La figura avvolta nel cappotto nero le stava di fronte, potente, implacabile.

  - Ho finito.- disse con voce neutra.

  - Lo so.- rispose Tifa senza staccare lo sguardo dall’ombra che era il suo viso. - Ho un altro favore da chiederti, dopodichè non sentirai mai più parlare di me.-

Anche se non poteva vedergli il viso, capì l’espressione quasi ironica che potesse avere la figura.

  - Sarebbe?-

Tifa scostò lo sguardo dalla figura, pochi centimetri alla sua destra.

Un ragazzo le stava sorridendo, i lunghi capelli scuri mossi da una brezza impercettibile e gli occhi azzurri fissi su di lei.

Sorrise. - E’ facile, sai già cosa voglio.-

Poté vedere sul viso della figura disegnarsi un piccolo sorriso. - Certo.- rispose.

Non avvertì nemmeno il dolore del pugnale nel ventre quando riaprì gli occhi.

Vide il suo corpo cadere a terra senza vita e le dispiacque. Poi si voltò, Zack sorridente accanto a lei, mentre la figura riprendeva a camminare verso la fine del corridoio bianco.

  - Adesso staremo davvero insieme.- disse il ragazzo prendendole le mani nelle sue.

  - Davvero? Per sempre?- domandò lei guardandolo.

Lui sorrise. - Si, per sempre.-

Tifa si avvicinò a lui, mentre le loro labbra si sfioravano per un piccolo primo bacio. Poi, guardò il suo corpo brillare. Era vestita con il suo splendido abito bianco, senza alcuna macchia questa volta. E ancora sfiorò le labbra del ragazzo con le sue, sperando di non doversene mai più separare.

Questa volta, niente li avrebbe divisi.

 

 

  - Mi dispiace... - la voce dura dell’uomo in camice bianco risuonò nella stanza fredda.

Passò una luce sugli occhi della ragazza. Questa non mosse un muscolo, le pupille dilatate e fisse sul soffitto.

Zack lo guardò con occhi disperati, incapace di credere che fosse davvero finita così. L’altro lo guardò, partecipe della sua tristezza.

Fu difficile per lui dirgli quelle ultime due parole.

  -... l’abbiamo persa.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

- Note dell'autore :

  Come avevo già accennato, questa fic ha preso liberamente ispirazione a un episodio di un telefilm che mi è rimasto particolarmente impresso. Tanto che in alcune scene, mio malgrado, non sono riuscita a rendere completamente la mia versione quasi “copiando” quella originale. Vai per la mia memoria super sviluppata, vai per un maggiore effetto, alcune situazioni sono venute identiche. E di questo mi dispiace. La serie è ‘Buffy, l’ammazzavampiri’, sedicesimo episodio della sesta serie ‘Di nuovo normale’.

E dire che questo episodio l’ho visto parecchio tempo fa, eppure. Ad ogni modo, se si riterrà che in qualche modo io abbia commesso un plagio, non farò obiezioni e la storia verrà cancellata.  Altra cosa che ci tenevo a dire riguarda alcune scelte fatte nel corso dello sviluppo di questa fic. Innanzitutto l’assassino. Non ho svelato la sua identità, ma non perché non sapessi a chi farinterpretare’ quella parte, il problema si è susseguito nell’andamento della storia. Mentre scrivevo, mi sono resa conto che solo ed unicamente Tifa potesse essere a conoscenza dell’identità di questa figura in nero. Ma che, con la sua morte alla fine della fic, il segreto sarebbe come ‘affondato’ con lei. Inoltre mi piaceva l’idea che ogni lettore potesse così decidere a chi dare meglio questa parte.

  In secondo luogo, la questione delmondo parallelo’. Temo, purtroppo, che alcuni punti vadano spiegati, soprattutto per quanto riguarda la vita di Tifa. Questa sorta di mondo alternativo, nasce dal desiderio della ragazza di vivere in un mondo dove chi ama resta vivo accanto a lei. Quando è molto piccola, le muore il padre ( come nella storia originale ) e poco dopo la piccola Marlene, una bimba più piccola di lei con cui spesso si divertiva a fare da sorella maggiore.  La piccola Tifa, distrutta dal dolore, si crea una sorta di ‘papà e sorellina fittizi’ cui la madre scambia per un segno di nevrosi. La porta in una clinica, dove sta per un paio di settimane, fino a che, resasi conto che il silenzio fosse la cosa migliore, non la riportano a casa dove poi cresce, conosce Cloud, Zack, Aerith e tutti gli altri. Vive la sua avventura fino al giorno del suo matrimonio, dove Zack perde la vita.

Il mondo parallelo esce nuovamente fuori, dal suo desiderio che il ragazzo fosse ancora vivo. Infatti nel mondo dove lei crede di essere ancora chiusa in quel manicomio, Zack è vivo. Mentre nell’altro è Marlene a essere viva.

Ovviamente entrambi i mondi sono completamente reali. Una prova sta di fatto che infine, la ragazza muore in entrambi i casi, preferendo una vita ultraterrena ma serena con Zack, piuttosto che vivere sola, o con il tormento di aver ucciso per puro egoismo.

Credo di essermi dilungata troppo, ma volevo che questa cosa risultasse abbastanza chiara.

Spero che non si riterrà plagio, ma solo ‘ispirato’ ad ogni modo la scelta non spetta a me. Detto questo, ho finito. Spero di essermi spiegata abbastanza bene.

 

 

Ringrazio Taiga Aisaka per aver indetto questo contest che mi ha non poco affaticata... nel senso, che per me è stata dura riuscire a scrivere di questi due quindi ( si vede dalla schifezza ) grazie per l’impresa XD

Inoltre faccio i complimenti a tutte le altre ^^

 

E mo me ne vado XD

 

Saluti a tutti,

Selhin

 

 

 

 

 

 

   
 
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