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Autore: annina94    26/09/2009    4 recensioni
Avverto che i dialoghi sono in inglese. - Come on, are you able to tell me, at least, the first letter of the hotel? - chiese lei, alzando appena le mani, per enfatizzare. Come si faceva ad andare in una città, in un altro stato, in un altro continente, dove non si parla la propria lingua, e non ricordarsi il nome dell'albergo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 4

Eccomi con una piccola shottina da due capitoli. Per ora ecco il primo, ma fra poco arriverà anche il secondo.

Avverto che i dialoghi sono scritti in inglese, quindi vi prego di perdonarmi gli strafalcioni, ma mi piaceva scrivere in lingua originale.

Dedicato alla mia socia, nonché migliore amica Annalisa alias Jonas_princess, e a tutte le persone che leggono la fiction che stiamo scrivendo in due e la mia long “Hey Baby”. (un po’ di sana pubblicità)

Buona lettura!






Casuality






Bolzano, ore 19.12


via Rencio



Era appena uscita dalla casa della sua migliore amica Annalisa. Era leggermente in ritardo per la cena, ma non era un problema: aveva già informato sua madre del ritardo, quindi era a posto. Stava camminando velocemente per allontanare il freddo dalle ossa. Era vestita con i jeans, una maglietta a maniche corte e sopra una felpa da uomo tipo converse - all star. Ai piedi aveva delle comunissime scarpe da ginnastica nere. Il cappuccio della felpa le nascondeva i capelli, essendo così potuta confondere con un ragazzo. L'unico segno di femminilità, consisteva nella borsetta della Baci e Abbracci, che ciondolava da un lato all'altro, facendo tintinnare i due charms attaccati ad essa.

Si era alzato un vento gelido, che la fece rabbrividire e stringere nella maglia. Scosse la testa e accelerò il passo, già veloce di suo.

Il suo fedele IPod stava mandando “Hey Baby” dei Jonas Brothers; le piaceva in maniera assurda, quella canzone, le metteva allegria, anche se il testo non era una meraviglia, per una ragazza.


Hey Baby

Why you treatin’ me bad?

Hey darling

You know you’re makin’ me mad

Goin’ crazy

Try to figure out why you are leavin’

Give me a reason


Stava finendo di percorrere la lunghissima ed interminabile via Rencio, quando sentì dei mormorii alle sue spalle. Tese le orecchie e, anche se da una aveva l'auricolare, riuscì a capire che erano in due e di sicuro non italiani. Pensò che, effettivamente, non aveva motivo di credere che fossero due malviventi intenzionati a farle del male. Però il suo sesto senso le diceva di stare attenta.

Arrivò ad un semaforo rosso, ma non fece in tempo a girarsi verso i due, che la luce diventò verde. Ne approfittò per sgusciare via e dileguarsi il più velocemente possibile.

Le strade erano deserte, cosa abbastanza normale, dato che erano le sette e venti di sera, ma la cosa la inquietava un po'. In questo modo, se l'avessero attaccata, le persone ci avrebbero impiegato un po' per raggiungerla e soccorrerla.

Era attraversata sempre più spesso da brividi, anche se non di freddo.

Intanto, le due presenze, stavano parlando freneticamente e a bassa voce, ma abbastanza chiaro, affinché capisse un poco.

Adesso distingueva una parola su tre di ciò che si dicevano, perché aveva capito in quale lingua comunicassero: in inglese, anzi, in americano, tra cui – No... we must...centre... there’s nobody…– questo era uno dai diciotto ai ventun'anni.

Il secondo, decisamente più piccolo, gli stava rispondendo – Yes, they will not recognized us... we have to do this now... she doesn’t scream... -

Aveva a netta sensazione che stessero parlando di lei, quindi si sforzò di capire quante più parole riuscisse.

Udì i loro passi farsi sempre più vicini e serrò la mascella.

Cominciava ad avere paura. Veramente paura.

Decise che si sarebbe messa ad urlare; qualcuno l'avrebbe sentita e sarebbe venuto in suo soccorso.

Era tutta tesa, compresi i muscoli facciali. Stava aspettando che gli aggressori facessero la prima mossa, prima di mettersi ad urlare come se fosse stata posseduta dal demonio, o come se la sua amica avesse visto i Jonas Brothers.

Prima che finisse di pensare, sentì qualcuno schiarirsi la voce e domandare con voce composta

- Excuse-me, can you show us the direction to the centre of the old city, please? -

A parlare era stato indubbiamente quello più piccolo.

Anna si bloccò sul colpo e, per poco, colui che aveva posto la domanda, non le andò a sbattere contro. Lei sbarrò gli occhi e spalancò la bocca. Aveva sentito quella voce diverse volte, ma non si aspettava certo di ascoltarla dal vivo.

Prese un respiro profondo e si ricompose, dopodiché si girò lentamente a fissare il suo interlocutore e compagno.

Quasi non si stupì di trovarsi davanti Nicholas e Joseph Jonas.

“Cosa vuoi che sia, dopotutto capita tutti i giorni, di trovarsi davanti due Jonas su tre... specie in una città come Bolzano, che conta addirittura 96.000 abitanti.” pensò lei in tono sarcastico, non sforzandosi neanche di sistemarsi i capelli, disordinati sotto il cappuccio, fregandosene altamente di come appariva .

“Tanto, mica me ne importa di apparire in ordine, davanti ai loro occhi. Non sono nessuno. Sono solo famosi, ricchi, ultra-popolari e, come direbbe Annalisa, due grandissimi pezzi di fighi. Ma dopotutto, non sono altro che persone come me. Anzi no, loro sono degli esseri; non sono al mio livello. E poi, io sono già bella di mio” affermò orgogliosamente dentro di sé , studiandosi una risposta da dare ai due ragazzi più anonimi del pianeta.

Si prese il mento fra due dita, arrovellandosi il cervello, alla ricerca di un modo per far arrivare i Jonas in centro. Lo sguardo concentrato, era puntato su un cubetto di ghisa, incastrato sotto le sue scarpe.

- Mmmmh, da qui a piazza Walter non è che ci sia tantissima strada, ma spiegaglielo tu, come arrivarci attraverso le stradine che nemmeno mi ricordo come si chiamano e in inglese, tanto per... - era una riflessione a voce alta, quindi i due ragazzi non capirono un fico secco di quello che stava borbottando quella strana ragazza.

- Joe, do you understand a word on ten that she says? - domandò il minore, che non sapeva come avrebbero potuto anche solo sperare di tornare in albergo.

- Nick, if I wouldn't know that we're in Italy, I couldn't understand in what language she's talking about. – rispose preoccupato il maggiore.

Il cellulare di Nick era scarico, mentre il suo era nella stanza d'albergo, bello che acceso, solo che, nella furia di eludere la sorveglianza di Big Rob, se l'era dimenticato sul letto. Che stupido. Ora era alle prese con una ragazzina, che, miracolosamente, non gli era saltata addosso, urlando come una matta che lui era Joe Jonas. Questa era la cosa buona; quella cattiva era, che la suddetta ragazzina pareva non parlare inglese, quindi non avrebbe potuto accompagnarli all'hotel.

E lui aveva fame.

Mosse impercettibilmente la testa in direzione di suo fratello e poi della ragazza e mimò con il labiale di andarsene. Appena prima che Nick acconsentisse, una voce che parlava un americano a dir poco perfetto, disse

- Well, the centre isn't so far, but it's a bit complicated to tell where it is. So, if you want, you can follow me, I have to go in centre too, or stay here, alone. - marcando bene sull'ultima parola. Non che volesse vantarsi di aver accompagnato in hotel due Jonas, ma un po' di compagnia le avrebbe fatto bene, in quella fredda sera di settembre.

Joe si stupì non poco della sua pronuncia impeccabile, ma decise saggiamente di stare zitto ed acconsentire.

Lei sorrise compiaciuta e chiese ancora

- Shell you go to the centre, or in a hotel? I can accompain you, if this place is near my house. -

Joe entrò nel pallone: non si ricordava più i nome dell'hotel. E dalla faccia, nemmeno Nick.

E lui aveva fame.

Sbarrò gli occhi e boccheggiò nel vano tentativo di riportare alla mente il nome o, perlomeno, l'iniziale del nome, senza riuscirci.

- Ehm... I can't remeber it well... - bonfichiò lui, quasi mortificato, torturandosi le mani e abbassando lo sguardo.

Anna lo guardò tra lo scettico e il compassionevole e alzò un sopracciglio, accompagnando la cosa con un'inclinazione della testa.

- Come on, are you able to tell me, at least, the first letter of the hotel? - chiese lei, alzando appena le mani, per enfatizzare. Come si faceva ad andare in una città, in un altro stato, in un altro continente, dove non si parla la propria lingua, e non ricordarsi il nome dell'albergo?

L'espressione dei due fratelli era impagabile: Joe stava probabilmente cercando una vanga con la quale scavarsi una fossa e seppellircisi dentro, mentre Nick... bhe, Nick stava cercando un' altra vanga con la quale aiutare il fratello a scavarsi un buco e poi scavarsene uno per lui.

“Ma si può essere più rimasti di così?” si chiese Anna, sbarrano gli occhi e assumendo un'espressione shockata. No, ci doveva essere un errore. Non poteva essere vero. Insomma, aveva incontrato Nicholas e Joseph Jonas perché si erano persi, cercava di aiutarli e loro 'manco sapevano dove alloggiavano? A Bolzano, per di più, una piccola città nel nord d'Italia. Tutto ciò, era disarmante.

- Dove sono le telecamere? - proruppe Anna, guardandosi intorno, non preoccupandosi del fatto che gli altri due potessero non capire.

- Avanti, ditemi dove sono le telecamere di Candid Camera o forse di Scherzi a Parte, non lo so; fatto sta, che tutto questo è inammissibile. Cioè, deve per forza essere una presa per, detto signorilmente, il culo. - continuò lei imperterrita.

L'unico che ci trovava da ridere era Joe, che aveva capito, molto alla lontana, il dilemma della ragazza. Cominciò a sghignazzare, incapace di fermarsi. Dopo un iniziale smarrimento, Anna lo fulminò, sibilandogli una sequela di insulti in italiano, dato che, secondo lei, non c'era proprio nulla da ridere. Ora anche Nick lo guardava come se fosse posseduto da qualche spirito diabolico. Ma Joe proprio non riusciva a stare zitto. Quella situazione era a dir poco assurda. Lui, Joe Jonas, non sapeva come tornare in albergo e sicuramente Big Rob li avrebbe cazziati all'infinito quando si sarebbero degnati di ricomparire, ovviamente, a patto che fossero mai riusciti di nuovo a parlarci, con Big Rob.

- Stammi bene a sentire, Jonas – iniziò lei, incenerendolo con lo sguardo – my time is precious and I can't waste it in this silly way. So, if you are in the Laurin hotel, I'll accompain you, altrimenti, sono tutti amabilissimi fattacci vostri! - gli urlò contro, imbestialita dal suo comportamento, strafottente all'ennesima potenza.

Benché non avesse capito nulla, Joe intuì, dal tono omicida, che era riuscito a farla arrabbiare, e che se non avesse rimediato subito, li avrebbe piantati in asso e se ne sarebbe tornata a casa. Solo in un secondo momento, si accorse del fatto che Anna aveva detto Laurin. Si diede una pacca sulla fronte, ricollegando quel nome al suo hotel.

- Nick! She knows where's our hotel! She knows its name!! - sbraitò il maggiore, saltellando su e giù per il marciapiede.

- Yes Joe, I have two ears too...- lo informò il minore, tappandosi l'orecchio dal lato del fratello con una mano e rivolgendosi cortesemente ad Anna – Please, forgive him. Well, we heard that you know where is our hotel, the Laurin. Is it near your house? -

- Yes it is, come with me. - concluse lei, fulminando un'ultima volta Joe. Insomma, quando mai le si sarebbe ripresentata la possibilità di fulminare una famosa rockstar, quale un Jonas?

- Oh, a proposito, I'm Anna. - aggiunse lei, sorridendo per la prima volta da quando li aveva


incontrati, mostrando così una chiostra di denti bianchi. Entrambi i fratelli non poterono fare a


meno di ricambiare, allungando la mano per presentarsi, anche se, probabilmente, quella ragazza li


conosceva già.



- I'm Nick – disse il minore

- I'm Joe – gli fece eco l'altro.

Anna sorrise ancora, poi si voltò e riprese a camminare.


Furono rare le occasioni nelle quali si trovò in difficoltà a causa della lingua, quindi i discorsi si susseguirono abbastanza fluidamente.

Joe stava raccontando un aneddoto, a suo parere storico, sulla sua famiglia, che aveva per protagonista se stesso, of course, quando Anna vide per la terza volta, una ragazza sui dodici anni, che li squadrava e parlottava concitamente con una sua amica, additandoli, di tanto in tanto. Notò che guardavano i due ragazzi con aria sognante, mentre a lei riservavano delle occhiatacce omicide. Senza smettere di camminare, per non dare troppo nell’occhio, si avvicinò piano a Nick, che non si era accorto di niente.

- Nick, there are two girls, that are looking here upon some minutes. Your leather jacket has been recognized… and also your faces. – sussurrò lei, guardandosi intorno nervosamente. Se ora qualche fan gli fosse saltata addosso, avrebbe fatto perdere loro diverso tempo, e il tempo era proprio quello che mancava.

Sentì i due fratelli scambiarsi rapide battute, ma il suo cervello era troppo impegnato a scovare un modo per riuscire a portarli al Laurin sani e salvi e a maledirli in tutte le lingue che conosceva, per essere usciti senza camuffarsi. O meglio: Joe ci aveva provato, ma Nick andava in giro con la giacca e i pantaloni che usava durante i servizi fotografici e i concerti.

Li avrebbe presi a sberle.

E anche le fans.

- Minsk! – disse sottovoce. L’unica idea che poteva essere presa in considerazione, era quella che lei e Nick si scambiassero la giacca, cosicché lui indossasse la sua felpa.

Il suo orgoglio stava protestando vivamente, ma se non avessero fatto così, probabilmente sarebbero dovuti venire a raccattarli in elicottero. E lei non aveva tutto ‘sto tempo.

- Guys, I have an idea…- disse, cercando di mantenere un tono di voce neutro.

Entrambi i Jonas parvero sollevati da quella notizia, quindi accelerarono il passo e si avvicinarono ad Anna.

- Great! Tell us what you think. – disse Joe, ansioso.

- Well, you are ok, but Nick not. We can change our jacket, so the fans don’t watch at us. Do you agree? – illustrò Anna, fissando il minore negli occhi.

- Yes – rispose lui arrossendo, sfilandosi la giacca e porgendogliela.

Lei si tolse la borsa, che bollò a Joe, per poi levarsi la felpa. Per un secondo, rimasero tutti e due con solo una maglietta addosso, mentre si porgevano i rispettivi indumenti. Anna indossava una semplice maglia bianca della Angel Devil a maniche corte, lui una nera con complicati ghirigori di fiamme. Non persero troppo tempo a guardarsi, dato che faceva un freddo dannato. La giacca di Nick le arrivava a metà della coscia, ma sembrava abbastanza calda, mentre la sua maglia gli stava bene, essendo più grande della sua taglia.


Dopo questo escamotage, nessuno li aveva più notati o indicati, e questo fu un bene.


Vi ricordate quando ho detto che la giacca di Nick sembrava calda? Ecco, dicevo il vero. Sembrava. Perché in realtà, vi si infiltravano tutti gli spifferi di vento, facendo gelare il busto della ragazza, che si mise a imprecare come un vecchio marinaio incallito, che aveva fatto anche il camionista, in Polonia.

- Ma porca di quella feccia, proprio il giorno più ghiacciato del mese, mi doveva capitare questo qui, che se ne va in giro come fosse agosto? Dico io, non è concepibile cazzeggiare alle sette e mezza di sera con una giacchettina, che la usano in Africa quando si devono rinfrescare! Siamo in settembre, per la precisione il 15, per l’amor di Dio! E la cosa triste, è che sarà costata un mucchio di schei! Ma veramente quello più sano di zucca del fratellame è il cane, Elvis. –

Nick collegò le imprecazioni di Anna, al fatto che continuasse a sfregarsi le mani sulle braccia e perché sapeva che la sua giacca non era propriamente calda. Proprio non sapeva come poter alleviare il freddo dalla ragazza.

- Hey, I’m so sorry, that you felt cold. I don’t know what I can do… - disse il minore mortificato. Non gli piaceva far soffrire le persone, specie se si erano dimostrate gentili e disponibili verso di lui e i suoi fratelli.

- Don’t worry, we’re near the hotel. I can resist five minutes. – disse lei, sorridendogli – o almeno lo spero… - aggiunse sottovoce. Le braccia le stavano entrando cancrena, mentre delle dita non aveva più avuto notizie da… beh, da quando aveva fatto cambio d’abito, per così dire.

Inutile dire che si stava maledicendo in tutti i modi possibili, per aver avuto un’idea tanto scema e degna di nota negli annali delle cazzate del millennio.

Mancavano poche centinaia di metri al punto dove si sarebbero separati, quando Anna fu percorsa da un brivido che la scosse sinistramente. Non volle fermarsi, ma rallentò vistosamente.

Sentiva tutti i muscoli invocare pietà, ma strinse i denti e continuò imperterrita a camminare. Non si poteva assolutamente dimostrare debole, specie davanti a due Esseri.

Nick si accorse subito del suo stato e senza che il suo cervello mandasse l’ordine, la bocca si mosse

- I can’t see you in this state. Please, let me hug you, so I can warm you up. –

Anna si girò con gli occhi sbarrati e un’espressione di incredulità sul volto.

- Are you joking, Jonas? – domandò incerta. Però la sua felpa era stata monopolizzata dal Jonas e un po’ di calduccio le sarebbe piaciuto tanto… No, aveva un orgoglio da difendere, insomma, farsi abbracciare da un quasi - sconosciuto solo perché aveva freddo le sembrava poco opportuno. Anche se il suddetto quasi - sconosciuto era Nicholas Jonas.

“Tsk, dettagli” si disse, inclinando appena la testa.

Aprì la bocca con l’intenzione di rifiutare, ma l’altro non le lasciò molta scelta: si avvicinò e la strinse a sé, senza malizia.

Anna rimase di marmo. C’erano alcuni futili dettagli da considerare: I) era più unico che raro il fatto che lei abbracciasse qualcuno che non facesse parte della sua famiglia o che fosse un’amica stretta; II) era ancora più raro (diciamo pure impossibile) il fatto che abbracciasse un Essere; III) l’Essere in questione non era un Essere qualunque, bensì una rockstar famosa in tutto il mondo; IV) se Annalisa fosse mai venuta a sapere che lei stava abbracciando Nick Jonas, probabilmente l’avrebbe strozzata seduta stante.

Ma il tepore di quell’abbraccio era così piacevole, che per una volta non pensò alle conseguenze e si lasciò cullare, raccogliendo le braccia contro il suo petto e, di conseguenza, contro quello di Nick.

Entrambi stavano benissimo; lui cullandola, lei gongolandosi.

Tanto che quando sentirono il rumore di un flash, seguito a ruota da tanti altri, rimasero fermi e impassibili.

“Ecchissenefrega” pensarono all’unisono. Mantennero quella posizione per diversi minuti, dando origine ad un gossip spettacolare.

Quando si staccarono, arrossirono lievemente e si rimisero in marcia.

- Thanks, Nick. – disse solamente.

Prima che proferissero parola, Joe spuntò dicendo

- Well, do you like running? –

- Yes. – rispose Anna, cominciando a correre.

Pochi secondi dopo, i fratelli l’avevano raggiunta e ora procedevano ad un’andatura abbastanza spedita e sostenuta.

Senza dire niente a nessuno, la ragazza scattò, separandosi drasticamente dai due Jonas. Quelli non persero tempo e la rincorsero, accorgendosi troppo tardi che la distanza continuava ad aumentare.

Arrivò con un vantaggio irrecuperabile alla piazzetta dove si sarebbero separati, fermandosi per salutarli e riprendersi la maglia.

- It’s not regular! You began before us! – si lamentò il maggiore, cercando di salvarsi il sedere e accasciandosi sulle ginocchia per la corsa, respirando affannosamente.

- Yes, yes, yes. The truth is that I’m faster than you. Well guys, here our roads divide. You'll go by this street, while I'll go by this other. But, before you went… - s’interruppe, lasciando che Nick si togliesse la sua maglia, mentre lei faceva lo stesso.

Come il tessuto della felpa le toccò il corpo, esalò un sospiro di sollievo. Ah, il caldo…

Poi, squadrando Nick, pensò che effettivamente non lo invidiava. Alzò lo sguardo fino ad incontrare quello del ragazzo; rimasero un po’ a fissarsi, fino a che Joe non tossicchiò per attirare l’attenzione su di sé.

- Yes Joe, don’t worry, I know that you are here. – lo canzonò Anna, sorridendo divertita. Quel ragazzo sarebbe andato benissimo per Annalisa; tutti e due anime della festa e vanitosi oltre ogni limite, con una passione per tutto ciò che brillava e il terrore più assoluto per i ragni. Due gocce d’acqua.

Lui si limitò a fare una faccia offesa, per poi sorridere, mentre si avvicinava con la classica faccia da non – prometto – nulla – di – buono.

- Joe, what want you make? – domandò lei allarmata.

- Well, if Nick hugged you, why me not? – e si lanciò su di lei, stringendola e facendole il solletico a tradimento.

- No Joe, NO! – urlò Anna, cercando di non morire dal ridere.

Giusto per non rimanere escluso, il minore si lanciò nella mischia, solleticando la ragazza.

- Ma vi siete coalizzati contro di me? Cioè, io vi riporto a casa interi e voi mi ringraziate così?! – sbraitò lei, facendo lunghe pause per riprendere fiato, una volta concluso il massacro.

- Urca, ne gavè de forsa, butei! – disse ancora, stavolta in dialetto veneto, poggiando le mani, finalmente calde, sulle ginocchia.

Nick e Joe risero, benché non avessero capito nulla.

Anna guardò l’orologio che aveva al polso e per poco non cacciò un urlo. Le 19.45! Dire che era in ritardo era un eufemismo.

- Guys, it has been nice to meet you, but it’s very late. I must go home. – disse Anna, guardandoli con aria triste.

- Can you give me your phone number? Maybe one day… - fece Joe, sfoderando una nuova allegria. Lei lo guardò scettica, ma annuì. Joe estrasse il suo IPhone dalla tasca dei jeans e aspettò. Anna gli dettò il numero, ma non gli chiese il suo. Tanto, a cosa le sarebbe potuto servire? Non li avrebbe mai più rivisti, quindi…

- Ok, I’m done. – disse il maggiore trionfante.

- Ok. – gli fece eco lei.

Si salutarono con un bacio sulla guancia e un abbraccio collettivo.

- Goodbye, Nicholas and Joseph Jonas. –

- Bye Anna and thank you for everything. – la salutò il minore.

Detto questo si girarono e se ne andarono, ognuno per la propria strada.













Avvertenza: i Jonas non mi appartengono. Non voglio in alcun modo imitare i loro caratteri. Questa fiction non è scritta a scopi di lucro.

  
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