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Autore: Mistero91    27/09/2009    2 recensioni
Un gruppo di persone si ritrovano rinchiusi in una stanza nel buio più totale senza ricordarsi niente. Chi sono? Perchè sono li? Chi è il responsabile di tutto questo? Cosa si nasconderà dietro questa stanza nera?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era completamente buio tutto intorno a me. Non ricordavo niente.

Insieme ai miei gemiti se ne aggiungevano altri.

- Chi siete? – domandai timoroso mentre i lamenti continuavano.

- Io non lo so, non mi ricordo niente. – rispose una voce superando quelle incessanti lagne.

Il buio totale di quel luogo mi urtava in modo particolare, inoltre quelle incessanti lamentele di persone sconosciute mi infastidirono ulteriormente.

- Basta! – tuonò una voce dietro di me e tutto intorno si calmò. I lamenti ripresero per poco, poi si interruppero definitivamente.

- Chi di voi ricorda qualcosa? – chiese ancora un’altra voce.

Ci fu un dissenso generale, nessuno ricordava né il nome, né la provenienza, proprio niente.

Non potevamo nemmeno riconoscerci nel volto, il luogo (probabilmente una stanza) in cui ci trovavamo era completamente avvolto nel buio più totale.

- Quante persone siamo? – domandai.

- Come facciamo a saperlo? non vediamo niente! – disse un altro dinanzi a me.

- Ho avuto un’idea. – propose una voce alla mia destra – Contiamo. –

- Cioè? Non capisco…- chiese colui che era dinanzi a me.

- Mi spiego meglio. Adesso io comincio col dire il numero uno, un’altra persona continuerà dopo di me e così via finché non avremmo raggiunto il numero di persone. –

Tutti compresero la geniale soluzione di quella voce con qualche complimento e cominciò il conteggio, rispettando i tempi e non creando confusione. Così rispettivamente: il numero 1 a colui che aveva proposto il piano, il numero 2 e 3 alle donne del gruppo, il 4 toccò a me, il 5 e il 9 erano due bambini, il 6 colui che placò le lamentele, il 7 capitò al vecchio del gruppo ed infine il numero 8 toccò alla persona che parlò per primo dopo di me. In totale eravamo 9 individui che dovevano convivere con questa inaspettata situazione.

- Bene! Ora che sappiamo quanti siamo propongo, per praticità, che il nostro nome rimarrà il nostro numero. -

- Giusto – aggiunse il numero 8, seguito da altre voci accordi.

Alcuni colpi sulla parete della stanza interruppero la conversazione e numero 1 chiese: - Che sta succedendo? –

-Ci deve essere un’uscita – rispose un po’ innervosito numero 6 – cavolo ci deve essere!-

Numero 6 fu preso dal panico, voleva a tutti i costi uscire da lì, battendo colpi violenti sui muri.

Insistette numero 6 con tale forza da impaurire i due bambini; allorché intervenne numero 7, il vecchio, pronunciando: - la calma è la virtù dei forti.-

Numero 6 continuò a colpire senza sosta nel tentativo di risolvere quella angosciosa situazione, finché una porta si aprì e la luce abbagliò tutti.

Non riuscivo a vedere niente, sentivo solamente la voce di numero 6 che cercava di difendersi, cessando subito dopo che quell’individuo chiuse la porta.

- Numero 6, numero 6 – ripeté numero 1.

- È stato portato via. – conclusi io.

- Che diavolo succede qui? – domandò una voce femminile, era il numero 3.

Stavamo cominciando a perdere la pazienza, a non sopportare questa situazione, allora cercai di tranquillizzarli: - Calma! Calma! Riflettiamo su ciò che ha detto numero 7, ha ragione, la calma è la virtù dei forti, quindi dobbiamo mantenere la tranquillità o faremo la fine di numero 6. Dobbiamo rimanere uniti e superare insieme questi momenti.-

Tutti si calmarono dalle mie parole rassicuranti, e cercammo di collaborare.

- Qualcuno è riuscito a vedere da dove veniva la porta? – chiesi.

- Io non sono riuscito a vedere niente quella luce ha abbagliato tutti, probabilmente è molto tempo che siamo rinchiusi qua al buio - rispose numero 1.

Mi sentii toccare, poi strattonare i vestiti infine una voce di bambino parlò: - Io sono riuscito a vedere la porta. – Dalla voce pareva un bambino di 10 anni, era numero 9.

- Sapresti riconoscere, al buio, dove si trova? – gli chiesi io.

La risposta fu affermativa e prendendomi la mano andò nella direzione della porta.

- Dovrebbe essere più o meno qui. – aggiunse numero 9.

- Ottimo lavoro. – si congratulò numero 1 dalla parte opposta della stanza.

- Ma non sento nessuna maniglia, e adesso? – domandai.

- Aspetta ti do una mano. – mi aiutò numero 1.

Con calma tastammo tutta la parete fino a che non trovammo la maniglia. – Eccola! – esclamò numero 1 – ma non si apre- aggiunse sconsolato.

- Me lo immaginavo – disse numero 8.

- Qualcuno ha un piano? – chiese numero 3, una delle donne.

- Potremo aspettare che ritornino e appena aprono lo assaliamo. – propose numero 8.

- Non funzionerebbe. – tagliai corto.

- Allora qualcuno ha un’altra idea? – domandò numero 1.

- In genere c'è un momento per tuffarsi, ma bisogna aspettare che si riempia la piscina se non ci si vuole immergere in un pediluvio – pronunciò numero 7.

- Che vuoi dire numero 7? – domandò numero 1.

Numero 7 si limitò a pronunciare un’altra citazione: - Ci vuole saggezza per comprendere la saggezza. La musica non è nulla se il pubblico è sordo.-

- Ma vaffanculo! – rispose netto numero 2.

- Calmiamoci. Ormai è chiaro che numero 7 parla solo con degli aforismi e quindi va compreso ragionandoci. – proposi io.

- Io ho capito cosa vuol farci capire. Il momento per tuffarsi, cioè del nostro piano c’è ma bisogna aspettare il momento giusto, cioè quando la piscina si riempirà se non vogliamo immergerci in un pediluvio e quindi il nostro piano in fumo. – spiegò numero 1.

- Si concordo, direi di aspettare il momento giusto. – disse numero 8.

Così aspettammo per varie ore il momento giusto che sembrava non arrivare più.

Ci posizionammo in questo ordine: io e numero 1 ai lati della porta, numero 8 davanti mentre i restanti del gruppo dietro nel caso ci volesse un rinforzo.

Il tempo scorreva, senza che nessuno aprisse quella porta. Il buio, il silenzio, davano a quei momenti pura angoscia e pressione.

Eravamo tutti molto attenti allo spostamento della maniglia, ma quell’individuo non né voleva sapere di arrivare, come se sapesse.

Ero in tensione da parecchio tempo e quindi decisi di rilassarmi, ma appena distesi i nervi la maniglia si mosse cogliendomi impreparato.

La porta si spalancò e un bagliore accecò tutti.

Nonostante il dolore agli occhi riuscii a dire: - ORA! –

Tutti assalimmo l’individuo: - Aiuto! – Gridò l’uomo e subito arrivarono in soccorso altri compagni.

Subito dopo si attivò un allarme, i miei occhi si stavano riabilitando e riuscii a intravedere un’uniforme verde, da soldato.

Quello fu l’ultimo ricordo visivo perché un soldato mi immobilizzò e mi colpì facendomi perdere i sensi.
  
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