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Autore: Stray cat Eyes     27/09/2009    2 recensioni
Cinquanta frasi. Cinquanta temi per una sola coppia. Cinquanta raccolte di parole in diverse chiavi, che passano per il comico, l'angst, il nonsense e il fluff.
Cinquanta distinti modi d'essere che racchiudono un'unica essenza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la writing community 1frase.

Fandom: Axis Powers Hetalia
Coppia: Spagna (Antonio Fernandez Carriedo)/Sud Italia (Lovino Vargas)
Set di temi: Alpha
Rating: PG-13
Avvertimenti: Shounen-ai, accenni al cross-dressing




Nota:
Le frasi accanto al cui prompt sarà presente un asterisco (e tra le quali è presente un minore spazio) sono collegate fra loro. Ciò implica anche una certa confusione, per cui... chiedo umilmente scusa. ^^







[Dusk and Summer]





#01 (anima)

Romano aveva sempre considerato la propria anima come la metà complementare di quella di Veneziano; così, profondamente convinto che nessun altro potesse mai appropriarsene - se non suo fratello -, proprio non gli riusciva di credere che Antonio avesse potuto conquistarla con tanta discrezione.



#38 (promessa)

“Un giorno ti lascerò libero, vedrai,” soleva dirgli Antonio; promessa bugiarda, tradita da quegli occhi caldi che, piuttosto, gridavano “Mio”.



#31 (barca)

E ogni volta, come una barca alla deriva, Romano si sarebbe lasciato travolgere dalla sua marea, cullato e battuto da onde di tenera, soffocante, disperata passione.



#44 (terrore)

Italia Romano riusciva a sentire, distanti migliaia di miglia, le grida di tormento degli uomini nativi del Nuovo Mondo, oppressi come lui dalle rudi catene spagnole; pazzo di gelosia, malato di solitudine, rise e pianse stringendosi i capelli - chiedendosi perché avesse tanto terrore di perderlo, come loro di trovarlo.



#21 (estate)

Le estati in Spagna erano particolarmente calde; nonostante tutto, più dell’afa e del sole cocente sulla pelle, per Romano estate significava riposare all’ombra degli alberi del frutteto, il sudore terso dalla brezza e dai fili d’erba, esausto ma con la soddisfazione di quella cassa già colma di pomodori - e lui accanto che glieli rubava.



#33 (morte)

Antonio non credeva nella morte - lui, la grande Spagna, avrebbe continuato a vivere nei secoli, prosperando in eterno; ma quando Italia se n’era andato, quando si era riunito a suo fratello, allora sì - allora si era sentito morire.



#10 (pazzia)

Ho fatto una pazzia, si disse Spagna, le labbra lucide e rosse; se Lovino avesse scoperto che aveva mangiato tutti i suoi adorati pomodori, probabilmente avrebbe distrutto le sue regioni vitali.



#50 (strada)

Romano era sul ciglio della strada - sotto il sole, bagaglio alla mano e pollice destro all’insù - quando la Vespa si era fermata: dapprima si era sentito fortunato, ma, tolto il casco scuro e rivelata l’identità del suo soccorritore, il ragazzo aveva mandato imprecazioni a tutt’andare; questo, prima che Antonio lo convincesse a salire dietro di lui, premendogli il casco sulla testa e partendo, attaccando un’allegra litania simile a Vacanze Romane.



#28 (posto)

Per quanto Romano fosse un bambino di poche parole, spesso imbronciato e con la vaga tendenza ad attaccar briga soprattutto con lui, ogni sera, portogli il vino, si arrampicava su per la poltrona, cercandosi un cantuccio accanto ad Antonio: quindi, stringendosi un po’, quest’ultimo gli chiedeva se stesse comodo; naturalmente, Romano non rispondeva - piuttosto, preferiva rannicchiarglisi contro e scoprire, di volta in volta, quanto lo spagnolo potesse rivelarsi più caldo del caminetto acceso.



#15 (letto)

Lovino chiuse gli occhi, godendosi il lieve frinire delle cicale nella fresca serata estiva, in giardino; con la testa posata appena sul suo ventre, “Sono comodo?”, sentì chiedere; “Più di un letto a baldacchino,” rispose, punzecchiandogli un fianco.



#22 (pioggia) *

“Spagna...” esalò il ragazzino; sangue stillava dalle ferite, lacrime piovevano dai suoi occhi liquidi, mentre il cielo grigio singhiozzava tetro e placido.

#35 (braccia) *

Quando tese le mani verso di lui, spaventato, Antonio lo sollevò fra le braccia; “Sì,” sussurrò, stringendolo forte, “Sì, è finita.”.



#04 (denaro)

Spesso, Romano aveva sentito parlare di tesori esotici: montagne di denaro, di monete d’oro scintillanti, distese di perle e pietre preziose, gioielli da far invidia a un re - roba da pirati, insomma; eppure, il suo unico, grande tesoro non era che quell’esile piantina dai particolari frutti rossi e succosi - sì, quella che gli aveva portato Antonio, direttamente dall’America: pomodoro, si chiamava.



#09 (notte)

“Che strano amante, il mio piccolo Lovino,” confessa Antonio allo specchio, rimirando le cinque sottili scie rosso fuoco sulla guancia sinistra, “Di notte mi ama... di giorno, invece...”.



#07 (attesa)

Lovino l’ha notato - come la sua pelle frema, nell’attesa d’esser sfiorata da quelle dita -, ha notato il tremore - e l’emozione - delle sue stesse mani, ha notato l’anomalia nel respiro - bloccato, irregolare, ansante - nei pochi attimi che lo separano da quell’abbraccio; Lovino, perciò, ha deciso: forse - lui forse lo ama.



#45 (fuoco)

L’incendio che divampava sui campi di battaglia infiammava anime, armi e cavalli, un fuoco che s’impastava con la polvere e l’odore di sangue, che feriva e annientava, lasciando dietro sé ceneri dalle quali era assai difficile rinascere; tuttavia, se il silenzio indisponente e un po’ preoccupato di Lovino - e le sue mani, e il suo profumo, e un panno umido - provvedeva a curare le sue ferite, Antonio pensava, tutto sommato, di potercela fare.



#18 (limite)

“Oh, insomma, anche tu avrai un limite! Chiunque ce l’ha!” si lamenta Romano, spinto giù sul materasso per l’ennesima volta da che è spuntato il sole; “Il mio amore per te no,” lo sorprende lo spagnolo, cliché dagli occhi verdi, “Quello trascende ogni limite.”.



#17 (minuto)

“Quanti battiti fa il cuore in un minuto?”: domanda piuttosto comune, circa la quale lui s’è documentato: per un uomo adulto a riposo, sono all’incirca sessanta o settanta; per una persona sottoposta ad uno sforzo fisico, tra i centoventi e i centocinquanta, o addirittura sui cent’ottanta; per un Lovino accanto ad un Antonio... non c’erano informazioni a sufficienza, ecco.



#37 (cellule)

Se è vero che una cellula altro non è che una piccola cella, allora Lovino ha tutte le ragioni del mondo per credere che in ogni singola celletta del suo corpo sia intrappolato un po’ del calore di quel suo amante molesto.



#14 (indifferenza)

D’altra parte, Antonio pensava che il ti odio quotidiano del piccolo Romano fosse un netto miglioramento, rispetto ai tempi in cui il bambino usava ignorarlo deliberatamente.



#06 (padrone)

“Lovino, Lovi...” gracchiò Spagna, solleticandogli la pelle nuda dei fianchi - e all’improvviso, all’improvviso Italia si ritrovò a pensare che era tutto più bello, ora, ora che Antonio non era più il suo signore e padrone, ora che incontrarsi così non era più legittimo, ora che lui non poteva più fingere di prendere ciò che gli spettava di diritto; ora che erano alla pari, non aveva più bisogno di sottrargli niente: tutto ciò che Antonio riceveva, era lui a donarglielo.



#13 (noia)

Da quando Romano è con lui, Antonio non conosce più noia: il piccoletto è un ribelle incallito, e quando non è occupato a tramare alle sue spalle per una rivolta, trascorre il tempo scorrazzando da un punto all’altro della sua immensa casa, intento a riordinare o, viceversa, a combinare guai; ciononostante, pensa lo spagnolo, può sempre concedersi di oziare un po’ durante la siesta pomeridiana - ammesso che il bambino glielo consenta, chiaramente.



#16 (stelle)

Guarda le stelle, (Lovino piangeva) sono più grandi e luminose proprio un attimo prima di morire: (Lovino gridava) che cosa triste (Lovino aveva le mani sporche di sangue - stelle brillanti rosso carminio - e quel sangue non gli apparteneva)... “Non c’era bisogno di diventare così grande, idiota... Antonio...”.



#29 (credere)

“Ti amo,” sussurrava, le labbra premute contro la nuca, il respiro sulla pelle e le dita intrecciate alle sue, (co)stringendolo in quell’abbraccio doloroso e (poco) fraterno (Abele fra le braccia di Caino); “Mi credi?” “... Ne ho bisogno.”.



#43 (facile)

Romano è da molto tempo che ha deciso: un giorno o l’altro, riuscirà a liberarsi del bastardo spagnolo, della sua stupidità, del suo essere invadente e noioso, possessivo e geloso - morbido come un cuscino, dolce come un pomodoro maturo, con due occhi che... ehm, insomma, Romano ha deciso, ma ha anche concluso che è molto più facile dirlo che farlo.



#24 (nero) *

Guardi quel nero sulle pareti, ombra scura che macchia la stanza ogni notte - vuoto, asciutto, profondo che pare inghiottirti: il corpo si tende, le mani si aggrappano alle lenzuola, ed è strano sentire quel moccioso ridere di te nell’oscurità (“Ah-ah, hai paura del buio! Spagna ha paura del buio!”); strano perché, in genere, sei tu a sorridere dei suoi gesti; strano perché, da quando è con te, questa è la prima volta che ascolti la sua risata.

#02 (seconda volta) *

La seconda non si lascia attendere, e tu ti ritrovi col fondoschiena immerso in un sudicio pantano in cui quel subdolo esserino fingerà di non averti spinto, mentre si tiene la pancia dal troppo ridere; ed è così che gli tendi una mano, solo per tirartelo dietro nella pozzanghera, all’infantile grido di “Ride bene chi ride ultimo!”.



#26 (parole)

Antonio era sempre stato bravo con le parole: dalla sua bocca uscivano calde, carezzevoli e forti, impastate dalla lingua di fuoco e sangria che sussurrava passione ad ogni nota; per questo, Lovino si chiedeva se i suoi baci non fossero le poche parole che non riusciva a pronunciare.



#32 (ricordi) *

Spagna è triste, seduto sul pavimento - il cuore stretto in una morsa, lo sguardo vuoto - e Romano s’inginocchia davanti a lui, come in uno di quei vecchi ricordi che sanno di polvere - quelli che restano aggrappati alle pareti come arazzi dai toni sempre più confusi, ombre di un passato che sembra un sogno: la scena è capovolta, ora; ma c’è ancora un bambino da consolare, quando qualcuno se ne va.

#30 (lontano) *

“Non fare quella faccia. Io... non voglio andare poi così lontano, no? Tornerei soltanto da mio fratello, tutto qui. Sarebbe... saremmo...” e lui non trova le parole adatte - si sono perse nella nebbia di quella strana malinconia - non sa come continuare, perché è tutto sbagliato - non gli deve alcuna spiegazione, in fondo - perché se ne sta andando e quello è sempre stato il suo più grande desiderio; sbagliato perché Spagna è triste, e Romano con lui.



#46 (risposta)

Antonio riuscì appena a percepire l’arma fendere l’aria, prima che questa facesse splat sulla sua faccia, in un atterraggio imprevisto e saporito; Lovino lo fissò in tralice, accusandolo con un “E questa è l’unica risposta che avrai!” mentre si preparava al lancio del secondo pomodoro.



#27 (uccidere)

“Uccidimi,” lo sfida Romano; ma lui non può, sa che non può: ucciderlo significa liberarlo, e liberarlo significa perderlo - e Antonio lo vuole ancora con sé, possibilmente in eterno.



#47 (chiaro)

“Non temere, un giorno anche tuo fratello vivrà qui con noi,” fingeva di rassicurarlo Spagna, fissando oltre l’orizzonte pregno d’acqua sporca; lui gli diede le spalle, “Io non ti basto, vero?”, ed era sempre stato un concetto talmente chiaro da farlo sentire uno stupido, adesso, per aver osato credere il contrario.



#23 (cielo)

Lovino sospirava, steso sul prato coi vestiti sporchi di fango, debole, spossato - adirato per come il suo corpo mostrasse i primi segni di cedevolezza, pazzo furioso per quanto lui stesso iniziasse a dimostrarsi arrendevole a quelle mani; Lovino guardava il cielo, stanco, memore della sua casa e di suo fratello, nel cuore l’urgenza di scordare quell’ultima notte: “Dio,” rimproverò all’azzurro uggioso, “avresti dovuto farmi più forte”.



#39 (speranza)

L’attesa è lunga, la speranza vana, tuttavia posseggono una caratteristica comune: hanno entrambe il potere di far soffrire; d’altra parte, si tratta pur sempre di aspettare e aspettarsi di poter essere felici; e lui comprese presto che, nella lingua di Antonio - “Romano, ¡esperame! Aspettami!” -, i due concetti erano strettamente legati. (1)



#03 (uomo)

“Io sono un uomo!” - Lovino pesta i piedi avvolti nelle calzette, le gambe infestate da un turbinio di tulle in morbidi volant - “Un uomo!” “No, tu sei un bambino,” - Antonio lo lega nel grembiulino, infilandogli a forza i mutandoni col merletto - “E così sei molto più carino!”.



#08 (miglior amico)

Spagna stava giusto cercando il modo migliore di assaporare quello strano frutto rosso, quando il bambino gli era saltato addosso con aria alquanto bellicosa, nelle mani il fido scopettone che usava (di malavoglia) per le pulizie: “Giù le mani!”, gli aveva intimato con un colpo secco sul fianco, “Non lo puoi mangiare, questo è il mio amico Pomodoro!”.



#11 (fidanzamento)

“... Ufficiale?” - Romano sgrana gli occhi, sputacchiando caffè in ogni dove - “Come sarebbe? Non vorrai...” “Dirlo a tutti? Sì.”; lui lo guarda con tutta la serietà di questo mondo, e il ragazzo non può far altro che avvampare e arricciare le labbra, borbottando quel che pare uno “stupido”.



#41 (rivelazione)

“Quindi ti... piacciono gli uomini?” si trova a chiedere, deglutendo; “Uno solo, Lovino,” replica lui - e il suo sorriso sornione basta (e avanza) a capire.



#48 (insieme)

“Ma io ti amo!” Antonio l’insegue... “E questo stupido insieme di lettere dovrebbe convincermi a dormire con te? Ma neanche per sogno!”... Lovino gli sfugge.



#19 (cuore)

L’amore di Antonio è un dolce veleno in grado, a volte, di spezzarti il cuore; in compenso, la furba determinazione di Romano gli consentirà di spezzargli la schiena, a suon di nottate trascorse da solo sul divano.



#36 (elettricità)

Spagna è stato un po’ il suo fulmine a ciel sereno - ha squarciato l’azzurro della sua tranquillità, lampeggiato prepotente nella sua vita, scacciato la noia con un colpo basso e sì, sì, ha addirittura contaminato il suo corpo con un’insana carica elettrica.



#05 (preghiera)

Prega Dio per liberarti dalle tentazioni del demonio, dicono, ma a lui non basterebbero due mani giunte per liberarsi di altre mani che dissacrano, ruvide e talvolta un po’ impacciate, il tempio del suo corpo.



#25 (medico)

Mugugnando (alquanto) infastidito, Lovino stava per tirar giù qualche santo - che ci pensasse un’anima pia a spiegare ad Antonio che la sala del Congresso (benché vuota) non era il luogo adatto per giocare al dottore.



#49 (mente)

Se Romano ogni tanto gli cedeva, non era perché gli piacesse davvero; quanto più perché, e lui lo sapeva bene, la mente malata di Spagna sarebbe stata in grado di traviare anche l’anima più innocente - o almeno, gli piaceva pensarlo.



#12 (vita)

La sua esistenza non era stata delle più facili, davvero - conquistato, dominato, bistrattato a più riprese - ma finanche lo scettico Romano aveva scoperto che, dopo secoli di amarezze, la vita può sorprenderti con un pizzico di (iberica) dolcezza.



#20 (fede)

Quell’anello - ecco, quell’anello è alquanto sospetto; “Io non sono una donna,” sibila, per ricevere in risposta: “Beh, puoi sempre far finta di esserlo, no?” - e Antonio sa, o solo intuisce, che riceverà presto dei responsi alquanto dolorosi.



#40 (buco)

Antonio si sentiva stranamente perso, steso sul fondo di quell’oscurità, perso senza il suo aiuto, perso mentre lo guardava negli occhi e lo vedeva, con un ghigno beffardo, prendersi gioco di lui - “... perché cadere in un fosso è la tua specialità, vero? Ah-ah!”.



#34 (peggio)

In quell’eterno tira-molla tra Spagna e gli altri Paesi europei a lui interessati, Italia Romano non era mai realmente certo di chi, fra loro, costituisse il suo passaggio dalla padella alla brace.



#42 (volontà)

Dicesi “volontà” il fine o i fini di una determinata persona nella sua vita, così recitava il dizionario; cosa, questa, che lo induceva a chiedersi se l’unica volontà di quel disgraziato che faceva le fusa aggrappato al suo grembo non fosse solo ed unicamente... quello.






*

(1) in spagnolo, il verbo esperar ha la doppia accezione di “sperare” e “aspettare”.

Note finali:
1. La frase in corsivo del prompt #42 (“Dicesi volontà il fine o i fini di una determinata persona nella sua vita”) è stata presa da Wikipedia - grande Wikipedia! XD
2. La frase “Quanti battiti fa il cuore in un minuto?” del prompt #17 è una sorta di omaggio al film “Fuochi d’artificio”.
3. Il titolo è preso da un album dei Dashboard Confessional e avrebbe a che fare con una sola delle frasi. Ma mi trancerò la lingua prima di dirvi qual è. Tanto si capisce ;D


Bueno (XD), sono riuscita a scrivere per cinquanta volte la stessa, identica cosa - il che rappresenta un record anche per me, regina della monotonia. XD
Ma c'è da dire che ho impiegato comunque due mesi per farlo, quindi... non lo so. Ho un po' perso il filo del discorso, eh. Ma è la prima volta che partecipo ad una writing community e mi sento emozionata, anche se ho fatto un macello totale! XD
Perdonate se, in alcune frasi, è toccato ad Antonio fare la parte della preda (termini come "impacciato" non sembrano donargli, lo capisco XD), ma volevo mettere in evidenza anche la sua parte debole e innocen, non solo quella di Romano (<- puro patriottismo, visto che è meridionale pure lei).
Adesso che ve l'ho detto, mi sento un po' meglio e posso andare a godermi (seh) la festa del patrono. Hasta la vista!

E grazie per la lettura! ^^

  
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