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Autore: Mattimeus    28/09/2009    2 recensioni
“Se l’amore è un dio e ha la potenza degli dei, in che modo mai un essere inferiore può rifiutarlo e tenerlo lontano?”
(Gorgia)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Se l’amore è un dio e ha la potenza degli dei, in che modo mai un essere inferiore può rifiutarlo e tenerlo lontano

“Se l’amore è un dio e ha la potenza degli dei, in che modo mai un essere inferiore può rifiutarlo e tenerlo lontano?”

-Gorgia

Secondo sigillo

L’albero è lì davanti. Non mi sono mai fermato a pensare ad un albero, alla serenità che emana, alla sua bellezza. Ma non ho nemmeno mai pensato ad un albero come qualcosa da distruggere, un ostacolo, un nemico. È curioso come mi sia sorpreso a pensare ad un albero in un momento come questo.

A rigor di logica delle futili osservazioni su un albero dovrebbero essere riserbate a momenti più adatti, o almeno migliori di questo. Eppure è qui, davanti a me. Ho il potere di abbatterlo, come ho fatto col primo, ma posso anche non farlo, posso lasciare il sigillo intatto e andarmene: risparmierei al mondo il ritorno di Ahriman, dio delle tenebre. Ma non voglio fermarmi.

Ho già spezzato uno dei quattro vincoli magici che tengono Ahriman chiuso nel tempio e andrò avanti finchè Elika sarà di nuovo tra i vivi. Ho preso questa decisone quando ho intuito la verità. Già. Dannata verità.

Abbiamo combattuto insieme per rinchiudere Ahriman, abbiamo lottato per salvare il mondo dalle tenebre. Ma lei è morta, e tutto quello che è riuscita a dire è stato “mi dispiace”.

Ahriman era stato liberato dal padre con un patto: lei doveva vivere. Già una volta infatti era morta, ma al nostro incontro non lo sapevo ancora. Lei stava scappando dai soldati di suo padre che cercavano di riportarla al tempio, io ero smarrito nel deserto e avevo appena perso il bottino di una tomba di non so che re; sono finito con un ruzzolone nella valle sconosciuta dove ho incrociato lei che scappava. Non ho avuto altra scelta che aiutarla a tenere rinchiuso Ahriman.

La nostra missione consisteva nel risanare i suoli fertili corrotti che tenevano rinchiuso il cattivone. Abbiamo avuto successo: Ahriman è tornato in gattabuia, Elika ha ripeso la vita, io ho perso la testa. Ho spezzato il primo sigillo senza rendermene conto e solo ora ho ripreso a pensare. Ma non ho cambiato idea. E stato troppo, la goccia che ha fatto traboccare la giara: lei che si dispiace per me? È lei ad aver perso la vita e si dispiace per me? Lei è a principessa di un popolo il cui solo scopo è far la guardia ad Ahriman, la sua gente vive secondo la volontà di Ormazd, che in teoria, in quanto dio della luce, dovrebbe proteggerli. Invece no. Di Ormazd si è solo sentito parlare. Non è concreto come la sua controparte tenebrosa. Si è limitato a lasciare dei guardiani. Ma da questa città se ne sono andati tutti, negli anni  si è spopolata ed è rimasta la sola famiglia reale ad adempiere al proprio incarico. E lei ha dato la vita! Ha difeso la luce fino alla morte e cosa ha ottenuto? Cosa ha guadagnato? La sua vita è stata quella di una reclusa in un buco di città abbandonata dal mondo e persino dagli dei! E in nome di una fantomatica luce lei è morta. Non lo capisco, non riesco a sopportarlo. Come può avere rinunciato a vivere in nome di un dio che ha solo sentito nominare?

Eppure è stata una sua scelta, una sua volontà che non riesco a concepire ne ad accettare. Perché? Perché non posso semplicemente andarmene con solo il suo ricordo, perché non è giusto che sia morta così… ah, come faccio a decidere cosa è giusto e cosa no, io che vivo da ladro e predone? Con che autorità nego la decisione della persona più pura che abbia mai incontrato? Forse proprio per la sua purezza, per il suo animo incontaminato dalla cattiveria del mondo: un mondo che non merita di essere salvato, non da lei, non in questo modo. Lei deve avere una possibilità. Io ho il potere di dargliela, e anche la volontà. In questo schifosissimo altopiano sabbioso io ho il controllo del destino di un dio. Buffo. Ahriman ha una sola possibilità di salvezza: me. Ormazd non ha calcolato una cosa nel porre dei guardiani e poi scomparire: la volontà degli uomini non è costante, i loro desideri sono mutevoli. Come il padre di Elika ha tradito il suo dio per la vita di sua figlia, io tradirò la volontà di sua figlia per riaverla.

Ecco, forse è qui la spiegazione: nel mio egoismo. Non so pensare ad altro che a me stesso, non ho esitato un attimo prima di decidere di liberare l’apocalisse per riavere ciò che voglio. Sarebbe un ottimo motivo per agire come sto facendo, ma non posso prendermi in giro da solo. Non nego che sarebbe comodo dirmi egoista, ma a spingermi c’è una forza molto più grande. Caspita sto quasi per ammettere a me stesso di essere innamorato, non è da me. Quando ho pensato all’amore mi sono sempre immaginato dall’altra parte del mondo a derubare qualcuno. Ma ora capisco che ho sottovalutato questa forza che spinge un uomo a fare cose che il mondo reputa follie. Probabilmente lo sono, ma non importa. Neppure gli dei ne hanno il controllo, basta guardare Ormazd che non ha calcolato che i suoi piani potessero essere scombinati da un piccolo uomo innamorato. Il risultato? Un dio del male in più in circolazione, uno dei tanti. Forse Ahriman è il dio del desiderio visto che viene costantemente liberato da persone con un desiderio. Di solito si è trattato di fama o ricchezza o potere, molto prevedibile anche per Ormazd. Questa volta però l’amore ci ha messo lo zampino; l’amore di un padre per la figlia e il mio… possibile che nemmeno Arhiman l’avesse messo in conto? Se era conscio che una volta rinchiuso io avrei voluto far rivivere Elika, allora ha combattuto per tutto il tempo con la consapevolezza che avrebbe vinto, sia che ci avesse distrutti sia che avesse perso la battaglia. Se è davvero così, beh… Ahriman ha vinto la guerra.

   
 
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