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Autore: ElderClaud    28/09/2009    1 recensioni
“Davvero signorina...? Non è il suo fidanzato?”
Ora il biondo la guardava con più interesse e con una certa malizia negli occhi furbi. Il tutto per gustarsi l'indignazione e la rabbia dell'amichetto del cuore.
Il cui volto stava raggiungendo una colorazione simile a quella dei capelli, per quanta rabbia stesse covando dentro.

{Renji-Rukia-Yylfort} {Altri personaggi presenti: Edorad Liones}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arrancar, Kuchiki Rukia, Renji Abarai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raining Stones'
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Storia scritta di getto in un momento di noia. Inutile dire che si riallaccia alle precedenti oneshot!
Prima volta che appare qui un'altra fracctiòn di Grimmjow. Ossia Edorad Liones!
Come potete notare, ho la passione per tutti quei personaggi “poco fighi” e molto marginali XD
Ma che volete farci, sono fatta così!
Ad ogni modo, buona lettura e lasciate un commento!


Irritating People



C'erano due categorie di persone a questo mondo, che lui proprio non riusciva a sopportare.

Vi erano gli stronzi (guarda caso ne aveva uno di fronte), e subito dopo giungevano i bastardi (e guarda sempre caso, ce n'era uno dinnanzi).
Ora, a rigor di logica, per forza di cose Renji Abarai ne doveva aggiungere un'altra di categoria.
Ossia quella dei figli di puttana d'eccellenza. Il mix perfetto tra le due categorie prima citate.
Se non fosse stato per il fatto che tale creatura era persino un poliziotto, non si sarebbe risparmiato dal berciargli addosso tutto quello che pensava di lui.
Cristo santo... Ma perchè aveva deciso di passarsi così la serata?
All'inizio era stato quasi per pietà. Rukia era tornata a casa venerdì sera con un gran mal di testa, ed era letteralmente sfinita e stressata dal suo nuovo lavoro.
Tanto che era rimasta a vegetare dentro l'armadio a muro della stanza che condivideva con Kurosaki – l'amica infatti dormiva con loro due – per tutto il sabato mattino facendolo quasi preoccupare.
Era Rukia maledizione! La sua amica di infanzia più fidata nonché l'unica donna – sinceramente parlando – di cui si era sempre interessato.
Non le tettone del liceo, e non le donzelle provocanti sul posto di lavoro. Lei e solo lei. Con la sua seconda scarsa di reggipetto, e con il suo viso perennemente acqua e sapone.
Come poteva essersi ridotta ad un pezzo di carbone acido per così poco? Dov'era la grinta?
Di conseguenza, cercando di convincerla i tutti i modi – scorbutici tra l'altro – era riuscito a persuaderla di andare a bere qualcosa assieme almeno alla sera.
Fin qui tutto bene.
Presa la sedan rossa di sua proprietà, conquistata con mesi di duro lavoro anche se trattasi di un modello usato, si erano poi diretti in centro alla ricerca di qualcosa che potesse distrarre l'amica piuttosto stressata.
Un paio di pub giusto per prendere una birra e un martini, e poi giù in periferia alla prima discoteca che avrebbero trovato.
E ancora una volta, fin qui tutto bene.
La serata era passata bene, al pub miss Kuchiki si era sfogata parlandogli di quanto fosse stronzo il suo capo ufficio, mentre sulla pista da ballo aveva fatto scintille. Costringendolo a starle quasi dietro nel ritmo.
E dato che quando è troppo è troppo, persino Renji stesso che amava l'azione dovette porre fine a quella serata improvvisata. Trascinando via una fin troppo brilla amica di infanzia oramai del tutto sfogata.
Era bello vedere Rukia finalmente più serena anche se aveva alzato un po' il gomito, ma tutt'altro era vederla flirtare con quel fottuto poliziotto!

Usciti dal locale, deciso più che mai a riportarla a casa, l'aveva imbrigliata con la cintura di sicurezza al sedile della macchina – lei decisamente non collaborava – e aveva preso la via di casa a tutta velocità.
Facendo stridere le ruote sulla ghiaia dello squallido parcheggio, e immettendosi sulla strada con una bella inversione a “U”.
due cazzate in un colpo solo, e difatti neanche a cento metri c'era una volante della polizia.
Inutile dire che l'alt fu praticamente scontato. Ma quello che non si aspettava era con che razza di individuo avrebbe avuto a che fare.
E ora, proprio nel momento in cui il tizio stava minuziosamente controllando i documenti fornitogli, non poteva che mandare a fare in culo quel dannato fighetto.
Che poi, era davvero un poliziotto uno conciato così? Non aveva la solita divisa blu e azzurra, e il distintivo lo teneva in tasca (mostrato giusto a loro per non farsi passare come ballista).
Aveva un abbigliamento piuttosto ricercato. Con indosso un completo bianco latte e una camicia di seta nera. Il collo circondato da una catenina d'oro e i lunghi capelli biondi freschi di parrucchiere.
Sembrava il modello di qualche sponsor, o in alternativa uno sbandato uscito dalla discoteca che, per attirare la gente, faceva pure finta di fare lo sbirro.
Tanto per essere più figo.
La volante poi non era neppure quella di servizio, ma un'auto civile. In teoria avrebbe dovuto esporre la sirena portatile quanto meno. Invece anche lì, nulla di nulla a parte un individuo piuttosto massiccio dall'insolita acconciatura punk. Una criniera color magenta incorniciava un volto duro ma dallo sguardo annoiato.
Ma quello era nulla in confronto allo spilungone biondo.
Beh, a lui stava particolarmente sulle scatole, e a testimonianza di ciò c'era il fatto che le dita di entrambe le mani di sua proprietà, tamburellavano nervose sul volante di pelle lacero.
Tenevano il ritmo di una canzone non ben precisa, e a fare da percussioni c'erano pure i piedi sul tappetino di gomma.
Irritante, irritante!
E quella scema di Rukia che se lo stava mangiando con gli occhi, pazzesco! Lo squadrava dall'alto in basso ridacchiando in preda agli eccessi dell'alcool e degli ormoni.
E quel tizio compiaciuto di ciò, le lanciava a tratti occhiate complici e furtive mentre osservava le carte assicurative. Mettendosi quasi in posa come un pavone con la sua ruota.
Irritante, irritante! Irritante doppiamente!

“Allora agente, è tutto in regola?!”
Quando finalmente Renji si decise a sbollire i bollenti spiriti, lo fece con una punta di insofferenza nella voce.
Una cosa che il poliziotto captò subito ma che, invece di raccogliere con tono seccato, la prese bene giocandosela a suo favore. Iniziando a pizzicarlo con battute pungenti.
“Ho quasi finito fratello... Ma la tua fidanzata mi sembra un po' alticcia...”
C-cosa?!”
Veramente... Aveva capito bene? Si era addirittura permesso di dire ciò? Quel figlio di puttana evidentemente, cercava la rissa. Con che coraggio si permetteva di sfotterlo in quel modo?
“Ehi! Non sono alticcia! E q-questo qui non è il mio fidanzato!!”
Gridò dal lato del passeggero una donna minuta e allegra. Interrompendo improvvisamente le domande mentali dell'amico.
Fregandosene dell'espressione stravolta del rosso per quella affermazione/domanda, e continuando con il suo gustoso siparietto.
Lasciando un Renji a boccheggiare come un pesce fuori d'acqua per la sfacciataggine che mostrava, e per quella di quel bastardo d'un poliziotto. Osava pure chiamarlo fratello?
“Davvero signorina...? Non è il suo fidanzato?”
Ora il biondo la guardava con più interesse e con una certa malizia negli occhi furbi. Il tutto per gustarsi l'indignazione e la rabbia dell'amichetto del cuore.
Il cui volto stava raggiungendo una colorazione simile a quella dei capelli, per quanta rabbia stesse covando dentro.
Il sabato sera era una autentica noia per Yylfort Grantz. Essere sergente di polizia non lo salvava dal lavoro per principianti come il controllare ragazzini sbronzi, o in questo caso delle gnocche ubriache. Di conseguenza quindi, si doveva pur riscattare in qualcosa.
E guarda caso fare il bastardo era il suo forte.

Si voltò appena notando la risata nascosta di Edorad Liones , che dalla volante – seduto con le braccia incrociate dietro la testa, e i piedi pigramente messi sul cruscotto della vettura – si gustava come al cinema quel gustoso siparietto.
Gli lanciò giusto una occhiata complice, come a riferirgli che lo spettacolo era appena cominciato. L'altro di tutta risposta, annuì con convinzione captando forte e chiaro le motivazioni di un sergente annoiato quanto lui.
“Non sono fidanzata! E poi questo qui è ancora vergine!”
Rukia! Che dici?! Io ti ammazzo!!”
Spostò il volto verso i due giusto in tempo per assistere ad un'altra scenetta gustosa. E nel mentre quei due litigavano quasi brutalmente, alle sue spalle le risate si erano fatte più grosse.
Dovette trattenersi pure lui dal non ridere in faccia a quel povero sfigato di un vergine, prendendo in mano le redini e proponendo un'altra procedura standard ai due.
“Visto che la signorina continua ad essere un po' su di giri... Che ne dici se le facciamo fare un bell'alcool test, fratello?”
era una domanda quasi banale, ma quel povero disgraziato si voltò gonfio di rabbia verso di lui e sembrò sul momento di urlargli contro.
“Le... Le sembra il caso di fare un test ora??”
Era sul punto di scoppiare, lo si vedeva benissimo. Gli occhi erano iniettati di sangue, il volto si era fatto quasi blu dall'ira, e un braccio era impegnato a placcare la donna sul sedile che si dimenava come una anguilla.
Per Yylfort era arrivato il momento di mettere la ciliegina sulla torta.
“Che c'è fratello...? Giornata pessima quella di oggi?”
La sua voce si rese improvvisamente bassa e roca, quasi in tono di sfida. Se quel coglione dai capelli rossi fosse saltato fuori dall'auto per iniziare una rissa, sarebbe stata la serata più divertente della sua vita.
“Se fossi in lei... La smetterei subito di chiamarmi fratello!”
Ringhiò basso e minaccioso Renji. Ormai davvero al limite di sopportazione umana.
Con sempre più voglia di fare una strage, osservava quell'uomo non più come una autorità, ma solo come un coglione da linciare e basta.
Lo odiava in tutto e per tutto.
Lo odiava per i suoi atteggiamenti arroganti.
Lo odiava per essere, quasi sicuramente, più ricco di lui.
E lo odiava per il modo in cui si passava la lingua sui denti sia in segno di spregio nei suoi confronti, sia per calamitare l'attenzione su di sé di una eccitata Rukia.
Che in preda all'ebrezza, continuava a cianciare di essere ben disposta a fare quel test, ma solo ed esclusivamente “a modo suo”.
Che dire, quando alzava un po' il gomito si trasformava in tutt'altra persona. Diventava ciò che a lui dava più fastidio in assoluto.
Ossia diventava un'altra.

Prese la decisione di andarsene via sgommando solo al momento giusto.
Ovvero colse l'occasione di riprendersi i documenti, nell'esatto momento in cui furono a portata di mano.
Approfittando di un momento di distrazione del biondo, glieli stracciò di mano e accese il motore in fretta e furia. Facendolo ruggire e sorprendendo i due poliziotti in modo negativo.
Tanto che, uno dei due – quello che ancora era alla macchina per essere precisi – si era portato una mano alla cintura per estrarre la pistola.
Ruggendo un “fermatevi” con voce cavernosa, proprio mentre la sedan sgommava via stridendo le gomme sull'asfalto. Iniziando per giunta a raggiungere il collega per prendere la mira.
Fu solo il gesto annoiato della mano del sergente, a fermare in tempo l'arma di Liones.
Che stupito lo osservò quasi accigliato.
“Ma sei sicuro Yylfort? Avrebbe anche potuto accoltellarti piuttosto che strapparti le carte di mano!”
l'altro a quella affermazione ci rise su. Passandosi una mano tra i capelli con estrema soddisfazione.
“Massì! Lascia che vadano! Direi che la serata a quello sbruffone gliel'ho rovinata!”
Tranquillizzato da quelle parole, il massiccio poliziotto sbuffò sollevato e ripose l'arma nell'apposita fondina. Ridendo di divertita sincerità a quella dannata malizia.
“Sei un gran bastardo sergente, ehe!”

[…]

L'aveva scampata bella.
Avrebbero anche potuto inseguirli a sirene spiegate, e chiedere persino i rinforzi, ma dopotutto non conosceva altra soluzione che questa.
Renji era fatto così. Pur di salvare il proprio onore, era capace di distruggerlo in pochi minuti. Commettendo atti estremi come quello di menarsi con il prossimo.
In tal caso però, era stato messo letteralmente alla prova da un dannato poliziotto. Che sfruttando il distintivo si permetteva di fare lo stronzo.
Sospirò spazientito, e allentò la pressione sul pedale dell'acceleratore. Andando finalmente ad una velocità decente.
Con la coda dell'occhio andò a guardare quasi con preoccupazione Rukia, che con occhi vacui e spenti, guardava fuori dal finestrino il paesaggio notturno.
Un paesaggio fatto di lampioni e di insegne luminose. Di persone e di macchine che venivano dal senso opposto a loro.
Ma che nei suoi occhi passavano via e basta. Ormai del tutto offuscata dai sensi e dall'ebrezza da esserne totalmente soggiogata.
Era stanca, e forse anche disperata.
Il perchè di tale affermazione non sapeva spiegarlo, ma era ciò che sentiva più vicino come descrizione.
Strinse con forza il volante, e si morse il labbro inferiore per il grandioso senso di impotenza che provava.


Perchè per quanto fosse suo amico da anni, alle volte il fatto di non riuscire a capirla appieno lo faceva sentire inutile.

   
 
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