Storia scritta di getto in un momento di noia. Inutile dire che si
riallaccia alle precedenti oneshot!
Prima volta che appare qui un'altra fracctiòn di Grimmjow.
Ossia Edorad Liones!
Come potete notare, ho la passione per tutti quei personaggi
“poco
fighi” e molto marginali XD
Ma che volete farci, sono fatta così!
Ad ogni modo, buona lettura e lasciate un commento!
Irritating People
C'erano due categorie di persone a questo mondo, che lui proprio non riusciva a sopportare.
Vi erano gli stronzi
(guarda caso ne aveva uno di fronte), e subito dopo giungevano i
bastardi (e guarda sempre caso, ce n'era uno dinnanzi).
Ora, a rigor di logica,
per forza di cose Renji Abarai ne doveva aggiungere un'altra di
categoria.
Ossia quella dei figli di
puttana d'eccellenza. Il mix perfetto tra le due categorie prima
citate.
Se non fosse stato per il
fatto che tale creatura era persino un poliziotto, non si sarebbe
risparmiato dal berciargli addosso tutto quello che pensava di lui.
Cristo santo... Ma
perchè aveva deciso di passarsi così la serata?
All'inizio era stato quasi
per pietà. Rukia era tornata a casa venerdì sera
con un gran mal di
testa, ed era letteralmente sfinita e stressata dal suo nuovo lavoro.
Tanto che era rimasta a
vegetare dentro l'armadio a muro della stanza che condivideva con
Kurosaki – l'amica infatti dormiva con loro due –
per tutto il
sabato mattino facendolo quasi preoccupare.
Era Rukia maledizione! La
sua amica di infanzia più fidata nonché l'unica
donna –
sinceramente parlando – di cui si era sempre interessato.
Non le tettone del liceo,
e non le donzelle provocanti sul posto di lavoro. Lei e solo lei. Con
la sua seconda scarsa di reggipetto, e con il suo viso perennemente
acqua e sapone.
Come poteva essersi
ridotta ad un pezzo di carbone acido per così poco?
Dov'era
la grinta?
Di conseguenza, cercando
di convincerla i tutti i modi – scorbutici tra l'altro
– era
riuscito a persuaderla di andare a bere qualcosa assieme almeno alla
sera.
Fin qui tutto bene.
Presa la sedan rossa di
sua proprietà, conquistata con mesi di duro lavoro anche se
trattasi
di un modello usato, si erano poi diretti in centro alla ricerca di
qualcosa che potesse distrarre l'amica piuttosto stressata.
Un paio di pub giusto per
prendere una birra e un martini, e poi giù in periferia alla
prima
discoteca che avrebbero trovato.
E ancora una volta, fin
qui tutto bene.
La serata era passata
bene, al pub miss Kuchiki si era sfogata parlandogli di quanto fosse
stronzo il suo capo ufficio, mentre sulla pista da ballo aveva fatto
scintille. Costringendolo a starle quasi dietro nel ritmo.
E dato che
quando è troppo è troppo, persino Renji stesso
che amava l'azione
dovette porre fine a quella serata improvvisata. Trascinando via una
fin troppo brilla amica di infanzia oramai del tutto sfogata.
Era bello
vedere Rukia finalmente più serena anche se aveva alzato un
po' il
gomito, ma tutt'altro era vederla flirtare con quel
fottuto
poliziotto!
Usciti dal
locale, deciso più che mai a riportarla a casa, l'aveva
imbrigliata
con la cintura di sicurezza al sedile della macchina – lei
decisamente non collaborava – e aveva preso la via di casa a
tutta
velocità.
Facendo
stridere le ruote sulla ghiaia dello squallido parcheggio, e
immettendosi sulla strada con una bella inversione a
“U”.
due cazzate in
un colpo solo, e difatti neanche a cento metri c'era una volante
della polizia.
Inutile dire
che l'alt fu praticamente scontato. Ma quello che non si aspettava
era con che razza di individuo avrebbe avuto a che fare.
E ora, proprio
nel momento in cui il tizio stava minuziosamente controllando i
documenti fornitogli, non poteva che mandare a fare in culo quel
dannato fighetto.
Che poi, era
davvero un poliziotto uno conciato così? Non aveva la solita
divisa
blu e azzurra, e il distintivo lo teneva in tasca (mostrato giusto a
loro per non farsi passare come ballista).
Aveva un
abbigliamento piuttosto ricercato. Con indosso un completo bianco
latte e una camicia di seta nera. Il collo circondato da una catenina
d'oro e i lunghi capelli biondi freschi di parrucchiere.
Sembrava il
modello di qualche sponsor, o in alternativa uno sbandato uscito
dalla discoteca che, per attirare la gente, faceva pure finta di fare
lo sbirro.
Tanto per
essere più figo.
La volante poi
non era neppure quella di servizio, ma un'auto civile. In teoria
avrebbe dovuto esporre la sirena portatile quanto meno. Invece anche
lì, nulla di nulla a parte un individuo piuttosto massiccio
dall'insolita acconciatura punk. Una criniera color magenta
incorniciava un volto duro ma dallo sguardo annoiato.
Ma quello era
nulla in confronto allo spilungone biondo.
Beh, a lui
stava particolarmente sulle scatole, e a testimonianza di
ciò c'era
il fatto che le dita di entrambe le mani di sua proprietà,
tamburellavano nervose sul volante di pelle lacero.
Tenevano il
ritmo di una canzone non ben precisa, e a fare da percussioni c'erano
pure i piedi sul tappetino di gomma.
Irritante,
irritante!
E quella scema
di Rukia che se lo stava mangiando con gli occhi, pazzesco! Lo
squadrava dall'alto in basso ridacchiando in preda agli eccessi
dell'alcool e degli ormoni.
E quel tizio
compiaciuto di ciò, le lanciava a tratti occhiate complici e
furtive
mentre osservava le carte assicurative. Mettendosi quasi in posa come
un pavone con la sua ruota.
Irritante,
irritante! Irritante doppiamente!
“Allora
agente, è tutto in regola?!”
Quando
finalmente Renji si decise a sbollire i bollenti spiriti,
lo
fece con una punta di insofferenza nella voce.
Una cosa che il
poliziotto captò subito ma che, invece di raccogliere con
tono
seccato, la prese bene giocandosela a suo favore. Iniziando a
pizzicarlo con battute pungenti.
“Ho quasi
finito fratello... Ma la tua fidanzata mi
sembra un po' alticcia...”
“C-cosa?!”
Veramente... Aveva capito bene? Si era addirittura permesso di dire
ciò? Quel figlio di puttana evidentemente, cercava la rissa.
Con che
coraggio si permetteva di sfotterlo in quel modo?
“Ehi! Non
sono alticcia! E q-questo qui non è il mio
fidanzato!!”
Gridò dal lato
del passeggero una donna minuta e allegra. Interrompendo
improvvisamente le domande mentali dell'amico.
Fregandosene
dell'espressione stravolta del rosso per quella affermazione/domanda,
e continuando con il suo gustoso siparietto.
Lasciando un
Renji a boccheggiare come un pesce fuori d'acqua per la
sfacciataggine che mostrava, e per quella di quel bastardo d'un
poliziotto. Osava
pure chiamarlo fratello?
“Davvero signorina...? Non è il suo
fidanzato?”
Ora il biondo la guardava con più interesse e con una certa
malizia
negli occhi furbi. Il tutto per gustarsi l'indignazione e la rabbia
dell'amichetto del cuore.
Il cui volto stava raggiungendo una colorazione simile a quella dei
capelli, per quanta rabbia stesse covando dentro.
Il sabato sera era una autentica noia per Yylfort Grantz. Essere
sergente di polizia non lo salvava dal lavoro per principianti come
il controllare ragazzini sbronzi, o in questo caso delle gnocche
ubriache. Di conseguenza quindi, si doveva pur riscattare in
qualcosa.
E guarda caso fare il bastardo era il suo forte.
Si
voltò appena notando la risata nascosta di Edorad
Liones ,
che dalla volante – seduto con le braccia incrociate dietro
la
testa, e i piedi pigramente messi sul cruscotto della vettura
– si
gustava come al cinema quel gustoso siparietto.
Gli lanciò giusto una occhiata complice, come a riferirgli
che lo
spettacolo era appena cominciato. L'altro di tutta risposta,
annuì
con convinzione captando forte e chiaro le motivazioni di un sergente
annoiato quanto lui.
“Non sono fidanzata! E poi questo qui è ancora vergine!”
“Rukia! Che dici?! Io ti ammazzo!!”
Spostò il volto verso i due giusto in tempo per assistere ad
un'altra scenetta gustosa. E nel mentre quei due litigavano quasi
brutalmente, alle sue spalle le risate si erano fatte più
grosse.
Dovette trattenersi pure lui dal non ridere in faccia a quel povero
sfigato di un vergine, prendendo in mano le redini
e
proponendo un'altra procedura standard ai due.
“Visto che la signorina continua ad essere un po' su di
giri... Che
ne dici se le facciamo fare un bell'alcool test, fratello?”
era una domanda quasi banale, ma quel povero disgraziato si
voltò
gonfio di rabbia verso di lui e sembrò sul momento di
urlargli
contro.
“Le... Le sembra il caso di fare un test ora??”
Era sul punto di scoppiare, lo si vedeva benissimo. Gli occhi erano
iniettati di sangue, il volto si era fatto quasi blu dall'ira, e un
braccio era impegnato a placcare la donna sul sedile che si dimenava
come una anguilla.
Per Yylfort era arrivato il momento di mettere la ciliegina sulla
torta.
“Che c'è fratello...? Giornata pessima quella di
oggi?”
La sua voce si rese improvvisamente bassa e roca, quasi in tono di
sfida. Se quel coglione dai capelli rossi fosse saltato fuori
dall'auto per iniziare una rissa, sarebbe stata la serata
più
divertente della sua vita.
“Se fossi in lei... La smetterei subito di chiamarmi fratello!”
Ringhiò basso e minaccioso Renji. Ormai davvero al limite di
sopportazione umana.
Con sempre più voglia di fare una strage, osservava
quell'uomo non
più come una autorità, ma solo come un coglione
da linciare e
basta.
Lo odiava in tutto e per tutto.
Lo odiava per i suoi atteggiamenti arroganti.
Lo odiava per essere, quasi sicuramente, più ricco di lui.
E lo odiava per il modo in cui si passava la lingua sui denti sia in
segno di spregio nei suoi confronti, sia per calamitare l'attenzione
su di sé di una eccitata Rukia.
Che in preda all'ebrezza, continuava a cianciare di essere ben
disposta a fare quel test, ma solo ed esclusivamente “a modo
suo”.
Che dire, quando alzava un po' il gomito si trasformava in tutt'altra
persona. Diventava ciò che a lui dava più
fastidio in assoluto.
Ossia diventava un'altra.
Prese la decisione di andarsene via sgommando solo al momento giusto.
Ovvero colse
l'occasione di riprendersi i documenti, nell'esatto momento in cui
furono a portata di mano.
Approfittando
di un momento di distrazione del biondo, glieli stracciò di
mano e
accese il motore in fretta e furia. Facendolo ruggire e sorprendendo
i due poliziotti in modo negativo.
Tanto che, uno
dei due – quello che ancora era alla macchina per essere
precisi –
si era portato una mano alla cintura per estrarre la pistola.
Ruggendo un
“fermatevi” con voce cavernosa, proprio mentre la
sedan sgommava
via stridendo le gomme sull'asfalto. Iniziando per giunta a
raggiungere il collega per prendere la mira.
Fu solo il
gesto annoiato della mano del sergente, a fermare in tempo l'arma di
Liones.
Che stupito lo
osservò quasi accigliato.
“Ma sei
sicuro Yylfort? Avrebbe anche potuto accoltellarti piuttosto che
strapparti le carte di mano!”
l'altro a
quella affermazione ci rise su. Passandosi una mano tra i capelli con
estrema soddisfazione.
“Massì!
Lascia che vadano! Direi che la serata a quello sbruffone gliel'ho
rovinata!”
Tranquillizzato da quelle parole, il massiccio poliziotto sbuffò sollevato e ripose l'arma nell'apposita fondina. Ridendo di divertita sincerità a quella dannata malizia.
“Sei un gran
bastardo sergente, ehe!”
[…]
L'aveva
scampata bella.
Avrebbero anche
potuto inseguirli a sirene spiegate, e chiedere persino i rinforzi,
ma dopotutto non conosceva altra soluzione che questa.
Renji era fatto
così. Pur di salvare il proprio onore, era capace di
distruggerlo in
pochi minuti. Commettendo atti estremi come quello di menarsi con il
prossimo.
In tal caso
però, era stato messo letteralmente alla prova da un dannato
poliziotto. Che sfruttando il distintivo si permetteva di fare lo
stronzo.
Sospirò
spazientito, e allentò la pressione sul pedale
dell'acceleratore.
Andando finalmente ad una velocità decente.
Con la coda
dell'occhio andò a guardare quasi con preoccupazione Rukia,
che con
occhi vacui e spenti, guardava fuori dal finestrino il paesaggio
notturno.
Un paesaggio
fatto di lampioni e di insegne luminose. Di persone e di macchine che
venivano dal senso opposto a loro.
Ma che nei suoi
occhi passavano via e basta. Ormai del tutto offuscata dai sensi e
dall'ebrezza da esserne totalmente soggiogata.
Era stanca, e
forse anche disperata.
Il perchè di
tale affermazione non sapeva spiegarlo, ma era ciò che
sentiva più
vicino come descrizione.
Strinse con
forza il volante, e si morse il labbro inferiore per il grandioso
senso di impotenza che provava.
Perchè per quanto fosse suo amico da anni, alle volte il fatto di non riuscire a capirla appieno lo faceva sentire inutile.