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Autore: LadyElizabeth    29/09/2009    3 recensioni
[...Ok, è evidente che non si aspettava di vedere qui Valentina, o meglio, non se l’aspettava durante una nostra lezione singola. La sua compagna delle medie, quella con cui è sempre stata in competizione, quella che non può sopportare e che si è ritrovata l’anno scorso nel gruppo di tennis. Ha sempre tentato di essere gentile con lei anche se glaciale, ma certe volte non si è trattenuta. E ha fatto bene, aggiungerei. ...“Tutto bene?” grido. “NO!” risponde furente. “Per via di Vale?” “Ma no, dai!” risponde sarcastica...] Durante una lezione di tennis come tutte le altre Francesca si trova a dove fronteggiare una persona che non vedeva da tempo. E lei ha anche il coraggio di provocarla davanti a Lui! Come reagirà Francesca? L'arrivo di questa ragazza sarà un bene o un male?
Genere: Romantico, Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto merito di una "vipera"

Nonostante non siano nemmeno le sei di pomeriggio la luce del sole già diminuisce.

Lancio un’occhiata al cielo e ne ho la triste conferma: è sereno ma il fatto che sia fine settembre fa sì che venga buio prima.

Fine estate…e questo significa solo poche più lezioni singole con lei.

È al di là della rete e mi guarda incuriosita: ha ragione, mi sono preso troppo tempo per riflettere, cosa che non faccio di solito.

“Scusami, tutto ok. Ricominciamo!” esclamo.

Palleggiamo per un po’ poi vedo che è stanca e passa velocemente la mano su un ginocchio, anzi su “quel”  ginocchio.

“Basta, raccogliamo ok?”

Annuisce e si dirige verso il suo borsone per bere.

Mi costringo a distogliere lo sguardo da lei, oggi mi ha già colto di sprovvista una volta.

Un attimo dopo arriva Rocco, il mio collega, sbraitando come un ossesso: il nostro giovane più promettente se ne va e lascia la squadra, quella dove io e lui giochiamo assieme.

Quella dove c’era lei a farci il tifo.

Verrebbe ancora se lui non ci fosse più?

Non ho mai capito se veniva per me o per lui.

Ascolto quello che Rocco ha da dirmi ma non so cosa replicare…cavolo, è una situazione complicata!

Quando finalmente posso tornare a guardare lei ha già finito di raccogliere quasi tutte le palline.

Credo abbia sentito  il mio sguardo su di sé perché si volta a guardarmi, le faccio un cenno che vuol dire “scusami” o qualcosa di simile.

Sorride poi mi dice: “Vai tranquillo. Situazione pesante eh?”

Sgrano gli occhi.

Ancora non ho capito come fa a leggermi così dentro, così a fondo: quando mi guarda con quegli occhi color nocciola mi sento nudo, indifeso.

Annuisco.

“Si, sai com’è…inizio stagione, Ale che se ne va…”

Un’ombra di dolore passa sul suo viso e, di riflesso, anche sul mio.

Scosta una ciocca ribelle da davanti agli occhi poi mi domanda: “ Ho visto che ci sarà un torneo qui tra una settimana…lo farai?”

“Credo di si. Anche se il cemento non è il massimo per la mia gamba…e di sicuro faranno il tabellone apposta per farmi uscire al primo turno” concludo amaramente.

Mi guarda stranita.

“Ma come, non hai visto il nome del torneo?”

Scuote la testa arrossendo leggermente.

“Lo organizzano Andrea e il padre, il torneo è a nome loro quindi si occupano anche dei tabelloni…”

“Ma tu sei del loro circolo, sei un loro collega, dovrebbero essere felici se fai bella figura!” esclama con gli occhi che ardono.

“In teoria…ma sai che non è così!”

Gli occhi le lampeggiano di rabbia ma non dice nulla, è troppo corretta anche per dire una parola sul suo ex allenatore.

“In ogni caso…verresti a vedermi?” domando.

Oddio!

Gliel’ho chiesto!

No, è ufficiale: sono proprio un cretino.

“Si, volentieri. Tanto sono vicina a casa, mi fa comodo…” risponde sorridendo.

È quel sorriso che mi scalda il cuore: spensierato, allegro, dolce…bellissimo.

Sorrido anche io poi rido velocemente per la tensione accumulata: ora so che ho un motivo in più per non farmi sbattere fuori subito, dovessi anche giocare contro il più forte del mondo.

Riprendiamo a giocare, lei è con le spalle al vialetto e quindi non vede chi sta arrivando ma io si.

“Ciao”

Francesca sobbalza e manda la palla in rete.

So cosa sta pensando, sa che conosce quella voce.

“Ciao” rispondo con un sorrisino.

Lei si volta e quando torna a guardare me è incredula: gli occhi sbarrati e la mano che stringe convulsamente la racchetta.

Ok, è evidente che non si aspettava di vedere qui Valentina, o meglio, non se l’aspettava durante una nostra lezione singola.

La sua compagna delle medie, quella con cui è sempre stata in competizione, quella che non può sopportare e che si è ritrovata l’anno scorso nel gruppo di tennis.

Ha sempre tentato di essere gentile con lei anche se glaciale ma certe volte non si è trattenuta.

E ha fatto bene, aggiungerei.

Valentina tira dritto e lei sospira di sollievo, spera di essersela scampata.

Palleggiamo ancora ma, pochi minuti dopo, vedo Valentina tornare verso di noi e addirittura avvicinarsi al campo…

No aspetta, sta aprendo il cancelletto ed entrando in campo!

Vedo Francesca corrugare la fronte ma continua a giocare, sa bene che nulla deve distoglierla dal tennis, tanto meno lei.

Valentina arriva fino da me, così vicina che devo smettere di palleggiare per non colpirla.

Mi giro verso di lei e me la ritrovo appiccicata: in un attimo mi ha abbracciato, dato due baci sulle guance e esclamato: “Gianniiii!! Ma come sono felice di rivedertiiii!”

Sorrido leggermente spiazzato e ascolto cosa vuole dirmi.

Lancio anche un’occhiata veloce a Francy che, al di là della rete, sta fulminando Valentina con lo sguardo e batte nervosamente un piede per terra.

“Senti, che ne dici di bere così sentiamo cosa deve dirci Vale?” le domando.

Sgrana gli occhi poi senza dire nulla si dirige al borsone.

In un attimo le siamo accanto anche noi e Valentina inizia a dire che per il corso non ha problemi di giorno ma solo di orari.

“E tu Francy?” chiedo io.

“Anche io preferirei giocare sul tardi. Per i giorni non so…” dice glaciale.

“A proposito, come va la scuola?” le domanda Valentina.

“Tutto bene, tu?”

“Benissimo. E com’è andata la pagella a giugno?”

Francesca contrae un attimo la mandibola poi risponde.

“Bene, bene. Sono soddisfatta”.

Sorrido.

Non le ha chiesto com’è andata la sua.

Ma Valentina glielo dice lo stesso.

“Oh, anche a me è andata bene: sto mantenendo lo standard delle medie ricordi?”

Oddio, vuole morire.

Francesca non dice nulla, si limita a bere un sorso d’acqua.

“E ad orari come sei messa?” prosegue Valentina.

“Eh insomma, esco alle due quasi tutti i giorni. Tu?”

“Strano, anche io esco quasi tutti i giorni alle due…eppure la mia sperimentazione è p.n.i. come la tua ma io ho in più una lingua straniera!” risponde sorridendo.

Eccolo il morso della vipera!

“Oh povera! Ma sei sicura che con un orario così e lo studio avrai tempo per venire a tennis?”

Reprimo una risata.

Anche Francesca sa essere perfida quando vuole.

Valentina fa un sorrisino di superiorità poi si gira verso di me.

“Allora ci sentiamo presto Gianni! Ciao. Ciao Francy!” esclama andandosene.

La saluto a mia volta e Francesca borbotta un “ciao” indistinto.

Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti poi lei torna in campo come per dirmi che è pronta, che vuole giocare.

Le lancio la palla e mi risponde con una bordata, gliela rimando di là ed ecco un altro missile.

Cavolo, dev’essere arrabbiata forte!

“Tutto bene?” grido.

“NO!” risponde furente.

“Per via di Vale?”

“Ma no, dai!” risponde sarcastica.

Lascio perdere il palleggio e mi avvicino alla rete.

“Dai lasciala perdere!”

“E come faccio, me lo spieghi? Ma ti sei reso conto di come ti ha salutato?”

La guardo senza capire.

“Oddio!” esclama esasperata. “Ti è praticamente saltata addosso, gridando con quella sua voce da oca e mollandoti due baci sulle guance!”

“E quindi?”

“E quindi? E quindi se permetti non ti ho salutato io con due baci sulle guance dopo un mese che non ci vedevamo! E credo che il nostro rapporto sia un po’ più importante del vostro…o mi sbaglio?”

Non so cosa dire.

Gli occhi le si riempiono di lacrime.

“Bene. È ovvio che mi sbagliavo. Mai dare nulla per scontato…”

Aggiro la rete e arrivo di fronte a lei.

“Francy, non dire così ok? Sai che non è vero!”

“Io non so più niente Gianni! Non so perché mi batte il cuore come se avessi corso tremila chilometri prima di vederti ed impazzisce ancora di più non appena mi saluti, non so perché ho voglia di riempire di schiaffi Valentina, non so perché impazzisco quando mi nomini la tua fidanzata…non so più nulla! Ho una tale confusione in testa! Ma a te non interessa vero?”

“Ma come facevo a saperlo se non mi hai mai detto niente?” le chiedo.

Una lacrima le riga il viso.

“Ma cosa dovevo dirti? “Scusa sai, ma credo, anzi sono sicura di essermi innamorata di te! Molla la tua fidanzata che odia il tennis e non ti capisce davvero e stai con me che ti amo dalla prima volta o quasi che ti ho visto”? Avrei dovuto dirti così?”

Di nuovo mi mancano le parole.

Lei scaglia la racchetta per terra e corre a sedersi sulla panca, accanto al suo borsone.

Mi fiondo accanto a lei e le prendo le mani.

“Era un inizio. Avevi paura che ti dicessi di no vero?”

Fa segno di si con la testa, le lacrime che ormai scorrono libere sulle guance.

“E non vorresti invece sentire la risposta del diretto interessato, invece di pensare solo a quello che potrebbe dirti?”

Mi guarda dritto negli occhi.

Faccio un sospirone poi le rispondo.

“Ti avrei detto che hai ragione. So bene che la mia ragazza odia il tennis e non capisce che invece io su questo sport ho basato la mia vita. Ma cosa credi, che io sia perfetto? Ho paura come tutti sai? E in amore ancora di più. Però non dubitare del fatto che non mi fossi accorta delle tue attenzioni, dei piccoli gesti che mi riservavi e ai quali ripensavo una volta a casa. Mi sono affezionato a te, ma non ho mai voluto approfondire la cosa per paura. Questa sfuriata mi ha fatto bene…mi hai fatto capire che, si insomma, che anche io ti amo!”

Sgrana gli occhi incredula.

“Ne sei sicuro?” balbetta asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“Ma certo che ne sono sicuro sciocchina! Non vedi dai miei occhi che non ti mento?”

Tira su col naso.

“E allora perché facevi il cretino e assecondavi Valentina? Le hai addirittura detto che bevevamo per parlarvi meglio!”

Sorrido.

“Sai che non posso essere imparziale! Ma godevo come un matto quando le hai tirato l’ultima frecciatina…anche se un po’ mi fai paura!”

Mi butta le braccia al collo e affonda il viso nel mio collo ridendo.

“Che scemo che sei! Mi hai fatto incavolare davvero…Comunque sarà meglio che tu abbia paura di me! Devi capire che non puoi fare lo scemo con le altre, specie con Valentina!”

Le prendo il mento tra le dita e la costringo a guardarmi negli occhi.

“Sai che non lo farei mai ora che ho te. Ti amo” dico serissimo.

Sorride dolcemente poi mi bacia a fior di labbra.

“Anche io” risponde.

Senza pensarci troppo me la tiro sulle ginocchia e la bacio di nuovo, più dolcemente.

Il nostro primo vero bacio.

Come farò adesso a staccarmi dalle sue splendide labbra?

Ah se solo Valentina potesse immaginare cosa l’aspetta al corso d’ora in poi!

Buonasera!

Si, sono tornata.

Non iniziate a scappare però, vi prego.

Non so come mi sia uscita, anzi credo di sì: avevo bisogno di sfogarmi dopo un qual certo discorsetto!

Ormai avrete capito che la prima parte è realmente accaduta mentre la seconda purtroppo no... Spero solo di aver reso bene il punto di vista maschile, non so come potesse sembrare la storia vista da fuori ma ho provato a scriverla in questo modo, anche per sperimentare qualcosa di diverso!

Se siete arrivati fino a qui me lo lasciate un commentino?

Grazie,

vi adoro!

Liz.

  
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