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Autore: Lex    14/09/2003    0 recensioni
Questo è il proseguo della mia ff "Adesso lo sai", scritta per tutti coloro che, come me, vogliono sapere cosa è successo dietro la porta dell'appartament o di Masahiko... Però, ragazzi, attenti al rating!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TUTTO IN UNA NOTTE




Lasciò in ordine il tavolo da trucco, ripose gli abiti usati da Masami nell'armadio ed uscì dal camerino con il giubbotto sotto braccio.
Si affacciò un'ultima volta nel locale e intravide Tatsumi ed un altro paio di yakuza addormentati sui divani della saletta vip. Nelle vicinanze osservò con disgusto le Assi mezze svestite che dormivano immerse in un mare di bottiglie di alcolici. Kaoru dormiva seduta su di uno sgabello col busto piegato sul bancone del bar. In mano aveva ancora un bicchiere riempito a metà.
Masahiko rabbrividì per lo spettacolo ignobile e ancor di più ricordando il momento in cui, soltanto poche ore prima, aveva visto Kaoru e le Assi entrare nel locale. Quelle folli, depravate, ingrate, avanzi di galera, avevano avuto il coraggio di ripresentarsi in un bar, in quel bar. E Kaoru che ce le aveva accompagnate.
Il suo sbigottimento e la sua frustrazione erano stati tali che non era neppure riuscito ad impedir loro di unirsi al festino. Tatsumi ed i suoi colleghi criminali, poi, ne erano stati talmente entusiasti che non era proprio stato il caso di contraddirli.
Deglutì rumorosamente. L'aria del locale era disgustosamente intrisa di fumo, di profumo da donna e, naturalmente, di odore di alcolici.
Indossò frettolosamente il giubbotto ed uscì dall'ingresso principale mormorando tra sé che la prossima volta le avrebbe senz'altro lasciate dov'erano.
Una volta fuori si concesse un profondo respiro liberatorio. L'aria era fresca e pulita, il cielo, sebbene cosparso di nubi scure ma alte, sembrava sul punto di schiarirsi. Annodò la sciarpa intorno al collo, chiuse con attenzione tutti i bottoni e si incamminò lentamente nell'aria fredda del mattino di Natale.
Si sorprese a ricordare che era stata lei a regalargli quella sciarpa. Quando era successo? Più di un anno fa, ormai.
Sorrise appena e abbassò istintivamente lo sguardo nascondendolo agli sparuti passanti.
Non erano trascorsi che dodici mesi, in fin dei conti, ma quella mattina gli sembrava fosse successo in una vita precedente. Era stato il suo regalo di Natale e lo aveva scartato sul tetto, sotto la sua finestra. Ma il vero regalo, per lui, era stato quel piccolo, lievissimo bacio che l'aveva accompagnato. Sorrise lievemente pensando che avrebbe dovuto aspettare a lungo prima di riceverne un altro.
Infilò entrambe le mani in tasca cercando di proteggersi da quell'aria tagliente, ma proseguì lentamente lungo la via semideserta. Si sentiva così stanco, sfinito anzi.
Raggiunse la stazione e attese il primo treno raggomitolato su una panchina di legno. Non pensò neppure di entrare nel bar. Il tragitto gli sembrava interminabile e soltanto l'idea di prendersi un caffè lo nauseava.
Aveva freddo ed era stanco. Tremendamente stanco.
Sul treno dovette imporsi di non addormentarsi. Sarebbe stato un finale da favola essere risvegliato dal controllore a fine corsa all'estrema periferia di Tokyo. Già, proprio un finale da favola.
Davanti ai suoi occhi spenti campeggiava il manifesto del concerto di capodanno che aveva notato la notte precedente. Quella giovane cantante doveva essere davvero famosa, ma non riuscì proprio a ricordare di averla vista prima di allora. Forse era diventato ormai troppo vecchio per quel tipo di concerto. Magari a Shion poteva interessare. Ci pensò meglio e concluse di no. Non era proprio il tipo.
Shion. Il suo pensiero andò a lei.
Distolse lo sguardo dal manifesto e lo perse nella fila di seggiolini deserti. Quante cose erano cambiate in poche ore. E quante non lo erano affatto. Non sembrava arrabbiata con lui, comunque. Non era certo stata certo colpa sua, del resto. Almeno non stavolta. Ma che occasione aveva perso. Diamine, che occasione.
Scese una fermata prima della sua e si diresse lentamente verso casa Wakanae.
Kaoru gli aveva detto di aver accompagnato Shion a casa insieme alle Assi prima di virare per il The secret flower garden. Beh, almeno quella premura l'avevano avuta. Pensandoci meglio, però, Hiromi aveva detto che erano state fermate dalla polizia proprio dietro casa Wakanae. Storse la bocca pensando che molto più probabilmente erano soltanto tornate a prendere l'auto e con l'occasione avevano accompagnato Shion.
Per un attimo gli sembrò di sentire ancora nelle orecchie gli schiamazzi di quel branco di pervertite ubriacone. Strinse gli occhi e scosse la testa con forza cercando di liberarsene. Quel piccolo moto di rabbia lo abbandonò e con esso si dileguò anche la poca adrenalina che era entrata in circolo lasciandolo più stanco e svuotato di prima.
Davanti al cancello si fermò. Spinse lo sguardo sul tetto e riuscì a scorgere le tende tirate alla finestra della camera di Shion. Guardò l'orologio e rimise subito la mano in tasca. Era troppo presto.
Se fosse entrato Sora e Yukari avrebbero saputo quanto era successo la notte appena trascorsa e tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani. Entrare di soppiatto era rischioso e poi doveva considerare anche che Shion era andata a dormire soltanto poche ore prima.
Rimase a lungo immobile ed in silenzio davanti al cancello. Allungò un braccio e posò una mano sulla fredda ringhiera.
Voleva parlarle. Era pur vero che non era responsabile di quanto era accaduto, ma non voleva lasciare il discorso in sospeso. Non dopo quello che era successo prima dell'infelice telefonata di Hiromi.
Cavoli, se solo non avesse risposto.
Guardò ancora la casa. Tutto era immobile.
Gli fu difficile lasciare la presa, ma rimise stancamente la mano in tasca. Se fosse entrato a quell'ora forse l'avrebbe messa in difficoltà con Sora e Yukari. Forse voleva spiegar loro le cose a modo suo. E forse non adesso.
E poi, voleva davvero presentarsi a lei in quelle condizioni? Puzzava vergognosamente di alcolici e soprattutto di profumo da donna. No, non era davvero quella l'immagine che voleva darle di sé. Non in quel momento.
Fece un passo indietro, tristemente, ma prima di voltarsi dedicò un ulteriore sguardo alla casa. Niente. Tutto silenzio.
Si avviò rassegnato verso il suo appartamento stringendosi ancor di più nel giubbotto. Scrutò il cielo invitato da una leggera nebbiolina che si stava abbassando sulla città. Brutto segno.
Sorpassò il passaggio a livello e incrociò una bicicletta che proveniva dalla direzione opposta. Un uomo anziano nascosto da sciarpa e cappello lo salutò cordialmente senza smettere di pedalare. Alzò una mano salutando a sua volta e la rifugiò subito dopo in tasca infreddolita.
Quello era il proprietario del negozio di fiori, che lavorasse anche la mattina di Natale? No, poco probabile. Comunque, quando più tardi sarebbe tornato verso casa Wakanae, avrebbe potuto dare un'occhiata. Forse le avrebbero fatto piacere. O no. O si, diamine, in fin dei conti era pur sempre una ragazza, per quanto insolita. E lui aveva comunque qualcosa da farsi perdonare o, meglio, da far dimenticare. Però cosa ne avrebbero pensato Sora e Yukari? E se Shion ancora non avesse voluto? Ma no, aveva parlato a sua madre con molta franchezza la sera precedente. Oddio, non le aveva detto niente di compromettente in verità? Ma in fin dei conti loro sapevano bene cosa lui provasse per lei.
Sentì una goccia bagnargli la guancia.
No! Cavoli, la pioggia no. Volse gli occhi al cielo e sentì le prime gocce bagnargli il viso. Lo riabbassò desolato e dopo qualche attimo sorrise.
" Okay, mi arrendo, mi arrendo ".
La sua voce si perse lungo la strada deserta. Attese per un attimo una risposta che non sarebbe mai arrivata, strinse meglio la sciarpa in torno al collo e, facendo ricorso alle forze residue, proseguì con passo più sostenuto.
Giunse a casa tutto bagnato e infreddolito. Salì i gradini e tolse il giubbotto gocciolante appendendolo ad un gancio fuori dall'ingresso. Si chiuse la porta dietro le spalle e smise la sciarpa poggiandola sull'appendiabiti. Quella non l'avrebbe lasciata fuori.
Sfilò le scarpe senza usare le mani e le abbandonò nell'ingresso notandone con sorpresa un altro paio ordinatamente riposto nell'angolo.
Si voltò di scatto e la vide.
Il suo corpo era nascosto nel futon ma i suoi capelli erano una macchia scura sulla coperta ed il cuscino bianchi. Gli dava le spalle, senza muoversi. Solo il suo dorso si gonfiava e si sgonfiava lentamente sotto la coperta.
Rimase così stupito di vederla lì che per qualche secondo non poté far altro che osservarla in silenzio e ripensare alle parole di Kaoru. L'avevano riaccompagnata a casa. Era possibile che lei avesse proseguito da sola fin lì, oppure che Kaoru si riferisse a casa sua. O che l'avesse fatto Shion stessa. Ma era rilevante ora? No di certo. Perché mai doveva sempre perdersi in riflessioni inutili?
Si scrollò con decisione, girò intorno al futon e si fermò incontrando finalmente il suo viso. La sua espressione era così serena e calma. Il suo respiro era regolare e profondo. Si soffermò un attimo sui suoi lineamenti inerti e sorrise riflettendo sull'agilità con la quale usavano piegarsi ai suoi stati d'animo.
Ancora una volta non poté che ammirare il contrasto tra il candore della sua pelle ed il colore intenso dei suoi capelli. Senza pensare ai suoi occhi. Vedendoli così chiusi nessuno avrebbe potuto immaginarne le potenzialità, ma Masahiko sapeva fin troppo bene che quando li avrebbe aperti sarebbe stato nuovamente in loro potere, che vi si sarebbe perso nel vano tentativo di scoprirvi i segreti che nascondevano. Si, dovette ammetterlo, erano occhi in cui non riusciva a penetrare e che erano sempre un passo avanti a lui.
Vederla nel suo letto gli fece una strana impressione. E di più l'idea che a notte fonda fosse rientrata in casa, avesse spiegato il futon e vi si fosse addormentata. Tutto ciò per aspettare lui, sapendo che sarebbe rientrato e l'avrebbe trovata lì.
La guardò ancora, era così tranquilla e rilassata nel suo futon, come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo. Come se fosse il suo. Se ne sentì felice e cercò di incorniciare quell'immagine nella sua memoria.
La vide muovere appena la mano poggiata sul cuscino. Attese un momento, ma non successe altro. Si guardò attorno nella luce mogia di quel mattino che penetrava dalle finestre. Vide i suoi indumenti abbandonati sulla poltrona. Pantaloni, calze, maglione e, orca l'oca, quella era la sua biancheria! Guardò meglio, con il battito improvvisamente alterato. C'era qualcosa di bianco che spuntava da sotto il maglione, ma non era certo di cosa fosse. Avrebbe potuto essere lo spallino del reggiseno. Ma da quella distanza?.
Pensò di verificare, ma cambiò subito idea. Se si fosse svegliata e l'avesse sorpreso a razzolare tra i suoi vestiti? No, meglio non rischiare.
Spostando lo sguardo si avvide della stufa vicina al letto. Probabilmente l'aveva accesa una volta rientrata in casa, aveva fatto freddo quella notte e lei non vi era abituata. L'impianto di riscaldamento di casa Wakanae era di gran lunga più efficiente e, in proporzione, altrettanto meno dispendioso. Però era stata attenta a non addormentarsi senza prima averla spenta. Molto diligente, come sempre. O forse non era riuscita a prendere subito sonno? Si chiese se anche l'imperturbabile Shion cuore di pietra potesse essere rimasta turbata da quanto successo la sera precedente. Sorrise e si rispose da solo. Si, era possibile anche per Shion, che, in realtà, tanto imperturbabile non era, anche se questa era circostanza nota solo agli addetti ai lavori.
Con la coda dell'occhio notò dei segni vicino alla stufa e si rese conto di aver lasciato una fila di impronte sul pavimento. Guardò a terra e vide una chiosa umida dipanarsi dai suoi piedi bagnati. Fece istintivamente un passo indietro allontanandosi dal futon. Dopo un breve attimo di indecisione si chiuse in bagno e, prima di togliersi quei vestiti fradici, aprì l'acqua della doccia sperando che il rumore non la svegliasse.
Cercò di rilassarsi e lasciò che l'acqua bollente portasse via tutta la stanchezza e l'amarezza di quella notte. Poggiò le mani sul muro e sorrise con l'acqua che gli scorreva sul viso.
" Shion ".
Era incredibile come lei fosse in grado di cambiare in un attimo il colore della sua giornata. Il suo viso da solo era in grado di farlo. Le ore della notte sembravano lontane, la danza delle Assi quasi divertente, persino la nebbia, che fino a pochi minuti prima lo aveva terribilmente intristito, adesso creava una piacevole atmosfera ovattata.
Quando uscì dalla doccia si rese conto di non aver preso alcun vestito di ricambio. Frugò tra quelli appena dimessi che poi spinse mestamente nell'oblò della piccola lavatrice nascosta a fianco del lavabo. Si asciugò i capelli alla rinfusa strusciandoli con forza con l'asciugamano e rinunciando al phon per timore di svegliarla. Li avrebbe asciugati meglio più tardi.
Si legò un asciugamano di fortuna in vita e si accinse ad aprire la porta raccomandandosi di non far rumore. Ma appena la schiuse la vide seduta sul letto. Guardava nella sua direzione, lo stava attendendo. I suoi occhi già vispi contrastavano con l'immagine della coperta ancora avvolta intorno al corpo. Quegli occhi in cui, come da previsione, si perse un attimo dopo.
" Buongiorno, Masahiko ".
Le rispose chiedendosi che sensazione avrebbe provato nel sentirle pronunciare quel saluto dopo essersi svegliato accanto a lei. Così vicino da sentire il suo respiro sulla pelle del viso. Dopo aver passato la sua prima notte con lei. Con lei.
" Buongiorno, Shion ".
Il sapore del suo nome gli scivolò sulle labbra come quello della sua pelle. Vide che aveva usato come pigiama la camicia bianca che le aveva prestato poche ore prima. Ricordò la striscia di stoffa bianca che spuntava da sotto il maglione e istintivamente lo sguardo gli cadde sulle sue spalle, indagante la trasparenza della stoffa. Si distolse a fatica da quel pensiero.
" Ti ho svegliata facendo la doccia? ".
Lo guardò stupita e un po' contrariata per poi parlargli con tono canzonatorio, " Sai, Masahiko, pensi davvero che tutte le cose che succedono dipendano da te? ".
" Cosa? ".
La guardò sorpreso e scoprì che il suo sguardo sapeva di rimprovero.
" Devi smettere di sentirti in colpa per cose di cui non sei responsabile ".
" Ma cosa stai dicendo? io non mi sento in colpa di niente ".
" Davvero? Nemmeno un po' per quello che è successo stanotte? ".
" Beh.. ".
" Allora? ".
" Io? ".
" Avanti, dimmi la verità ".
Messo alle corde fu costretto a cedere, come sempre, " Beh, forse.. si, un po' si..", ma reagì davanti al suo sguardo compiaciuto, " ma non è colpa mia se sono fatto così! ".
Si passò nervosamente una mano tra i capelli e gli rispose sarcastica, " Fammi capire, Masahiko, non è colpa tua se ti senti colpevole? Che cos'è, un nuovo scioglilingua? ".
" Ma io.. ".
" Allora? Ma ti ascolti quando parli? ".
Rispose a quella provocazione quasi risentito, " Fammi capire, Shion, stai forse cercando di darmi il colpo di grazia dopo una nottata infernale come questa? ".
" Tutto il contrario, Masahiko. Voglio proprio che tu smetta di sentirti in colpa per questa nottata infernale ". Davanti al suo sguardo stranito proseguì con tono più lieve, " Non è colpa tua. E' andata così e basta. E poi, non vedo proprio perché dovresti avere quello sguardo tanto demoralizzato, non è successo niente di particolare, in fin dei conti ".
" Beh, insomma? ".
" Avanti, scommetto che hai solo dovuto far compagnia ad un paio di yakuza servendo loro da bere ".
Reagì a quelle parole senza riuscire a trattenere la stizza, " Già, ho passato la notte vestito da donna ad un tavolo con un paio di yakuza, con la pazza degna figlia di uno di loro e quattro travestiti appena usciti di galera ".
Rimase stupita e non ebbe tempo di replicare prima che lui proseguisse, " E per far compagnia a quel branco di pazzi maniaci ho dovuto mandarti a casa da sola, dopo.. si, insomma, dopo... ".
Lo guardò tergiversare. Ripiegò le gambe al petto e le contornò con le braccia. Le piacque quello sguardo misto di imbarazzo e rammarico, ma, vedendolo in difficoltà, si decise ad interromperlo, " Davvero sono venute anche le Assi al bar di Tatsumi? ".
" Già, puoi immaginare come mi sono sentito quando le ho viste entrare nel locale. Quando sono venuto via erano ancora là ".
Rise neppure troppo sorpresa. Poi si voltò appena, guardandolo di tre quarti e gli parlò con tono lieve e pacato," Non è colpa tua, Masahiko. Hai fatto quello che dovevi fare, o meglio, quello che avrebbe fatto Masahiko Yanagiba in una situazione come quella ".
" Che cosa vuol dire "quello che avrebbe fatto Masahiko Yanagiba"? Mi stai prendendo educatamente in giro? ".
" No. Almeno non stavolta, mio caro. Intendevo solo dire che solo Masahiko Yanagiba si sarebbe comportato in quel modo ".
" In che senso solo io, di grazia? ".
" Nel senso che nessun altro di mia conoscenza avrebbe rinunciato ad una notte con una bella ragazza come me per correre in aiuto di quattro travestiti notoriamente ingrati e dediti all'alcool ".
Tardò a risponderle perché la sua mente indugiò inesorabilmente sulle parole "notte con lei". Finalmente reagì, " Ah, ora è più chiaro. E' davvero una presa di giro. Chissà poi perché me ne stupisco? Ma hai ragione tu, sono uno stupido, lo sono sempre stato del resto. Avrei dovuto darti retta e non rispondere al telefono. Ma a quel punto cosa avrei dovuto fare? Dimmi, forse lasciarle in galera la notte di Natale? ".
Non si meravigliò di tanta determinazione, anzi, ne fu compiaciuta, e gli rispose con calma. " No, sei tu ad aver ragione ". Poi si voltò e continuò guardandolo con la coda dell'occhio, " E devo ammettere che sarei rimasta delusa se ti fossi comportato diversamente ".
Studiò il suo profilo con curiosità sperando che lo rendesse partecipe dei suoi pensieri. E infatti lo fece, parlando quasi più a se stessa che a lui, " Già, e non dovrei essere io a stupirmene. E' vero, nessun altro si sarebbe comportato in modo tanto sciocco e prevedibile, Masahiko. Penso sia proprio questo il motivo per il quale Hiromi ha chiamato proprio te stanotte. E' davvero furba? ".
Rise appena e proseguì lasciando che quel sorriso le si stendesse lieve sulle labbra, " Ma, in fin dei conti, è proprio questo il motivo per cui ieri sera ero qua, proprio con te, e non con qualcuno che mi avrebbe dato retta lasciando squillare il telefono a vuoto ".
Si voltò e finalmente lo guardò in viso sorridendo, " Hai visto? Non è stata colpa tua ".
La guardò in silenzio con lo sguardo di un bambino che ha appena scoperto il funzionamento della bicicletta. Le sorrise con la voglia di salire in sella e le parlò cominciando a pedalarle incontro.
" Come facevi a sapere che mi sentivo in colpa? ". Sorrise quasi amaramente e continuò, " Mi sento ancor più sciocco a chiedertelo, ma solo adesso mi rendo conto di non aver fatto altro che pensare di essermi comportato da stupido ". Rifletté un attimo prima di proseguire, " ?e di aver inutilmente cercato di convincermi del contrario dal momento in cui ci siamo lasciati ieri sera ".
Volse lo sguardo al soffitto per poi incontrare nuovamente il suo un attimo dopo. Poggiò un braccio sulle ginocchia e chiuse una guancia nel palmo della mano, " Come lo sapevo? Non saprei, per molti motivi, forse. Anche ieri sera, Masahiko quando ne abbiamo parlato, ricordi? ". Stese le braccia stirandole avanti a sé ed intrecciò la mani guardandone il dorso, " Si vedeva da lontano che ti sentivi colpevole ".
Lo guardò un attimo e gli sorrise, ma si voltò di nuovo concentrandosi sulle proprie mani prima di continuare, " Hai sempre avuto la tendenza a sentirti responsabile di tutto e di tutti. E d'alto canto, caro il mio Tommaso, non hai mai brillato né per perspicacia né per fiducia in te stesso. E' davvero difficile farti capire le cose, sai? ".
Non si offese soltanto per merito del suo tono leggero e gioviale, seppure in aperto contrasto con l'aspro e mal celato rimprovero.
" E poi, stamattina ne ho avuta conferma. Sei rientrato zitto zitto, senza neppure svegliarmi? Scommetto che sei rimasto a lungo qui, vicino a me, indeciso sul da farsi, vero? ".
L'espressione del viso lo tradì e ne fu divertita. " E poi, Masahiko, come puoi aver avuto paura di svegliarmi facendo la doccia?. E' davvero ridicolo, perché pensi sia tornata qui stanotte invece che a casa mia? Per poter dormire fino a tardi? ".
Il suo sguardo si fece serio ed intenso. Lasciò che le braccia abbandonassero le proprie gambe e si voltò verso di lui poggiando una mano sul futon e sorreggendovi il peso del busto. La coperta le cadde in grembo lasciandogli vedere la camicia bianca con cui aveva dormito e l'altra mano le salì al viso, spostando una ciocca di capelli dietro le spalle.
Gli occhi di Masahiko caddero inesorabilmente sulla camicia chiara e lievemente trasparente. Era abbondante, però, ed il contatto con il corpo era inconsistente. Notò subito che solo pochi bottoni erano agganciati. Due, anzi, tre.
Il tono della sua voce, poi, gli risuonò nelle membra profondo e diretto, ripercotendosi con decisione sulla pressione sanguigna, " E per la verità, Masahiko, pensavo mi avresti svegliata diversamente ".
Lo guardò con la coda dell'occhio sincerandosi di aver conquistato tutta la sua attenzione per poi sorprenderlo con un tono birichino ed irriverente, " Comunque, se proprio vuoi saperlo, è vero. Mi sono svegliata a causa della doccia ".
Rise lasciandolo sgomento, ma non permise che si arrabbiasse con lei regalandogli subito dopo un sorriso caldo e gentile davanti al quale si sentì ancor più smarrito.
Spinse via la coperta alzandosi in piedi. Le sue gambe nude apparvero dal futon. La camicia da uomo, seppur troppo lunga, le copriva solo la parte superiore della coscia e cadeva giù dalle spalle disegnando solo vagamente la figura del suo corpo. In pochi passi gli fu vicina, così straordinariamente vicina.
Gli sorrise ancora, ma stavolta con più malizia, e il tono della sua voce fu altrettanto caldo ed intrigante, " Perdonami, ma non mi piace vederti perdere in un bicchier d'acqua. Non adesso e non per una sciocchezza come questa ".
Gli mostrò il dito indice e sorrise divertita, " A meno che non sia io a spingertici dentro, è chiaro ".
Gli prese il viso tra le mani, per poi lasciarle scivolare giù lungo il suo torace, lentamente, seguendole con occhi compiaciuti e fintamente innocenti. Sciolse con un solo rapido gesto il nodo dell'asciugamano e lo lasciò cadere a terra lasciandolo sorpreso e lievemente imbarazzato. Le sue mani ed il suo sguardo risalirono il suo busto e si fermarono sulle spalle e nei suoi occhi, " Che c'è, Masahiko? Non è neppure la prima volta che ti vedo così, giusto? ".
Gli sorrise maliziosa, avvicinandosi al suo viso e parlandogli con voce lieve ed intrigante, " oddio, forse non proprio così, magari quella volta eri meno? come dire, "rigido"? ".
Lo sguardo gli cadde istintivamente sul basso ventre e risalì immediatamente al suo viso accompagnato da un lieve rossore che non riuscì a trattenere. I suoi occhi, però, spazzarono via quella sensazione di disagio. Gli sembrarono così sereni, così caldi. E lo stesso pensò del suo corpo, quando la vide e la sentì dimezzare quel filo d'aria tra loro.
Vide spuntare lentamente un piccolo sorriso sulle sue labbra e ne fu compiaciuta. Sentì le sue mani scorrerle lungo le braccia, le spalle, scenderle lungo il costato per poi fermarlesi sulla vita. Fu costretta a distogliere per un attimo lo sguardo e si fece sorprendere da un respiro più veloce. Lo vide seguire con attenzione quella sua reazione e farle scivolare gli occhi sulla pelle.
Le mani le lasciarono la vita, scesero lungo i fianchi e risalirono seguendo lo stesso percorso dopo aver trovato un varco sotto la camicia bianca.
Si avvicinò ancora cercando e trovando il contatto con il suo torace, facendo sì che le sue mani scivolassero intorno al proprio corpo.
Le fece salire lungo il dorso, spingendola ancor di più contro di sé. La sua schiena era nuda, le sue spalle assolutamente libere. Dunque il reggiseno era davvero là, nascosto sotto il maglione.
Sentì le sue braccia circondargli la schiena ed il suo viso nascondersi nel proprio collo. Chiuse gli occhi e ascoltò il suo battito nel proprio petto.
Fu a lungo indeciso se rompere il silenzio e rivolgerle quella domanda.
" Shion? ".
Non mosse un muscolo, rannicchiata contro di lui. " Mmm?? ".
" Perché sei tornata qui stanotte? ".
Socchiuse appena gli occhi rispondendogli con voce quasi roca, " Non volevi che lo facessi? ".
" No, che dici, ho avuto paura del contrario ". Dopo un breve attimo di indecisione si rassegnò a mostrarle, come sempre, tutta la propria insicurezza, " Per la verità ero convinto che fossi tornata a casa tua. Sono persino passato da lì ". Rise sommesso, " ?per fortuna non sono entrato ".
La sentì ridere piano contro la sua spalla.
" Sei sempre il solito, Masahiko ". Immaginò il suo broncio e proseguì, " E come mai mi cercavi? ".
" Volevo parlare con te. Non mi era piaciuto doverti lasciare in quel modo. Dopo ieri sera, voglio dire. E non mi sentivo di lasciar passare troppo tempo prima di chiarire le cose ".
" Avevi forse paura che cambiassi idea? ".
" Ma che dici? Scema ".
Rise ancora, ma non si mosse e gli rispose affondandosi ancor di più nel suo petto.
" Sono tornata qui per lo stesso motivo, Masahiko. E comunque mi era sembrato che mi avessi invitata a passare la notte qui, o mi sbaglio? ".
" Si, ti ho invitata io.. ", continuò in tono fintamente innocente, " ma non ricordo bene perché? ".
" Bugiardo ".
" Senti senti, credi di conoscermi così bene, Shion? ".
" Certo, molto più di quanto tu creda, ma in questo caso non mi è servito per scoprirti, pinocchio ".
Non capì e rimase curiosamente in attesa.
" Non hai di che panni vestirti, sciocco ".
Collegò quelle parole alla crescente, inesorabile ed incelabile eccitazione che lo pervadeva ed arrossì per l'imbarazzo. La sentì distanziarsi da sé lentamente, quasi con fatica, abbassando lo sguardo e risollevandolo di nuovo. Lo guardò e gli sorrise come a nessun'altro prima di allora. La sua voce fu lieve ma profonda. I suoi occhi, per una volta, aprirono una finestra su di lei, " Sono qui per stare con te, Masahiko ".
Quelle parole annientarono il suo battito ed il suo respiro. Sentì le sue mani tra i capelli, sul viso e sul proprio torace. Si perse in quella sua espressione mista di malizia, innocenza e... cos'altro, paura, forse? Guardò i suoi occhi. Gli sembrarono sereni, ma appena tremanti, forse leggermente incerti.
Ma la sua attenzione fu catturata dal movimento delle sue mani che abbandonarono la sua pelle per dedicarsi sorprendentemente ai bottoni della camicia bianca. Le dita si mossero con straordinaria padronanza ed eleganza e sciolsero la stoffa dalla prigione di madreperla.
Uno.
Due.
Tre.
Le dita sapienti si fermarono un momento, indugiando timidamente lungo i bordi della camicia. Afferrò le sue mani e le bloccò prima che portassero a termine quel lavoro.
Lo guardò stupita e un attimo dopo tornò a sorridergli. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e osservò il suo viso mentre con la punta delle dita le sfiorava la striscia di pelle che si affacciava tra i bordi della stoffa. Le sue dita scesero lievi e lente, dallo sterno sino al ventre. Lasciò che separasse finalmente i lembi e spingesse la camicia oltre le sue spalle.
Non provò alcun disagio davanti a lui. Le piacque, anzi, sentire i suoi occhi sul proprio corpo e vedere quella nuova espressione tingergli il viso. Le piacque anche sentirgli pronunciare il suo nome e provare di nuovo il sapore delle sue labbra. Le sembrò così familiare, abituale. Si chiese come avesse potuto farne a meno fino al giorno prima.
Ma il contatto con il suo corpo, stavolta, fu straordinariamente intenso. Le sue braccia strinsero la sua pelle nuda contro il suo petto e le tolsero il fiato. Le sembrò impossibile che un sottile strato di stoffa potesse aver limitato in tal misura la sua sensibilità.
E quella sensazione non l'abbandonò. Sentì le sue mani carezzarle i capelli, le spalle, la schiena, persino le braccia intente ad avvolgergli il collo ed il torace. Percepì tutta la profonda dolcezza e passione che le animavano. Quasi commozione.
Lo sentì spingerla indietro e sorreggerle la schiena mentre si abbassava con lui sul futon. La sensazione di freschezza che provò toccando il materasso con la schiena nuda fu piacevole, ma lo fu di più essere coperta dal suo corpo caldo.
Si sorprese a pensare che non l'aveva mai baciata così. Neppure la sera precedente. Non c'era mai stato un contatto tanto intenso. Masahiko era deciso, ma gentile. Perfino intraprendente. Si meravigliò di sé dovendo ammettere che si sarebbe dispiaciuta del contrario.
Quando fece finalmente scivolare la mano sotto il suo ultimo indumento trovando la sua perla, un'energia straordinaria fece vibrare i loro corpi all'unisono e realizzò che era veramente arrivato il momento in cui sarebbe stata donna fino in
Se ce ne fosse stato bisogno ne avrebbe avuta conferma dalle sue mani e dalle sue labbra, che le scesero lentamente lungo il corpo prendendo confidenza con le sue morbidezze. Ma di più ancora l'avrebbero convinta le sue reazioni a quelle carezze tanto intime.
Il suo corpo era meraviglioso. La sua pelle lo era. Il suo profumo sembrava averlo completamente inebriato. Nel suo viaggio verso sud trascinò con sé l'ultimo indumento che la nascondeva ai suoi occhi e lo gettò lontano dopo averlo sfilato gentilmente dalle sue caviglie.
Si rialzò sulle ginocchia e la guardò, per la prima volta, rimanendone abbagliato.
Shion, quella era davvero Shion? Era quella stessa ragazza che aveva incontrato mille anni prima al di là della ferrovia e della quale si era perdutamente innamorato? La stessa misteriosa ed irraggiungibile creatura che aveva dormito per anni nella stanza sopra la sua?
C'era stato davvero un tempo in cui aveva seriamente dubitato del suo essere donna? Non lo credeva. Non in quel momento.
Si abbassò su di lei, lentamente, poggiando il peso del proprio corpo su un braccio e sottolineando con l'altra mano le linee armoniose del suo corpo. Sentì le sua pelle viva, fremente, reattiva sotto il tocco tanto intimo delle sue dita.
Quando finalmente incontrò i suoi occhi le sue labbra si mossero per parlarle, ma i pensieri si susseguirono più veloci di quanto mai avrebbe potuto essere la sua bocca. Riuscì soltanto a stringerla a sé. Più di quanto avesse mai fatto, ma non abbastanza. Si perse completamente nel profumo dei suoi capelli, nel sapore della sua pelle. Avrebbe voluto poter aprire il proprio petto e farla entrare dentro sé senza lasciarla uscire mai più, ma fu lui, invece, ad entrare dentro lei, senza neppure averne piena coscienza. Fu un suo gemito sommesso a riportarlo parzialmente alla realtà. Ma la sensazione che provò fu molto più forte di quanto avrebbero mai potuto esserlo la sua volontà o coscienza e lo sopraffece. E quel suo respiro turbato sembrò fomentare quell'incontenibile e mai provata energia che gli era esplosa in ogni parte del corpo.
Chi era quell'essere che aveva improvvisamente preso possesso del suo corpo? Di chi era la volontà che comandava ogni suo movimento? Era sua? Davvero? Era così forte, così profonda e potente? Da dove veniva quell'energia incontrollabile? Questo era far l'amore con la persona che si ama?
Si perse in quella sensazione, nei suoi occhi, nel suo respiro, nel sapore delle sue labbra, fin quando la sentì irrigidirsi intorno a sé ed abbandonarsi ad un'energia altrettanto irrefrenabile cui anch'egli non seppe resistere.
Quando l'eccitazione che aveva impregnato ogni angolo del suo corpo si dissolse lentamente, sentì le sue mani intorno al proprio viso e gli sembrò finalmente di esser tornato del tutto cosciente, ma riuscì soltanto a pronunciare il suo nome prima di essere messo nuovamente a tacere dalle sue labbra.
E quel bacio, non avrebbe mai più scordato la dolcezza di quel bacio. Lo seppe nel momento stesso in cui finì, pur sapendo che ve ne sarebbero stati tanti altri, quello sarebbe rimasto nei suoi ricordi come il primo momento in cui era stato veramente parte di lei, sentendo dentro di sé ogni battito del suo animo.
La strinse piano a sé, sentendo sopraggiungere la stanchezza in entrambi i loro corpi. Raggiunse e sollevò lentamente la coperta con una sola mano e la sistemò con attenzione coprendola fino alle spalle.
Chiuse gli occhi e ascoltò il suo respiro farsi sempre più profondo e regolare. Sentì la sua pelle calda e rilassata contro di sé, la sua testa sul proprio braccio, i suoi capelli tra le mani. Gli passarono per la mente gli avvenimenti delle ultime ore. Ne erano trascorse così poche da quando tutto era cominciato? Possibile che fosse accaduto tutta in una sola notte? Sorrise appena, nel dormiveglia, parlando sottovoce.
" Già, tutto in una notte ".
E se fosse stato tutto un sogno? Sperò di no e finalmente si abbandonò dedicando se stesso a quella creatura fatta di sguardi, perdendosi magicamente nella musica del suo respiro.

  
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