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Autore: Meiko    14/09/2003    5 recensioni
I pensieri e i ricordi di un cuore in una sala d'ospedale. E' la mia prima ff su Capitain Tsubasa, per piacere, commentatela!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono almeno tre ore che ti hanno nascosta da me, in quella maledetta sala operatoria.
I tuoi genitori, i miei compagni, persino mia sorella è qui, e sta pregando per te.
Hai visto quante persone che ti aspettano?
Tutte quanti vogliono farsi dire dal dottore che tu c’è l’hai fatta, che hai superato brillantemente l’operazione, che tornerai da noi.
Torna, Kia.
Io senza di te non sono nulla.
Proprio come il gioco di quella mela, quel banale esempio da quel giorno non mi ha mai più lasciato.
Come tu non mi hai mai più lasciato.
Mi sei sempre stata vicino.
Oddio! Quest’attesa mi distrugge. Ho una voglia matta di prendere a botte il muro, la porta che ci separa.
Guardo distratto i tuoi genitori: sono distrutti.
Anche Nana è a pezzi, continua a piangere, e si stringe a Marie, anche lei non può fare a meno di mostrare la sua tristezza.
KIA!
Ti prego, non farle morire di dolore.
Esci da quella maledetta sana viva.
Mi appoggio al muro, e Benji riesce solo a darmi una pacca sulle spalle.
L’ ho guardo, e scambio un’occhiata complice.
Certe volte quel portiere si sa rendere veramente utile.
Ci sono tutti della squadra.
Siamo tutti qui per te.
Non ci deludere.
Stiamo pregando tutti insieme affinché tu viva.
Hai capito? DEVI VIVERE!
Per i tuoi genitori, per la tua sorellina, per i tuoi amici…
Per me…
Io sono senza di te non sono che polvere.
Lo capisci, Kia?
Voglio perdermi di nuovo in quei tuoi occhi particolari.
Voglio accarezzare ancora i tuoi capelli.
Ti prego, devi lottare per la vita.
Lotta Kia, ti supplico.
…non è buffo?
Una volta era tu quella che mi diceva di non mollare.
Ti ricordi il nostro primo incontro Kia?
Io non me lo sono mai scordato…
Kia, ti prego…
Devi farcela…

Quella era una tipica giornata d’autunno, e le nuvole grigio fumo sopra la sua testa minacciavano con lontani rombi di tuono che presto sarebbe venuto a piovere.
Il vento era freddo e tagliente, passava a scatti, quasi tagliasse i corpi di tutti quelli che incrociava al suo passaggio.
Guardò silenzioso la porta, oggi era Domenica, la squadra non si allenava.
Tranne che loro tre.
Fissò attento Warner che si metteva in posizione.
E sparò la sua cannonata.
Veloce, potente, molto pericolosa.
Con un balzo il portiere l’afferro, ma non riuscì a trattenerla, tanto quel tiro era carico di potenza. Entrò dentro la porta, e poco ci mancasse che la bucasse.
Mark guardò il portiere in un sorriso di vittoria, mentre questo sbatteva rabbioso un pugno per terra, alzando un po’ di polvere della terra rossa battuta del campo.
Ogni volta nessuno riusciva a parare quel bolide.
A parte Benji.
Gli vennero in mente quelle sfide quando lui e il grande SGGK giocavano uno contro l’altro.
Quel dannato portiere riusciva a parare le sue spaventose cannonate, anche se a volte quella benedetta palla riusciva ad entrare in porta.
Ma questo accadeva assai raramente.
Stoppò di petto il passaggio di Ed, quando si accorse di una piccola presenza dentro il campo.
Si voltò incuriosito, copiato da Ed e Danny, che si accorsero anche loro solo in quel momento quelle che i realtà erano due presenze.
Una ragazza li fissava interessata, in piedi, dietro di lei una piccola ombra si nascondeva tra le sue gambe, tenendola per la manica della giacca azzurra.
Mark la guardò curioso, e lei si limitò a sorridergli, mentre nascosta dalle gambe sbucava una testolina di ricci ramati.
Un’improvvisa ventata fece volare via il pallone, che finì proprio tra le gambe della ragazza, che sorrise, per inginocchiarsi a prenderlo, mentre la testolina si allontanava.
Una bambina, vestita di un cappotto verde che copriva il piccolo corpo.
La ragazza, invece, indossava una giacca azzurra con un cappuccio, i capelli lunghi erano castani, e scivolavano dolci lungo la schiena.
Con fare gentile, la ragazza diede il pallone alla bimba, per poi prenderla per mano, ed accompagnarla di fronte al cannoniere, che la guardò stupito.
-Scusala, ma lei era curiosa di vedere il grande Mark Lenders…-
la ragazza sorrise dolce, mentre la bimba tornava a nascondersi tra le game lunghe e magre della ragazza.
Un piccolo cucciolo spaventato.
Dal viso di Mark nacque un sorriso intenerito, e s’inginocchiò di fronte alla bambina, che si mostrò, due grandi occhi verdi luccicavano di emozione.
-Come ti chiami?-
la piccola prese tutto il coraggio che aveva, e porse il pallone.
-Nana…-
-Che bel nome. Lo sai, ho una sorellina piccola come te…-
dal visino emozionato della bimba nacque un sorriso allegro, mentre la ragazza la prendeva in braccio, sistemandosi una ciocca di capelli castani dietro all’orecchio, presentandosi poi.
-Io sono Kia, molto lieta. Sai, questa piccola peste di solito non è così timida-
Ed e Danny, intanto, si erano avvicinati, mentre Mark fissava colpito gli occhi brillanti della ragazza.
Uno era verde. L’altro celeste.
La pelle di lei era leggermente pallida, arrossata sulle guance.
La piccola, invece, aveva due belle guance paffute, i ricci ramati incorniciavano il viso liscio freddo, e gli occhi verdi brillavano allegri, mentre la piccola sorrideva emozionata al grande cannoniere.
-Sai, io penso che tu sia molto più forte di Holly Atton! Faccio il tifo per te!-
Mark la guardò colpito, e sorrise divertito, stringendo la manina che la bimba gli offriva.
-Beh…grazie!-
-Forza, Nana, dobbiamo tornare a casa. Mamma ci aspetta!-
-Si!-
la piccola si fece mettere a terra, per poi prendere per mano la ragazza, che con un sorriso di gratitudine salutò i ragazzi, allontanandosi.
-Allora, sei contenta?-
-Si!-
La bimba saltellava allegra, per poi salutare un ultima volta con la manina Lenders e gli altri, che appena videro le due figure allontanarsi, ritornarono di nuovo ad allenarsi..

Ti ricordi?
Nana adesso si è lisciata i capelli, ma le stanno sempre benissimo.
Adesso le nostre sorelle sono grandi amiche.
Kia…
Kia…
Cristo, Kia, esci da quella maledetta sala operazione!
Ti rendi conto che questa tua attesa ci distrugge?
Noi tutti quanti ci siamo riuniti qui, appena abbiamo saputo cosa ti era successo.
Un’anemia…
Maledizione, Kia!
Perché non mi hai voluto dire che stavi male?
Ti sei sempre tenuta tutto dentro, dietro a quel sorriso tranquillo.
Quel sorriso…che mi faceva impazzire.
Tutto di te mi fa impazzire!
Il tuo corpo, il tuo viso, i tuoi capelli, il tuo sorriso, le tue labbra.
I tuoi occhi.
Ho voglia di perdermi nei tuoi occhi.
Voglio perdermi ancora nei tuoi occhi.
Kia, non impedirmi di guardare ancora i tuoi occhi.
Ho paura che….merda!
Non devo essere pessimista.
Tu c’è la farai.
C’è la farai…Kia…
-Mark…-
alzò lo sguardo, sono seduto a terra.
Marie.
La mia dolce Marie.
Lei mi capisce, sa quanto soffro.
S’inginocchia di fronte a me, e mi prende delicatamente la testa fra le mani.
E io mi sfogo.
Non riesco a non farlo.
Il solo pensare che tu mi lasci non mi fa respirare.
Tu sei la mia aria, Kia.
Io ho bisogno di te.
Giuro, mollerei anche il calcio, pur di saperti viva.
Piango, mentre Marie mi consola.
-C’è la farà. E’ una ragazza forte…-
io lo so che è forte.
E’ forte, perché è sempre riuscita a sopportare noi.
A sopportare me.
E la mia squadra…

Tutti la guardarono stupiti, mentre usciva dallo spogliatoio, una cesta di pezze pulite e di bibite.
Lei li guardò, sorridendo tranquilla, Mark spalancava gli occhi.
-Salve. Io sono Kia Tougachi, e da questo momento sono la vostra nuova manager. Spero di cavarmela-
Lei sorrise, mettendosi un ciuffo scappato dietro l’orecchio, i suoi lunghi capelli legati dietro da una coda morbida.
La tuta blu scura a bande bianche aveva scritto dietro in oro “Toho”, e faceva risaltare la pelle pallida di lei, che senza perdere altro tempo tornava dentro lo spogliatoio, mettere un po’ in ordine a tutto quel casino!
Mark la guardò stupito, per poi lamentarsi un attimo.
-Ci mancava solo una mocciosetta a farci da manager-
lei ci sentiva benissimo, perché uscì fuori dallo spogliatoio, e sorrise di sfida.
-Se mi credi una mocciosetta, allora ti lancio una sfida. Voglio vedere se riesci a togliermi la palla di piedi-
così dicendo, con un colpo di piedi levò la palla dal capitano, che ruggì rabbioso, correndo dietro la ragazza.
Finte, pallonetti, scivolate e chi più ne ha più ne metta.
Si tenevano testa, e tutti facevano scommesse e tifo, chi per il capitano, che per la ragazza.
Alla fine, però, con una dribbletta, Mark riuscì a togliere la palla a Kia, che lo guardò sorpresa, per poi sorridere divertita, asciugandosi con il dorso della mano il sudore sulla fronte.
Mark la guardò stupito.
-Però, sei in gamba!-
-Grazie. Ora è meglio che riprendiate l’allenamento. Le prime partite saranno per il prossimo mese, e dovete essere in forma-
sorrise in quel suo modo sereno, tornando in spogliatoio tra il caos generale, mentre il capitano ruggiva alla sua squadra di alzare le chiappe e di darsi una mossa.
Lei sorrise, ridacchiando divertita, per poi riprendere a mettere in ordine.

Dopo il mio pianto, sono molto più lucido, ma non più calmo.
Kia, cazzo! Vuoi farci morire di paura?
Guardo Patty, si tiene stretta al suo Holly, era così distrutta che si è addormentata.
Anche Marie e Nana si sono addormentate.
Beh, mi pare giusto, sono ormai le due di notte.
Nessuno di noi, però, è voluto tornare a casa.
Abbiamo avvisato le famiglie, ma nessuno di noi è tornato.
No, tutti noi siamo qui a far il tifo per te, Kia.
Ti prego, non mollare.
Abbiamo bisogno di te.
Io ho bisogno i te.
La Tigre non può fare nulla senza la sua tigrotta.
Sono seduto su una panchina, e fissò quella dannata porta bianca che ci separa.
La tentazione di entrare è forte, ma non farei altro che peggiorare la situazione.
Davanti a me c’è Ed, seduto a terra, è nervoso come me.
Sorrido impercettibilmente.
Ci hai colpito tutti quanti, Kia.
Anche ad Ed.
Anche me.
Sei riuscita a domare la Tigre.
Mi hai fatto innamorare di te.
E adesso vuoi lasciarmi così?
Non te lo permetto, maledetta!
Tu adesso vivrai.
Vivi…ti supplico…
Sono stanchissimo…
Chiudo gli occhi, e il tuo sorriso mi allieta e mi fa stare male…

Con lei era come stare con una seconda Patty, solo più dolce e tranquilla. Ma lei li seguiva, presissima dalla sua squadra.
Ogni tanto dava qualche consiglio, e non si lasciava mai far scappare l’occasione di dare qualche complimento ai giocatori.
Un angelo delizioso.
Sorridente, tranquilla, che sapeva calmare le arrabbiature del capitano.
Ormai si erano creato tra lei e la squadra un legame forte, sincero.
Soprattutto con il trio della squadra.
Li seguiva anche di Domenica, spesso con la piccola Nana, che tifava allegra, ormai la timidezza aveva lasciato posto ad un peperino niente male.
E lei che rideva per le sue piccole marachelle.
Come quella volta quando, entrando nello spogliatoio, aveva trovato un pennarello nero, e aveva cominciato a scribacchiare sulle magliette dei giocatori.
Lei si piegava in due dalle risate, mentre quei tre tentavano di fermare quel ciclone.
Era così buffo, soprattutto vedere quell’energumeno di Mark che teneva in braccio la bambina per fermarla, e lei che sgambettava scontenta.
-Adesso basta, Nana, non ci si comporta così!-
solo Kia era capace di fermare quella peste di sorella, che chinava il capo imbarazzata, e si scusava. In quei momenti, era davvero tenerissima.
E scampava sempre dalle punizioni.
Un atteggiamento sleale, certo.
Ma come si poteva restare indifferenti a quegl’occhioni così grandi e verdi?
Kia, invece, era proprio il contrario di Nana.
Tranquilla, silenziosa, educata, con i capelli lunghi e lisci.
E quei suoi occhi così particolari.
-Un mio lontano zio aveva degl’occhi come i miei-
-Sono molto belli, è raro trovarne così-
lei era arrossita lievemente, sorridendo gentilmente a Danny, mentre camminavano tutti e cinque verso casa.
-Grazie, Danny. Mi fa piacere che i miei occhi ti piacciano. In effetti, sono il mio orgoglio-
con questo ultimo commento e salutando, lasciò tornare a casa Danny, per poi avvicinarsi a Mark e a Warner.
Lenders la fissava sottecchi, mentre teneva in braccio o per mano Nana il ciclone, come scherzosamente l’avevano soprannominata.
Era davvero una bella ragazza, forse un po’ troppo pallida, ma ugualmente bellissima.
E quando ci pensava, il capitano non poteva fare a meno di… *BLUSH*
Per fortuna nessuno lo notava, se no chissà che commenti poco carini che il portiere gli avrebbe lanciato.
In quel momento, Ed tornò a casa, e ora rimanevano solo loro tre.
-Sai…ora che l’ho notato…-
sorrise a Mark, guardandolo attenta.
-Tendi a mettere troppo forza nel pallone, non la dosi bene. Forse anche per questo i tuoi tiri sono così imparabili, ma forse questo può essere un punto a sfavore. Pensaci: non puoi controllare la direzione che vuoi fare prendere al pallone. Cerca di calibrare la tua forza-
Una cosa era certa: quando dava un consiglio, cercava di stare attenta a non urtare il grande orgoglio di Mark.
Questo la guardò stupito, annuendo gravoso, mentre lei prendeva in mano la situazione. Il capitano era di buon umore, sfruttiamo l’occasione.
-Penso che tu debba prima calcolare il punto che la palla deve colpire, e poi caricare il tiro, stando attento a non esagerare. Forse, in questo modo, riuscirai a fare entrare qualche rete nella porta di Benji-
lui ci pensò un attimo, per poi accorgersi che in effetti lei aveva ragione.
-Se vuoi ti aiuto io ad allenarti, da solo. Ho notato che l’ho fai spesso. Forse non sono molto brava a giocare a calcio, ma posso sempre darti una mano-
-Lo faresti sul serio? Guarda achenio non scherzo-
aveva lasciato Mark completamente spiazzato: non credeva che si fosse proposta di aiutarlo. Lei si voltò, sorridendo tranquilla.
-Anche io non scherzo. Ci vediamo-
Nana lo salutò, per poi seguire la sorella, che frugò nella sacca, per poi entrare in casa.
Mark la guardò, accertandosi che non sparisse dai suoi occhi fino a quando non fosse entrata a casa, poi si allontanò, scrollando le spalle.
L’aveva…colpito.
Era una ragazza così dolce e calma, come una brezza di primavera…
I suoi occhi e il suo sorriso…
Riuscivano sempre a rilassarlo in qualche modo…
Si, lei era come una tisana…
Lo faceva stare bene…
Per la prima volta, da quando l’aveva conosciuta, in Mark nacque il desiderio di tenersela accanto a se, di non lasciarla scappare via.

Quel giorno si erano fermati un attimo dagli allenamenti di Domenica per riposare, quando Danny aveva fatto quella domanda a Kia.
-Tu c’è l’hai il ragazzo?-
l’ho guardò sorpreso, insieme agl’altri, per poi sorridere divertita.
-Perché, ti vorresti mettere con me?-
-No! no!-
Danny era arrossito, ed era scoppiata l’ilarità generale, mentre lei frugava nella sua sacca, tirando fuori quattro mele, che passò ai ragazzi, Nana che la guardava affamata, e lei che gli strizzava l’occhio, mentre lei rispondeva al ragazzo.
-Purtroppo non ho ancora trovato la mia anima gemella-
-La tua anima gemella?-
Warner la guardò stupita, mentre tagliava con gli altri le mel a metà.
Lei sorrise, tagliando metà della sua mela.
-Si. Gli esseri umani sono nati per stare insieme e per cercare la perfezione. Vedete, la perfezione sta nell’unione di due anime che si amano per davvero. E questa perfezione la si cerca-
Dicendo così, prendeva ogni metà della quattro mele, unendola alla sua. Ma nessuna combaciava perfettamente.
Mark, allora, prese l’altra metà della mela di Kia, e la unì con la metà della ragazza, che sorrise dolce.
-E quando la si trova, niente la può più dividere…-
Mark arrossì, distogliendo lo sguardo, mentre lei passava la metà della mela a Nana, che l’addentava soddisfatta.

Sono quasi le tre.
Troppo, ci stanno mettendo troppo!
Possibile che sia successo qualcosa di grave?
Sono spaventatissimo, e mordicchio il labbro, mentre mi stringo le mani in una preghiera.
Non ho mai pregato, ma adesso come non mai ne ho bisogno.
Se qualcuno lassù mi sente, lo scongiuro.
Proteggi Kia.
Lei…è tutto per me
Vi prego, aiutatela.
Aiutatela…

Ogni giorno che passava si univa sempre di più il legame fra la tigre e l’angelo, come avevano soprannominato Kia i giocatori della Toho.
Gia, un angelo bellissimo.
Dal sorriso dolce e i modi di fare gentili ed educati.
E lui si era perso dietro di lei, anche se non lo dava a vedere, nascondendolo a quel suo orgoglio di Tigre, giocando con grinta e passione.
Una passione che si era fusa in Kia, che lo aiutava in qualsiasi modo, anche solo standogli accanto, anche solo dicendogli qualche parola d’incoraggiamento prima delle partite.
E lui si caricava di una nuova forza, che lo aiutava a sbaragliare gli altri avversari.
Ecco…l’ultima partita di campionato…
La New Team contro la Toho.
Erano arrivati pari, si dovevano giocare tutto nei rigori.
Lei pregava silenziosa, i capelli sciolti si muovevano nel forte vento che c’era quel giorno.
Accanto a lei, la sua nemica-amica, Patty, pregava come lei.
Davanti alla porta, Mark, contro Benji.
Il primo tiro di rigore.
“Lo dedico a te, Kia. Per tutto quello che hai fatto per me.
KIA, TI AMO”
Caricò un micidiale destro, e partì il bolide
. Benji tentò di pararlo, ma era troppo potente.
Entrò in rete.
GOAL!!
Kia era scattata in piedi, gridando festante, e Mark la guardò, sorridendo felice, mentre Danny e Warner gli erano vicini
Alla fine, però, vinse la New Team, quel maledetto Atton riusciva sempre a spuntarla. Ma Mark era felice.
Era riuscito a segnare a Benji.
-C’è l’hai fatta!-
lei era li, ad aspettarlo, il vento tra i capelli, gli occhi luccicanti di lacrime.
Lui annuì, per poi guardarla preoccupato, e farsi più dolce, avvicinandosi incerto a lei.
-Perché piangi?-
-Perché…abbiamo perso..-
lei si strinse a lui, che sussultò, per poi sorridere dolce, e stringerla, con fare gentile, cercando di darle calore e conforto.
Anche lui era triste della sconfitta, lo ammetteva.
Però in quel momento niente più gl’interessava.
Voleva solamente stringere a se Kia.
Lei alzò lo sguardo, incrociando gli occhi neri di Mark.
La terra e il cielo in lei.
-Mark…-
lui la zittì con un dito, per poi sfiorare leggero le sue labbra, avvertendo il loro calore così timido e delicato.
La sentì irrigidirsi, per poi rispondere con dolcezza, mettendogli le braccia intorno al collo. Così era iniziato…

La loro storia ormai durava da un anno, quando avvenne l’impossibile.
Era l’unico segreto che non sarebbe mai riuscita a rivelare a Mark.
Stavano sulla spiaggia, quando venne colta da malore.
La vide sorridere.
Poi, il suo sorriso si tinse in una smorfia di dolore, mentre cadeva a terra, priva di sensi.
-KIA!-

Sento un tintinnio, e mi alzo, spaventato.
Il dottore.
Tutti quanti si alzano in piedi, avvicinandosi all’anziano uomo sulla cinquantina d’anni, capelli grigi, calvo, occhi neri sotto le lenti degli occhiali.
I genitori si avvicinano preoccupati.
-Dottore, allora?-
il medico li guarda, per poi sorridere.
-C’è la fatta, ha superato brillantemente l’operazione-
Kia…
C’è l’hai fatta!
Lanciamo un grido liberatorio, Marie e Nana si stringono e piangono.
Anche Patty, Jenny e Amy piangono felici, stringendosi ai loro fidanzati.
-Venite, potete vederla-
seguo i genitori, che entrano per primi, con Nana, nella stanza, mentre io ti guardo fuori dal vetro.
Leucemia.
Una malattia terribile.
Ma tu c’è l’hai fatta, l’hai vinta.
Sono così felice…
-Mark-
Nana esce dalla stanza, e sorride contenta.
-Kia vuole parlarti-
i genitori sorridono felici, la signora asciuga le ultima lacrime, ed io entro.
Sono un po’ nervoso, ma mi avvicino a te.
Sei così pallida, un angelo, i capelli castani hanno dei riflessi biondi, e sono sparpagliati sul cuscino, come una specie di aureola.
I tuoi occhi luccicano felici, quando mi vedono e incontrano i miei.
-Kia…-
sussurro, ho paura di rovinare l’atmosfera che si è creata.
Tu allunghi una mano, e io la stringo alla mia, sedendomi accanto a te.
La tua mano è così fragile, pallida.
La mia è grande, forte, abbronzata.
-Mark…-
la tua voce è leggermente roca, e sentirla mi rende così felice.
Sorrido di più, avvicinandomi a te, per poi farmi serio.
-Perché non me l’hai detto?-
tu scuoti il capo, sorridendo triste.
-Non volevo farti distrarre dal tuo scopo…il calcio è la tua passione, e l’hai infusa in me. Non volevo distrarti…-
scuoto il capo.
-Ma io dovevo saperlo. Io…io ti amo, Kia, non voglio vederti soffrire così-
tu annuisci, stringi la mia mano.
Sei così bella…
-Sai…ho avuto molta paura…credevo che…non c’è l’avresti fatta…-
mi vergogno a dirtelo, ma lo devi sapere.
Tu sorridi dolce, e l’altra tua mano si unisce alla mia.
-Per tutta l’operazione ho desiderato guarire…voglio starti accanto Mark…io…anch’io ti amo…-
Kia…
Sono così felice.
Piango, e bacio le tue mani, mentre tu sorridi, chiudendo gli occhi, per poi accarezzarmi una guancia.
Mi avvicino a te, e sfioro le tue labbra.
Sono dolcissime.
Ti amo Kia.
Ti amo da impazzire…

FINE
Meiko

  
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