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Autore: Ranessa    02/06/2005    0 recensioni
Isaac Dan der Grimnebulin, impegnato nella dura lotta contro le entità alate che hanno reso New Crobuzon un inferno di incubi e pensieri lattiginosi, ancora non ha il tempo di piangere la donna che crede essere ormai morta. Ma Lin non è morta. Lin è prigioniera.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ Bacchecolore ]


Lin sedeva impotente nella soffitta del Signor Motley.
Lui e i suoi scagnozzi Rifatti non si erano nemmeno dati la pena di incatenarla al muro. Ogni due giorni l'uomo cactus le portava del cibo. Ogni due giorni, come da programma, lo stesso che Motley aveva fatto in modo di far trovare ad Isaac nella casa di lei a Tana dell'Aspide, una delle sue gambe cefaliche le veniva asportata.
"Sei ancora sicura signorina Lin che il tuo amichetto scopa-blatte verrà a salvarti?" la sua voce era uscita fredda da una bocca sottile vicino ad una delle scapole. "Oppure dobbiamo aspettarci altre cose da lui? Isaac Dan der Grimnebulin, lo scienziato rinnegato, che si dà alla mala vita magari?" aveva riso, di una risata falsa e forzata "Oh, no, il tuo uomo e la sua coscienza moralista non potrebbero mai... Ma quanti dei suoi esperimenti a Palude della Canaglia potrebbe autofinanziarsi con una fornitura inesauribile di merdasogni come quella che ha rubato? La mia merdasogni, signorina Lin..."
Motley le aveva sputato addosso, questa volta utilizzando una delle bocche situate sulla testa, prima di andarsene e lasciarla nuovamente sola.
Completamente sola.

Lucky Gazid. Sapeva che quell'uomo avrebbe significato la sua rovina prima o poi, ma non si immaginava certo che l'avrebbe fatto in quel senso. Aveva sempre pensato che un giorno l'avrebbe venduta a qualche riccastro annoiato ben disposto a sganciare qualche bella ghinea in cambio dell'arte salivare di Lin, da tenere però celata nella sua ricercatissima collezione privata, permettendole di tirare avanti ma condannandola allo stesso tempo e per sempre all'anonimato più totale. Nessuno avrebbe mai scoperto e ricordato il nome di una delle ormai troppe artiste khepri che affollavano New Crobuzon, ricoprendo le case di Kinken della loro bava bianca. Ma di quei tempi la droga costava parecchio, soprattutto se non si trattava più di roba superata come la shazbah. Ed ora la merdasogni scarseggiava e le crisi d'astinenza di Gazid non si colmavano più con qualche misero sheqel...
Perchè era la droga giusto? Tutto girava intorno a quella. La merdasogni. L'ultimo ritrovato per farsi un bel giro in orbita, attraverso l'intero Bas-Lag e ritorno. Ma cosa diavolo poteva c'entrare la droga con Isaac? Questo Lin non capiva, lui che in tutta la sua vita non aveva mai nemmeno avuto il coraggio di rollarsi una canna, con buona pace degli amici di Salacus Fields e ancor prima dell'Università. Dal nulla direttamente alla potentissima merdasogni era un gran bel salto e Isaac, il suo Isaac, non l'avrebbe mai compiuto e per quale motivo poi...
Ma era, in fondo, ancora il suo Isaac?
Da quando lei aveva iniziato a lavorare per quello scherzo della natura o prodotto di una delle tante fabbriche correzionali, figlio dei Rifacitori di ultima generazione e lui aveva cominciato i suoi studi sul volo erano ancora loro due? Senza vedersi o sentirsi più, impegnati com'erano nei rispettivi compiti, così segreti da impedire ad entrambi di parlarne troppo l'un con l'altro, da allora non era forse cambiato qualcosa? Erano stati l'arrivo in città di Yagharek, quel garuda di cui Lin sapeva ancora così poco e la sua borsa carica di pepite d'oro del Cymek e le implorazioni di Lucky Gazid affinchè accettasse lavoro dal numero uno della criminalità organizzata di New Crobuzon, l'uomo che riusciva a tener testa perfino a Ma Francine.
A quanto pareva alla fine Gazid l'aveva fatto quindi, venderla a qualche riccastro annoiato ben disposto a sganciare qualche bella ghinea in cambio della sua arte. L'unica consolazione era sapere che adesso, mentre lei giaceva dolorante sul pavimento di Motley, lui era già morto.
Lucky Gazid che con le orbite iniettate di sangue fissava senza vederlo il mondo, seduto su una sedia nella cucina di Lin, la gola squarciata. E da qualche parte in quell'appartamento anche una lettera di Motley e le ali di lei, strappate per prime. Quelle che erano la parte più intima e delicata del corpo di una donna khepri, quelle che attendevano Isaac quando ignaro sarebbe tornato a Tana dell'Aspide per vederla, fare l'amore con lei e raccontarle eccitato delle ultime schifezze alate che gli avevano procurato Lemuel Pigeon e Teafortwo.

Lin tentò di mettersi più comoda sul freddo legno delle assi della soffitta, con scarsi risultati.
La speranza l'aveva abbandonata ormai da tempo ed anche la rabbia che inizialmente si era impadronita di lei quando le ore passavano e Isaac ancora non arrivava. Lui che, Lin lo aveva capito lentamente, era innocente e nulla aveva a che fare con quella storia, così incomprensibile anche per lei. Ma allora cosa diavolo voleva da loro Motley? Perchè era così convinto che fosse stato proprio Isaac a sottrargli quelli che aveva definito come articoli di grande valore? Bastavano le parole di una povera nullità strafatta com'era Gazid a scatenare il ricatto, l'ira e la vendetta di Motley? Il grande Motley? L'uomo le cui numerose attività illegali erano tacitamente tollerate dal Governo stesso? Non una sola retata della milizia in uno dei suoi tanti possedimenti. La Cuspide non sembrava interessata ai suoi traffici e Rudgutter si fingeva cieco, sebbene il suo organismo in effetti avesse nuovamente rigettato gli occhi che gli erano stati impiantati. Ma in fondo da sempre, se sei davvero importante, non ci vuole molto a trovare un buon accordo con la Sala Lemquist del Parlamento. E Motley era importante, così dannatamente importante anche se pochi in città conoscevano il suo nome, perchè era così maledettamente bravo da riuscire ad operare nel più totale anonimato, tanto che dei presenti a Tana dell'Aspide quando la sua lettera era stata ritrovata, anche se questo ovviamente Lin non poteva saperlo, soltanto Lemuel Pigeon, incarnazione stessa della criminalità, ne aveva riconosciuto la firma.
Ecco, era proprio in questi momenti, prima, quando avrebbe voluto spiegare come stavano in realtà le cose al suo datore di lavoro e ora, quando decine di domande le affollavano la testa, che Lin odiava profondamente essere una donna insetto. Odiava non poter parlare come faceva qualunque altra razza del Bas-Lag, avrebbe voluto urlare la sua disperazione e il suo dolore con voce possente mentre veniva orribilmente torturata ma tutto ciò che poteva fare era emettere piccoli sbuffi di vapori chimici che nessuno tra i suoi carcerieri avrebbe mai potuto comprendere.
E raramente i mercenari Rifatti avevano tempo per concentrarsi sul linguaggio dei segni, sempre che lo conoscessero, quando lavoravano.

Se la situazione non fosse stata così disperata sarebbe stato quasi buffo, pensava Lin, il fatto che non riuscisse a togliersi dalla mente la statua del Signor Motley, quella che da qualche parte nel buio della soffitta incombeva su di lei.
Col passare del tempo Lin si era resa insensibile al dolore, imponendosi di smetterla di cercare un'inesistente soluzione a quella fatale condizione e cercando invece una via di fuga per il cervello, per rilassare la mente e allontanare il terrore. E per far tutto ciò, stranamente, Lin non pensava ai suoi amici di Salacus Fields che l'aspettavano probabilmente al solito locale per una birra insieme e che avevano tutto il diritto di sentirsi snobbati in quel periodo in cui era stata così presa dal lavoro e stanca da non riuscire a metter piede fuori dal suo appartamento se non per recarsi a Città delle Ossa, dov'era il quartier generale di Motley. E neppure pensava a Isaac, che amava così immensamente nonostante fosse, biologicamente parlando, così distante da lei, con la sua barba bianca e la pelle rosa, e quella pancia così prominente da incutere quasi paura.
Lin rifletteva invece sulla statua, la mente interamente concentrata sul lavoro che l'aveva completamente assorbita nelle ultime settimane. Ricordava alla perfezione ogni singola parte della mostruosa figura di Motley che aveva minuziosamente riportato con la sua saliva. Ogni occhio, orecchio, bocca, naso, mano e gamba riconducibile alle più disparate razze che componeva quel grottesco essere a cui aveva donato le sfumature delle migliori bacchecolore di Kinken. Ed ora Lin pensava a come rendere ancor più perfetta l'opera che portava avanti con dedizione ormai quasi ogni giorno della sua vita da una considerevole quantità di tempo a quella parte, ora che era arrivata a ritrarre il Signor Motley ormai all'altezza del suo addome e il disgusto che provava verso di lui i primi giorni mentre lo osservava attentamente per riportarne con cura le orrende fattezze era quasi del tutto svanito.
Pensava a tutto questo anche se era perfettamente consapevole del fatto che non avrebbe mai portato a termine la sua opera più riuscita. Anche se ancora non sospettava che in realtà, almeno in parte, quella statua avrebbe significato la sua salvezza.

"Sai signorina Lin? Ci sono novità"
Motley aveva parlato ancor prima di aprire la porta ed entrare nella soffitta, scortato solamente dall'uomo cactus. Quest'ultimo sussurrò all'orecchio del suo padrone qualcosa in un dialetto del Cymek misto al Ragamoll prima di tornare sui suoi passi e lasciare da soli i due.
Il datore di lavoro di Lin avanzò verso di lei obliquamente, muovendosi sulle sue molte gambe come un grosso granchio. Si fermò a un metro dalla sua prigioniera prima di riprendere a parlare.
"Dopo tutti questi giorni credevo almeno che avremmo avuto qualche notizia da parte del tuo... compagno. Così ho pensato, o perlomeno mi sono convinto a farlo, che forse non era giunto in possesso della comunicazione che gli avevo gentilmente lasciato a casa tua, signorina Lin, a Tana dell'Aspide, né di quella recapitatagli al suo laboratorio a Palude della Canaglia e di quella a Salacus Fields" pronunciava ogni parola con lentezza, gustandosi quell'attimo di assoluto piacere mentre osservava gli occhi di Lin che pian piano venivano nuovamente invasi dal terrore "Allora ho deciso di inviare uno dei miei uomini a controllare nel tuo appartamento e sai cosa vi ha trovato, signorina Lin?" la khepri scosse lentamente la testa, un gesto che tutte le razze che abitavano New Crobuzon, cactacee, vodyanoi e altre, avevano imparato dagli umani "Ha scoperto che la lettera in cui spiegavo accuratamente quale fosse la tua situazione e le ali che ti abbiamo, uhm, strappato" la visione delle sue infinite bocche che si stiravano contemporaneamente in un ghigno crudele era terrificante "non si trovavano più dove erano state lasciate. Sai cosa significa questo signorina Lin? No?" a Lin veniva quasi da vomitare, la testa che le girava vorticosamente "Significa che Grimnebulin ha saputo, eccome, ma evidentemente la vita della sua puttana blatta non era così importante per lui quanto pensassimo... signorina Lin."

L'avrebbe tenuta in vita fino a che non avesse terminato l'opera per cui era stata ingaggiata, questo le aveva detto Motley.
Se avesse rifiutato sarebbe stata picchiata.
Se avesse rallentato il lavoro per vivere il più a lungo possibile nella speranza che Isaac arrivasse finalmente a salvarla sarebbe stata picchiata.
Se il suo operato non fosse stato all'altezza di ciò che aveva precedentemente realizzato, se la figura di Motley non fosse stata perfetta, se i colori non fossero stati i più cangianti ed intonati sarebbe stata picchiata.
Se i suoi carcerieri ne avessero avuto voglia sarebbe stata picchiata.

Lin lavorava con cura. Si rifiutava di vivere il completamento della statua come una condanna a morte e scaricava nella sua opera tutta la tensione, il terrore e la disperazione che l'avevano colta in quei giorni.
Sebbene non fosse facile lavorare con l'intero corpo ricoperto di lividi, ferite ed escoriazioni che le mandavano in continuazione pungenti fitte di dolore, Lin ce la metteva tutta e non poteva che essere soddisfatta dei risultati che otteneva. Motley aveva ordinato che la soffitta fosse resa il più luminosa possibile; che le grandi finestre che davano sul panorama di tetti a spiovente di Città delle Ossa fossero aperte ad intervalli regolari per permettere al colore ed alla saliva khepri di indurirsi il più rapidamente possibile. Come nelle settimane passate posava per Lin senza mai lamentarsi, continuando a raccontarle invece dei più abietti crimini che i suoi uomini compivano in giro per New Crobuzon.
"Contiamo che la milizia trovi il cadavere di Ma Francine entro l'alba di domani sai, signorina Lin? Ce ne abbiamo messo per far fuori quella puttana blatta, evidentemente voi donne khepri siete più in gamba delle umane... In fondo sono gli xeniani in generale ad avere vita più lunga degli appartenenti alla razza umana..." Lin era rimasta pietrificata a quelle parole. Ricordava con forza i giorni in cui lui le aveva parlato della sua disputa con Ma Francine, che tentava di ribellarsi al superpotere concentrato nelle mani di Motley allargandosi nella rete criminale della città a suo discapito. Lin ricordava di aver silenziosamente parteggiato per lei in quei momenti, sperando ardentemente che riuscisse a soverchiare Motley, che odiava sempre più ogni ora che passava ad osservarlo, e le sue truppe Rifatte. Ricordava anche di quanto si fosse sorpresa nello scoprire di preferire Ma Francine al suo datore di lavoro anche perchè era una khepri, come lei.
Ed ora Ma Francine era morta e lei era nuovamente confinata nella soffitta di Motley a ritrarlo come meglio poteva, ma questa volta, alla sera, non sarebbe tornata a casa.

"Il Sindaco in persona chiede il mio aiuto signorina Lin. D'altronde Rudgutter, il caro vecchio Bentham, non è mai stato particolarmente abile nel risolvere grandi problemi da solo. Non avrebbe di certo fatto molta strada senza il suo Ministro degli Interni ed ora anche lei, l'impassibile Eliza Stem-Fulcher, riconosce la superiorità dei miei uomini nei confronti dei loro barbari miliziani. Se la situazione non fosse così spiacevole potrei quasi sentirmi... elettrizzato dalla cosa, non credi anche tu puttanella?"
Ma Lin non credeva, perchè Lin semplicemente non sapeva. Né della minaccia alata che aveva stretto New Crobuzon in una morsa di terrore ed incubi ipnotici, mietendo vittime per l'intera città e condannandole ad una fine peggiore della morte stessa, né di cosa c'entrasse questo con Motley, o con Isaac o con lei.
Lin non sapeva che sarebbe stata l'unica vittima miracolosamente sopravvissuta, anche se meglio sarebbe dire quasi, di uno degli articoli di grande valore che erano stati sottratti al mostro che ora le parlava pacato.
Ma non era quello il punto.
Il punto era che alla statua mancava ormai soltanto la testa, che Isaac ancora non era venuto e che lei giaceva semi sdraiata sul pavimento della soffitta di Motley, adagiata contro la sua opera a secernere saliva dalla sua ghiandola, masticando e digerendo la pasta bianca e stringendo in mano una baccacolore.
Una baccacolore nera.

   
 
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