The Legend of the Ripper
Cap.1
– Incontro ravvicinato col detective-
Era una normale notte di inizio
gennaio, in cui il gelo e
la nebbia imperversavano tra le oscure strade di Londra, quasi deserte
in un
quartiere così residenziale;
in un modesto palazzo a mattoncino di
nuova costruzione,
nel ben mezzo di Sunset Street. Al secondo piano, abitava un giovane di
nome
Light Yagami, ispettore di Scotland Yard.
Fu in quella notte
che il telefono del ragazzo squillò, facendolo
svegliare di soprassalto
per correre a rispondere al ricevitore.
Ascoltò la voce del suo
sottoposto, gracchiante,
proveniente dalla cornetta, dopodiché, passandosi una mano
sul viso, rispose
“si, mi vesto e arrivo, ci
vediamo li”.
A quanto pareva lo squartatore di
Whitechapel aveva
colpito ancora, mietendo la sua terza vittima.
Il tempo di vestirsi e di percorrere
la strada in
carrozza e Yagami era sul luogo del delitto.
Oltrepassò la barriera di
poliziotti che cercavano di
mantenere l’ordine facendo allontanare i curiosi, e si
avvicinò a Mogi, che lo
aspettava fuori dal portone di un palazzo di vecchia costruzione, con
l’intonaco bianco che si staccava dalle pareti.
“Mogi!”
“buonasera,
ispettore”
Contraccambiò il saluto con
un cenno del capo, dopodiché
entrarono nell’atrio, dove un telo bianco ricopriva il corpo
della vittima.
Mogi si chinò per
sollevarlo, e Yagami rabbrividì; era un
ragazzo di circa venti anni , moro, con la gola tagliata ed una grande
ferita
al petto, dalla quale era sgorgato tantissimo sangue…
Solo dopo alcuni secondi Light
realizzò che gli era stato
asportato il cuore…
“non aveva documenti, ma gli
abitanti della zona lo hanno
identificato come Gevanni, non sappiamo però se sia il suo
vero nome…” esordì
l’agente, “per quanto riguarda il decesso, secondo
il medico legale è avvenuto
circa tre ore fa… la modalità è sempre
la stessa, come vede, un taglio netto e
profondo alla gola ed il cuore asportato…”
“è ancora lui
dunque…” riflettè il castano,
“il delitto
porta la sua firma”.
Ricoprirono nuovamente il corpo,
dopodiché si
allontanarono dal luogo del delitto, cominciando ad esporre le loro
idee,
rileggendo i dati a loro disposizione.
“che dati hai
raccolto?” chiese il più giovane
“aveva affittato un piccolo
appartamento all’ultimo piano
circa un anno fa… l’unico punto in comune con gli
altri due ragazzi uccisi è
che era anche lui un ragazzo di strada…” disse il
moro, “e indovina un po’ dove
lavorava?”
“…anche lui alla
Wammy’s House?”
“già…
credi che sia solo una coincidenza?”
“non credo a queste
casualità! Domani sera andremo alla
Wammy’s a raccogliere un po’ di
informazioni”.
*********
Come detto, la sera successiva Light,
Mogi e Matsuda, il
suo nuovo apprendista, si recarono alla Wammy’s House, il
locale, nonché
bordello, più famoso di Londra, il cui nome era il
più sussurrato di tutta la
città, dimora di libidine, lussuria, e sentimenti
disdicevoli.
Entrarono, e subito un forte odore
speziato riempì loro
le narici, mentre due ragazzi vestiti in modo succinto venivano loro
incontro.
“benvenuti, cosa possiamo
fare per voi?” chiesero, con
finta innocenza, avvicinandosi.
Ma si fermarono di scatto, stupiti,
quando i tre
mostrarono i loro distintivi di Scotland Yard.
“vorremmo parlare con il
proprietario…”
“prego, da questa
parte…” .
Uno dei due ragazzi li
scortò fino all’ufficio del suo
capo, quindi disse “prego, accomodatevi pure; Watari
è stato avvisato, sarà da
voi tra pochi minuti”.
I tre si accomodarono e dopo poco un
cordiale signore
sulla sessantina, con capelli e baffi bianchi, ed un paio di occhiali
tondi
calati sul naso face il suo ingresso nello studio, seguito da un
giovane
ragazzo dai capelli neri scompigliati, vestito con una semplice camicia
bianca
e dei pantaloni neri, sui quali ricadevano un paio di bretelle.
“io sono Watari, il padrone
della Wammy’s House”
si presentò l’uomo “come posso esservi
utile?”
“siamo qui
per…”, ma Light fu interrotto dallo stesso
Watari, che chiese loro “desiderate del
tè?”.
I tre acconsentirono, e
l’uomo mandò il ragazzo a
prenderlo, mentre la loro conversazione riprendeva.
“dicevo, siamo qui per farle
qualche domanda sui recenti
omicidi” disse Light
“si… vere e
proprie disgrazie, poveri ragazzi! … ma mi
dica, cosa vuole sapere?”
“cosa ci sa dire sulle
vittime?” chiese Mogi
“sui primi due non so dirvi
molto, li avevo assunti da
poco, ma Gevanni lavorava qui da quasi 3 anni. Era un ragazzo molto
intelligente, molto brillante…”
“scusi la
sincerità…” si intromise Light,
“ma non credo
che l’intelletto conti molto in questo
lavoro…”
“ispettore, i nostri ragazzi
di giorno vengono sottoposti
a corsi di comportamento e a percorsi di studio, quindi non si permetta
di
etichettarli come banali marchettari ignoranti!!”
La situazione si stava facendo tesa,
quando il ragazzo
moro tornò, con in mano un vassoio con sopra teiera e tazze
in porcellana.
Posò le tazze sul
tavolincino, una davanti a ciascuno dei
presenti, e poi prese a versarci il tè, dopo aver
posizionato, al centro, la
zuccheriera.
Versò la bevanda in modo
impeccabile, ma arrivato a
Matsuda la versò in terra.
Posò subito la teiera sul
vassoio, con un “oh no, che
sbadato!”, per poi chinarsi a terra con uno strofinaccio, per
asciugare il suo
sbaglio.
“vuoi una mano?”
si offrì Matsuda
“oh, no, non si preoccupi,
ci sono abituato. Grazie,
comunque”, declinò la sua offerta, con un sorriso.
Ma fu mentre si rialzava che Light,
osservandolo, lo vide
nascondere nella tasca dei pantaloni il piccolo taccuino degli appunti
di
Matsuda, che solitamente lo teneva nella tasca della giacca, appesa
allo
schienale della poltrona.
Vide il moro prendere in mano il
vassoio ed uscire dallo
studio, dopo aver fatto un lieve inchino, quindi si alzò a
sua volta, e con un “Mogi,
continua tu. Io torno tra un attimo…”
uscì da quella stanza, arrivandogli
addosso a metà corridoio.
Lo prese e lo immobilizzò
al muro, con il viso
schiacciato contro la parete, mentre gli teneva immobilizzato il
braccio
destro.
I vassoio cadde a terra.
“hai incantato il mio
collega col tuo bel visino, ma io
non ci casco!”
“non capisco di cosa stai
parlando…”
“del taccuino che hai appena
rubato”
“quale taccuino?”
“quello che
troverò se frugo nella tua tasca destra!”
“hai
frainteso…”
“oh, ma davvero?!?”
Con gesto secco prese il taccuino che
aveva nella tasca,
sbattendolo nuovamente contro la parete, mentre diceva
“odio i ladri, ma ancora di
più odio i bugiardi…”
“sono un
detective” ammise finalmente l’altro
“cosa?!”
“sono un detective!! Mi ha
assunto Watari”
“non crederai davvero che mi
bevo una balla simile?!”
“perché non
glielo chiedi, allora?”
“così da
lasciarti il tempo di scappare? Scordatelo!”
“ci andremo insieme, basta
che allenti la presa, mi stai
rompendo il braccio!” disse, sofferente.
Light allentò la presa,
lasciandolo libero, guardandolo,
vigile, mentre si girava e si massaggiava la parte lesa.
“se tu mi avessi dato un
attimo, invece di sbattermi
contro il muro, ti avrei spiegato come stavano le cose!” si
difese il moro.
“sai, non sono molto incline
a parlare con i ladri…”
“lo vuoi capire che non sono
un ladro?!”
“già…sei
un detective!” rispose in tono ironico
“proprio così! E
te lo dimostro!”
Dopodiché
dall’altra tasca dei pantaloni estrae’ un
biglietto da visita, e glielo porse.
Light lo lesse.
“Ryuzaki, detective
privato…” sussurrò
“si! Mi chiamo L Lawliet, ma
puoi chiamarmi Ryuzaki. sono
un detective privato!” sorrise, orgoglioso di se
“…mai
sentito…”
“da questo deduco che non
leggi i giornali, Yagami! Ho risolto
un bel po’ di casi recentemente…”
Il castano stava per ribattere,
quando…
“vi siete già
conosciuti, vedo”.
Watari era vicino a loro, subito fuori
dal suo ufficio,
davanti a Mogi e Matsuda.
“signori di Scotland Yard,
vi presento L Lawliet, l’investigatore
privato più promettente di tutta Londra”.
Si scambiarono una semplice stretta di
mano, dopodiché l’uomo
continuò;
“gli ho già
raccontato tutto, ma…”
“io non so
niente!” si intromise il castano
“Watari mi ha chiesto di
indagare, in nome
della nostra amicizia, visto che, nonostante le vostre indagini
così ACCURATE,
i ragazzi continuano a morire!”
Light lanciò
uno
sguardo raggelante sia a lui che all’uomo, poi
disse, in tono piatto
“…spero solo che
non intralcerà la
mia indagine, signor Ryuzaki!”, prima di
andarsene, seguito da Mogi e Matsuda, mentre L gli urlava dietro un
“mi chiamo
Lawliet!!”.
FINE CAP 1.
Ciao a tutti!
Come avrete potuto leggere, sono
tornata con una nuova
storia, che personalmente, essendo attratta dalla figura di Jack lo
Squartatore
(Jack the Ripper), mi ha preso davvero molto quest’estate,
tant’è che l’ho
finita in un periodo veramente ridotto per i miei standard. XD …si, lo so,
è una storia alquanto macabra,
ma a me piace! XD
Comunque, XD, spero che questo primo
capitolo sia di
vostro gradimento. ^^ fatemi sapere. ^^
E ora, sono dovute delle piccole
precisazioni;
la storia si svolge alla fine del
1800, a cavallo con il
1900, ed è per questo che ci sono le carrozze, non
è che sono impazzita! XD
poi, il quartiere di Whitechapel
esiste davvero, non è di
mia invenzione, ed è il quartiere dove ha ucciso il vero
Jack lo Squartatore.
Light è un giovane
ispettore di Scotland Yard, che si è
guadagnato, nonostante l’età, molta fama
risolvendo molti casi, e, per quanto
riguarda L, è un giovane orfano, allevato da Watari quando
era piccolo, che al
compimento dei 18 anni si è dedicato al duro mestiere
dell’investigazione. Nella
storia ha 22 anni, e da poco ha finalmente cominciato a vedersi
riconoscere le
sue straordinarie doti investigative, anche se con casi minori, o
strambi (che
comunque avevano attratto la sua attenzione). Light nella mia visione
è invece
leggermente più grande… sui 25 anni, circa.
Adesso, invece, non posso fare altro
che ringraziarvi per
tutta la vostra pazienza, che vi ha permesso di arrivare fino a qua! XD
Grazie mille.
Ci rivedremo, se vorrete, al prossimo
capitolo. ^^
Un bacio a tutti.
ladyElric
P.S. per tutti i lettori di Prova a
Prendermi. Tranquilli,
non sto trascurando la storia, sto cercando di scrivere un finale degno
di
nota, ma qualsiasi cosa io scriva non mi sembra abbastanza. -_- ma non
disperate, l’ultimo capitolo sarà prossimamente su
questi schermi! XD