What
it was
(what
I’ve done)
Hold
on this will
hurt more than
anything has before
(I
don’t feel it anymore, William Fitzsimmons)
Ogni volta che, dopo l’addio di
Lana, guardava Lois, sentiva un’emozione salirgli in corpo, traboccando nella
gola. Clark ignorava quella sensazione di calore, percependo la Macchia sopra di
sé – dentro di sé – tenerlo stretto
al suo destino.
Lois gli sorrideva con lo
sguardo, mentre ticchettava parole al computer del Daily Planet, e lui sentiva
le parole di Jor-El nella mente – e nelle vene correva sangue kryptoniano, non
umano, perciò quel sentimento non sarebbe mai dovuto esistere; e nelle vene
correva il suo futuro da salvatore, non quello d’un banale
innamorato.
Lei aveva qualcosa in fondo agli
occhi, qualcosa che impauriva Clark molto più del proprio destino (e della solitudine che sarebbe nata dentro
la Macchia), così che non riusciva ad articolare quel sentimento che pian
pianino si diffondeva nel suo cuore, invadendo tutto il corpo
intensamente.
Non voleva farsi
illusioni.
Quando Lois era scomparsa, una
parte di Clark era morta dall’incertezza, mentre un’altra – la più forte – aveva
gioito di questo. Adesso non c’era più nulla a trattenerlo, tutto rimaneva
dietro le sue spalle, dimenticato.
Eppure ricordava ancora le sue labbra vicinissime, la sera del
matrimonio di Chloe.
La Macchia coprì di nero tutto
quanto, lasciando che solo uno sprazzo luminoso, un po’ d’umanità necessaria in
un eroe, sopravvivesse a quel buio.
Fu oscurità, prima della luce.
Arrivò improvvisa – come la
caduta del treno in sé, d’altra parte.
Lui, non più Clark Kent ma la
Macchia, si ritrovò a salvare un intero convoglio. E lì c’era lei, con gli occhi
chiusi e la bocca semiaperta, proprio lei, la luce.
Lois riposava svenuta, mentre lui
veniva dilaniato dal desiderio di tornare dalla donna.
Probabilmente fu allora che capì,
inconsciamente, quanto fosse labile la linea fra Clark e la Macchia – quanto
fossero uniti: la stessa persona, la stessa faccia di una medaglia; entrambi
soli.
Eppure si diede ancora tempo –
distraendosi con i ricordi di Lois – per semplice
orgoglio.
Quando poi lei lo strinse a sé
con un abbraccio spontaneo, lui comprese che faceva solo male, resistere al
desiderio e alla voglia di lei. Molto
più di prima, quando ancora non sapeva cosa fosse quel sentimento dentro il suo
corpo che combatteva contro la Macchia.
Sorrise e non rispose
all’abbraccio, per poter fare una battutina ironica a Lois. Andava così, fra
loro due.
Non c’era nulla di
meglio.
N/A:
Ambientata
tra l’ottava serie (sicuramente dopo la 8x10) e le prime delle due puntate della
nona, trasmesse in queste settimane in America. Diciamo che ho ripercorso un po’
i sentimenti di Clark... mi piace l’introspezione, è risaputo
XD.
Mi
piacerebbe scrivere ancora su Smallville – e su Clark e Lois <3 – quindi
confido nelle nuove puntate e nell’ispirazione che potranno donarmi
*_*
Intanto
grazie a chi ha recensito la scorsa fic su questo fandom e... recensite anche
questa, mi raccomando.
Kò
P.S:
la traduzione del pezzo è: Resistere a questa volontà /Ferisce molto più /Di
qualunque cosa sentita prima d’ora