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SETTEMBRE lunedì
Massimo
aveva trascorso quella prima
mattinata di ferie in tranquillità. Si era svegliato con
calma, aveva
chiacchierato con la madre, aveva accompagnato il padre a fare alcune
commissioni in banca. Prima di rientrare erano passati anche per il
negozio di
elettrodomestici di Bruno e, senza bisogno di dirsi niente, come quando
erano
ragazzi, avevano fatto pace. Il fratello lo aveva invitato a
trascorrere il
resto della settimana di vacanze nella sua casetta in montagna.
-
E che ci vado da solo? – aveva
obiettato lui.
-
Dai, a te basta fare un fischio e le
donne corrono come tante cagnette in calore – lo aveva preso
di nuovo in giro.
-
Che fai, ricominci? – gli aveva
risposto, fingendosi arrabbiato.
Tutto
il pomeriggio però l’idea della
casetta in montagna gli era sembrata sempre più allettante
perché era piccola,
ma carina, aveva un bel camino ed era situata in un posto da dove si
potevano
fare tante belle passeggiate tra i boschi. C’era una sola
persona al mondo con
la quale avrebbe voluto andarci: guardò
l’orologio, a quell’ora Chiara doveva
essere ancora in ufficio.
La
ragazza non si aspettava di sentire la
sua voce al telefono per cui si sentì salire tutto il sangue
alla testa per
l’emozione. Dovette girarsi con la faccia verso il muro per non farsi vedere
da Rossana. Per fortunata
la collega in quel momento si alzò ed uscì dalla
stanza per andare a far
firmare delle lettere al capo.
-
Come stai? Come è andato il tuo
compleanno? – le chiese Massimo con un tono molto affettuoso.
-
Bene, ma dimmi piuttosto della festa
di tua nipote. Le è piaciuto il braccialetto?
-
Moltissimo ed anche a mia madre è
piaciuta molto la collana. Si complimenta con te per il gusto squisito.
-
Le hai parlato di me!? – gli chiese
stupita.
-
Certo, te l’ho detto, le racconto tutto.
Senti, ti telefonavo per chiederti una cosa: perché non
prendi qualche giorno
di ferie e vieni qui?
-
Come? – domandò Chiara che non aveva
capito il perché di quella richiesta.
Massimo
fece finta di non aver colto il
senso della domanda e le rispose:
-
Con il treno. Ci sono anche i treni,
sai. Parti domani mattina e nel pomeriggio sei qui. Ti vengo a prendere
alla
stazione e ce ne andiamo in una bella casetta sull’Appennino
modenese di
proprietà di mio fratello. Niente di speciale, beninteso, ma
è molto intima,
c’è anche un bel camino. Sono sicuro che ti
piacerà molto.
-
Perché? – gli
chiese.
-
Perché si sta bene, te l’ho detto.
-
No, per favore, non far finta di non
capire, rispondimi. Perché dovrei venirci? - il tono della
sua voce era molto serio.
-
Per passare qualche bel giorno di
vacanza – le rispose invitante.
-…e
sostituire il paesaggio marino con
quello montano? No grazie, credevo di avertelo detto, non è
questo che voglio –
rifiutò, anche se era stata molto tentata di accettare. In
un posto come
quello, con lui, avrebbe vissuto di sicuro giorni meravigliosi, ma non
poteva
permetterseli.
Il
giovane però si sentì rifiutato.
-
Credevo che anche tu saresti stata
felice di stare con me. Devo essermi sbagliato!
-
No, lo sai, non è questo. Mi
piacerebbe stare con te, ma non così, solo per fare una
vacanza – gli disse
con una voce dolcissima.
-
Mi sbaglio o eri tu
a dire che il nostro rapporto non
doveva diventare impegnativo? – le disse un po’
maligno rammentandole le
frottole che gli aveva raccontato a casa sua quella sera.
-
Ho cambiato idea.
-
No, tu hai cambiato registro.
Evidentemente ritieni sia più utile, invece che fare
l’indifferente, cominciare
a fare la preziosa. In realtà quella di farla assaggiare ad
un uomo per poi
negargliela è sempre stata la tattica più
efficace. Non c’è modo migliore per mandare
un povero fesso come me fuori di zucca, no?
-
Adesso stai diventando addirittura
volgare! – gli disse, molto offesa dall’accusa.
Possibile non
riuscisse a capire che il suo bisogno di
un rapporto affidabile era qualcosa di più profondo di un
meschino tentativo di
legarlo a sé?
Massimo
però era furibondo. Non riusciva
ad accettare il fatto che Chiara lo stesse rifiutando con tanta
determinazione
senza dargli nessuna chance di provarle la sua buona fede.
Non
riuscì a trattenersi e con la voce
tagliente, la rintuzzò:
-
Certo, io sono volgare, carogna,
approfittatore. Io sono così. Cosa credevi,
che fossi il principe azzurro?
-
Figurati, non mi sono illusa neanche
per un momento! Ma fammi un piacere: lasciami stare. Ne puoi trovare
tante più
adatte di me ai tuoi scopi.
La
ragazza stava quasi per piangere, ma
si controllò ricordandosi di conservare la propria
dignità.
-
Scusami, non ti scoccerò più. Stammi
bene - irritato, Massimo troncò la conversazione abbassando
il telefono.
Poco
dopo, rientrando in ufficio,
Rossana posò gli occhi sulla collega. Nel vederla stravolta,
le chiese:
-
Chiara, che c’è? Non ti senti bene?
-
Non tanto, ho avuto una vertigine –
le rispose poi se ne scappò in bagno a piangere.
**
Quel
pomeriggio Federica non c’era
stata perché aveva dovuto accompagnare la mamma da uno
specialista e così non
si era potuta confidare neanche con lei. Certo avrebbe sempre potuto
chiamarla
a telefono, ma non si sentiva di farlo. La sua povera amica aveva
già tanti
problemi con la
madre molto anziana e
bisognosa di cure anche perché il suo unico fratello,
già sposato, si era
scrollato ogni responsabilità.
Quando
verso le otto squillò il
telefono, sperò che fosse lei, almeno avrebbe potuto
sfogarsi un po’.
Invece
era Cristina.
-
Ciao, sorellina come stai? – le
domandò questa.
-
Bene, ma come mai mi telefoni a
quest’ora, non sei in piena battaglia per la cena?
-
No, Riccardo è andato con i bambini a
casa della sorella ed io sono rimasta qui con Luca che ha qualche linea
di
febbre.
-
Potevi chiamarmi, sarei venuta
volentieri a fargli compagnia e
tu
saresti potuta uscire.
-
Sì, figurati la pacchia! Piuttosto
che andare da mia cognata preferisco di gran lunga passare una serata a
casa
così ho il tempo per fare qualcosa, compreso quella di
telefonare alla mia
sorellina. Davvero stai bene? Hai mangiato?
-
Sì, mi sono preparata degli spaghetti
con i pomodorini ed il basilico che erano una vera delizia.
Era
una bugia. Aveva trangugiato il
contenuto di una scatoletta di tonno e mais, qualche acino
d’uva e via… il suo
stomaco era in quella fase in cui il cibo diventava quasi un nemico.
Questo
però era meglio non farlo sapere a Cristina la quale,
conoscendola fin troppo
bene, doveva essere già preoccupata.
Infatti
insistette:
-
Ieri mi sei parsa piuttosto giù. Non
vuoi confidarti con me?
-
No, credimi, va tutto bene.
-
Non è vero, stai soffrendo. A me non
puoi darla a bere!
-
Non sto soffrendo per Massimo se è
questo a darti
pensiero. Sta cercando in
ogni modo di farmi mettere con lui, sono io a non volerlo. Non
più tardi di
oggi pomeriggio sono riuscita persino a rifiutare di
passare qualche giorno di ferie insieme,
anche se, in verità, mi sarebbe molto piaciuto farlo.
-
Ed allora perché non l’hai fatto?
-
Perché non voglio solo qualche giorno
bello, voglio essere amata davvero, tutto qui.
-
Ma se ti cerca continuamente non è
forse perché ti vuole bene?
-
No, per lui sarei solo un passatempo,
alla fine mi lascerebbe
comunque, non ho
dubbi.
-
Lo sai qual è il tuo vero problema
Chiara? Non hai la minima fiducia in te stessa. A volte anche gli
uomini si
innamorano. Passando un po’ di tempo con
Massimo, ci poteva essere anche questa
possibilità.
-
Stai fresca, cosa avrebbe potuto
trovare uno come lui in me? Forse avevi ragione tu, l’unica
cosa che l’ha
attirato è stato il fatto che gli ho ceduto subito.
Evidentemente ha pensato di
approfittarne. Ottenere di fare sesso senza alcuno sforzo è
sempre gradevole
per un uomo, ritengo.
-
Scusami, ma non sono d’accordo con
te. Sei una bella ragazza, buona, intelligente, hai un buon lavoro
perché mai
devi sempre buttarti giù? Non credi che un uomo possa amarti
davvero? Se non ci
credi tu per prima come pretendi che non se ne approfittino? La stessa
cosa
l’hai fatta con Marco: sembrava sempre che ti stesse facendo
una grazia!
-
Questa volta è tutto diverso. Lui non
è come Marco, me l’ha detto chiaro e tondo che non
se la sente di darmi
speranze per il futuro. Sta bene con me e per adesso gli basta.
-
Appunto, se continuerete a stare bene
insieme, potrebbe decidere di restare con te per sempre.
-
Ma che facciamo i contratti a termine
anche in amore? Ho giurato a me stessa di non mettere mai
più la mia vita nelle
mani di un uomo. Lo sai come sono fatta io, sono senza mezzi termini:
quando
voglio bene lo faccio con tutta me stessa. Se dovesse finire,
com’è quasi certo
che accadrebbe, non so come potrei prenderla. Preferisco soffrire da
cani
adesso, piuttosto… – s’interruppe
perché infine se l’era lasciato sfuggire che
stava soffrendo.
Cristina
già l’aveva capito benissimo,
ma non volle infierire.
–
Forse hai ragione, fai bene a non
pensarci più. In fondo sei giovane, vedrai quante altre
occasioni ti
capiteranno! – la consolò.
-
“Già – pensò Chiara
– però ora
mi sembra non valga nemmeno la pena di vivere se non posso avere
Massimo”.
Cercando
di non far trasparire nessuna
delle sue emozioni, cambiò discorso e con tutta la calma che
poteva riuscire ad
avere, disse alla sorella:
-
Ti prego, non parliamone più. Ti
volevo dire invece che ho misurato il vestito e lo trovo bellissimo. Mi
sta
solo un po’ stretto sui fianchi, ma è una cosa
minima.
-
Mi fa piacere sia stato di tuo gusto.
È stata un’idea di Riccardo, io volevo regalarti
qualcosa per la casa, magari
un microonde perché so che lo desideravi, ma lui ha detto
che devi avere
qualche capo elegante. Sei una donna giovane e ci può essere
l’occasione giusta per indossarlo.
-
Infatti ha ragione. Sono stata
invitata ad una cena offerta da un collega che ha dato le dimissioni e
credo
che potrei metterlo allora. Che ne dici, non è
troppo elegante?
Le
due donne continuarono a parlare per
un po’ senza più toccare il tasto dolente dei
sentimenti.