Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: hotaru    07/10/2009    8 recensioni
"- Dai, Ai, sii seria. Non penserai davvero che l’uomo… - si interruppe un attimo, cercando di ricordare ciò che diceva il testo - … possa vivere in pace, dividendo il mondo, senza ricchezze né Paesi né religioni. È assurdo -.
Ai si voltò verso di lui, sorridendo leggermente.
- Non sforzarti di capirlo – disse – Devi solo immaginarlo. Te lo dice anche la canzone -.
Conan le lanciò un’occhiata penetrante.
- L’essere umano deve sempre sforzarsi di capire – ribatté, in un tono che non ammetteva repliche."
One-shot basata su "Imagine" di John Lennon
Seconda classificata al "The Nightmare Before Christmas Contest" indetto da Talpina Pensierosa
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Detective Boys, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imagine
Questa non è una song-fic, ma andrebbe comunque letta avendo ben presente "Imagine" di John Lennon

Imagine


Imagine



- È permesso? Professor Agasa? -.
Un viso tondo e baffuto, fin troppo familiare, fece capolino dal vano cucina.
- Oh, sei tu, Shinichi. Entra pure -.
Il piccolo Conan non se lo fece ripetere due volte e, tolte le scarpe, raggiunse il professore.
- Cerchi Ai? – gli chiese quest’ultimo, che sorseggiava una tazza di tè mentre dava una scorsa ad alcuni fogli.
Conan annuì.
- Sì. Stamattina non si è presentata a scuola, così sono venuto a dare un’occhiata. Non si sente bene? -.
- Oh no, sta benissimo. È solo che oggi non aveva intenzione di andarci, mi ha avvertito stamattina. Non le ho chiesto nulla: chi sono io per dirle che deve andare a scuola? – fece l’uomo, accennando una risata.
- Capisco – disse Conan – Comunque ora è in casa? -.
- Sì, la trovi in camera sua -.
- D’accordo, grazie – fece il bambino, lasciando il professore alle sue scartoffie.


Stava per bussare alla porta della stanza, quando sentì le note di un pianoforte provenire dall’interno.
Non riconobbe la melodia, anche se era certo di averla già sentita. Era sicuro che si trattasse di una canzone straniera, e le parole in inglese che seguirono l’introduzione melodica confermarono la sua teoria.
Fu allora che si decise a bussare.
La canzone venne bruscamente interrotta, e la voce di Ai disse: - Avanti -.
- Ciao – esordì Conan, entrando.
- Sei da solo? – chiese lei, quasi sorpresa.
- Ti dispiace? – fece lui con un sorriso.
Ai fece spallucce, ma non rispose.
- Pensavo stessi male, così sono venuto a vedere. Se ti interessa, ho qui anche i compiti di oggi -.
- Avete fatto le divisioni, per caso? – domandò ironica.
- Sì, quelle a due cifre – ribatté lui, faticando a star serio. A volte sembrava una barzelletta, essere costretti a ripercorrere quei programmi scolastici elementari. Ayumi e gli altri all’inizio rimanevano sbalorditi nel vedere la facilità con cui Conan e Ai prendessero sempre il massimo dei voti, ma poi ci avevano fatto l’abitudine.
L’unica materia in cui riuscivano di gran lunga a superare il giovane Edogawa era musica, e in fondo era una bella rivincita.
- Come mai non sei venuta a scuola? – chiese Conan, avvicinandosi e sedendosi su una sedia – È successo qualcosa? -.
- Niente di particolare – rispose laconica, guardando distrattamente fuori dalla finestra.
Fossero stati ancora nel periodo in cui si erano appena conosciuti, Conan avrebbe lasciato perdere.
Ma era passato troppo tempo, e aveva imparato a conoscere bene Ai. C’erano migliaia di cose che non sapeva di lei, ma a certi suoi comportamenti aveva fatto l’abitudine.
Quindi non mollò.
- Stavi ascoltando della musica? Una canzone straniera? -.
- Ma che bravo detective… hai sentito le parole in inglese? – domandò sardonica lei.
- Esattamente – fece l’altro con un sorriso – Tra l’altro, dal poco che ho sentito mi è parso che l’accento fosse più britannico che americano -.
- Proprio così – rispose Ai con noncuranza – E, da grande investigatore quale sei, non hai ancora dedotto di che canzone si tratta? -.
- No, mi spiace. Sono un detective, non un mago -.
Ai non rispose. Mandò indietro la canzone e premette il tasto “Play” dello stereo.
Le dolci note di un pianoforte si diffusero per la stanza, quasi riscaldandola.

 Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

 A pensarci bene, quella canzone non gli era del tutto nuova. Il suo orecchio lasciava parecchio a desiderare, ma era sicuro che non fosse proprio recente.
Chissà, forse suo padre l’aveva ascoltata…

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Ai sembrava impassibile, ma era sicuro di aver appena sentito un sospiro impercettibile. A guardarla bene in volto, rivolto verso lo stereo, sembrava persa in qualche tempo sconosciuto. A ricordare chissà cosa.

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of men
Imagine all the people
Sharing all the world...

O forse era sua madre che era solita ascoltarla? Comunque fosse, gli sembrava di sentirla risuonare in qualche eco della sua infanzia.

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one (*)

Quando la canzone terminò, Ai bloccò il cd.
- Quando è stata scritta? – fu la prima domanda che Conan le rivolse.
- Negli anni Settanta -.
- Ah, ecco. Mi sembrava… -.
Ai si voltò verso di lui, quasi brusca.
- La conosci o no? -.
- Beh… mi sembra di averla già sentita, ma… -.
- Il nome John Lennon ti dice niente? -.
Una lampadina sembrò accendersi nella mente di Conan.
- Quel cantante e musicista di Liverpool ucciso a New York l’otto dicembre 1980, con un colpo di pistola? – chiese.
Ai alzò le sopracciglia, lanciandogli un’occhiata eloquente.
- Mi sembrava strano che non sapessi tutto di qualcosa… anche se si tratta di musica… - commentò.
- Un componente dei Beatles, gruppo britannico nato negli anni Sessanta, famoso in tutto il mondo. Sposò una giapponese, giusto? Una certa… -.
- Sì, sì, va bene – lo interruppe lei – Non cominciare a fare il noioso -.
- Come sarebbe a dire, il “noioso”? – domandò Conan, urtato.
- Lo sai, no? Quando parti in quarta a spiegare tutto ciò che sai di un dato argomento… ossia di tutti… alla lunga sei veramente seccante -.
Conan mise quasi il broncio, vagamente offeso.
- Adesso non fare quella faccia, che sembri davvero un bambino di otto anni… - fece lei sorridendo – Piuttosto, visto che sai l’inglese, immagino tu abbia capito ciò che dice la canzone -.
Lui annuì.
- Sì, era piuttosto semplice da comprendere -.
- E cosa ne pensi? -.
Conan la osservò un attimo, prima di rispondere. Stavano davvero avendo una conversazione su una canzone? Ai riusciva sempre a lasciarlo basito. Proprio quando pensava di essere ormai arrivato a conoscerla, scopriva qualcosa di nuovo che lo spiazzava.
Comunque lei non lo stava nemmeno guardando, concentrata su qualche particolare fuori dalla finestra, quindi Conan decise di rispondere sinceramente.
- Le parole di questa canzone sono una perfetta utopia – sentenziò, incrociando le braccia.
- Davvero? – fece lei, anche se non sembrava per nulla sorpresa – E perché? -.
- Dai, Ai, sii seria. Non penserai davvero che l’uomo… - si interruppe un attimo, cercando di ricordare ciò che diceva il testo - … possa vivere in pace, dividendo il mondo, senza ricchezze né Paesi né religioni. È assurdo -.
Ai si voltò verso di lui, sorridendo leggermente.
- Non sforzarti di capirlo – disse – Devi solo immaginarlo. Te lo dice anche la canzone -.
Conan le lanciò un’occhiata penetrante.
- L’essere umano deve sempre sforzarsi di capire – ribatté, in un tono che non ammetteva repliche.
Ai sembrò quasi mettersi a ridere.
- Ma non pretenderai che, da semplici esseri limitati quali siamo, arriviamo a comprendere ogni cosa! – esclamò.
- Non ho detto questo, ma… se vuoi davvero migliorare questo mondo, è assurdo sognare cose tanto grandiose. È solo un’illusione, perché chiunque sa benissimo che non si avvererà mai -.
Ai lo osservò a lungo, prima di riprendere a parlare. Tanto a lungo che lo mise quasi a disagio.
- A volte fai quasi paura, lo sai? – disse alla fine – Sembri un mero agglomerato di cellule grigie, incapace di credere in qualcosa senza averne le prove. L’essere umano non può sopravvivere così -.
- Ciò di cui gli esseri umani hanno davvero bisogno è la verità (*¹) – ribatté lui.
Sul viso di Ai si fece strada un sorriso amaro, quasi divertito. Guardò Conan come se fosse stato davvero un bimbetto di otto anni.
- La verità? – rise freddamente – E quando mai l’umanità ha posseduto qualcosa che si avvicinasse anche solo lontanamente a questa “entità suprema”? -.
- Ma che dici? – fece Conan, allibito.
- Gli uomini non possiedono alcuna verità – replicò lei, tagliente – Se ne illudono soltanto, e così facendo credono di poterla imporre agli altri. Ma l’unica verità è che non ne esiste nessuna -.
Conan non era affatto d’accordo. Avrebbe volentieri continuato a ribattere, ma era sicuro che così facendo sarebbero certamente arrivati a litigare. Ai aveva l’aria di voler difendere strenuamente ciò che diceva, e anche lui non avrebbe cambiato opinione.
Non sarebbero giunti a nessuna conclusione.
- E siamo arrivati a tutto questo da una canzone? – si limitò a chiedere, con un sorriso.
- Visto? – fece lei, lasciando a sua volta perdere quel discorso filosofico nel quale si erano infilati – La musica aiuta la gente a pensare. Non è inutile come pensi tu -.
- Non ho mai detto che sia inutile! – ribatté Conan, piccato.
- Ma non ti dispiacerebbe che venisse eliminata dalla faccia della terra, giusto? Così almeno non ci sarebbe più un campo nel quale sei una frana totale -.
- Adesso sei tu quella che dimostra otto anni, lo sai? -.
- Se te la prendi così tanto per una sciocchezza simile, significa che sei davvero infantile -.
Conan si trattenne a stento dal ribattere. Visto il punto a cui erano arrivati, trovò più saggio uscire dalla stanza e troncare il discorso.


- Comunque è vero, hai ragione tu. È una completa utopia -.
Si trovava già davanti alla porta, ma a quelle parole si bloccò.
Si voltò a guardare Ai, che continuava ad osservare qualcosa fuori dalla finestra.
- Un mondo in cui la gente non viene uccisa, né imprigionata, né costretta a fare ciò che non vuole. Un mondo senza fatti abominevoli e famiglie distrutte non esisterà mai. È stupido anche solo immaginarlo -.
- Però, se non ci sperassimo tutti, non continueremmo nemmeno a vivere –.
Ai si girò verso di lui, sorpresa.
- Perché proprio oggi? – chiese Conan.
- Sarebbe stato il compleanno di mia sorella -.

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Conan disse: - Capisco -.
- No, non credo tu capisca. Ma va bene così -.
Lui non la contraddisse. In fondo fratelli non ne aveva, i suoi genitori erano vivi e stavano bene e nessuna organizzazione criminale aveva mai condizionato la sua vita. Almeno fino ai diciassette anni.
Non era un noioso saputello, come sosteneva a volte Ai. Sapeva farsi da parte, quando ce n’era bisogno.
Però aveva un’ultima cosa da dirle.
- Non so se hai mai immaginato una vita diversa da quella che avevi – fece – Ma questa, per quanto folle e assurda, è un’opzione interessante. Non trovi? -.
Ai non fece in tempo a rispondere, che si udì un vociare concitato al di là della porta.
- Ai è molto malata? -.
- Non deve andare in ospedale, vero? -.
- Siamo venuti apposta a trovarla, possiamo vederla? -.
E poi la voce profonda del professor Agasa, che cercava di calmarli.
- No, state tranquilli, era solo… un po’ indisposta… ma potete vederla anche subito, è di là con Conan -.
- COSA? -.
Conan si spostò prudentemente dalla porta, e fece bene, perché tre bambini fin troppo conosciuti la spalancarono di botto.
- Sei un antipatico, potevi dircelo che venivi a trovare Ai! – sbottò Genta.
- Già, si escludono così gli amici? – gli diede manforte Mitsuhiko.
- E pensare che noi siamo anche passati da casa tua per chiederti se volevi venire con noi… e invece non c’eri… - terminò Ayumi con voce affranta.
- Ehm… ragazzi… ecco, io… - tentò Conan, facendo funzionare il cervello a tutta velocità per trarsi d’impiccio – Sono venuto soltanto a portarle i compiti di oggi… -.
- … e ne ha approfittato per dichiararsi – concluse Ai.
Un silenzio sbigottito accolse quella frase, e per qualche secondo nessuno aprì bocca.
- Sto scherzando! – esclamò in fretta Ai, quasi ridendo, estremamente divertita dalla loro reazione.
I quattro ripresero finalmente a respirare, qualcuno più sollevato degli altri, e Genta accennò perfino una risata.
- Sì, ti immagini che bella coppia di secchioni! – esclamò.
- Genta, piantala! – lo riprese Mitsuhiko, che invece si era preso un bello spavento.
- Ai, non fare mai più uno scherzo simile! – la pregò Ayumi.
La voce del professore interruppe le loro proteste, annunciando che aveva preparato un tè con biscotti, e questo mise definitivamente pace. Genta, Ayumi e Mitsuhiko si diressero in fretta verso la cucina, affamati.
Nella stanza rimasero soltanto Conan e Ai, quest’ultima ancora seduta sulla sua sedia.
- Mi hai fatto prendere un colpo – la accusò il bambino – Ti sembrano scherzi da fare? -.
Lei sorrise divertita.
- Avresti dovuto vedere la tua faccia. Credo che se ti avessi dato dell’assassino saresti stato meno sconvolto -.
- La sai una cosa? Anche se magari non te li immaginavi così, ti sei ambientata alla perfezione -.
Ai guardò verso la porta aperta, pensierosa, ascoltando il vociare confuso che veniva dalla cucina.
- Già… - mormorò – Sai, quando li guardo riesco quasi a credere che sapranno costruire un mondo migliore. Che loro ci riusciranno -.
Conan seguì il suo sguardo verso il corridoio.
- A volte lo penso anch’io. Me li immagino da grandi, e non riesco a vederli troppo diversi da come sono ora. È incomprensibile, e impossibile anche, ma è così -.
- Non mi dire – fece Ai – Anche tu immagini qualcosa che non riesci a capire, di tanto in tanto? -.
Conan le lanciò un’occhiata sardonica.
- Ebbene sì – ammise.
- Ma siete ancora lì? Dobbiamo venire a prendervi? – la voce di Genta li chiamò senza tanti complimenti, un po’ impastata dai biscotti che doveva avere in bocca.
- Arriviamo! – rispose Conan. Poi, volgendosi verso Ai: - Dai, andiamo, prima che si arrabbino un’altra volta -.
- Sì, vengo subito -.
Prima di raggiungerlo, però, Ai tolse il CD dallo stereo, riponendolo con cura dalla sua custodia.
Conan ebbe la sensazione che quel vecchio compact-disc fosse appartenuto a qualcun altro, prima, ma decise discretamente di non fare domande.
Uscirono dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.



 




 


(*)  Traduzione:

Immagina che non esista il paradiso,
è facile se provi,
nessun inferno sotto di noi,
sopra di noi solo il cielo.
Immagina tutta la gente
vivere per il presente.

Immagina che non esistano frontiere,
non è difficile da fare,
niente per cui uccidere o morire
e nessuna religione.
Immagina tutta la gente
vivere una vita in pace.
 
Puoi darmi del sognatore,
ma non sono il solo.
Spero che un giorno
tu ti unirai a noi e il mondo sarà unito.

Immagina che non ci siano ricchezze,
mi meraviglierei se tu ci riuscissi,
né avidità né cupidigia,
una fratellanza di uomini.
Immagina che tutta la gente
si divida tutto il mondo.

Puoi darmi del sognatore,
ma non sono il solo.
Spero che un giorno
tu ti unirai a noi e il mondo vivrà unito.


(*¹): frase realmente pronunciata da Conan, in una puntata dell’anime.




È la mia prima fic in assoluto su “Detective Conan”, considerando che non frequento nemmeno il fandom. Si tratta di una cosa senza pretese, che sono felice si sia classificata seconda al “The Nightmare Before Christmas Contest” indetto da Talpina Pensierosa.
Dovevamo ispirarci ad una frase del film, e io ho scelto: “Non sforzarti di capirlo. Devi solo immaginarlo!”… grande frase, secondo me.
Mi farebbe sinceramente piacere sapere cosa ne pensate, nel bene e nel male.

Complimenti a tutte le altre partecipanti, specialmente alla prima classificata! ^^

 
   
 
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