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Autore: kannuki    04/06/2005    9 recensioni
“Che cosa sei venuta a fare? Dopo tutti questi anni”
“Sai...non riesco a ricordarlo”
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei venuta finalmente”

“Sei tornata, alla fine”

“Si”

 

La donna si muoveva nell’oscurità come  un gatto, scivolando felina lungo i muri, sedendosi sul letto, con la schiena ben dritta e una gamba accavallata. Aveva qualcosa attaccato alla suola della scarpa ma l’uomo non riuscì a capire cosa fosse.

“Avevo una faccenda in sospeso, per questo sono tornata” gli disse con la voce strana, che sembrava provenire dal fondo di una bara  scoperchiata.

“Siediti vicino a me”

“Preferisco rimanere in piedi” le ripose percependo una stonatura in lei.

“Allora sii cavaliere e offrimi una sigaretta. Ho bisogno di togliermi di bocca questo saporaccio di muffa”

 

L’uomo infilò la mano nella tasca della camicia di jeans che aveva negligentemente gettato su una sedia qualche ora prima e le tirò il pacchetto con l’accendino.

La donna li lasciò cadere a terra e solo dopo si chinò a raccoglierli. “I miei riflessi non sono più quelli di una volta” disse facendo oscillare la catenina che lui le aveva regalato qualche anno prima, sotto il portico di casa sua, in campagna.

 

Il pomeriggio era stato particolarmente caldo e lei aveva voluto passare qualche ora in sua compagnia sul dondolo da giardino che lui aveva sistemato sotto la tettoia.

 

Era stata una buona mossa: gli aveva permesso di essere particolarmente romantico mentre le allacciava al collo il pendente. Lei aveva accettato il suo dono e gli aveva baciato le labbra che sapevano di miele e tabacco.

 

Che strano, non riesco a sentirne il sapore” sussurrò aspirando la sigaretta, la cenere che brillava di una luce arancione che non riusciva ad illuminarle le dita.

Sembrava che tutto il suo essere aspirasse la luce e la inghiottisse come un piccolo buco nero al centro della stanza.

 

Che cosa sei venuta a fare? Dopo tutti questi anni” le disse restando appoggiato alla parete, osservando i capelli scompigliati e lunghi, più lunghi di quelli che lei usava portare...prima.

 

Lei alzò la testa e la cenere cadde sul ginocchio. La spazzolò via con la mano, meccanicamente “Sai...non riesco a ricordarlo” sussurrò soprappensiero “dovevo fare qualcosa...ma non mi viene in mente”

 

“Forse perché sei morta, Ellen”

 

La donna lo fissò intensamente, la sigaretta che si consumava e le bruciava le dita. Le guardò noncurante e annuì.

“Si…penso sia per questo.” Dichiarò alzandosi in piedi. “Sei stato tu, amore mio?”

“No, è stato un incidente…la macchina ha sbandato, ricordi?”

 

Lei annuì nuovamente ma l’uomo non la potè vedere, l’oscurità concentrata ai piedi del suo letto.

La donna allungò la gamba e la luce esterna della strada illuminò il fango attaccato alle sue scarpe.

 

Il fango del cimitero.

 

“Per questo che non ricordo. Perché sono morta”

“Da tanti anni, Ellen” assentì restando immobile mentre lei si avvicinava alla porta.

 

L’uomo potè riconoscere gli abiti con cui l’avevano sepolta, i capelli scompigliati e lunghi fino alle cosce, le unghie contorte e a tratti spezzate.

 

“Ti amo, piccolo mio. Ho dimenticato di dirtelo quella sera”

 

Anche io ti amo, Ellen” le rispose sentendo il cigolio della porta che si apriva e la luce al neon che la investiva rendendo la sua carnagione ancora più giallastra.

 

La salma della sua ex moglie uscì dalla stanza, lentamente, lasciando le impronte di fango dietro di se e lui le andò dietro, il cuore quasi fermo e assente, il sudore che scivolava lungo la colonna vertebrale.

Si appoggiò alla porta e la guardò allontanarsi nella notte, sentendola mormorare fra se.

 

“Ecco perché non riuscivo a ricordare…”

 

  
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