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Autore: Shuriken    08/10/2009    2 recensioni
Solo lei e quei dannati fiori che le interessano più di te.
E' a loro che sorridono i suoi occhi, verde nel verde.
Non ti guarderebbe mai allo stesso modo perchè tu sei l'unica, inespressiva, macchia nera tra quelle mura ormai a pezzi. (Tseng x Aerith)
[IV Classificata allo Tserith contest indetto da Valychan]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Tseng
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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tserith

 


IV Classificata  allo Tserith contest indetto dalla Valy su Efp

 


Bang Bang

You shot me down..

 


 

Avanti sparale.


Prenditi la sua vita in un lampo di fuoco e polvere.

Pallottola e grilletto..

Solo una piccola punta di metallo, proprio lì, tra quei suoi meravigliosi occhi verdi.

Sarebbe un attimo.

La lasceresti cadere tra i suoi petali con delicatezza. Si piegherebbe davanti ai tuoi occhi come il girasole alla notte.

Saresti rapido e perfetto, del resto non ti perdoneresti mai di renderla partecipe della propria morte.

Un lavoro pulito e impeccabile come sempre.

Pensaci.. in fondo che valore può avere la vita per uno come te?

Che valore può dare ad un respiro una persona che ha sempre vissuto tra sangue e cenere?

Non sentiresti nemmeno la sua voce stancarsi in un urlo. L'unico suono sarebbe quello scatto sordo che conosci fin troppo bene.

La guardi..Ti sorride distrattamente mentre sfiora con le dita l'ennesimo bocciolo.

Non si cura poi troppo della tua inutile presenza forse perchè l'accompagni da una vita.

Sei carceriere del migliore dei galeotti.

Lei non tenta mai di scappare. Ha semplicemente rinunciato.

Le sei grato per questo, ti rende tutto più facile così.

Sparale avanti.

Lei che ti rende fragile. Mentre tu sei freddo, Tseng, freddo e perfetto.

Tu che non hai mai desiderato altro se non assecondare il tuo egoismo.

Un colpo tra queste mura e tornerebbe silenzio dentro di te.

Chiudi gli occhi e immagini la scena.

Nessun testimone.

Solo lei e quei dannati fiori che le interessano più di te.

E' a loro che sorridono i suoi occhi, verde nel verde.

Non ti guarderebbe mai allo stesso modo perchè tu sei l'unica, inespressiva, macchia nera tra quelle mura ormai a pezzi.

Lo schizzo nero che rovina la tela fiorita.

Li odi.

A volte hai la sensazione che parli più con loro che con te.

Eppure anche assecondando il più crudele dei tuoi pensieri non sfiori nemmeno l'idea di causarle dolore.

Che sofferenza può dare la morte che nemmeno si avverte?

Sarebbe l'ultima delle tue gentilezze.

Lei che nemmeno le nota, un viso d'angelo su un cuore di pietra.

Trovi perfino ironico vedere la luce filtrare tra le travi del tetto solo per renderla ancora più bella.

Stai lentamente impazzendo per lei.

Te ne accorgi in quei rari momenti di lucidità in cui una missione o un ordine impartito ti impediscono di ascoltare quell'insensato organo dolorosamente incastonato nel tuo petto.

Il pensiero torna alla pistola che, fredda, si nasconde sotto la giacca scura.

E' pesante come non mai oggi.

Non la lascerai sfogare.

La verità è che non sai privarti dei tuoi desideri per quanto essi ti rendano debole.

Ti piace solo pensare di poterli abbandonare per un attimo. Solo per un colpo di pistola.

Soltanto così puoi sentire quel senso di superiorità che ami e mettere a nudo la sua fragile umanità.

Quella sua delicatezza intrinseca ti rassicura. Il limite ultimo della sua vita tra le tue mani ti fa sentire grande.

E' quando non avverti quella sua debolezza che un tremito ti scuote.

Senti mancare il respiro e la vedi per ciò che è veramente.

Per metà umana per metà divina.

C'è una parte di lei che ti spaventa.

Perchè una dea non scende a patti col cuore degli uomini.


"Elmyra si starà preoccupando non credi?"


"Non è vero e lo sai. E poi ci sei sempre tu con me.."


Lo dice con un tono sereno che ti fa piacere.

Chissà come si è abituata a te.

Da bambina ricordi i suoi sguardi pieni di diffidenza che mal celavano un certo astio per ciò che rappresentavi.

Col tempo però ha iniziato a considerarti parte del suo quotidiano e a te piace pensare anche parte della sua vita.

Eppure nella tua testa rimangono tante domande.

Cosa siete? Amici? Impossibile. Nemici? In apparenza.

Non riesci ad individuare quella linea di confine che, sicura, dovrebbe delimitare il vostro rapporto.

Tu l'hai vista piangere, l'hai vista gridare, l'hai vista sorridere in tanti modi diversi. Non si può dire che tu non la conosca bene.

E' cresciuta sotto i tuoi occhi.


Ma cosa sa lei di te?


A volte hai la sensazione che non veda oltre la giacca scura...mentre certi giorni sei certo riconosca in te l'uomo che tu a stento riesci a guardare allo specchio.

Lei è il tuo lavoro, Tseng. Lo ripeti ogni giorno coprendo nuovamente di ridicolo le tue labbra.

La verità è che è tutto sbagliato a cominciare dal sorgere del sole.

La mattina quando la pioggia arriva persino a toccare la sua piccola casetta tra gli Slums esce e trovandoti sulla porta ti prende sotto braccio.

In due sotto un ombrello palesemente troppo piccolo.

E' iniziata così la tua personale follia.

E continua ogni giorno.

Sospiri, nemmeno oggi troverai un senso a questa storia.

Sei sempre stato una persona analitica, trovare risposte ai problemi è parte del tuo mestiere ma mai come in questi momenti ti riveli invece tutto eccetto che professionale. Imbarazzante.

Così, inevitabilmente, ti duole la testa e le tempie sembrano pulsare con eccessiva veeemenza.

Ti siedi in quella chiesa dalle vetrate stanche, appoggiato alla colonna di marmo che ti conosce ormai bene e lasci cadere pesantemente le braccia sulle ginocchia.

Se fossi una persona normale probabilmente sceglieresti rimedi classici.

Invece in un gesto consolidato negl'anni da Turk afferri la pistola con la mano destra e chiudi gli occhi scuri.

Appoggi la canna appena sopra l'orecchio e lasci che il freddo di quel metallo dia pace ai tuoi pensieri.


Un respiro, due.


E' allora che senti le sue mani stringersi attorno alla tua. Ti fa abbassare il braccio e così lasci cadere la tua Smith & Wesson sul pavimento aprendo gli occhi.

E' accovacciata accanto a te un sorriso sul viso e l'indice puntanto alla tua tempia come fosse una pistola.

Non dice niente ma il labbiale ti suggerisce il suono.


"Bang"


Le tue labbra sottili si incurvano in un' espressione ironica, come se ti avesse appena dato un ordine a cui non puoi disobbedire.

Ti sta dicendo vivi i tuoi problemi con tutto te stesso.

E allora obbedisci.

Le prendi il mento con la sinistra e la attiri a te quasi sbilanciandola.

La baci con tutto te stesso, rubandole quel respiro che non è mai stato tuo.

Assapori la sua incertezza prima che lei si stacchi da te, spaventata e ansante.

Non riesci a leggere il suo viso. I suoi occhi sembrano sofferenti mentre le labbra semi dischiuse sembrano dire l'opposto.

La vedi sporgersi impercettibilmente verso di te ma un attimo dopo, in un gesto brusco per una creatura cosi delicata, la vedi alzarsi e correre via.

Spaventata più da se stessa che da te in verità.

Vedi la sua treccia scossa dalla corsa diventare sempre più piccola fino a sparire fuori dalla chiesa.

E l'unica cosa a cui riesci a pensare è il sapore rosa di quelle sue deliziose labbra.



Sector 7

 

La vedi sporgersi fuori dall'elicottero con un' enfasi che non le riconosci.

E' molto tempo che non la vedi, la Shinra ti ha tenuto occupato dietro una scrivania tra schede e rapporti.

Grida con tutta la forza che ha in corpo protendendosi verso la ragazza mora che corre verso di lei. Come se potessero prendersi per mano da quella distanza.

Ha le guance arrossate per lo sforzo mentre ignora con tutta se stessa la tua presenza.

Chi sono quelle persone per lei?

Da quando sono diventato un estraneo?

Gelosia e rabbia.

La mano scatta da sola. Un sonoro schiaffo che va a colorare ancor più di rosso la sua pelle.

Si tiene la guancia guardandoti con la stessa rabbia che le riversi tu addosso dai tuoi sottili occhi scuri.

Si divincola ancora dalla tua presa per gridare qualcosa in direzione di quelle persone ormai così importanti per lei.

Ma tu non puoi sentire la sua voce strozzata per via del frenetico roteare delle pale.

L'elicottero prende il volo allontanandosi rapido solo per udire poco dopo l'esplosione assordante che si porta via tutto il quartiere.

Vedi la sua espressione mutare in una maschera di sofferenza.


"Prendi"


Le passi un sacchetto col ghiaccio.

 



Temple of the Ancients.

 

Sei a pezzi.

Il braccio destro è andato e puoi sentire dalla prima all'ultima le fratture che lo rendono inutilizzabile.

L'ultimo ricordo che hai in quelle ventiquattr'ore è la sensazione della Masamune che ti taglia la carne.

La vista è appannata e i suoni non sono altro che echi lontani. Fai fatica a parlare.

Lei e quelle persone sono lì, testimoni della tua patetica condizione.

Stringi i denti cercando di non mostrare sul viso, solitamente perfetto, il dolore che sta avendo la meglio su di te.

Cerchi di alzarti ma le gambe non ti sentono, del resto non sei perfetto, sei umano.

Se ti riuscisse contrarresti la mascella in una smorfia ironica. Hai come la sensazione che morire davanti a lei sia quasi giusto.


"Lasciarti andare Aerith è stato l'inizio della mia sfortuna.."


"Non ti avrei mai aiutato. La Shinra non avrebbe potuto in alcun caso vincere.."


"Hmpf..Crudele..suona proprio come qualcosa che diresti tu."


Il tuo tono di voce è amaro, contiene tutto il rimorso di non aver mai fatto la cosa giusta.

Sangue e cenere. Torni da dove sei venuto in fine.

Poi te ne accorgi. E' una lacrima quella che le bagna il viso.

I vostri sguardi si incrociano per un attimo e lei abbassa il proprio.

Si mette in un angolo dandoti le spalle ma i suoi singhiozzi arrivano comunque alle tue orecchie.

Dopotutto non eri affatto un estraneo.

Consegni la Keystone al ragazzo biondo di fronte a te cercando di trasmettergli un semplice ammonimento con lo sguardo:


"Abbi cura di lei"


Lui impercettibilmente fa un cenno di assenso col capo e poi ti passa oltre come fossi un pezzo di pietra qualunque in quella stanza.

Prima di seguirlo nel corridoio appena illuminato dalle torce, lei si volta indietro con l'indice puntato verso di te, a imitazione della tua Smith & Wesson.

Tu fai lo stesso alzando la mano come una pistola verso di lei.

E in quel gesto ci sono tutte le cose che non vi siete mai detti o che sarebbero potute essere in circostanze diverse.

 

"Bang, Bang"

 

 

I was five and he was six
We rode on horses made of sticks
He wore black and I wore white
He would always win the fight


Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down.


Seasons came and changed the time
When I grew up, I called him mine
He would always laugh and say
"Remember when we used to play?"


Bang bang, I shot you down
Bang bang, you hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, I used to shoot you down.


Music played, and people sang
Just for me, the church bells rang.


Now he's gone, I don't know why
And till this day, sometimes I cry
He didn't even say goodbye
He didn't take the time to lie.


Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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