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Autore: darkfrance    08/10/2009    1 recensioni
L'inizio del cammino verso la luce, cosa attenderà i protaonisti lungo il loro cammino?. Una storia di luci, ombre e magie sta per aprirsi davanti ai vostri occhi, siete pronti a viverla?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ringrazio elika e zhefer per i commenti, questocapitolo è di transizione diciamo, ma spero vi piaccia ( come ciò che verrà dopoXD)

Cap. 3


“Accidenti ma quanto è insistente quel tizio” penso majiid mentre già da alcuni minuti scappava disperato con il cuore che gli pompava a mille nel petto.

Nella sua veste in una delle tasche giaceva la bisaccia presa poco prima , a giudicare dal peso dentro dovevano esserci di sicuro delle monete d'oro che gli avrebbero fatto comodo.

“gli ho solo preso fatto un piccolo scherzo, non dovrebbe prendersela tanto” si disse mentre svoltava per una via minore a destra.

Correva più che poteva scansando agevolmente le persone, tenendo sempre gli occhi aperti per un possibile nascondiglio.

Per fortuna il respiro ormai non gli mancava, rubava da anni per sopravvivere.

Da quando era arrivato in quella città, al servizio dei suoi padroni come schiavo, non aveva fatto altro.

Non era portato per i lavori manuali, a causa della sua corporatura esile, ma era in grado di borseggiare praticamente chiunque, anche le persone più esperte.

Si vantava spesso di questo suo talento con i suoi amici, quando ne aveva l'occasione.

Da che aveva memoria era sempre stato uno schiavo, non aveva mai conosciuto la sua famiglia, sapeva solo che l'avevano venduto per pagare un debito di gioco contratto dal padre con “il capo”.

Il “Capo” era la mente dietro alla maggior parte dei crimini di quella città e di altre, aveva molte sedi sparse in luoghi strategici per, controllare meglio la sua zona, o almeno cosi aveva sentito majiid quando i suoi padroni ne discutevano.

Mentre questi pensieri gli scorrevano nella testa majiid cominciava a stancarsi, erano già diversi minuti che correva in città e la stanchezza iniziava a farsi sentire.

La vista cominciava a appannarsi leggermente mentre le gambe gli dolevano per lo sforzo prolungato, non sarebbe durato ancora a lungo, doveva togliersi di torno quello scocciatore una volta per tutte.

Scattò a destra lungo un vicolo, non c'erano nascondigli particolari li, ma aveva notato quella che poteva essere la sua salvezza.

Alla fine della strada c'era una strettoia fatta da due muri, troppo grossa per un adulto, ma lui non avrebbe avuto troppi problemi a passarci.

Con un ultimo sprint attraversò tutta la strada in un soffio, sentiva lo straniero sempre più vicino a lui e questo lo spingeva a correre maggiormente.

Fu proprio quando senti le dita di quel tizio sfiorare la sua nuca che si lanciò verso la sua ultima possibilità di farla franca.

Entrò nel muro di traverso strusciando contro le pareti ruvide, nel farlo non pote evitare di digrignare i denti, sentendo tutti i piccoli graffi che si formavano sui suoi bracci.

Attraversò tutta la strettoia e usci dall'altra parte di nuovo su una via principale di jamat.

Si chinò in basso tastandosi la pelle in più punti per controllare le ferite.

Non era niente di grave, roba superficiale, per fortuna.

Una volta constatato ciò si senti invadere da un senso di felicita e soddisfazione, certo che se le era proprio sudate quelle monete.

Aprì la bisaccia ansioso di esaminare il bottino.

Majiid sgrano gli occhi per ciò che vide all'interno.

C'erano dentro 19 monete d'oro, 10 d'argento e 4 di rame, la sorpresa stava nel fatto che le monete d'oro di solito erano poche, quando c'erano.

Evidentemente quel tipo doveva essere proprio ricco per andare in giro con questa piccola fortuna.

Ben contento si diresse verso la “casa” dove abitavano lui e gli altri suoi amici, normalmente sarebbe dovuto andare dal “Capo” a versare una quota sul suo furto, ma non voleva affatto rimetterci quelle monete, di sicuro poi gli avrebbero lasciato solo quelle di rame

“ehi majiid”.

Il ragazzo si immobilizzo nella strada, voltandosi e maledicendo la sorte.

A chiamarlo era stato hassan, uno degli agenti del “capo” si aggirava in città a raccogliere informazioni, origliando e in altri modi.

Portava una veste bianca leggera, e aveva il volto coperto con un cappuccio, comodo in caso di fuga.

“ho sentito che hai dato spettacolo oggi ragazzo, la gente ha visto un ragazzino correre da una parte all'altra della città inseguito da una persona, un borseggio finito male? Non sembra da ciò che hai in mano” aggiunse notando la bisaccia aperta.

“si ... beh io...”

“scommetto che stavi per andare a versare la tua quota al capo, non è vero majiid? Sono sicuro che apprezzerà quelle monete d'oro” disse divertito scomparendo tra la folla.

Mentre se ne andava l'odio che majiid provava per quell'uomo crebbe a dismisura, ora per colpa sua non poteva più tenere per se il bottino.

Sconsolato si rassegno a cambiare direzione verso la dimora del capo.

Lungo la strada oltrepasso una piazza in cui si era radunata una folla di gente, non ci presto molta attenzione non era dell'umore, da ma quel poco che sentì gli parve di capire che fosse in atto uno spettacolo di magia.

“tse, come se quelle cose esistessero sul serio” disse sarcastico.

Ecco era arrivato alla dimora del capo, un edifico abbastanza grande a due piani, fatto in pietra grigia come tutti quelli intorno.

Ma diversamente dalle altre costruzioni, questo aveva una botola che conduceva ai sotterranei della città di jamat, che ora venivano usati dal capo come centro di stoccaggio e spedizione delle merci che..... “requisiva”.

Era un modo di lavorare molto comodo e discreto, infatti il “capo” trattava in armi, schiavi, spezie, oggetti preziosi, bestiame, era meglio evitare di dare nell'occhio.

Majiid si avvicino alla porta e dopo aver bussato e detto la parola d'ordine entrò.

“devo versare la quota al capo” disse, e si avvio per le scale che stavano sulla destra mentre il guardiano chiudeva la porta alle sue spalle.

Era stato in quel posto cosi tante volte che ormai il muoversi gli veniva quasi automatico.

Ora era fermo d'avanti alla porta di una stanza, dentro stava il “capo” con i suoi uomini di maggior fiducia, probabilmente stavano facendo il punto delle varie situazioni.

Mentre apriva la porta senti parte del discorso di cui stavano discutendo.

“la carovana parte domani da Ma-hol, abbiamo già stabilito come procedere”

Quattro uomini erano in piedi con lo sguardo chino su dei fogli posti sopra un tavolo rettangolare, a parlare era quello di loro che stava a capotavola.

Un uomo alto, sulla quarantina,vestito di rosso, dai capelli bruni.

Il volto era molto rugoso, segnato da varie cicatrici, ma la cosa che colpiva di più erano gli occhi, penetranti e neri come la pece.

Accanto a lui ai lati del tavolo stavano due uomini un po' più giovani, dai capelli lunghi neri tenuti sciolti, indossavano vestiti color sabbia.

Di fronte a lui invece, in fondo, stava un uomo vestito con una tunica verde chiaro e un turbante bianco in testa, portava un paio di occhiali di rame e sembrava il più anziano dei presenti.

“ abbiamo corrotto uno dei mercanti, addormenterà le guardie della carovana con del sonnifero e a cose fatte gli daremo una parte del bottino come pagamento, o almeno cosi crede lui” proseguì il rosso con un sorrisetto stampato sulle labbra.

Poco distante dal tavolo, seduto su una sedia vicino alla finestra, stava il capo, la sua corporatura era leggermente più piccola della media, ma questo non gli impediva di essere molto temuto.

Sul volto teneva poi, una maschera biancha con ricami rossi e oro che lo copriva completamente, anche gli occhi erano nascosti, dietro a delle lenti scure color viola.

“che vuoi , ragazzino?” disse uno accorgendosi della presenza di majiid sulla porta.

Il giovane fece qualche passo nella stanza,

“io... sono q-qui per versare la quota al capo.” disse nervoso, tenendo la bisaccia con le mani.

Uno dei quattro, il rosso, si avvicino a lui e levatagli di mano inizio a osservare il contenuto.

“ bene bene oro argento e rame, allora a qualcosa servi ragazzino”

“tieni” disse infine, gettando a terra delle monete di rame “ e ora sparisci” aggiunse, tornando al tavolo.

Majiid raccolse rapidamente le monete pensando “neanche tutte, dannato...” e se ne andò.

Mentre scendeva le scale li sentiva parlare di nuovo dei loro piani,

“ a iusmak c'è un mercante d'armi che da più di un mese insiste a non volerci pagare le quote per poter commerciare, penso sia ora di fargli capire con chi ha a che fare...”

“mandiamo un assassino a fare una visita a sua figlia?” propose quello alla sua destra.

“meglio rapirla, cosi non avremo problemi in futuro” disse l'occhialuto.

“d'accordo, Ahmad prendi uno dei tuoi ragazzi e mandalo a casa del mercante, sta nella parte ricca di iusmak” disse il rosso all'uomo alla sua destra, “c'è altro?” domandò?

“no.... , beh in effetti ci sarebbe una cosa” disse l'altro dal vestito chiaro

“cosa?”

“la tomba che abbiamo trovato poco fuori città, quella che sembrava praticamente inaccessibile”

“e allora?”

“ beh gli uomini che abbiamo lasciato di guardia ci hanno raccontato che alcuni giorni fa la terra ha iniziato a tremare e che quando aveva finito uno dei muri era venuto giù, sembra che ci sia un passaggio tra quelle macerie, ma bisogna prima sgombrarlo dai detriti”

non appena ebbe finito, il Capo che aveva sempre ascoltato si introdusse nella discussione avvicinandosi ai quattro “mandate degli uomini a sgombrare le macerie, usate dei carri e caricate anche delle provviste bastanti per alcuni giorni, voglio che quella tomba venga esaminata da cima a fondo” disse con voce glaciale.

“capo, ecco..., sinceramente non mi sembra necessario, quella tomba è di piccole dimensioni e non si capisce nemmeno a che popolo appartenga, secondo me difficilmente ci sono oggetti di valore la dentro”disse il rosso.

Il capo si portò davanti a lui con una mano sull'elsa della spada “chi è che comanda qui? metti in discussione i miei ordini?”.

Tutti fecero un passo indietro, l'atmosfera rea cambiata in un attimo diventando assai tesa.

il volto del rosso impallidi leggermente alla vista della mano sulla spada “ no.., no certo, chiedo scusa, pensavo solo.....” mormorò.

Il capo attraversò la stanza e tornò a sedersi “non ti ho detto di pensare, ti ho detto di agire, partirete domani”

“domani? ma....” inizio il rosso, ma le parole gli morirono in gola, aveva già irritato il capo una volta, non era saggio riprovarci.

“è tutto, andate”.

I quattro uscirono mentre il capo restava seduto a riflettere, inconsapevole del fatto che qualche metro più in alto, vicino alla finestra, sdraiato all'ingiù, stava ad ascoltare uno straniero che qualche tempo prima si era visto scippare i soldi da un ragazzino.

“ alla fine è stato un bene che quella peste mi avesse derubato” pensò.


“eh no, non posso certo permettere che dei simili farabutti mettano le mani sui preziosi di qualche morto”

si alzo in piedi per scendere lungo i tetti da cui era arrivato


“non prima che ce le metta io almeno”


  
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