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Autore: Stella_B    08/10/2009    0 recensioni
Vi propongo questa fic ispirata al libro "Ti ricordi di me?" di Sophie Kinsella. ^^ Sole è un'adolescente perseguitata dalla sfortuna: è goffa, sfigata e tutto sembra andare storto nella sua vita, quando un incidente le fa perdere la memoria. Al suo risveglio, più di un anno dopo, però la sua vita non è più la stessa: lei è diventata carina, è stimata da tutti, ha stile ed è la più popolare della scuola. Cos'è successo? Cosa l'ha fatta cambiare così? Sole cerca di fare chiarezza nella sua nuova vita, scoprendo che non è tutto oro quel che luccica.
Genere: Commedia, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!
Chiedo scusa per il ritardo, ma con la scuola e la maturità che si prepara ho vita dura. Y_Y
Chiedo davvero perdono e prometto che cercherò di essere più assidua, grazie per il sostegno.
Ringrazio soprattutto Chariss. Spero ti piacerà la continuazione, che si distanzierà molto dal libro.



Non riesco a crederci.
“Sono stata in coma per più di un anno?” Domando, con voce spezzata.
“Non esattamente, Sole.” Incomincia il neurologo, cercando i miei occhi.
“Sei stata ricoverata qui due giorni fa, per un incidente stradale.
Ci risulta che tu fossi in macchina con tuo padre, quando un pick up vi è venuto addosso, frontalmente. Tuo padre non si è fatto quasi nulla, e anche il conducente dell’altro veicolo sta bene.”
Mio dio. Io un anno fa mi sono svegliata? Ero cosciente?
La mia gola è secca, non riesco ad articolare una frase, ancora confusa.
“C-come è possibile?…l’ultima cosa che ricordo è la corsa per l’autobus, a dicembre…”
“E’ un caso di amnesia retro-attiva, una forma abbastanza rara.
Il giorno dopo il tuo incidente, a dicembre, ti abbiamo dimessa, non avevi subito nessuna lesione grave. Adesso, con questo secondo incidente, hai colpito la testa in un punto molto importante.”
Adesso mi dirà che sono destinata alla pazzia!
“In pratica, hai perso la parte di memoria che si colloca in questo anno e quattro mesi.”
Fisso il pavimento, senza sentire più le sue parole, sotto shock.
Ho perso un pezzo della mia vita… quattro mesi. Le lacrime mi riempiono gli occhi.
“Potrò recuperare la memoria?” La mia voce è pateticamente speranzosa.
“E’ probabile, ma non è sicuro. Vedi, la tua memoria è come chiusa in una parte del tuo cervello che per ora è inaccessibile, ma se tu iniziassi a ricordare, potresti guarire del tutto.”
E’ come se i miei ricordi fossero chiusi in un cassetto della mia testa.
Devo riaprirlo. Devo farlo.
Cosa ne è stato di me in questi mesi?
Tutto inizia a girare… sento di aver bisogno di riposo…
Appoggio la testa sul cuscino e mi riaddormento.
Un po’ di pace, finalmente.


“Si è svegliata?” Riconosco subito la voce di mio padre, bassa e profonda, nel dormiveglia.
“Sì, prima. Le abbiamo anche detto del suo problema, ovviamente era sconvolta…” Sta spiegando l’infermiera a papà.
“Papà…” Allungo leggermente una mano verso di lui, e una fitta di dolore, come una scarica elettrica, mi attraversa il corpo istantaneamente.
Lui si gira verso di me e si avvicina subito, poggiando attentamente le sue dita sopra le mie.
“Tesoro, come ti senti?” Il suo aspetto è praticamente identico a quattro mesi fa, per fortuna.
Solo qualche capello bianco in più direi.
“Molto confusa…” biascico, guardandolo negli occhi. Sono contenta di vederlo, è come se almeno un pilastro della mia vita fosse ancora lì, a sostenermi.
“Dov’è la mamma?” Domando, appena mi salta in mente.
“E’ normale che ti senta un po’ scombussolata, piccola, dopo il colpo che abbiamo preso. Fra un po’ vedrai che i traumi guariranno e ti sentirai meglio.” Il suo tono di voce è comprensivo e affettuoso, ma con lo sguardo è lontano, un po’ vacuo. “La mamma arriverà fra poco, aveva un’importante commissione da svolgere per l’ufficio.”
Sembra teso.
“Papà, va tutto bene?”
“A parte il fatto che la mia piccola è in un letto d’ospedale tutta dolorante?” Abbozza un sorriso ironico, “Comunque domani ti porteremo delle foto per vedere se ti ricordi qualcosa.”
“Fantastico” accenno, con rinnovata speranza.
Io e le mie amiche avevamo sempre l’abitudine di scattare tantissime foto insieme.
Sono sicura che mi aiuterà.
Chissà se le mie amiche mi stanno pensando, lo sanno che sono qui? Mi avranno mandato qualche sms?
Dovrei scrivergli.
“Papà, posso avere il cellulare? Vorrei sentire le mie amiche.”
“Tranquilla, piccola. Le abbiamo già avvisate, e hanno detto che preferiscono aspettare che tu ti senta “pronta per le visite”.”
Pronta per le visite? Cosa vuol dire?
Claudia, Lott e io siamo cresciute insieme. Passavamo le domeniche le une a casa delle altre, in pigiama a imbrattarci di marmellata.
Che io sia davvero così orribile? Che abbia la faccia tutta gonfia e tumefatta?
All’improvviso mi assale questo dubbio.
Forse sono così brutta da fare spavento. Ma loro non sono mai state impressionabili. Lott, per lo meno.
“Papà! Posso guardarmi allo specchio?”
L’infermiera mi lancia uno sguardo allarmato.
“Perché vuole vedersi, signorina? Le assicuro che non ha cicatrici né ferite gravi.”
Nel mio cosmo, dire che non ho ferite gravi non vuol dire che non ho ferite truculente sulla faccia.
“Solo… curiosità.” Faccio un gesto con la mano, come se non fosse importante. Invece lo è.
E qualunque cosa vedessi non sarebbe di certo peggiore di quanto non fossi prima.
Titubante, l’infermiera mi porge uno specchio.
Dopo un piccolo “Dai!” interiore di incoraggiamento, lancio un’occhiata alla superficie riflettente. No, aspettate un attimo.
Questa sono IO?
Probabilmente in questo momento sto esibendo un’espressione pesce-lesso-sbalordito-a-bocca-aperta. E’ semplicemente incredibile.
Non sono tanto i due piccoli tagli, uno sul mento e uno sulla fronte, ad attirare la mia sorpresa, ma quello che c’è sotto.
La mia faccia.
No, aspetta. Provo a sorridere.


… Lancio un’occhiata verso l’alto e silenziosamente piango.
“Ehi, lassù, so che ci siete. Adesso lo so.”
Quello che vedo nello specchio mi ha lasciata completamente allibita: i miei capelli crespi color topo sono diventati dei bei ricci ordinati di un biondo più splendente.
Che trattamento ho fatto? Devo aver sicuramente fatto qualcosa.
Inoltre mi guardo la pelle del viso. Sembra davvero liscia, (non oso toccarla per paura delle ferite) e non ho più neanche un brufolo, mentre prima era una lotta continua.
Devo anche essere andata da un’estetista perché le sopracciglia, che prima non avevo mai toccato, sono ordinate e molto più sottili.
Ma la cosa più sconvolgente è la bocca. Prima avevo un apparecchio imbarazzante, ferroso e odiato.
Di quelli con tutte le piastrine colorate. Blu, per la precisione.
E adesso, è sparito. Al suo posto, invece, brillano due file di denti dritti e finalmente liberi. Liberi di sorridere.
Ho sognato così tanto di togliere quel maledetto apparecchio, che mi faceva sempre sputacchiare quando provavo ad assumere un tono sofisticato e usare parole come “croissant” e “critica della ragion pratica”.
Adesso, come per magia, via.
Prendo un colpo in testa e mi risveglio come una principessa nel mondo delle favole.
In fondo, l’amnesia può anche avere i suoi aspetti positivi.
“Papà!” esclamo, notando finalmente lui e l’infermiera che mi guardano dubbiosi.
“Com’è successo? Intendo, questo cambiamento. I capelli… e… aspetta, dove sono gli occhiali?”
Domando, rendendomi conto che non li ho addosso.
“Occhiali? Tesoro, tu non porti gli occhiali.”
Aspetta, io ci vedo.
Vedo tutto. E lo vede anche BENE.
Papà riprende. “Molti mesi fa, quando ti sei ripresa dall’altro incidente hai deciso di cambiare il tuo aspetto. Continuavi a dire che non eri carina, ma tesoro, sai che per me sarai sempre la più bella.” Solite dissertazioni da padre affettuoso e bugiardo.
“Comunque, hai voluto a tutti i costi sottometterti all’operazione laser agli occhi, e la tua vista è guarita. Poi hai tolto l’apparecchio, ricordo com’eri contenta. Ti lavavi i denti almeno 7 volte al giorno! E da lì, sono cominciati tutti gli altri cambiamenti.”
7 volte al giorno? Forse ero già matta prima.
Ma cos’è stato a farmi cambiare così radicalmente?
Mi ero accettata per quello che ero. Una frana, una sfigata, la classica “ragazza tappezzeria” che nessuno nota mai.
Ora, invece, mi risveglio e mi ritrovo di colpo una bella ragazza.
Datemi un pizzicotto. *-*

(Nota dell’autrice: scusate l’emoticon, ma era assolutamente necessaria per farvi capire l’espressione.)
  
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