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Autore: Mizar19    09/10/2009    2 recensioni
Un paese perbenista. Alcune famiglie. Due ragazze molto diverse, ma al contempo troppo simili. No, non è un "incontro-corteggiamento-passiamoaifatti-lietofine". Loro sono già felicemente assieme.
Inseriamo ora alcuni elementi di turbolenza: un trasloco repentino, sexy compagne di scuola, austere o lunatiche, incomprensioni e incomunicabilità.
Si verrebbe così a creare un mosaico di individui, ognuno con le sue ossessioni, i suoi desideri e le sue paure; un eterogeneo gruppo di ragazzi (e non solo) le cui vicende si legano e intrecciano attorno a quella di Maria Cristina, appassionata giocatrice di pallavolo, e Federica, poliedrica artista.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La decima Musa'
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t.s.e.CAP2 Ecco il nuovo capitolo, spero continui a piacervi!
E' un po' più corto e meno "movimentato" rispetto all'altro perchè, essendo una storia non progettata in capitoli, la sto tagliuzzando e non volevo spezzare la narrazione. Prometto che dal prossimo si farà più interessante!

Grazie a tutti coloro che l'hanno messa fra le preferite o le seguite e, ovviamente, a tutti coloro che l'hanno letta!
E continuate a farmi sapere cosa ne pensate ;)


****************

Capitolo II
AZALEE E MANDARINI

- Hai freddo? - mi sussurrò piano Federica, vedendo che stavo sfregando le mani una contro l'altra.
In realtà ero solo stanca.
- No... mi sto annoiando -.
L'ora di Storia dell'Arte era volata via, la nostra professoressa, santa donna!, è davvero meravigliosa: una di quelle persone sempre allegre e solari, che amano il proprio lavoro e quello che studiano, lei riesce a trasmetterci il suo amore per la sua materia.
Peccato che la professoressa di biologia non fosse altrettanto coinvolgente.
La professoressa dell'anno scorso era in congedo per maternità, lei era la supplente. Per di più mezza sorda.
C'era un brusio di sottofondo davvero insistente e fastidioso, che nemmeno le cicale d'estate, e lei pareva non accorgersene.
Giorgio stava disegnando un mecha* sul banco, mentre Davide commentava a bassa voce i capelli della professoressa.
Ridacchiavano.
Come poteva, la prima lezione dell'anno, iniziare a spiegare la meiosi senza aver nemmeno fatto l'appello?!
Mi ritrovai a fissare Federica e il suo bellissimo naso, come al solito, con occhi vacui.
- Mi piacciono i tuoi orecchini - sorrisi, lei mi fece una linguaccia.
- Sono stupendi, grazie ancora -
Federica portava sempre gli orecchini, più erano etnici e colorati, più le piacevano e quelli erano particolarmente vistosi.
Tentai di seguire qualche parola, ma ero troppo stanca: il mio cervello era vicino al black-out.
In ogni caso, avrei copiato gli appunti di Fede, diligentissima alunna con la media del nove e mezzo.
Avevo tutte le intenzioni di rimanere nel mio dormiveglia anche per l'ora di inglese, ma ci fu un fuoriprogramma: avevamo un'insegnante nuova.
Era molto giovane, con corti capelli castano chiaro, fra cui spiccava un cerchietto azzurro puffo, indossava una gonna morbida dai toni caldi e una maglia decisamente sgargiante, faceva quasi male agli occhi guardarla.
Eravamo allibiti: non ci era mai capitata un'insegnante così eccentrica!
- Salve cari, io sono la nuova professoressa d'inglese, Sofia Mancini - si presentò, sorridendo.
Il brusio di prima si era spento di colpo.
- Che figa -, ecco il commento di Davide, non potei fare a meno di sorridere.
Quel ragazzo era davvero incredibile: carismatico, diretto, una persona senza mezzi termini, ma anche affabile e scherzoso.
Quando fece l'appello si soffermò sul mio nome.
- Maria Cristina Azalea... è simpatico, come mai? - mi chiese.
Perchè i miei sono due matti, avrei voluto rispondere.
- Una delle mie nonne si chiama Maria, quindi mi hanno dato il suo nome, poi Cristina, in onore della figlia di Gustavo II Adolfo, re di Svezia, morto nella Guerra dei Trent'anni, e, infine, Azalea perchè quando sono nata mia mamma aveva quei fiori sul tavolino - spiegai la bizzarra origine del mio nome.
- Decisamente originale - concordò la professoressa, poi passò oltre.
Anche il nome di mia sorella aveva una simile etimologia: Margherita, perchè poco prima che nascessimo mia mamma aveva strappato i petali di una margherita chiedendole, al posto del "m'ama non m'ama", "due femmine o due maschi", poichè non aveva voluto sapere il nostro sesso, alla fine il responso del fiore era stato veritiero, Cinzia, il nome dell'altra nonna, e Virginia, in onore della scrittrice Virginia Woolf.
- I tuoi avevano fumato al momento della scelta - mi prese in giro Giorgio.
- Pensa al tuo, di nome -
- Giorgio Ivano - disse lui con tono pomposo.
Fede scoppiò a ridere.
Il resto dell'ora la professoressa scherzò e chiacchierò con noi, per la felicità di Davide.
Quando suonò la campanella dell'intervallo, metà classe schizzò fuori schiamazzando.
Federica aprì la tasca davanti del suo zaino e ne tirò fuori un contenitore di plastica: dentro c'erano due mandarini.
- Uno è per te - mi disse arrossendo, porgendomelo.
- Non dovevi, mangialo tu - tentai di rifiutarlo.
Lei scosse la testa, i suoi occhi enormi color cioccolato fondente scintillavano.
Sbucciammo i mandarini accanto al cestino, parlando sottovoce.
- Adoro il profumo dei mandarini - mi disse annusando un pezzo di buccia, prima di buttarlo nel sacco nero.
- Io adoro te... - mormorai nel suo orecchio, lei arrossì.
Le sue lentiggini erano molto più nitide quando le sue guancie si tingeva di rosso.
Finito di mangiare la frutta, raggiungemmo Giorgio e Davide.
- Ma che buon odore - disse Giorgio afferrandomi un polso e avvicinandomi a lui.
- I miei mandarini - rispose Federica.
- Mi fanno schifo, i mandarini - intervenne Davide non interpellato.
Io, invece, amavo il loro profumo perchè mi ricardava molto Federica: frizzante, fresco e inebriante.
- Non capisci niente -, Federica era imbronciata.
L'abbracciai rapidamente.
- Povera piccola -, risi.
La campanella suonò di nuovo, segnando l'inizio dell'ultima ora. Erano le undici.
- Che bello ritrovarsi, vero? -, eccolo.
L'odioso professore di religione.
Bigotto.
Fede mi diede un colpetto sulla spalla con il retro della matita, poi mi indicò il banco, abbassai gli occhi: aveva disegnato le nostre facce stilizzate, la mia frontale, rideva, mentre la sua mi poggiava un bacio sulla guancia.
Sotto aveva scritto "ti voglio bene".
Le sorrisi dolcemente, poi cancellai quel bellissimo disegno, non potevamo rischiare che qualcun'altro lo vedesse.
Presi la sua matita e disegnai due omini stecco che si abbracciavano e, per dissipare ogni dubbio, scrissi i nostri nomi e poi li collegai tramite frecce ai corrispondenti omini: sono un disastro nel disegno.
Infatti la mia ragazza fu così gentile da trattenere a stento le risate.

- Che cosa avete in programma? - ci chiese Giorgio all'uscita.
- Mangiare qualcosa assieme, voi? -
- Ci aggreghiamo - disse Davide con un gran sorriso.
Così ci avviammo verso una focacceria.
Mentre camminavamo, la mano di Federica a tratti sfiorava la mia e si soffermava a carezzarmi il palmo.
- Cioè, no, scusate, guardatemi - Davide, modulando una voce acuta e sciocca, ancheggiava e faceva finta di scostarsi i capelli: stava imitando Valentina.
- Ti mancano cinque centimetri di tanga per aria e poi sei uguale - rise Giorgio.
- E qualche taglia in più di reggiseno - aggiunsi.
- Tutta invidia - disse Davide, ridacchiando.
- Col cavolo! Meglio una seconda che cinque neuroni che giocano a "ce l'hai" -, Fede rise e, in un attimo di euforia, mi schioccò un bacio su una guancia.
Era decisamente troppo felice. Le avrei chiesto più tardi spiegazioni in merito.
Una focaccia farcita e molte risate dopo, stavamo andando a casa di Federica.
Giorgio e Davide, ovviamente, si erano aggregati di nuovo.
Avevo in mente un modo molto differente per trascorrere il pomeriggio.
Pazienza, avrei avuto tempo più tardi.

Dopo aver passato due ore a ridere e scherzare, Giorgio e Davide si scusarono, dicendo che erano stati invitati ad una partita di calcio.
- Non fa nulla, davvero, ci vediamo domani - li rassicurò Federica, interrompe i loro fiumi di scuse.
Quando uscirono rimanemmo un attimo in silenzio, sedute sul suo letto a guardarci.
Poi lei si avvicinò, sinuosa come un gatto, e mi baciò.
Mi lasciai cadere all'indietro, lei sopra di me.
Era tutto il giorno che attendevo quel bacio, che aspettavo di sentire la pressione delle sue morbide labbra rosee sulle mie.
Era terribile dover nascondere tutto, terribile non poter tenerla per mano, terribile non poterla baciare ogni qualvolta lo desideravo, terribile doversi incontrare di nascosto.
Ma per lei ero disposta a sopportare tutto.


*mecha: sono i robot presenti in numerose opere di fantasia, dalla letteratura, ai manga e agli anime

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Per hacky87 e maria_sharapova: sono contenta che il primo capitolo vi intrighi! posso assicurarvi che ci saranno degli sviluppi davvero... particolari!
   
 
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