On the way to love
Capitolo 13
- Allora? Posso sapere che ti sta succedendo in questo
periodo?-
Sposto lo guardo dal libro di architettura che sto cercando disperatamente di studiare
verso il mio amico seduto comodamente sul letto.
- Cosa intendi?-
chiedo senza riuscire a leggergli nello sguardo.
Lui mi osserva
per un po’, poi sospira. - Avanti Matt, a me puoi dirlo sai?-
Continuo a non capire a cosa
alluda.
- Ma cosa?-
- Terrò la bocca chiusa, che
razza di amico sarei altrimenti?-
Fosse la prima volta che parla senza ascoltarmi, ma
è una vita che fa così. - Te lo prometto!- aggiunge incrociando
le dita e portandosi la mano sul cuore.
- Primo: non mi fido
delle tue promesse... secondo: non so se ti sei accorto che non ho la minima
idea di cosa tu stia parlando.-
Guardo i
suoi occhi nocciola, sembra
allibito. - Ma di cosa vuoi che stia parlando, del tuo strano
comportamento, ovvio. Se ne sono accorti tutti.-
- Ma io sono come sempre, cosa
farnetichi... -
Torno a sfogliare il libro anche se ormai l’idea di mettermi a studiare mi
ha completamente abbandonato, o meglio. Tai l’ha cacciata via dalla porta
di casa a suon di calci... psicologici. Quando ci si
mette è una vera e propria tortura.
- Tu sei strano... e sei così da quando sei tornato da quel viaggio quest’estate -
ancora non mi hai detto dove sei stato e cosa hai fatto, ma su questo sorvolo
per oggi - te l’assicuro. Anche Sora è
preoccupata.-
- Sora dovrebbe imparare a dirmi le cose
in faccia invece che venire sempre a piangere da te... - il tono che mi
è uscito non mi è piaciuto affatto,
però ultimamente sono piuttosto nervoso su questo argomento.
Tai resta
spiazzato per qualche istante. - Davvero Matt... - dice alla fine con
uno strano tono serio che raramente gli ho sentito. -... che sta succedendo? Non
te la sei mai presa per il fatto che Sora si confidasse
con me.-
Sospiro. - Hai
ragione... mi sento nervoso ultimamente. Sono successe... delle cose, e
mi sento confuso.-
Lui sembra capire e annuisce
voltandosi verso la finestra. - Queste cose includono anche Mimi?- dice senza
guardarmi.
Trasalisco nel sentire quel
nome, ma non lo faccio vedere. - Cosa c’entra lei?-
- Sora mi ha detto della brutta litigata
che avete avuto, qualche tempo fa... -
Sospiro ancora. - Vedi
perché mi da fastidio questo suo comportamento? Mi sembra di venire aggredito alle spalle, lei si lamenta con te e dopo
vieni qui a farmi la predica... -
- E’ preoccupata... e ha paura.-
Mi volto a guardarlo. - Ha
paura? E di cosa?-
- Di quello che ti sta succedendo da quando è tornata Mimi... -
Dlin,
dlon.
Accidenti, chi diavolo
è adesso?
Guardo
l’orologio al polso, sono le
cinque del pomeriggio passate. Tai se n’è andato da più di
due ore, dopo essersi praticamente auto-invitato a
pranzo e aver fatto fuori ogni tipo di avanzo che tenevo con cura nel
frigorifero. Adesso dovrò andare a fare la spesa per colpa sua.
Per l’ennesima volta
abbandono il libro che dovrei studiare per raggiungere la porta
dell’ingresso. Evidentemente qualcuno lassù sta cercando di mandarmi
dei segni sul fatto che io non affronti il prossimo esame, visto che nessuno
sembra darmi l’opportunità di studiare.
Sospiro
mentre, afflitto, apro la porta. - Si, chi è?-
- Ciao tesoro mio!-
Spalanco gli
occhi sorpreso, quasi impossibilitato nel rispondere. - Ma-Mamma?-
Lei mi guarda
per un secondo poi attraversa la soglia di casa, chiudendosi la porta
alle spalle. Agisce come se questa fosse casa sua e non quella di suo figlio.
- Cosa ci fai qui?- mi ritrovo a chiederle mentre lei raggiunge la cucina e posa un grande
sacchetto di plastica sul tavolo.
- Oh, finalmente. Era
così pesante, non ce la facevo più.-
Inizia a togliere dalla busta
di plastica varie cose, quasi esclusivamente cibarie, e quando tutto il
contenuto è sul tavolo inizia a sistemare le cose nel frigorifero o
nella dispensa.
- Mamma, cosa ci fai qui?- ripeto la domanda mentre mi sento ancora più confuso di prima.
Lei interrompe quello che
stava facendo e mi osserva. - Sono venuta a vedere come sta mio figlio, quello
che non si fa mai vedere... - intuisco subito il sarcasmo nella sua voce.
- Scusami... - inizio ma lei
m’interrompe subito mettendosi di nuovo a riordinare.
- Ormai non ti vedo più, prima
almeno passavi a casa a salutare tuo fratello ma
adesso che vai all’università vicino alla sua scuola sei
completamente sparito per me.-
Il tono è arrabbiato,
lo sento, mi sta facendo la predica. - Lo so, hai ragione e mi dispiace... ma sono stato occupato, ho avuto molto da
studiare... -
- Come vanno gli esami? Studi? Vai a dormire
presto? Mangi qualcosa di decente ogni tanto?-
Mi scappa un sorriso divertito quando mi viene vicino per studiarmi e vedere se
va tutto bene oppure, come s’immagina, c’è qualcosa che non
va. - Ti vedo sciupato, non è che studi troppo?-
- Veramente a causa di problemi esterni
non riesco più a studiare come dovrei... -
Rido e lei si mette le mani
sui fianchi. - E’ Sora che ti distrae, vero? L’ho sempre detto che siete troppo diversi per stare insieme... -
- Mamma, fermati. Non è Sora il
problema, o almeno, non il principale. Ma mangio regolarmente cibi precotti,
vado a dormire all’incirca alle due e mi alzo alle sei, passo la giornata
a studiare, a far da balia al mio migliore amico che mi svuota il frigorifero mentre mi fa dei discorsi assurdi, litigo con la
mia ragazza e... - mi blocco aprendo gli occhi e guardando i suoi completamente
sconvolti. -... e c’è un nuovo vicino che
fa casino dall’alba al tramonto, e dal tramonto all’alba.- concludo
indicando il piano superiore.
- Ma sto bene,
sopravvivo come puoi notare, non sono morto... solo, devo cercarmi un altro
lavoro altrimenti posso dire ‘ciao, ciao’ a questa mia bella
casetta.-
Osservo mia madre che se ne
sta immobile a fissarmi, bloccata mentre mi stava
sistemando il collo della camicia.
Ok, forse ho esagerato con il
mare d’informazioni sulla mia vita ma... non ero
preparato a vederla oggi, se lo fossi stato avrei inventato qualche scusa ma
così...
Io non sono bravo a improvvisare delle storie fasulle, mi avrebbe scoperto
subito.
Non sono bravo come T.K.
- Ma Matt,
tesoro, perché non mi hai detto niente? Potevo aiutarti... -
- Non volevo, appunto, né farti
preoccupare né che ti sentissi in obbligo di aiutarmi solo perché
sei mia madre... me la so cavare da solo.-
Resta in silenzio per un po’.
- E come mai devi cercare un nuovo lavoro? Non
lavoravi alla sera in un videonoleggio?-
Sospiro, mentre andiamo a
sederci in cucina. - Mi hanno mandato via, semplice.-
- Ma
perché? -
- Hanno assunto uno che potevano pagare
meno e farlo lavorare di più... così hanno mandato via me.-
Vedo i suoi occhi
spalancarsi. - Che bastardi!-
- Mamma!- sono scioccato.
- Quando ci
vuole ci vuole, tesoro.- si alza e va a preparare del caffé istantaneo,
ovviamente ho solo quello.
Dopo qualche minuto mi porge
una tazza colma di caffé bollente che io accetto volentieri. Si siede
sulla sedia e, tranquilli, ci godiamo qualche istante di silenzio.
Non lo ammetterò mai
ad alta voce ma, mi mancava un po’ mia madre. Mi
manca vivere a casa con lei e T.K.
Quando eravamo più
piccoli e i miei avevano appena divorziato, era stato deciso che io vivessi con
mio padre mentre mio fratello stava con la mamma. Poi,
quando ho iniziato le scuole superiori, mio padre ha cambiato lavoro ed era sempre fuori, così io sono stato per un po’
con lei e T.K. Ma alla fine mi ero talmente abituato a starmene da solo, che ho
preferito andare via per non pesare su di lei. Avevo diciassette anni quando iniziai a vivere in questo piccolo ma ospitale
appartamento.
Mentre sono assorto nei miei pensieri mi rendo conto che mia madre sta parlando e che io
non la stavo ascoltando. -... sono contenta di
questo.-
La squadro cercando di capire con lo sguardo di cosa stia
parlando.
Di cosa può essere
contenta?
Non mangio, non dormo, non riesco più a studiare, ho perso il lavoro.
Cosa c’è da essere felici?
- Ehm, scusa, di cosa stai parlando
mamma?-
- Non mi stavi ascoltando vero?- mi
fissa per un istante. - Ah, tutti uguali voi uomini. Superata una certa
età vi ritrovate a essere tutti uguali, anche
tuo fratello sta diventando così... ma ti perdono solo perché so
che hai molti pensieri.-
Sorrido a mo’ di
ringraziamento.
- Dicevo, che tuo fratello mi ha detto che tu e Mimi siete tornati ottimi amici.-
Il suo volto s’illumina
solo nel nominare Mimi. E il mio cuore aumenta i
battiti.
- Ah, si... anche se definirci
‘ottimi’ mi sembra un po’ eccessivo... -
Bevo un altro sorso di caffé mentre lei mi scruta negli occhi. - Sono
contenta... -
- So perché sei contenta... -
dico alzando un sopracciglio. -... Mimi ti è sempre piaciuta, troppo
direi. Sia a te, che a papà che anche a T.K.-
- E allora, non
vedo cosa ci sia di male. Era così simpatica, così carina... la
figlia che ho sempre voluto.-
Sospiro. - Lo sai che se ti
sentisse Sora ci rimarrebbe molto male?-
- Oh tesoro... - risponde lei posando la
tazza sul tavolo. - Non è certo per cattiveria, lo sai.
Si hanno rapporti diversi quanto diverse sono le
persone. Non è che Sora non mi piaccia, anzi la
trovo carina e intelligente. Ma per quel che mi
ricordo ho sempre avuto una simpatia innata per Mimi, e l’ho sempre detto
anche a sua madre. - fa una pausa per riprendere fiato. - Quando
quell’estate siete diventati amici, trovandomela in casa ogni giorno, non
sai che gioia fosse. E non per il fatto che lei stesse
a casa nostra... -
La guardo confuso. - E per cosa allora?-
- Per te.- sorride. - Perché ti
vedevo ridere, ti sentivo rimproverarla per la sua mancanza di basi nella matematica ma il tuo tono era sempre dolce nonostante le
prediche. Vedevo voi due giocare divertiti assieme a tuo fratello. Forse tu non
te lo ricordi perché è passato molto tempo ma, io si. E non ti ho
mai più visto così felice come in quel periodo.-
Bevo un sorso perché
mi si è seccata la gola. Non lo sapevo.
Non sapevo tutto quello che
mia madre in realtà pensava su di lei.
Ero convinto le piacesse, appunto perché era una ragazza e lei aveva
sempre voluto una figlia femmina. Non sapevo facesse così per me.
Però ha ragione.
Sento quasi bruciarmi gli
occhi al solo ricordo di quel periodo, e se tutto è finito è
stato solo per causa mia. Quanto sono stato stupido e
immaturo.
- Quando è
successo che avete litigato a causa di tuo fratello, io mi sono sentita
impotente perché non sapevo come farti capire che sicuramente lei non
c’entrava niente. Era troppo buona e gentile, voleva davvero bene
a T.K. come se fosse il suo fratellino, non gli avrebbe mai
fatto del male. Ma tu ti eri convinto del contrario e nulla sembrava
riuscire a farti cambiare idea.- si alza e va a sciacquare le tazze nel lavandino mentre io me ne resto in silenzio ad ascoltarla. -
Come avevo capito da sola, ma che T.K. mi ha detto qualche tempo dopo, eri solo
arrabbiato e l’hai usata come valvola di sfogo.-
- Si, è vero. Ma
alla fine l’abbiamo superata, visto?-
Lei mi viene vicino e mi
appoggia le mani sulle spalle. - Si, e sono contenta perché ti sta
ritornando il sorrido di quei giorni.-
La mia bocca s’incurva
in un sorriso divertito, ben consapevole di fare così il suo gioco.
- Però
devi portarmela a casa, almeno una volta.-
- Cosa?-
- Come cosa?- dice guardandomi. - Mimi,
ovvio... sono curiosa di vedere com’è diventata. Scommetto che
è una ragazza bellissima adesso.-
Alzo le spalle. - Se la cava... -
- Bè certo, lo dico a te che ti piacciono le donne mascoline come Sora... eppure una
volta ero convintissima che tu avessi una cotta per Mimi.-
Mi scappa una risata. - Io
cosa? Ma smettila mamma, e non andare in giro a dire queste stupidaggini, ti
prego.-
- Bè, T.K. sicuramente una
cottarella l’aveva e quindi mi piaceva fantasticare che un giorno avreste
litigato per lei.-
Mi alzo dalla sedia e la
guardo negli occhi. - Mamma, tu guardi troppe telenovele... te l’ho
sempre detto che fanno male.-
- Uffa, che ci posso
fare se ho sempre visto bene quella ragazza con uno dei miei figli?-
- L’hai sempre vista
bene solo perché hai sempre voluto che ti chiamasse mamma... -
Lei ribatte offesa. - Non è vero, non è solo per questo!-
Mentre ce ne stiamo in silenzio sentiamo partire una leggera
musica.
- E questa?- mi
chiede guardandomi con aria interrogativa.
Faccio spallucce. - E’
il vicino.-
- Ma è
il suono di un pianoforte... -
Mi avvicino al frigo mentre controllo cosa mi ha portato. Latte, uova, della roba imprecisata che deve aver cucinato lei.
Mia madre non è mai stata brava in cucina, ho
sempre fatto quasi tutto io.
- Certo, fosse solo il suono del pianoforte... ma a volte c’è anche la musica
alta, oppure delle urla inconsulte... te l’ho detto che ho un vicino che
fa sempre casino.-
Mia madre guarda in alto come
se potesse vedere il ‘vicino’ in
questione. - E non puoi andare a dirgli di fare meno rumore?-
- Oh, ma l’ho fatto... ci vado
tutti i giorni, ma non ci si può far niente quando
il tuo vicino va in una università di ballo, canto e recitazione.
Insomma, le arti dello spettacolo.-
Si volta e mi guarda confusa mentre io chiudo il frigo.
- E’ Mimi, mamma. Abita qua sopra
da una settimana.-
Continua...
**********************
Ok, ok... sono
in un tremendo ritardo lo so!
Non starò qui a
giustificarmi inutilmente... spero che il cap, seppur
di transito, vi sia piaciuto almeno un po’. Mi piace molto la mamma di
Matt, volevo dare un’idea molto familiare che lui e Mimi condividevano anni prima.
Passo ai ringraziamenti più
che dovuti a tutti coloro che recensiscono questa fic.
chandelora : su su, non fare così...
non è una tragedia e, diciamo che la situazione si risolverà...
prima o poi! Bacio
loveCHIPMUNK : ah davvero? xD
che coincidenza... evidentemente è un nome comune per fare personaggi
“scomodi”... eppure a me Leo piace come personaggio, e anche tanto.
baci
Kairi_92 : anche tu... su su, la cosa si
risolverà... non è una tragedia. Vedrai che questa cosa
farà svegliare al più presto un certo tipo biondo in questione,
non preoccuparti ^^ kiss
Sarugaki92 : e come gliela fai cambiare idea
alla ragazza? Mi spiace ma lei ubbidisce solo a quel
che io le dico di fare u.u ( come scusa? Nd Mimi ) kiss kiss
Bene, aspetto le vostre opinioni
sulla mamma di Matt ( l’ho già detto che
mi piace? ) già dal prossimo cap succederà
qualcosa, così la smetto di mettervi capitoli di transito ^^’
Baci,
Selhin