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Autore: Nina French    11/10/2009    4 recensioni
Questa è la mia prima fic in assoluto, perciò chiedo clemenza.
E' una fic sul pairing ShigexMizuno, uno dei miei preferiti di questo anime/manga, parla di un fantomatico primo incontro tra i due.
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un amore senza ostacoli Era una notte fredda e buia.
Un gelo che penetrava nelle vene, accompagnato da un sibilo agghiacciante.
Un ragazzo camminava sul marciapiede, quando, dalla casa davanti a lui, uscì qualcuno.
Shige: - Accidenti! Sempre io devo buttare la spazzatura -
Con il sacco dei rifiuti in mano, guardò il ragazzo: era alto, i capelli castani e dal suo sguardo si poteva intuire un totale distacco dalla realtà.    
Shige: - Ehi, che ci fai davanti a casa mia? Sei straniero? Non ti ho mai visto da queste parti -
L’altro lo fissò per qualche secondo, cercando di capire se si riferiva a lui. Poi sbatté velocemente le palpebre, come per risvegliarsi da una visione completamente diversa di tutto ciò che lo circondava. Si guardò attorno e subito rispose.
Mizuno: - No, no. La mia casa è poco più in là. Preferisco non farmi vedere in giro, tutto qui -
Questo perché era un ragazzo molto diffidente, semplicemente la diffidenza giovanile personificata.
Shige: - Perché, scusa? -
Mizuno: - Sai, io faccio parte della Mousashi no Mori e... -
Gli occhi di Shige si spalancarono di colpo. Mizuno lo guardò con sguardo interrogativo, confuso dall’espressione dipinta sul suo volto.
Shige: - Coooosa?! La Mousashi no Mori??! Io faccio parte della Sakura Jousui e abbiamo sempre perso contro la Mousashi no Mori. Aspetta... mi dici almeno come ti chiami? Io sono Shigeki Sato, ma tutti mi chiamano Shige -
Mizuno: - Oh, sì... scusa. Mi chiamo Mizuno Tatsuya -
Shige: - Eppure io non ti ho mai visto giocare nella Mousashi no Mori -
Mizuno: - Infatti sono appena entrato -
Assieme alle voci dei due ragazzi si aggiunse l’urlo del nonno di Shige. Quel grido arrivò al giovane sottoforma di brivido, che avvertì in tutto il corpo. La percezione arrivò all’encefalo tramite i nervi sensoriali, poi il cervello rispose facendogli dire una bugia. Così Shige reagì d’istinto.   
Shige: - Sì, nonno! Ho appena buttato la spazzatura!! -
Nonno: - Ma se ce l’hai ancora in mano! -
Infatti suo nonno si era affacciato alla finestra. Shige fece un sobbalzo, tant’era istintivo, che l’informazione non fece in tempo ad arrivare al sistema nervoso centrale.  
Nonno: - Chi è quel ragazzino? -
Mizuno: - Mi chiamo Mizuno Tatsuya, signore -
Nonno: - Mmm... entra se vuoi -
Mizuno: - Ehm, grazie -
Mizuno si tolse le scarpe davanti alla porta ed entrò, sentendosi imbarazzato per l’accoglienza ricevuta. Anche Shige stava per entrare, quando l’anziano lo fermò.
Nonno: - Te puoi entrare, ma lui no -
Con un gesto indicò il sacco dei rifiuti. Shige fece una risatina, per cercare di far ridere anche il nonno, così (forse) si sarebbe salvato da una bomba ormai innescata.
Nonno: - Quindi, visto che te l’ho detto cinque volte, una in più non ti farà male... BUTTA LA SPAZZATURA!! -
Troppo tardi. La bomba era scoppiata per la sesta volta. Ma Shige continuò con la scenetta.   
Shige: - Ah, già! Ecco cosa dovevo fare... eh eh! -
Senza pensarci due volte, il ragazzo buttò la spazzatura nel bidone dei rifiuti e corse in casa: era confortevole e arredata secondo lo stile giapponese.
Shige si sedette a tavola accanto a Mizuno, mentre il nonno preparava la cena. In quel preciso istante il ragazzo castano percepì il battito del cuore, che accelerò sempre più. Tutto finì di colpo quando la voce di Shige, il ragazzo dai capelli biondi, lo chiamò.
Shige: - Mizuno? Ci sei? -    
Il ragazzo annuì inconsciamente, pensando ancora a cosa era appena accaduto.
Shige: - Ma sei sempre tra le nuvole? Non importa. Ti va di restare a cena? Così possiamo fare amicizia -
Mizuno: - Oh, no! Non posso proprio. Devo tornare a casa e poi non voglio disturbare -
Il nonno si girò di scatto e lo colpì con il giornale che era sul tavolo. Meno male che il ragazzo aveva tre strati di meningi e tra di esse il liquido cerebrospinale come tutti gli esseri umani, altrimenti gli avrebbe fatto davvero male.   
Nonno: - Se ti abbiamo invitato vuol dire che non ci disturbi. Altrimenti ti avremmo lasciato fuori, non ti pare? -
Mizuno: - Ehm... va bene, rimango -
Così cenarono tutti e tre con spaghetti parlando di calcio e della propria famiglia. Il tempo passò velocemente e si era fatto tardi. Mizuno dovette andare via e, ringraziando per la cena e l’ospitalità, si infilò le scarpe da ginnastica e tornò a casa.
Durante il tragitto ripensò e ripensò ancora a quello che aveva provato stando accanto a Shige.
“Bah... chissà cosa mi è preso. A volte le emozioni giocano dei brutti scherzi. Sarà stato l’imbarazzo, nient’altro”.
I lampioni illuminavano la strada, assieme ai fari delle macchine. Il vento scuoteva le verdi chiome degli alberi, facendo volteggiare in aria foglie a forma di cuore. Mizuno arrivò davanti l’uscio di casa, si tolse delicatamente le scarpe ed entrò pronunciando la medesima frase “Sono a casa!”. Gli si presentarono davanti i genitori: la madre con un raggiante sorriso sul volto, alta, magra e giovane; il padre con il solito atteggiamento pessimista e distaccato. Era come vedere due persone completamente diverse.
Madre: - Mizuno, perché sei rientrato così tardi? -
Mizuno: - Beh, ecco... ho fatto amicizia con un ragazzo e suo nonno mi aveva invitato a cena -
Madre: - Sono felice che tu faccia nuove amicizie, tesoro! -
Padre: - Pratica qualche sport? -
Mizuno: - Beh... fa calcio nella squadra della Sakura Jousui -
Padre: - Allora lascialo perdere. Quelli della Sakura Jousui sono dei principianti -
Detto questo, il padre tornò nel suo ufficio.
Mizuno si mise il pigiama e andò a dormire in camera sua.
La mamma, invece, finì di pulire la cucina e poi anche lei si coricò.
Il sole sorse lentamente, irradiando la camera del ragazzo. Lui aprì gli occhi, ma li richiuse immediatamente, accecato dai raggi solari. Erano le otto del mattino e doveva andare a scuola. Allora si vestì in fretta, con la solita divisa da calcio e le scarpe da ginnastica. Suo padre era già andato a lavoro, mentre la madre era sveglia e stava rifacendo il letto matrimoniale. Mizuno si affrettò a prendere lo zaino che era accanto al tavolo.
Mizuno: - Mamma, io vado! Ciao! -
Madre: - Sì! Ciao! -
Il ragazzo si posizionò davanti alla porta e la aprì usando la sinistra, visto che quella destra doveva reggere una spallina dello zaino e la borsa con l’occorrente per gli allenamenti. Mizuno si incamminò verso la Mousashi no Mori, ripetendo tra sé e sé i moti curvilinei in un incessante scioglilingua. Arrivato all’entrata della scuola, fece un respiro profondo quanto la grandezza dei suoi polmoni, ed entrò.
La sua classe era in fondo al corridoio. Si sedette al suo posto, nel banco in fondo a destra, aspettando con calma il professore di fisica. Intanto i suoi compagni erano tutti in piedi, alcuni ansiosi per l’interrogazione di fisica, altri invece non riuscivano a evitare di sbadigliare dal sonno. Il professore varcò la porta con uno sguardo più che preoccupante, si posizionò sulla sedia e, senza nemmeno fare l’appello, pronunciò il nome dello sventurato la cui sorte era ormai segnata: Mizuno Tatsuya. Il ragazzo per poco non svenne dalla paura, ma poi, trovando quel miserabile briciolo di coraggio, andò alla lavagna e dimostrò di aver studiato. Poi seguirono altre ore di lezione.
Nel frattempo, anche Shige era a scuola e stava ascoltando poche delle parole o frasi pronunciate dalla professoressa di scienze.
Prof.ssa: - Allora... vi è mai successa una reazione istintiva davanti ad una situazione di pericolo o di spavento? -
Il ragazzo biondo, con gli occhi persi sull’intonaco del muro, alzò la mano, prendendo la parola. Tutta la classe era sbalordita nel vedere Shige mostrare interesse per una spiegazione.
Shige: - Se intende dire quando tuo nonno ti urla dalla finestra di buttare via la spazzatura per la sesta volta e che per poco non rimani stecchito a terra, allora... noooo... non ho mai provato niente di simile in vita mia -
Il fatto più sbalorditivo, però, è che non aveva interrotto la lezione chiedendo il permesso di andare al gabinetto.
Alla fine delle ore di scuola, Shige andò ad allenarsi con i suoi compagni di squadra, tra cui i suoi amici Sho Kazamatsuri e Daichi Fuwa. Si allenarono per tutto il giorno. Poi l’allenatore disse alla squadra che domenica avrebbero giocato un’amichevole contro la Mousashi no Mori. Naturalmente Shige era fuori di sé dalla gioia, al solo pensiero di giocare contro Mizuno: era curioso di vedere come avrebbe giocato.
Anche Tatsuya ricevette la notizia e reagì con il medesimo sentimento.
I giorni passarono velocemente, tutti con una monotonia ineguagliabile. Poi arrivò il fatidico giorno.
Shige: - Ehi! Tatsubon!! -
Mizuno: - Mi chiamo Tatsuya, Shige! -
Shige: - Scusa, ma così è decisamente più carino, non trovi? Comunque oggi dobbiamo giocare un’amichevole. La nostra squadra vincerà di sicuro! -
Nel campo di calcio erano gli unici avversari che si parlavano. Tutti gli altri stavano nel loro gruppo, eccitati e, allo stesso tempo, un po’preoccupati per l’esito della partita.
Mizuno: - Ti sbagli. Vinceremo noi -
Il suo volto cambiò espressione, a causa del sorrisetto ironico che gli si era dipinto sulle labbra. Shige contraccambiò e, senza essersene resi conto, avevano appena provocato una piccola scintilla, che si sarebbe poi trasformata in un fuoco ardente pieno di rancore e superbia.
La partita iniziò: la Mousashi no Mori ebbe il vento a suo favore, mentre la Sakura Jousui cercava invano di reagire. Poi Mizuno segnò il primo goal, dopo essersi creato un passaggio nella difesa. Nel primo tempo la squadra del ragazzo castano fu in vantaggio.
Durante la pausa, i due ragazzi andarono negli spogliatoi, mentre il resto della squadra beveva e si riposava, ormai stanca da quel continuo movimento.
Shige: - Ma che ci è preso? Stiamo compromettendo la nostra amicizia solo per una partita! -
Mizuno: - Già, hai ragione -
Un’altra volta Tatsuya provò la sensazione di emozione come a casa di Shige. Il cuore gli palpitava fortemente, sentendosi il viso avvampare.
Mizuno: - Shige... non so il perché, ma quando rimango da solo con te mi sento un po’...ehm... emozionato -
Il biondo aveva subito intuito cosa volesse insinuare con quelle parole semplici, in cui era nascosto un significato profondo.
Mizuno: - Credo di... essermi innamorato di te -
Shige rimase a fissarlo, sbalordito non più di tanto, visto che era il sentimento che anche lui stava provando in questo momento.
Shige: - Anche io lo credo... forse già dal primo momento che ti ho visto -
I due si avvicinarono sempre più, finché non si ritrovarono abbracciati l’un l’altro. I loro occhi si incrociarono e le loro labbra si erano già toccate. Non c’erano dubbi: era vero amore.
Dopo il lungo bacio, entrambi si sistemarono le divise e tornarono sul campo.
Shige: - Allora ricordiamoci che... il nostro amore non può essere bloccato da una partita -
Mizuno: - Hai perfettamente ragione. Torniamo in campo e che vinca il migliore! -
Ora motivati, giocarono il secondo tempo. Questa volta la Sakura Jousui dimostrò avere grande fiducia in se stessa.
Un altro goal concluse la partita.
Pareggio.
Shige: - Ehi! Siete stati molto bravi, complimenti! -
Mizuno: - Anche tu non sei da meno. Spero di rigiocare contro di voi -
Così si conclude la storia.







Angolino autrice
Spero che non siate troppo severi, visto che questa è la mia prima fic in assoluto. Non sono tanto brava e lo so, ma gradirei comunque che qualcuno mi recensisse. Non me ne intendo di calcio: l’unica volta in tutta la mia vita che ne ho sentito parlare è, appunto, a Dream Team.
  
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