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Autore: Chri    11/10/2009    0 recensioni
Ciao a tutti!! immaginate che due tifosi sfegatati finiscano in preda del deserto proprio mentre la loro squadra del cuore sta per giocare...che faranno??
Genere: Demenziale, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
 
  Sto per raccontarti quanto di più incredibile possa succedere a un turista: perdersi nel deserto!!
Tutto è iniziato una settimana fa, quando io e il mio amico Jacob decidemmo di andare in vacanza in Tunisia, per girare tutto il nord Africa e seguire la nostra squadra di calcio, lo Stolk, in amichevole proprio li a Tunisi. Cosi, ci armammo soprattutto di sciarpe e cappelli rigorosamente gialloblu e partimmo alla volta di Tunisi. Giunti all’aeroporto africano, vedemmo un opuscolo che pubblicizzava un giro in aeroplano sul deserto tunisino, cosi decidemmo di cogliere l’occasione e iniziare subito a divertirci, visto che tanto la partita si sarebbe disputata il giorno dopo. Dunque, ci avviammo all’agenzia che organizzava il volo; li, sistemammo le solite faccende burocratiche riguardanti documenti e carte in genere, pagammo i nostri cento dollari a persona e finalmente ci imbarcammo sull’aereo, un vecchio bimotori dall’aspetto assai logoro. Erano le tre del pomeriggio e ai nostri occhi, a un’altezza di duemila metri, si spalancò il Sahara in tutta la sua sterminata grandezza; chilometri e chilometri di dune senza l’ombra della più misera forma di vita, sia essa vegetale o animale; gli unici punti verdi si vedevano li dove l’acqua del sottosuolo si degnava di salire in superficie, dando vita ad alberi di piccole dimensioni. Tutto filava liscio nella visione di quel paesaggio apocalittico e stupendo allo stesso tempo, quando all’improvviso il motore di sinistra dell’aereo si spense e il veicolo iniziò a perdere quota seguendo una traiettoria vorticosa, girando su se stesso. Il pilota tentò in ogni modo di riaccendere il motore, ma fu tutto inutile: ci schiattammo su una duna. Miracolosamente, io e Jack rimanemmo illesi, ma per il pilota non ci fu nulla da fare: era molto sul colpo. Eravamo rimasti soli nel più grande deserto del pianeta, con un’esigua scorta d’acqua e cibo e con speranza di sopravvivenza prossima allo zero. Tutto sembrava perso, quando ci tornò in mente la radio e la bussola del pilota, cosi corremmo nella cabina del pilota e prendemmo subito tali strumenti. La bussola funzionava, ma la radio era fuori uso. Non ci restava, quindi, che orientarci con la bussola e percorrere a ritroso il percorso. C’erano pochissime probabilità di riuscire in quell’impresa sotto un sole di rame e una temperatura di ben cinquanta gradi, però, visto che non avevamo altra scelta, ci mettemmo in cammino. Durante il tragitto, decidemmo di non parlare di cose tristi, come ad esempio di quella circostanza, per non avvilirci ancor di più; cosi iniziammo a parlare di calcio. Sembrerà strano, ma noi due riusciamo a parlare di calcio anche nei momenti più difficili. Parlando parlando, s’erano fatte le sette di sera e un po’ per la stanchezza, un po’ perché era il tramonto, decidemmo di stendere sulla sabbia i sacchi a pelo presi dall’aereo e provare a riposare un po’, anche se eravamo troppo timorosi per dormire.
Il giorno dopo, di buon mattino, ci rimettemmo in cammino. Man mano che camminavamo, la radiolina che Jack portava sempre con sé iniziò a ricevere segnale sempre meno disturbato, finchè le parole che venivano trasmesse se sentivano nitidamente. Erano le undici del mattino e a tale ora iniziava la nostra partita. Cosi cercammo subito una stazione che trasmetteva l’incontro in lingua inglese e quando la trovammo sui nostri visi apparirono segni di gioia. Per sentire meglio la partita, ci riparammo tra alcuni grossi sassi, che proprio in quel momento scorgemmo a pochi metri da noi. Subito, decorammo quei sassi con le nostre sciarpe in modo da creare l’atmosfera ideale. Nonostante le circostanze, il nostro tifo fu caloroso come sempre, tant’è che quando il cronista annunciò il gol della vittoria gialloblu, noi ci mettemmo a correre gridando ed esultando come se fossimo allo stadio. Ma proprio mentre correvamo, vedemmo un villaggio con la bandiera americana che sventolava. Allora corremmo verso quel villaggio sperando vivamente che non fosse un miraggio e per fortuna non lo era: fummo accolti da alcuni missionari di una comunità di New York che ci ricondussero a Tunisi. L’incubo era finito. Sarà meglio evitare viaggi sui deserti in futuro!
  
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