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Autore: Lorien    17/09/2003    0 recensioni
Il titolo dice tutto! Cosa fareste se vi ritrovaste improvvisamente fra i più temuti pirati del XVIII secolo?
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

CAPITOLO II
La mattina successiva ci preparammo degli zaini, per restare fuori tutta la
giornata e c'incamminammo, seguite per un po' dalle raccomandazioni della
nonna di Miranda.
- Ma cosa vuole che ci succeda? - disse Miranda alzando gli occhi al cielo.
Il nuovo giorno era stato salutato da un bel sole caldo, ma poco prima di
mezzogiorno il cielo cominciò a rannuvolarsi. Miranda ci spiegò che lì i
temporali non erano rari, ma che duravano molto poco.
Ci sedemmo ai tavolini dell'ultimo bar sulla spiaggia e consumammo il nostro
pranzo a sacco, sulle note di Caribbean Blue.
- E' davvero bella questa canzone - disse Virginia con aria sognante.
- Se chiudi gli occhi, puoi immaginare qualunque cosa - le fece eco Miranda.
Ero rimasta pensierosa dal giorno precedente e ascoltavo la musica
continuando a rigirarmi fra le dita una fedina d'argento, che avevo
acquistato al Museo dei Pirati.
La guida ci aveva detto che i pirati erano soliti portare grossi anelli un
po' su tutte le dita. Le mie amiche avevano cercato di farmi comprare un
grosso anello scuro con un bruttissimo teschio, ma io non ne avevo voluto
sapere.
Cominciai a canticchiare la canzone seguendone il ritornello. Ad un certo
punto notai che le mie amiche avevano tutte il naso rivolto verso il cielo.
Guardai anche io.
Grossi nuvoloni neri si erano raggruppati in cielo, oscurando sempre di più
il sole.
Il proprietario del bar ci consigliò di cercare un riparo al chiuso mentre
lui smontava gli ombrelloni.
Ci addentrammo nella radura di palmizi alle spalle del piccolo bar, in cerca
di un riparo naturale. All'improvviso grossi goccioloni cominciarono a
cadere dal cielo, sempre più fitti. Diversi lampi squarciarono il cielo e
noi ci affrettammo a lasciarci dietro le palme, nel timore che potessero
attirare fulmini. Ci mettemmo a correre finché non vedemmo in lontananza
l'ingresso di una piccola grotta. Mentre ci precipitavamo verso di essa,
Miranda scivolò su un gruppo di foglie bagnate e cadde.
Per fortuna la grotta era ormai vicina, così l'aiutammo a alzarsi e ci
rifugiammo lì.
Eravamo tutte stremate, perché, già stanche per la giornata, eravamo state
costrette a sforzare ulteriormente le caviglie per quella corsa. Per fortuna
la nonna di Miranda ci aveva messo negli zaini bende e cerotti. Così pulii
la piccola ferita di Miranda e gliela fasciai.
Intanto fuori la tempesta imperversava ormai da un'ora.
- Ma non avevi detto che qui i temporali durano poco? - protestò Rowena.
- Di solito e' così - le rispose Miranda leggermente preoccupata.
- Ma lì non c'era una protezione di ferro? - chiese all'improvviso Virginia,
indicando fuori.
- Dove?
- Lì, intorno a quella palma. Prima sembrava storta e assicurata con una
protezione di ferro. C'era anche un cartello. Ora sembra non ci sia più.
- Sarà stata un'altra palma - le rispose Rowena
Ancora poco convinta Virginia appoggiò la testa all'umida parete della
grotta, continuando a guardare fuori. Stavamo quasi per metterci d'accordo
sul fatto di dormire a turno, quando ci addormentammo tutte e quattro come
sassi.
La sera era calata da un paio d'ore, quando fummo svegliate dal rumore di
passi e di voci che si avvicinavano.
Rowena fu la prima a svegliarsi. Quando vide a chi appartenevano quelle
voci, fece appena in tempo a scuotere Virginia che era a pochi passi da lei.
Io fui svegliata da un calcio di Miranda. Mi sollevai, ancora ubriaca di
sonno, e ci misi qualche attimo a mettere a fuoco la situazione.
Schiacciate contro la parete opposta vidi Rowena e Virginia, con un
espressione attonita stampata in faccia e il viso tenuto sollevato da
qualcosa. Miranda era accanto a me e si guardava intorno senza riuscire a
parlare. Sui loro visi danzava la debole luce di alcune torce.
Ci misi almeno un altro minuto a comprendere che quello non era un sogno,
anche coadiuvata dal dolore per il calcio di Miranda. La cosa che
costringeva Virginia e Rowena a restare schiacciate contro la parete era la
punta di una lunga sciabola.
- Guarda un po' cosa c'e' qui.
Mi voltai verso colui che aveva parlato. Il fiato mi si mozzò come se fossi
entrata all'improvviso in acqua gelata. Doveva essere un incubo.
Dinanzi a noi c'erano cinque uomini, ben piazzati. Quello che aveva parlato,
aveva folti capelli rossicci e la faccia allungata. Una lunga spada gli
pendeva al fianco, accanto ad un grosso pugnale. Dietro di lui, ve ne era un
altro, con la pelle scurissima e un cinturone stracolmo di pugnali di ogni
dimensione che gli attraversava il petto.
Un altro di loro, con lunghi capelli neri, minacciava le mie amiche con la
sciabola.
Gli altri due, uno più basso e con un orribile bocca sdentata e l'altro con
oleosi capelli color sabbia, ci stavano a guardare con un sorriso stampato
in faccia, molto poco rassicurante.
Quest'ultimo afferrò Miranda per un braccio e la costrinse a viva forza ad
alzarsi.
Miranda emise un lamento per via della gamba ferita. Poi quello sdentato
venne verso di me, facendo una specie di boccaccia mentre si strofinava le
mani.
- Oggi sono davvero fortunato..
Il sangue mi si gelò nelle vene. Nonostante il cervello continuasse a
ripetere che non poteva essere, io sapevo che purtroppo non era un incubo.
Quelli erano pirati.

  
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