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Autore: Nausicaa212    12/10/2009    1 recensioni
Scuola nuova, vita nuova... o forse no?
Nel complesso superiore di Summerfield si è appena trasferita Ashley, che tutti additano come una secchiona della peggior specie, e si ritrova a dover fare i conti con i professori, i compagni e soprattutto lui.
Mattew Robson, ragazzo di buona famiglia, che, se non è il più bello della scuola, è certamente il più dannato.
Ma se in realtà Ashley non fosse ciò che sembra?
[E' un primo esperimento di teen drama, perciò quando dico che non è quella che sembra non c'entrano vampiri e supereroine ^^]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA

Questo il primo tentativo di “Teen drama” che provo a fare. Non mi ritengo particolarmente brava a scrivere e non so dove mi porteranno questi personaggi, perciò apprezzo tutti i commenti, sia in positivo che in negativo.

Inoltre, come avrete notato, questo è il prologo, che serve più che altro a presentare la situazione.

Ovviamente il primo capitolo sarà più lungo XD

Scuola permettendo, spero di aggiornare stabilmente ogni domenica =D

Ed ora, buona lettura ^^


Uptown Boy

By Nausicaa212






Prologo.


Summerfield era una piccola città, e le voci girano spaventosamente veloci, in una piccola città, questo i suoi abitanti lo sapevano bene.

Per questo Diana Clark non fu affatto sorpresa nel sentire sua madre che spettegolava con la vicina di casa a proposito del trasferimento di una nuova famigliola che, a quanto pareva, era avvenuto all'incirca un'ora prima.

Così come non fu affatto sorpresa di sentirla telefonare a chissà chi appena due minuti dopo; sua madre era una di quelle persone che vive di pettegolezzi, non avendo nient'altro da fare se non cucinare e tenere la casa pulita durante le ferie della colf.

Sospirò, archiviando il pettegolezzo. Aveva di meglio da fare che pensare a cose simili, lei.

Come, per esempio, riuscire a risolvere quel dannatissimo problema di trigonometria.


***


Mattew Robson si incamminò verso la sua auto, passadosi una mano tra i capelli.

La scuola era iniziata solo da una settimana e già lui non ne poteva più di lezioni e professori che spiegavano, facendolo addormentare. Per un attimo valutò la possibilità di saltare, per quella mattina, ma la scartò subito, più per pigrizia che per buona coscienza, in realtà.

Con un sogghigno un po' mitigato dal solito torpore mattutino, riflettè sul fatto che quel giorno, oltretutto, c'erano gli allenamenti di nuoto, ai quali non poteva assolutamente mancare se non voleva beccarsi una sfuriata dell'allenatore, e così si mise in moto, diretto al somplesso superiore di Summerfield.

Mentre guidava, si concesse un'occhiata nello specchietto, sorridendo poi soddisfatto. Era bello, e lo sapeva. Era popolare, e lo sapeva. Aveva i capelli perfetti, e lo sapeva. Aveva gli occhi di uno splendido azzurro scuro, e lo sapeva. Aveva un sacco di ragazze ai suoi piedi, e lo sapeva.

Non per niente era uno dei cosiddetti “fighi” della scuola, e non gli dispiaceva per nulla, anzi.

La sua bellezza ed il suo savoir faire gli permettevano di avere fama e compagnia. Per i soldi doveva aspettare, certo, ma per il momento gli bastava avere la fama, perché era quella che poi portava alla compagnia.

Accese la radio, e fece partire il cd che vi era dentro. Maxwell Murder. Mattew amava quella canzone. Si mise a canticchiarla battendo le mani a tempo sul volante, godendosi il sole mattutino che entrava dal finestrino e riusciva a svegliarlo almeno un po'.


***


Ashley Heaven si diresse verso la segreteria con passo veloce ed i fogli da far firmare in mano.

Nel corridoio un sacco di teste si voltavano a guardarla, ed alcuni commentavano malignamente il suo vestiario od il cerotto che portava alla radice del naso, proprio in mezzo agli occhi.

Ashley cercava di non farci caso. Sapeva che era la notizia più succulenta del momento, anche perché era arrivata a scuola con una settimana di ritardo. Immaginava -con l'aiuto di alcune parole sentite qui e là mentre camminava- esattamente cosa dicevano di lei: guardala, una secchiona. Sarà per caso caduta dalle scale?

Sospirò e bussò alla porta della segreteria. Doveva assolutamente tenere duro, altrimenti sarebbe stata la sua rovina. Sua madre glie l'aveva detto chiaro e tondo.

Dopo aver sbrigato le solite formalità, guardò l'orario: inglese alla prima ora. Sospirò di nuovo. Almeno, non essendo in un film per adolescenti, le avevano fornito una piantina della scuola e sapeva esattamente dove si trovasse l'aula.

Si incamminò perciò verso l'ultimo piano, rimpiangendo la sua vecchia casa di Seattle.


  
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