Allora, questa idea un po' folle doveva essere inserita nella mia
long “Enjoy the Silence”, ma poi ho deciso di
eliminarla per una
serie di motivi.
L'idea di un Nnoitra viscido senza un valido motivo, inizia a starmi
un po' stretta, e per la storia ho in mente altri progetti.
Di conseguenza, questa oneshot nosense è
da considerarsi una
cosa a parte. Un what if di Orihime dopo il suo rapimento e
segregazione a Las Noches.
Inoltre, in giro per vari forum ho sentito parecchie lamentele
riguardante il fatto che, il fandom di Bleach, è semi
abbandonato e
ci sono decisamente poche storie originali.
Non ho l'ambizione di dire che sono originale, ma spero di riempire
un po' di quel buco che a quanto pare si avverte.
Ps:
La canzone usata è dei Linkin Park, ed è “Somewhere
I Belong”
Pps:
ringrazio vivamente raxilia_running perchè senza di lei, non
riuscirei a scrivere certe cose XD
Buona
lettura!
Like a Doll
“Sono
bloccato, depresso e solo
E la colpa è dentro di me, la colpa è
dentro di me”
Non avvertiva nulla.
Sulla sua pelle, un
tempo candida, non provava nulla.
Si auto convinceva che non provava nulla.
Il suo cervello era vuoto.
Il suo cervello, una volta
pieno di pensieri, era immerso nel nulla.
Doveva credere che fosse vuoto.
Di mente era da tutt'altra
parte.
Con la mente, in passato
libera, si trovava a mille miglia di distanza.
Ma in realtà non si era mossa da lì.
Era imprigionata in una stretta morsa – sentiva, si sentiva – ed era schiacciata su di una superficie morbida contro la propria volontà.
Ma non faceva nulla per ribellarsi.
Si era già sentita così
altre volte in passato. Da bambina, quando le compagne di classe la
bloccavano in un angolo dell'aula e la seviziavano.
La picchiarono tante
volte, e lei pianse per quello.
Ma pianse più per loro che per se stessa.
Poi finisci le lacrime.
Finisci il disgusto.
Finisce anche il senso di
colpa. Incredibile ma vero, finisce pure quello.
Parte in automatico il
rammarico di aver fatto quello che si ha fatto. Di non essere stata
all'altezza della situazione. Di aver voluto fare la gran donna con
la scusa di voler proteggere tutti.
Perchè non poteva fare
a meno di pensare di essere lì solo per una scusa.
Odiare il presente e ciò
che ti circonda è scontato per una persona comune, ma per
lei era
riconducibile ad un peccato capitale.
Orihime non è nata per odiare.
“Io
voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era
mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato
fino adesso
Cancellare proprio tutto il dolore”
La presa ai polsi si fece
sentire maggiormente in quella galera semibuia, e si sentì
spingere
maggiormente su quel materasso troppo morbido e troppo pregno di
profumo.
Non ci bada ancora,
deve essere come una bambola insensibile.
Avvertì solo lieve
disgusto quando lui le si avvicinò
ulteriormente.
Quando avvertì quei
lunghi capelli neri andarle a toccare il viso un tempo allegro,
intaccandolo come alghe su uno scoglio, per un breve momento si
sentì
come soffocare.
Nell'ombra colse il suo
respiro sulla guancia sinistra. Percepì quell'odore odioso
di alcool
e di cattiveria.
Di una malizia solo
favoleggiata tra i banchi di scuola.
“Dai... Dillo ancora
a chi appartieni!”
Il suo tono di voce era
viscido e al contempo divertito. Rotto solo a tratti da delle lievi
risate malvagie e divertite.
Evidentemente doveva amare
la situazione “cacciatore e preda”. Dio
che pena.
Ma questo non tolse, al di
là dei pensieri che non dovevano esserci, di formulare
ancora una
volta la domanda di rito a quello sporco individuo.
“A sua eccellenza Aizen,
e ad ogni suo desiderio”
Lo disse con tono piatto
cercando di non guardarlo negli occhi. Agendo come un automa e auto
convincendosi che, in quel momento, lei non era Inoue Orihime.
Lei era una cosa. La vera
lei era lontana da tutto questo buio ed era al sicuro.
Era con i suoi amici, e
non era lì con la scusa di proteggerli.
Quello tuttavia, si mise a
sghignazzare più forte in preda a forti sentimenti.
Poggiando la
propria fronte contro quella di lei, e vibrando per l'eccitazione.
Facendo a sua volta sentire quegli scossoni ad una Inoue sempre
più
disgustata.
La vista del grigio
soffitto, le era preclusa da quelle alghe nere e dense. Rovinate da
molte battaglie, e da un deserto che distruggeva ogni cosa.
“È una cosa esilarante
sentirlo ogni volta! Ma adesso, di chi sei per l'esattezza?”
Era assolutamente
divertito da quella situazione. Si sentiva il padrone del mondo in
quello che, quasi sicuramente, era solo un espediente per spezzare
una noia mortale.
Per lei quasi sicuramente
era questo il motivo, e la rabbia che provava le impediva di
pronunciare parola.
Ritrovandosi muta e
guardando le lenzuola piegate e rese grige dalla penombra. Non
concentrandosi su quell'unico occhio che si assottigliava sempre di
più, divertito da quell'ostinato silenzio.
Poi si rallegrò ancora
lui, posando le labbra sottili su quel collo teso dalla tensione.
Carne gelida che si
scontra con carne viva. Calda e spaventata. Furente per quel tocco
non desiderato.
Lei può negarlo fin che
vuole, può farsi travolgere dall'orgoglio e fare l'eroina
ma, la
realtà, era che lo stava odiando dal profondo.
Che lo voleva morto ma che
ben sapeva che non poteva nulla contro di lui.
Questo era l'effetto
dell'Hueco Mundo.
Portava a galla i peggiori
sentimenti di un essere vivente, e vedere come la femmina reagiva era
una cosa a dir poco appagante.
Nnoitra non amava
particolarmente i soggetti deboli, ma se si trattavano di femmine che
di forte possedevano un orgoglio nascosto, era una cosa interessante.
E lo era di più spezzare la loro volontà.
“E non
ho
niente da dire,
non posso
credere di non essere caduto giù proprio di faccia
(ero
confuso)
Guardo da ogni parte solo per scoprire
che non è
proprio come mi ero immaginato
(ma cosa sono io?)”
Il collo le si irrigidì
maggiormente quando i denti di lui, perfidi e prevedibili, le
addentarono la carne e la lingua passò in rassegna la
morbida
superficie vellutata.
Fu come un pezzo di
ghiaccio Inoue, mentre il suo aguzzino risaliva il profilo del mento
e si scontrava con le sue labbra.
Labbra trattenute solo
all'interno da denti serrati. La preda non voleva dare a vedere in
nessun modo il suo disgusto verso quella creatura.
Anche perchè, ciò non
avrebbe fatto che divertirlo di più.
“Non rispondi cocca?”
Lui la incalzò ancora a
dargli una risposta concreta.
Una risposta che tardava
ad arrivare da quelle labbra arrossate dai troppi morsi, e che in lui
suscitava solo ilarità.
Che bello giocare con i
giocattoli degli altri. Che bello sapere che a loro non frega nulla
dell'uso che ne fai.
Giusto la raccomandazione
di non sfasciare tale giocattolo, ma questa regola poteva benissimo
seguirla.
Sorrise ancora, e questa
volta pretese una risposta concreta.
Strinse maggiormente i
fragili polsi della femmina, facendo così tintinnare i
propri
bracciali d'oro. Creando un suono delicato, in netto contrasto con la
scena forte e pericolosa.
E la femmina, percependo
questa ventata di aggressività improvvisa, con grande
riluttanza dette
la sua risposta definitiva.
Deglutendo, ella rispose.
“Alla Quinta Espada,
e ai suoi desideri”
Egli notò con una certa
soddisfazione, come la risposta atona della femmina, fosse in
realtà
piena di spine.
Colse il sottile
riferimento alla sua posizione tra gli Espada, forse fraintendendo
che il numero era a volte ingannevole. Sputando sopra al suo rango, e
se avesse davvero coraggio anche al nome.
“Brava bambolina
che hai capito tutto...”
E deliziato da quella
genuina ignoranza, iniettò in quella
bocca tormentata la
sua lunga lingua maledetta.
Un qualcosa simile ad una
serpe che, Orihime, accolse con assoluto disgusto e rabbia.
Cercando debolmente di
liberarsene ma ben conscia che ciò sarebbe stato tutto
inutile. E
allora tanto valeva travolgere che essere travolti.
A malinquore accettò quell'ennesima umilizione che le veniva ogni giorno proposta.
Un tempo avrebbe pianto.
Un tempo avrebbe scalciato
e avrebbe chiamato i suoi amici.
Un tempo, sinceramente,
non ci avrebbe neppure pensato a queste cose.
E ora non le rimaneva che rimuginare sul danno fatto, e sperare di guarire tutto.
"Io non
conoscerò mai me stesso finché non
proverò a farlo da solo
Perchè
io non proverò mai niente altro, finché le mie
ferite non saranno
guarite
Io non
sarò mai qualcosa fino a che non cambierò questa
situazione
Io
cambierò, io oggi troverò me stesso"