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Autore: Enlil    14/10/2009    17 recensioni
Merlin considerava la cosa abbastanza ingiusta, in fondo non gli capitava poi così spesso di fare qualche sciocchezza. Sì, c'era da considerare la settimana prima, quando aveva per sbaglio dato fuoco alla parrucca di quell'importante consigliere, ma in fondo era una cosa che poteva capitare a chiunque. E, in ogni caso, Arthur stava decisamente facendo sembrare la cosa peggiore di quanto in realtà non fosse.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Royal Hamster

Autore: Enlil
Note: Questa è una storia che ho scritto per il compleanno di Thalia. Lo so, sono in ritardo e come regalino non è un gran che, spero comunque che mi scuserai e che apprezzerai il pensiero. ^_^
Note2: Questa è in assoluto la prima storia che scrivo su Merlin e, devo dire, mi sono divertita un mondo! Qualsiasi errore grammatico-sintattico-faunistico è totalmente imputabile a me, se ne trovate qualcuno non fatevi scrupoli a farmelo notare.


Royal hamster



“Di tutte le cose stupide che tu abbia mai fatto nella tua patetica vita-”


“Ora non ti sembra di stare un po' esageran-”


“Questa è decisamente la più stupida di tutte! Insomma, per classificarla bisognerebbe ridefinire la concezione comune di stupidità!”


Merlin considerava la cosa abbastanza ingiusta, in fondo non gli capitava poi così spesso di fare qualche sciocchezza. Sì, c'era da considerare la settimana prima, quando aveva per sbaglio dato fuoco alla parrucca di quell'importante consigliere, ma in fondo era una cosa che poteva capitare a chiunque. E, in ogni caso, Arthur stava decisamente facendo sembrare la cosa peggiore di quanto in realtà non fosse.


“Merlin! Forse il concetto ti sembrerà strano, ma come mio servitore è tuo dovere almeno far finta di starmi ad ascoltare quando ti insulto! Mi consideri forse un idiota?”


“Sì Arthur... cioè no- qual'era la domanda?” chiese Merlin risvegliandosi dai propri pensieri.


Arthur pigolò miseramente, sprofondando a peso morto nel cuscino.


“Se non fossi ridotto in questo stato ti saresti appena guadagnato una settimana alla gogna.”


Merlin inclinò la testa di lato, non prendendo sul serio neppure per un momento la minaccia rivoltagli dall'altro ragazzo.


“Dai, in fondo non è poi così male. Anzi, devo dire che sei quasi carino.”


“Merlin, guardami!” disse il principe con uno squittio stridulo. “Sono un fottutissimo roditore!”


In effetti in quel momento quello che lo fissava truce non era il ragazzo biondo e principesco che da tempo aveva iniziato a considerare la fonte di tutti i suoi guai, ma un minuscolo criceto dal pelo dorato e i baffi tremanti di rabbia.


“Ma un roditore decisamente regale,” si affrettò ad aggiungere Merlin.


In fondo, come aveva ribadito più volte allo stesso principe, era una cosa che poteva capitare a tutti. E poi la colpa era tutta di Arthur e delle sue stupide fisime in fatto di capelli.


Quando, mesi prima, Arthur era venuto a conoscenza dei suoi poteri (tutta colpa di quel maledetto drago che non solo aveva deciso che era giunto il momento di tagliare la corda, ma, intanto che c'era, di radere al suolo mezza Camelot) non l'aveva presa molto bene. Non l'aveva consegnato a Uther, sì, ma il trattamento di muto rancore e silenzioso astio che gli aveva riservato gli aveva, più di una volta, fatto desiderare il contrario.


Poi c'era stata la svolta (una brutta storia riguardante un troll femmina e una pozione d'amore, ma lui e Arthur avevano un muto accordo di non parlarne mai) e le cose fra di loro erano andate decisamente meglio. Non solo Arthur aveva ripreso Merlin come suo servitore, ma aveva persino accettato che i suoi poteri non erano necessariamente malvagi, specialmente quando aveva scoperto che poteva sfruttarli per i propri regali capricci.


Da allora era un continuo Merlin riportami la lancia che ho perso il mese scorso, Merlin riempi di foruncoli la faccia di quel servitore che mi ha mancato di rispetto e Merlin il colore di questa tunica non mi piace, falla diventare rossa o ancora Merlin sei un idiota, sparisci dalla mia vista (ok, quest'ultima frase non era esattamente una novità, ma ora Arthur lo diceva persino più frequentemente di prima).


“Fammi tornare immediatamente normale!” squittì combattivamente Arthur.


Merlin si scostò un po' la bandana dal collo con fare svagato.


“Sì, certo... intendi dire proprio ora?”


“Merlin-”


“Ti ricordo che sei stato tu a volere quella pozione per rendere lucidi i capelli,” si difese il moro portando entrambe le mani in avanti. “Io te l'avevo detto che non sono bravo a mischiare gli ingredienti e cose simili. Ma tu hai insistito!”


“Tu sei in grado di farmi tornare come prima, vero?!” disse gelido il criceto alzandosi sulle zampe posteriori e fissando il moro con gli occhietti ridotti a due fessure acquose.


“Certo che sono in grado di farti tornare come prima, solo ho bisogno di un po' di tempo... se fosse stato un normale incantesimo non avrei avuto problemi, ma per creare un antidoto c'è bisogno degli ingredienti giusti, di tempo, e specialmente bisogna aspettare che Gaius torni dal suo viaggio,” concluse Merlin con appena un filo di voce. Non l'avrebbe mai ammesso ad Arthur, ma non aveva la minima idea da che parte cominciare per preparare la pozione.


“Ma io non ho tempo!”


Merlin lo guardò con fare interrogativo.


“Il banchetto, Merlin, il banchetto!” continuò il principe con uno squittio esasperato. “Re Duncan che viene a farci visita, ti torna in mente qualcosa?”


In effetti Merlin aveva sentito parlare nelle cucine della visita della famiglia reale di uno dei regni confinanti a Camelot. Al momento era stato troppo impegnato a flirtare con la grassa cuoca per curarsene (la vecchia aveva una cotta per lui e poi quella sera servivano montone!), ma a quanto sembrava tutto il resto della corte era in subbuglio da giorni.


“Non puoi dire semplicemente che sei malato?”


“In quel caso chiamerebbero un medico per farmi visitare e non credo che esistano malattie capaci di spiegare il perché mi sia improvvisamente trasformato in una minuscola palla di pelo. Non andare, poi, sarebbe un offesa troppo grave, quasi quanto una dichiarazione di guerra.”


“E immagino che non sia una bella cosa,” considerò sagacemente Merlin portandosi una mano alla testa.


Arthur si coprì pateticamente il muso con le zampette lasciandosi scappare un gemito esasperato.


“Merlin, giuro che non ho mai visto in vita mia uno stregone più idiota e incompetente di te!”


Ora Merlin si sentiva veramente offeso. Insomma, c'erano un sacco di streghe e maghi a cui capitava ogni tanto di fare dei piccoli errori, o almeno credeva. Certo non aveva molte conoscenze in quel giro di persone, anche perché prima o poi finivano sempre per cercare di fargli la pelle. Decisamente non una buona base di partenza per un rapporto civile e duraturo.


“Mi duole informarti che so fare un sacco di cose, come per esempio far saltare in aria le cose o aprire porte chiuse a chiave o creare nebbie dal nulla... l'altra settimana ho anche preso l'aspetto di una cameriera e... ho già detto che so far saltare in aria le cose?”


“Hai preso l'aspetto di una cameriera?” squittì il principe col muso che faceva capolino fra le minuscole zampe.


“Non ho fatto nulla di male,” si difese Merlin mentre un'ombra porpora gli coloriva la punta delle orecchie. “Volevo solo prendere qualcosa dalle cucine... senza offesa, ma la paga che mi dai è da fame.”


“Merlin, sei un genio!” lo interruppe trionfante Arthur.


“Beh, grazie,” disse il moro preso un po' in contropiede per quel complimento inaspettato.


“Tu prenderai il mio aspetto, andrai al banchetto al posto mio e domani Gaius tornerà e mi farà tornare finalmente normale.”


“Perfetto, cioè- cosa dovrei fare io?!”


“Avanti, assumi il mio aspetto.”


“Arthur, non credo che sia un'idea poi così saggia. Insomma, e se poi vengo scoperto?”


“Allora mio padre ti farà imprigionare per stregoneria e per aver trasformato il suo unico genero e futuro erede al trono in un criceto e di te rimarrà solamente un mucchietto di cenere. Ora avanti, trasformati!” ordinò Arthur scuotendo i baffi con fare spazientito.


Merlin sospirò e, realizzando un'immagine mentale di Arthur nella sua mente, avvertì la sua pelle tirarsi dolorosamente sui muscoli che mano a mano si facevano sempre più gonfi, ad un certo punto fu quasi sicuro di aver sentito la propria maglietta lacerarsi all'altezza delle spalle.


“Oh, avanti,” sbottò Arthur a trasformazione completata. “Io sono mille volte più bello di così! Rifallo e questa volta mettici più impegno!”


Merlin guardò incredulo Arthur per poi rivolgere lo sguardo ai propri vestiti ridotti a brandelli. Se era vero che erano due facce della stessa medaglia, si ritrovò a considerare mentre con uno sbuffo buttava a terra ciò che rimaneva della sua maglietta, allora il lato di Arthur doveva essere sicuramente arrugginito.


*


Prendere lezioni di etichetta da un criceto fu decisamente una delle esperienze più peculiari che Merlin avesse mai fatto nella sua giovane ma avventurosa vita. Il fatto che poi il criceto continuasse a insultare la sua postura, le sue maniere e il suo essere in generale, non aiutava certo a rendere la cosa più piacevole.


“Io rimarrò sempre vicino in modo da impedirti di fare cose incredibilmente stupide,” disse Arthur artigliandosi nell'interno della sua manica. “Non credevo che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrei dovuto dirtelo, ma non osare schiacciarmi!”


Merlin sospirò mentre cercava di allacciare decentemente il mantello sulle proprie spalle. Non era mai stato così difficile quando quello che doveva vestire era Arthur, ma probabilmente la colpa era tutta di quei inutili muscolacci ingombranti.


“Non inchinarti se non di fronte al re e a sua figlia, mi raccomando. Non rivolgere mai la parola alla servitù e sii dignitoso e regale.”


“Come dici tu.”


“Non essere scortese con re Duncan e la figlia, ma non essere nemmeno troppo affabile, in fondo il loro regno è piccolo e insignificante in confronto a Camelot.”


“Sì Arthur.”


“Vedi di non sembrare un cretino, o di essere cretino, o di fare cose cretine, dannazione, vedi non essere te stesso!”


Merlin sospirò osservando il proprio irriconoscibile riflesso che lo guardava spaesato dallo specchio. Decisamente non un'espressione che si addiceva al futuro re di Camelot. Cercò di alzare un sopracciglio nel tipico modo di fare di Arthur quando considerava una cosa indegna della propria attenzione, ma finì soltanto con il sembrare costipato.


“Sicuro che non posso cercare di convince il drago a tornare per un po'? Non dico tanto, solo per un incendio o forse due-”


Merlin!


*


Una volta arrivati nella sala del banchetto Merlin sentì i muscoli delle sue gambe (dannatamente muscolose anche quelle, non aveva potuto fare a meno di costatare. Non che avesse sbirciato ovviamente) diventare rigida pietra.


Nei sontuosi tavoli ricamati da stoffe rosso e oro erano adagiati piatti ricolmi di ogni prelibatezza, la cui sola vista riempiva di saliva la bocca di Merlin. Un gran vociare riecheggiava nella stanza e rumorose risate erano incoraggiate dai calici straripanti di vino.


Ciò che fece gelare il sangue nelle vene di Merlin, però, fu la vista di Re Uther che, con un sorriso affabile, gli faceva gesto di sedersi al suo fianco.


“Ti sei fatto attendere,” disse Morgana con l'acidità che incrinava appena la sua voce melodiosa.


“Scusa, io- Ahi!” Merlin sobbalzò nel sentire due minuscoli denti affilati entrargli nella carne del polso. “Ecco, volevo dire che io non passo mica tutto il tempo a spazzolarmi i capelli, ho cose... principesche ed eroiche da fare io. Un sacco,” si riprese gonfiando la propria voce di pomposa regalità.


Morgana lo squadrò in modo strano e Merlin si affrettò ad affondare il proprio volto in un calice pieno di vino.


“Arthur, mi piacerebbe presentarti Re Duncan e sua figlia Lady Susan,” fece Uther posandogli una mano sulla spalla. Merlin dovette sopprimere un brivido e cercò di distrarsi sorridendo affabilmente all'uomo e alla ragazza seduti di fronte a lui.


“Il piacere di fare la sua conoscenza è mio, principe Arthur,” disse timidamente la ragazza mentre gli occhi le venivano velati da pudiche ciglia.


La giovane età e la piacevolezza di Lady Susan erano esaltate ancora di più dal contrasto con il volto paonazzo e gonfio del padre il quale, dal modo in cui lasciò cadere metà del contenuto del suo calice sul tavolo, sembrava aver brindato già più di una volta quella sera. La sua non era una bellezza appariscente come quella di Morgana, ma più timida e dolce, con i boccoli ramati che le accarezzavano le guance piene per poi ricadere sulla spalla, e Merlin non potette far altro che provare una immediata simpatia nei suoi confronti.


“Le piace Camelot?” chiese Merlin rivolgendole un goffo sorriso.


Morgana lo fissò così intensamente che il pezzo di pollo che teneva in bilico nella forchetta gli cadde con un tonfo nel piatto, sul volto impressa un'espressione disgustata.


“Oh, sì,” rispose Lady Susan con un timido sorriso. “Qui tutto è così bello e lussuoso. Il mio regno è molto piccolo e prima di oggi non mi ci ero mai allontanata tanto in vita mia.”


Merlin gli rivolse un ampio sorriso, prima di saltare ben poco dignitosamente sulla sedia per colpa di un morso particolarmente feroce infertogli nel braccio.


“Cosa c'è? Mi hai fatto male,” bisbigliò a denti stretti dentro un tovagliolo che si era tatticamente portato alla bocca.


“Pensa solo ad essere me e smettila di flirtare, idiota!” gli rispose un punto imprecisato della sua manica.


“Si sente bene principe Arthur? Sembra disturbato.”


“Non è niente, solo un po' di mal di stomaco,” rispose Merlin alla giovane donna con un sorriso tirato. “Probabilmente passerà da solo.”


Merlin allungò il braccio per afferrare la brocca di vino. Quella sera poteva finire solamente con un disastro, o più probabilmente con un rogo. Se proprio quella doveva essere la sua ultima cena prima che Uther lo riducesse ad un mucchietto di cenere, almeno prima si sarebbe assicurato di ubriacarsi a dovere.


*


Il banchetto trascorse in modo relativamente tranquillo. Era bello per una volta essere serviti e non dover indossare uno stupido cappello. In più Uther quella sera sembrava stranamente affabile e di buon umore, almeno quanto può esserlo un minotauro che decide di fare un po' di conversazione con il suo prossimo spuntino.


“Ho sentito che lei è un cacciatore provetto, Principe Arthur,” disse Re Duncan da oltre il suo stinco di maiale tra un singhiozzo e l'altro.


Uther sbatté il proprio bicchiere sul tavolo con fare orgoglioso, le guance e il naso rossi per il troppo vino.


“Mio figlio è il miglior cacciatore di tutta Camelot!”


“Beh, sì. Conosce noi principi, sempre a uccidere cose e lanciare cose appuntite e... uccidere altre cose,” rispose Merlin con la bocca piena di cinghiale.


Il moro avvertì un pigolio disperato provenire dalla sua veste, ma non se ne curò e si servì un'ulteriore porzione di carne.


“E' un bene che le foreste di Camelot siano rese sicure grazie al suo valore,” disse amabilmente Lady Susan posando la sua mano sul braccio muscoloso del ragazzo sedutole di fronte.


Il giovane stregone sentì il proprio volto prendere fuoco e il cinghiale gli andò di traverso. Tra un colpo di tosse e l'altro prese il calice e bevve una lunga sorsata di liquido scuro.


“Ehm, grazie.”


I criceti potevano ringhiare? Perché il riverbero che sentì uscire dalla sua manica assomigliava decisamente ad un ringhio.


“Dove si trova Merlin? Non doveva accompagnarti lui al banchetto?” chiese Morgana decisamente disgustata dalla scenetta.


“Ho deciso di dargli qualche giorno di libertà. E' un servitore così efficiente che se lo merita proprio. Senza parlare della sua acuta intelligenza e del suo bell'aspetto,” disse Merlin senza riuscire a nascondere del tutto il sorriso furbo che gli era nato sulle labbra, poi inclinò la testa di lato e aggiunse: “credo proprio che gli darò un aumento di stipendio.”


Morgana quasi lasciò rovesciare sul tavolo il suo calice, in ogni caso non se ne sarebbe accorta dato lo sguardo sbigottito che stava rivolgendo ad Arthur.


“E' così gentile nei confronti della plebe,” disse ammirata Lady Susan avvicinandosi di un poco a Merlin. “Di uomini come lei, anche fra i principi, ce ne sono ben pochi.”


Merlin sentì tutto il sangue affluirgli nel volto e si portò automaticamente il braccio alla testa con una risatina nervosa. Improvvisamente ebbe la sensazione di aver fatto un'altra di quelle cose incredibilmente stupide che Arthur gli rimproverava tanto, e ne ebbe la conferma quando sentì un peso cadergli dalla manica e un tonfo, come quello di un sasso lanciato in uno stagno.


“Ah! C'è un topo! Aiuto!”


Merlin chiuse gli occhi e si disse che no, non poteva essere davvero Arthur quella fradicia palla di pelo che stava sguazzando nella minestra di Lasy Susan. Si chiese se, nel caso Arthur non fosse riuscito a sopravvivere alla serata, sarebbe stato obbligato a mantenere l'aspetto del principe fino a quando non avrebbe trovato un modo per riportare i morti dall'aldilà. L'ipotesi era alquanto preferibile al dover spiegare a Uther la verità.


“Tecnicamente parlando sarebbe un criceto...” disse distrattamente Merlin mentre cercava di ideare un modo per evitare che il futuro re di Camelot affogasse in quattro centimetri di zuppa di piselli. Ma Lady Susan non parve neanche sentirlo, troppo impegnata a salire sulla sedia e urlare in maniera molto poco da Lady.


“Uccidetelo, uccidetelo, uccidetelo!”


Trentaquattro gentildonne svennero sul posto mentre quarantadue valorosi cavalieri balzarono in piedi con le spade sguainate pronti a sacrificare la vita contro il microscopico nemico. Nella stanza regnava ormai il panico. Merlin si chiese se un'improvvisa nebbia sarebbe potuta passare inosservata nella stanza piena di ospiti, ma optò infine per infilare la mano nella zuppa, afferrare Arthur per la collottola e darsela a gambe.


“Se solo mi avessi ascoltato quando ti ho proposto del drago-” confabulò Merlin al criceto che si dimenava nella sua mano mentre si faceva largo tra gli ospiti alla ricerca di una porta.


“Se solo tu fossi meno deficient-” rispose l'altro sputacchiando zuppa di piselli.


“Ops, non riesco ad interpretare i tuoi squittii striduli,” fece il moro mentre, trovata l'uscita, controllava che nel corridoio non passasse nessuno. “Ora sarà meglio che tu torni nella tua stanza, e attento a non farti vedere o calpestare da qualcuno!”


Merlin lasciò con ben poca cura cadere Arthur sul pavimento e, senza rimanere ad ascoltare gli squittii di rabbia del principe, chiuse il portone.


“Ehm, il topo- volevo dire criceto- non ci darà più alcun fastidio: me ne sono occupato personalmente,” rassicurò i presenti mentre cercava di far rinvenire una dama sventolandogli un fazzoletto sul volto.


“Mio eroe,” cinguettò Lady Susan con un'espressione estasiata sul volto. “Allora è vero quello che dicono del grande e valoroso Principe Arthur.”


“Ecco, io...”


In quel momento si sentì un urlo isterico provenire da oltre la porta chiusa della sala, seguito a sua volta da un gran baccano come di pentole scaraventate a terra.


“Aiuto! C'è un topo nelle cucine!” urlò una cameriera entrata trafelata nella stanza mentre saltava su un tavolo alla disperata ricerca di salvezza.


Merlin si buttò la testa fra le mani. Proteggere l'altra faccia della medaglia si stava rivelando un'impresa più ardua del previsto.


*


“Non è andata poi così male,” considerò Merlin una volta ritornato nelle camere del principe e ripreso il suo normale aspetto.


Arthur gli lanciò un'occhiataccia. Non che avesse un aspetto poi molto intimidatorio col pelo arruffato per colpa della zuppa di piselli e dell'acqua bollente lanciatagli addosso dalle cuoche.


“Cioè, forse sarebbe stato meglio che tu non fossi scappato nella sala quando metà dei servitori del castello ti inseguivano muniti di padelle e bastoni per farti la pelle, ma in fondo Re Duncan non sembra che se la sia presa poi così tanto.”


In effetti Re Donnus sembrava avesse passato la migliore serata della sua vita, considerando il modo in cui se la rideva (o forse era solo colpa del vino). Uther però aveva un senso dell'umorismo decisamente differente e, dopo aver mandato alla gogna dieci sguatteri e una ventina di cuochi, si era ritirato nelle sue camere dichiarando a gran voce che il giorno seguente qualcuno avrebbe pagato caro per tutto ciò.


“Sappi che quando tornerò nel mio corpo rimpiangerai i tempi in cui ti facevo pulire le stalle,” lo informò con uno squittio lugubre Arthur.


“Se dici così non mi dai un grosso incentivo per trovare l'antidoto. Non trovi che Lady Susan sia decisamente carina? Credo che si sia presa una cotta per me,” disse gongolante Merlin sedendosi sul letto e lasciando penzolare le gambe avanti e indietro.


Artur lo fissò con espressione disgustata (Merlin era così abituato a vedergliela sul volto che non aveva la minima difficoltà a riconoscerla anche quando aveva i lineamenti completamente ricoperti di pelo).


“No! Lady Susan si è presa una cotta per me, Arthur, il principe di Camelot! Non certo per il servitore scemo e affetto da serie turbe mentali Merlin!”


“Questo lo so,” borbottò Merlin lasciandosi cadere a peso morto sul letto a baldacchino. “Ma per un po' è stato bello illudersi. Per te è facile: sei un principe e molte persone ti trovano attraente e valoroso e tutte quelle altre cose che si addicono ai principi. Io non sono abituato a sentirmi desiderato.”


Merlin sentì un zampettio e vide Arthur arrampicarsi sul letto fino a fermarsi a pochi centimetri da lui.


“Forse non è poi così strano che qualcuno possa trovarti un poco... interessante,” squittii sommessamente Arthur. “Sei incredibilmente idiota, sì, e non fai mai quello che ti dicono di fare, ma in fondo si può dire che sei... guardabile.”


Merlin alzò entrambe le sopracciglia fissando il criceto con fare curioso.


Arthur gli saltò sopra la pancia per poi risalire nelle sue vesti fino ad arrivargli all'altezza del volto. Le zampe veloci di Arthur provocavano dei brividi di solletico sulla pelle del moro, ma Merlin non ebbe il tempo di lamentarsi che il criceto strofinò il muso contro le sue labbra.


Merlin sbatté gli occhi un paio di volte. Poi un'altra volta, giusto per sicurezza.


“E cosa sarebbe questo?”


“Un bacio,” rispose Arthur chiaramente frustrato dalla mancanza di ricettività da parte del suo servo.


“E perché mai-”


“Merlin per favore, per una volta nella tua vita stai zitto,” disse Arthur balzandogli sopra la testa e accoccolandosi tra suoi capelli, chiaramente felice di aver trovato un nido tanto confortevole.


Merlin chiuse gli occhi cercando di far chiarezza nella propria mente. Il suo primo bacio era stato con un criceto. Di certo se lo era immaginato molto diverso, ma viste le premesse forse non poteva lamentarsi più di tanto.


“E' stato abbastanza anticlimatico. Specialmente per colpa di tutto quel pelo.”


“Quando tornerò normale giuro che non ti farò scendere da questo letto fino a quando le uniche parole che usciranno dalla tua bocca non saranno Sì Arthur e ai suoi ordini sire.”


“Bestiale, barbarico!” disse indignato Merlin mentre sentiva le proprie orecchie congestionarsi al solo pensiero.


“Non ti stai lamentando un po' troppo?” chiese Arthur con un sorriso sardonico sul muso.


Merlin gli diede un leggero scappellotto, senza riuscire comunque a trattenere un sorriso.


“Credi che questa possa essere considerata zoofilia? Una volta uno del villaggio è stato scoperto con una pecora mentre-”


“Merlin, ti ho detto di stare zitto!”


Forse tutta quella storia del cambio di identità non era poi andata così male, considerò Merlin mentre era impegnato ad accarezzare con le dita il pelo morbido di Arthur. Non aveva ancora ben capito come la cosa avrebbe condizionato le loro vite, ma in fondo avevano ancora molto tempo davanti a loro per scoprirlo.


“Merlin.”


“Sì Arthur?”


“Domani mio padre mi ha chiesto di unirmi alla caccia con Re Duncan. Vedi di prendere almeno un cervo, non vorrai mica rovinarmi la reputazione?!”


Merlin affondò la testa nel cuscino con un lamento. Dove diavolo era un drago quando se ne aveva bisogno?


Fine

  
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