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Autore: Persychan    15/10/2009    4 recensioni
Romania era sempre circondata dal sangue, ma quella era ormai una visione familiare.
"Ho amato un solo uomo nella mia esistenza, lo stesso che divenne famoso con il nome di Vlad l'Impalatore. Spero che questo ti sia sufficientemente chiaro."

1. Di rosso, di carminio e di scarlatto. Russia l’ha sentito: un tintinnio, le grida e un rumore sordo, lo stesso che riempie le orecchie dei macellai.
[Russia e Romania. Rivoluzione rumena]
2. Affascinante melodia. Il fascino è tutto ciò che ti fa vibrare l’anima ad ogni sua parola e che ti fa bramare ogni suo gesto senza interessarti quale esso sia. Il fascino è ciò che ti fa desiderare di cavare gli occhi al mondo in modo che nessun possa vederlo perché sai che se ciò accadesse altri lo vedrebbero come lo vedi tu. No?”
[AustriaxUngheria - RomaniaxUngheria. Presenza di shoujo-ai]
3. Mia sorella non mangia mai. "Un’altra vittima - l’ennesima, ma non l’ultima - prese il suo posto e, ancora una volta, la lama tagliò e sminuzzò con fredda precisione chirurgica mossa da dita crudeli."
[Romania e Moldavia]
4. Una breve primavera - Il peso delle dita. [..]Slovacchia avrebbe voluto poter smettere di sorridere e piangere perché anche se lei era forte non poteva vincere contro tutti loro e Praga sarebbe stata inondata di sangue.
[Slovacchia, Repubblica Ceca, Russia, Romania]
[OC!Romania]
Genere: Dark, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: Adio
Personaggi/Pairings: Ivan (Russia), Romania (Oc della Romania)
Rating: arancione per la presenza di scene macabre/sanguinolente
Conteggio parole: 100*7 (per Word). Sì, dovrei crearmi una vita invece di complicarmi la vita con il numero di parole.
Avvertimenti: Sangue, morte e dolore.
Note: - Ok, io dovrei smetterla con gli Oc, ma è colpa loro mi istigano.
- non betata. Versione modificata/rivista dalla sottoscritta.
Note storiche: - La Romania fu l'unico stato satellite a liberarsi del dominio sovietico uccidendo il proprio dittatore filocomunista Nicolae Ceauşescu. Per ulteriori notizie qui
 
Adio1


Russia li sente: un tintinnio, delle grida e un rumore sordo, lo stesso che riempie le orecchie dei macellai.
Si incammina per i corridoi bianchi e asettici, come quelli di una sala chirurgica, che compongono la sua grande casa, finchè un odore aspro e pungente [ferroso e tremendamente familiare] non lo raggiunge: ai piedi di una delle tante porte candide si allarga una pozza rosso cupo.
La spalanca e il profumo della morte è lì, mentre la sua emissaria [dalle labbra scarlatte come quello che la circonda] siede a cavalcioni, parendo quasi una docile amante, sul corpo freddo e morto.

“Romania.”
Lei si volta, non sorride, la sua espressione è seria [follemente seria] e i suoi occhi miele brillano dietro le ciglia imbrattate di rosso.
“Russia.” risponde mite per poi dargli nuovamente le spalle.
Ivan fa un passo avanti, mentre i suoi stivali si impregnano di sangue [per l’ennesima volta] e Romania si abbassa [per l’ultima volta] a baciare le labbra del proprio capo di stato. Del proprio ex-capo di stato per la precisione.
“Russia, signor Russia la prossima volta non le conviene lasciare carceriere e prigioniero nella stessa stanza. Soprattutto se la prigioniera sono io.“
E Romania si alza.

C’è un cadavere nel mezzo della stanza [nel centro esatto della stanza, Romania deve averlo misurato prima di colpirlo. Romania ama fare questo tipo di calcoli] ma a nessuno sembra importare, neppure al cadavere.
Ivan è soltanto un po’ stupito e osserva con il fare di un gatto indiscreto [o di un bambino curioso] il paletto che svetta nel mezzo della cassa toracica dell’uomo: non è vero che il cuore si trova a destra, è centrale soltanto un po’ spostato e lui lo sa per esperienza. Sfortunatamente così la morte è rapida.
Romania è sempre stata precisa in queste cose.

“Lo so, un paletto non è tra le armi più comune, ma ho trovato che fosse adatta a me, no?”
Romania scavalca il corpo, sporcando e impregnando il fondo ricamato della gonna con il vermiglio che ricopre ogni cosa, ma non se ne cura: simili arabeschi sulla stoffa nera sono ormai una visione familiare.
“In fondo l’Impalatore2 era rumeno.”
Scuote appena la testa e i capelli scuri [quasi rossi sotto la luce del crepuscolo] le finiscono sul viso impiastricciandosi di sangue. Se li sistema nuovamente [con la destra] dietro all’orecchio e sospira.
“Ma il lavoro non è venuto come volevo.”

Romania lancia un’altra occhiata al cadavere come a cercare conferme del proprio errore e sospira, ancora.
“Avrei voluto impalarlo per bene. Sa, dal basso verso l’alto e facendolo morire lentamente, ma non ci sono riuscita.”
Ivan si chiede se questa somiglianza di spirito sia dovuto al sangue [a quello che scorre nelle loro vene o a quello che hanno versato] o sia solo una casualità. Bielorussia conferma la prima ipotesi, Ucraina la seconda.
“ È difficoltoso, impossibile direi, fare un lavoro del genere con una sola mano. Peccato”
E la sua sinistra è, ormai, solo una grumo di carne martoriata.

“La catena era fastidiosa e non si rompeva. Ho dovuto trovare un modo alternativo.”
Ivan non ha problemi ad immaginarsela a colpire il proprio corpo per liberarsi, non sarebbe la prima volta, ma sarà l’ultima che lui potrà vedere. Un po’ gli dispiace.
Romania flette le dita [quel che rimane di muscoli strappati e di ossa frantumate della propria mano] e le osserva, mentre nuovi rivoli scarlatti si aggiungono ai precedenti e il dolore non osa neppure guizzare su i suoi lineamenti.
“Mah, spero che si possa sistemare. Così rischio di avvantaggiare Ungaria.”
Storce il naso sistemandosi l’ennesima ciocca ribelle.

Romania si abbassa, sollevando appena la gonna, ormai irrimediabilmente macchiata, ed si inginocchia terra [nel sangue] allungando la mano fino a raggiungere il paletto. Gli stringe attorno le dita dell’unica mano sana e lo estrae con un risucchio rumoroso che rimbomba per la stanza, riecheggiante, mentre schizzi scarlatti sporcano i pochi tratti rimasti immacolati della sua camicia.
Infine si alza in un frusciare di stoffa e cammina verso di lui [mentre altre gocce scendono lungo la sua mano sinistra] passandogli accanto, ad un soffio, ed è allora che gli sorride in quel modo ferino che la contraddistingue.
“Russia.”
“Romania”
Adio.






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1 Addio in rumeno.
2 Vlad III l'Impalatore. Per ulteriori notizie qui
   
 
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