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Autore: MrEvilside    16/10/2009    5 recensioni
Anche l'ultima volta hai suonato Chopin, non è vero?
A casa Edelstein, dopo secoli, i ricordi riemergono.
Priva di BackGround storico.
[Austria x Italia Settentrionale]
[IV^ classificata all'Ottava Edizione del Contest Two Weeks indetto da Kurenai88]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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> Perché era Scioupen, non Chopin. – Memorie di un Passato semplicemente Messo da Parte –

C’è una poesia nel tempio, incisa nella pietra, intitolata La mancanza. Ci sono solo tre parole ma il poeta le ha cancellate perché la mancanza non si può leggere, si può solo avvertire.

L’osservava in silenzio guardarsi intorno e contemplare i quadri appesi alle pareti, incantato come quand’era bambino e, in veste di servitore, spazzava quello stesso corridoio accompagnato dal suo scopettone – ed abbigliato di quella femminile divisa da cameriera che Ungheria sosteneva lo rendesse tanto carino.
D’improvviso, Feliciano allungò un braccio in direzione d’uno dei dipinti, circondò le spalle del padrone di casa con l’altro nell’accenno d’un abbraccio ed un sorriso sbocciò sul suo volto. -L’hai tenuto!- osservò, entusiasta.
Roderich posò lo sguardo sul se stesso del ritratto, soffermandosi sul paio di baffi scuri che ne adornavano il labbro superiore – disegnati dallo stesso ragazzo, allora poco più che infante, che adesso camminava al suo fianco e che ancora non si vergognava di quell’opera.
-È stata Elizaveta a chiedermi di non gettarlo via. Ed allontanati, ché mi sgualcisci gli abiti.- replicò con un vago gesto della mano ed al contempo interruppe l’indesiderato contatto, portando indice e pollice a sistemare meticolosamente il colletto della camicia, stropicciato dal tentativo d’effusione dell’italiano – il quale, molto probabilmente, non aveva la minima idea di quanto costasse un simile completo.
-Penso che quei baffi non ti stiano tanto male, sai?-. Nonostante il palese rifiuto del suo gesto d’amicizia da parte di Austria, Italia seguitava ad esibire quel suo ingenuo sorriso – non si rendeva conto che non era la timidezza a muovere le altre Nazioni, ma semplicemente queste non potevano soffrirlo.
L’austriaco si limitò a sospirare e a passarsi una mano sul viso – talvolta, seppur soltanto per un breve momento, Feliciano lo impietosiva –, prima di proseguire il suo avanzare lungo il corridoio borbottando stancamente un So pathetisch.
Infine, giunto innanzi una porta d’un legno provato dagli anni – non ancora abbastanza vecchio, tuttavia, per necessitare d’una sostituzione –, ne strinse la maniglia e l’aprì, muovendo qualche passo all’interno della stanza dove l’antico pianoforte a coda riposava, in attesa d’una delle sue quotidiane visite; alle sue spalle, l’italiano si espresse in un’esclamazione gravida di malinconica contentezza: -È passato tanto tempo dall’ultima volta che mi hai suonato qualcosa, non è vero?-.
-Non ho nessuna intenzione di suonare per te.- ribatté Roderich in tono pacato, scoccandogli un’occhiata storta. -Sei tu che continui a seguirmi ovunque vada-. E, trattenendosi dall’aggiungere che non aveva mai voluto suonare nulla per lui – piuttosto, gli aveva permesso d’assistere a qualche esecuzione –, sedette sul panchetto posto davanti all’elegante strumento e le sue dita si librarono con disinvoltura sulla tastiera, sopra quell’alternanza di bianco e nero che amava sin da quando era giovane.
-E dove dovrei andare?- replicò Feliciano in tono lamentoso. -Ludwig mi ha lasciato qui! E poi a me piace sentirti suonare, Roderich!-.
-Silenzio, ora.- gl’intimò l’austriaco con fare spazientito – non che Italia potesse dirsi l’unico ad essere in disaccordo con la decisione di Germania –, scelse una composizione dal polveroso quaderno degli spartiti che l’accompagnava dai tempi del Sacro Romano Impero e sollevò le mani in corrispondenza dei tasti che formavano i primi accordi.
Per un istante, il ricordo d’una figura minuta che lo ammirava timidamente da dietro lo stipite della porta si sovrappose alla penombra delle sue palpebre socchiuse – quella volta, l’esuberante Nazione bambina non aveva mai osato disturbare.
-Ti lascerò restare qui soltanto se non dirai una sola parola.- disse, volgendosi in direzione dell’italiano. -Altrimenti verrai legato ed aspetterai il ritorno di Ludwig chiuso in uno sgabuzzino – e senza cena-.
Il ragazzo si aprì in un sorriso luminoso e portò il profilo della mano alla fronte come gli aveva insegnato il suo tedesco alleato, accompagnando il gesto ad un acuto: -Sissignore!-.
Roderich lo studiò per qualche momento – cominciava ad esserne impietosito molto spesso –, poi rivolse nuovamente l’attenzione alla partitura ed al pianoforte.
E la melodia che si diffuse nell’aria tesse fra loro un’invisibile ragnatela di memorie d’un passato mai dimenticato.
Feliciano s’accomodò su una sedia ed appoggiò i palmi sulle ginocchia, ricordando che il momento durante il quale più adorava il severo Austria era quando l’ascoltava suonare; e questi, lasciando che le dita s’inseguissero in quell’incrocio di due uniche tinte nella creazione della musica, rimembrò che il momento durante il quale era più propenso a sopportare l’infantile Italia era quando il ragazzo assisteva alle sue esibizioni in totale silenzio.
Infine, l’italiano si portò al suo fianco e si tese sulla pagina fittamente scritta del quaderno, leggendo il nome del compositore. Levò l’indice a sfiorarsi un labbro, pensoso, e domandò: -Anche l’ultima volta hai suonato Chopin, non è vero?-.
-Si pronuncia Scioupen, Idiot.- lo riprese l’austriaco, esasperato – davvero, come aveva potuto accettare la richiesta di Ludwig di badare a quella stupida Nazione? -E, ad ogni modo, io suono Chopin in molte occasioni: è uno degli autori che preferisco.- spiegò, stizzito.
-Mi piace davvero tanto come suoni il piano, Roderich.- si complimentò Feliciano, ignorando – o forse non accorgendosene? – il suo tono ostile. -Sei diventato ancora più bravo di quand’ero bambino!- aggiunse, inclinando il capo da un lato e schiudendo le labbra in un sorriso gravido d’affetto.
-Io, invece, non posso dire lo stesso della tua abilità nella pittura.- rispose Austria, sarcastico. -E, a proposito della tua infanzia, ho pensato che potresti renderti utile riprendendo il posto come mio servitore che avevi allora-. Innanzi la sua espressione sorpresa, sbuffò: -Credevi che ti avrei permesso di rimanere qui come ospite? Non ho alcuna intenzione di averti dietro dovunque mi trovi, perciò, se vuoi guadagnarti la cena – e no, non ci sarà la pasta –, dovrai lavorare-.
-Oh, ma non posso nemmeno mangiare un po’ di pasta…- mugolò Italia, posando una mano sullo stomaco gorgogliante. -Non ce la faccio più a sopportare quelle vostre terribili patate-.
Roderich sospirò. -Ti conviene andare a chiedere una scopa ad Ungheria, prima che decida di non concederti nemmeno quelle.- minacciò in tono pericolosamente serio – dopotutto, l’italiano avrebbe dovuto soltanto ringraziarlo perché aveva deciso di caricarsi sulle spalle il peso della sua esistenza e di provare a chiudere un occhio sui disastri che avrebbe senza dubbio causato, tanto era imbranato, nel tentativo d’adempiere ai compiti che gli sarebbero stati assegnati.
Stringendosi mestamente nelle spalle, il giovane raggiunse la soglia e si volse ad incrociare, il tempo d’un ultimo istante, gli occhi tendenti al viola dell’austriaco. -Però devi promettere che mi suonerai qualcos’altro!- esclamò con quella sua squillante voce intrisa di capriccioso infantilismo.
-Sì. Adesso va’, ché i pavimenti non si puliscono da soli.- ribadì Austria, agitando la mano in un gesto di palese congedo.
Ascoltando la porta chiudersi con un tonfo sordo – se seguitava ad usare una simile violenza, in breve tempo Feliciano avrebbe distrutto ogni battente della casa; possibile che non si rendesse conto di quanto potesse arrivare a costare la loro riparazione o sostituzione? –, rifletté che quelle molte occasioni nelle quali aveva avuto la possibilità di suonare Chopin avevano sempre riguardato da vicino Italia Veneziano.
E, probabilmente, anche quella prossima volta della quale aveva dovuto promettere l’esistenza avrebbe utilizzato un qualche spartito del medesimo compositore.
Forse perché tali melodie riportavano alla sua mente l’immagine d’un bambino che l’osservava affascinato da dietro una porta socchiusa, nella speranza che gli venisse accordato il permesso d’entrare e di prendere parte con la propria presenza al delicato amplesso di quei suoni armoniosi.


So pathetisch: Così patetico.
Scioupen: La pronuncia scritta del nome 'Chopin'.
Idiot: Scontatamente, sì, vuol dire idiota.



Perché era Scioupen, non Chopin. – Memorie di un Passato semplicemente Messo da Parte – di Saeko no Danna
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Originalità 10 su 10: In una parola la definirei adorabile. So benissimo della nota malinconica ma trovo la situazione adorabile. Sono poche le fic con coppia Austria/Veneziano, il che è un peccato visto che sono carinissimi, e quindi non ho neanche paragoni per confrontarla con altre. È veramente originale.
IC dei Personaggi 9.5 su 10: Sono loro. Sono perfetti. In alcune parti forse un po’ meno ma mi sono piaciuti veramente tanto. Quindi non preoccuparti: hai mantenuto benissimo il loro IC. Complimenti!
Completezza 7 su 10: Mi dispiace penalizzarti nella completezza. Ma non riesco a spiegarmi il perché Ludwig abbia lasciato lì Feliciano. Mi chiedo in che periodo storico sono, se si tratta di un periodo storico ben definito quindi. Non mi dai informazioni su questo quindi un po’ resto a bocca asciutta, nonostante questo la fic mi è piaciuta veramente molto.
Attinenza al Tema 4 su 5: Il modo di Roderich di sentire la mancanza è speciale come quello della citazione. Mi è piaciuto. Complimenti^^
Totale 31 su 35: Non ho particolari annotazioni^^ Non ho trovato errori e questo mi fa veramente piacere! Ottimo!



Oltre al Banner carinissimo <3, di questa Giudice ho apprezzato correttezza e rapidità. Ha fatto davvero un bel lavoro, la signora Kurenai, e di questo la ringrazio.
Per il resto, mi complimento con le altre partecipanti, soprattutto - com'è ovvio - le podiste.
Non vi è un BackGround storico, difatti ho inserito la nota What If...?, perché davvero non sapevo come giustificare la presenza di Feliciano da Roderich. xD Mea culpa, yessir.
Che altro aggiungere? Nulla, se non che, essendo la prima FanFiction d'Hetalia ad essere stata scritta, sono molto soddisfatta della mia posizione e del giudizio.
Spero vi piaccia, sissignore.
Chu.

Saeko no Danna, il Giullare
  
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