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Autore: roro    17/10/2009    12 recensioni
Allungai una mano con fare disinteressato, pregando che quella matta di Higurashi non notasse il mio imbarazzo – sarebbe stato ridicolo, e lei mi avrebbe preso in giro a vita –, quindi deglutii.
«Allora, stasera ti andrebbe di-».
«InuYasha, non fare l’idiota.
Leggi».
Grattandomi il capo, chiusi gli occhi e presi il fax. «Com’è andata?».
«Leggi, ho detto».

Prendete uno scrittore frustrato, la figlia del capo e tanti - troppi - amici irritanti. Mischiate tutto: cosa ottenete? Una storia folle, di istanti noiosi e di attimi lunghi una vita.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora, sì. Conoscete quella sensazione di apatia che vi intima di non fare niente?

Quell’esigenza – dolorosa – di chiudere la pagina di Word e mettervi a piangere, perché vi sentite non solo incapaci, ma anche inutili? Quando vi sdraiate e non riuscite a rialzarvi se non dopo ore?

Bene.

In questo periodo ho avuto problemi. Tanti, forse troppi: mi domando perché la sfiga debba ricordarsi che esisto così spesso… Ma va beh. Fa niente, sono fatti miei, a voi giustamente non interessa e mi considerate solo una demente che è riuscita a metterci mesi per aggiornate ‘sto schifo di fic.

Il capitolo è arrivato in ritardo? Sì? Mi dispiace. Seriamente, mi dispiace – e mi sento in colpa, Dio solo sa come mi sento in colpa! –, ma ho preferito tardare e scrivere qualcosa di pseudo decente – anche se poi così pseudo decente neppure è –, che postare un qualcosa che non mi convinceva affatto.

Avete atteso, non merito di essere perdonata – ormai, ritardare, per me, è divenuto quasi normale –, ma spero non smetterete di essere miei lettori per questo: grazie per la pazienza. <3

Non vi conosco, però, beh, vi voglio bene. Sul serio.

 

Ah, dimenticavo: InuYasha sfiorerà un OOC pazzesco, in questo capitolo. <.< O forse no – io credo di no, perché sinceramente l’epoca è diversa dalla Sengoku e l’InuYasha di questa storia ha particolari problemi mentali –, ma comunque potrebbe essere.  U_U Chiedo venia.

P.S. Il capitolo è ignobilmente breve, almeno rispetto al mio solito. Del resto, è un capitolo semiditransizione, e non potevo allungarlo più di così. ._."

The bothering life of a forced writer

 [1699 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok. C’era una cosa – una, un’unica cosa in assoluto – che dovevo assolutamente fare.

Mi guardai intorno, sospettoso, bene attento a non ruzzolare a causa di un qualche oggetto lasciato nel corridoio. Dopo aver appurato che nessuno era in zona, sospirai, poi strinsi le mani intorno al pacchettino colorato e presi tre, tre respiri profondi.

La carta color rosa pastello scricchiolò tra le mie dita, e sobbalzai appena, muovendomi a stento tra le automobiline di Sota lasciate sul pavimento: quel bambino era Satana fatto persona. Non capivo come potesse essere così fastidioso, piccolo com’era, e non concepivo il suo adorare i giocattoli radiocomandati.

Che poi, sì. Se li avesse riordinati, avrei anche potuto apprezzare la sua passione: ma era tanti. Troppi.

Avrei dovuto penare parecchio, per riuscire ad evitarli tutti senza far rumore. 

Tra l’altro, il piano per fare la cosa che mi era necessario portare a termine era tanto semplice quanto banale. Dovevo raggiungere la camera di Kagome in sette secondi massimo, poggiare il pacco e andare via: veloce, facile e preciso. Nessuno doveva vedermi, neppure per sbaglio, o la mia reputazione – reputazione? – sarebbe andata in fumo. Ed era l’ultima cosa che volevo.

Sospirai ancora, poi poggiai la schiena contro la parete e mi morsi il labbro inferiore. Non ce la facevo, e l’odore di quella dannata diveniva ogni secondo più forte, cosa che non mi faceva poi molto piacere. Perché, in fin dei conti, se quella sottospecie di aroma aumentava, significava che Kagome era rientrata dallo shopping con le amiche e stava ritornando in camera. E, beh, se mi avesse visto con quel pacchetto in mano, la cosa sarebbe potuta risultare facilmente equivocabile.

Tergiversai per qualche secondo, giocherellando con un nastrino: più volte mi voltai ad osservare la porta della mia pseudo stanza, rimpiangendo di non essere rimasto chiuso lì dentro invece di acquistare quello sciocco regalo. E iniziavo a detestare cordialmente quello scemo Sota, che mi aveva avvisato di quella stupida ricorrenza chiamata compleanno.

Sbuffai: Kagome non avrebbe mai saputo di chi era quel dono.

E allora perché gliel’avevo comprato?

Non mi sarei fatto bello ai suoi occhi, né sarei stato ringraziato. Eppure, avevo speso una cifra di tutto rispetto per quella robaccia.

Bah.

“Ehi, InuYasha, che cavolo combini?”.

Ecco, sì. Era fatta.

Ringhiai sottovoce, maledicendomi per la mia codardia – e per la mia stupidità, dato che non mi ero neppure nascosto in camera, ma ero rimasto in corridoio – e maledicendo soprattutto Kagome, davanti a me, vestita – svestita? – con un abito dalla lunghezza a dir poco ridicola.

E poi bene. Benissimo.

Avevo anche iniziato a preoccuparmi per il suo abbigliamento troppo lascivo, e per il profumo alla fragola che era solita usare. E detestavo vederla truccata, per quanto superficialmente.

Ok, ero diventato ossessivo. E da internare.

Gemetti. “Niente, niente”. Improvvisamente, mi ricordai del pacco che stringevo tra le dita, e mi irrigidii, nascondendolo prontamente alla vista.

“Cos’hai tra le mani?”.

Scossi il capo. “Niente, ho detto che non sto facendo niente di strano”.

“Non ti ho chiesto quel che stai facendo”, biascicò, improvvisamente più attenta. Nei suoi occhi nocciola comparve un guizzo di malizia, e si avvicinò, inclinando il capo di lato. “Ti ho chiesto cosa stai nascondendo”.

Non si fece traviare dal mio sorriso ben più affettuoso del normale.

Non notò il sudore che mi imperlava il volto.

Non ricambiò nessuno dei miei gesti: si sollevò sulle punte, decisa a scavalcarmi e al vedere finalmente il motivo della mia agitazione. Inarcai un sopracciglio. “Cosa diavolo vuoi fare?”, ringhiai, mentre lei si spostava di lato – sentii via via la consistenza del pacchetto sparire dalle mie mani. E poi un tonfo: era rovinato al suolo, con la sua carta rosa che luccicava scioccamente, e lei lo osservava, sconvolta.

Bene.

Benissimo.

Non voleva un mio regalo, era palese – feci per abbassarmi, nel tentativo di mettere fine a quell’umiliazione, ma lei mi batté sul tempo, lasciandosi scivolare accanto al minuscolo scatolino, l’espressione ancora stralunata. Prese l’oggettino tra le dita, lo studiò con falsa attenzione.

“Kagome?”.

Scosse il capo.

Oh, bene, ora era anche offesa! Finsi di non notarlo, allungando una mano nella sua direzione: l’avrebbe presa, l’avrebbe stretta, si sarebbe fatta alzare, poi mi avrebbe dato un ceffone, chiesto di lasciarla in pace, perché aveva un ragazzo super figo – un ragazzo super figo di cui non mi aveva mai parlato – con cui non potevo assolutamente competere. Perfetto, rifiutato ancor prima di essermi dichiarato.

Che divertente.

“Kagome?”, la richiamai: aveva lo sguardo vacuo, e continuava a giocherellare distrattamente con il nastrino. Mi spiazzò, sollevando i suoi occhi – inespressivi – verso di me. Sembrava sul punto di piangere. “Kagome, ti aiuto”.

“No”, biascicò lei, la voce ridotta ad un sussurro. Scosse il capo, poi poggiò il pacco tra le mie mani e nascose il volto, singhiozzando amabilmente. “Su, vai”, rantolò.

“Dove dovrei andare?”.

“Al tuo appuntamento. Dove, sennò?”.

Inarcai un sopracciglio – cretina, cretina, cretina, cretina. “Certo che sei davvero stupida”, sussurrai a mia volta, sedendomi al suo fianco. “Che appuntamento dovrei avere? E con chi?”. Presi fiato, gettando lo scatolino di lato e guardandola, improvvisamente furioso. Già di normale non adoravo essere frainteso: ma che lei credesse una falsità… No, la cosa mi indispettiva oltremodo. “Sei una stupida”, ripetei.

Lei mi diede un pugno sulla spalla, irritata. “Una stupida? E perché, di grazia?”. Smise di singhiozzare, rizzando la schiena e ricambiando la mia occhiata infastidita. Sembrava una leonessa pronta alla lotta – istintivamente deglutii, spaventato dalla prospettiva di essere azzannato. “Spiegamelo! Voglio capire cosa mi fa apparire stupida!”.

“Ti stai piangendo addosso”.

“No”.

“Sì”, asserii, afferrandole una mano e stringendola con forza. “Stai facendo la ridicola”.

“E tu l’idiota!”.

“Non alzare la voce”, grugnii, mordendomi il labbro inferiore.

Kagome si divincolò, costringendomi a lasciarla andare. Poi mi diede l’ennesimo pugno, questa volta con più forza – gemetti. Non mi aveva fatto poi così male, ma era pur sempre fastidioso, essere malmenato dalla tipa che ti piace. “Non ho alzato la voce!”, rispose, alterata.

Inarcai un sopracciglio. “No?”, domandai scettico.

Ringhiò. “No. No. No. Insomma, InuYasha, smettila di porti al centro del mondo: ci sono molte persone più importanti di te, e dovresti, ecco, smetterla di fare il megalomane: io non sto urlando, sei tu che hai problemi di udito”.

Se non avesse nuovamente nascosto il capo tra le mani, probabilmente le avrei strillato contro qualche altra cattiveria e poi sarei scappato via. Però aveva nascosto il capo, e si era messa nuovamente a singhiozzare, e ora scalciava, nervosa, come a voler richiamare la mia attenzione. La sua gonna si era sollevata anche troppo, e mi scoprii a deglutire, osservando ammaliato la porzione di carne che si scorgeva.

Bene: ero ufficialmente entrato nel gruppo dei pervertiti. Se Miroku mi avesse visto, sarebbe stato fiero di me.

Sospirai, roteando gli occhi. “Ti prego, smettila di frignare.”, grugnii esasperato. Mi protesi verso di lei – forse volevo abbracciarla, o forse volevo semplicemente darle una pacca sulla spalla –, ma lei si retrasse ancora, gli occhi lucidi e l’aria di un gattino bagnato. Mi concessi l’ennesimo sospiro, prima di ricominciare a parlare: “Quel pacchetto è, uhm, è p-”.

Non mi interessa”.

“Sì che ti interessa, dannata! Non fai che osservarlo con la coda dell’occhio, ti ho visto, non credere ch’io sia cieco”. Inarcai un sopracciglio, infervorato.

In realtà, non l’avevo proprio vista, però lo sapevo. Insomma, non mi stava guardando in faccia. E non stava guardando la porta della mia camera, e neppure la finestra. Non stava guardando le automobiline di Sota, né la punta delle sue scarpe, né la sua gonna, né le sue dita perfettamente curate. Non guardava nulla di quello che mi era possibile osservare a mia volta – e dunque, dato che avevo precedentemente allontanato il pacchetto dalla mia visuale, doveva star guardando quel coso lì. Doveva essere interessata al regalo, e doveva essere interessata al regalo perché era una marmocchia gelosa e viziata.

“Ti interessa”, ripetei.

Lei continuò a scuotere il capo. “No!”, garantì, inarcando un sopracciglio. “Affatto. Figurarsi, perché dovrebbe interessarmi uno stupido regalo per la tua stupida ragazza?”.

“Non è per la mia stupida ragazza”, sospirai.

“Ah. Allora è una ragazza intelligente?”.

Per qualche secondo la osservai basito. Poi mi grattai il capo. Infine mi concessi di avvicinare il mio volto al suo, e di tenerle fermo il capo con le mani. “A quale cavolo di manga hai fregato ‘sta battutina penosa, razza di egocentrica viziata?”, le urlai contro. “No, perché sul serio, è una battuta così idiota da farmi piangere. Kagome, dannata, scolpisciti queste parole in testa, per favore: non ho una ragazza”. Presi fiato, mordendomi poi il labbro inferiore. “Non ho una ragazza, ok? E il regalo, per quanto possa apparirti strano, è per te”.

Non si concesse neppure di sbattere le palpebre o di sbarrare gli occhi, continuando a fissarmi tra il confuso e l’irritato.

Per te, anche se sei una stupida ragazzina viziata che non capisce nulla. Ti ho comprato uno stupidissimo regalo, e l’ho fatto perché sono stupido, e sono stupido perché ho una fottuta – sì, fottuta, f, o, t, t, u, t, a – voglia di baciarti. E adesso che l’ho detto mi sento anche più stupido”.

“…idiota”, sussurrò.

Poi le sue labbra raggiunsero la mia bocca.

 

*

 

Quando mi svegliai – non sapevo né come né quando mi ero addormentato, ma evidentemente era successo, perché avevo ogni singolo muscolo intorpidito e l’espressione sconvolta che solo dopo sei ore di sonno ero solito concedermi –, Kagome era raggomitolata al mio fianco, il pacchetto stretto in grembo e l’aria compiaciuta di una bambina a cui hanno appena regalato il più bel giocattolo di sempre – ma io non ero un giocattolo, e di certo non potevo definirmi il più bello di sempre.

Rabbrividendo per la mia stessa inettitudine e dolcezza, e chiedendomi il perché di tanta assurda galanteria, le diedi un bacio sulla fronte, indeciso se svegliarla o darle la buona notizia solo in seguito: dopo giorni e giorni di crisi, avevo finalmente voglia di scrivere. Di scrivere davvero, di continuare quel fottuto libero, di vincere. Volevo battere Naraku, e volevo batterlo perché Kagome voleva che lo battessi – e anche perché quel tipo godeva delle disavventure altrui, e io questo non lo accettavo granché.

Sorrisi, poi mi lasciai ricadere accanto al pc.






__________________

 

Dunque: solitamente, seppur pocopocopoco, i miei capitoli mi soddisfano. Questo no.

Mi è però stato detto che era gradevole ò.o, e mi sono fidata del giudizio altrui.

Per una ragione non meglio precisata, la mia cara ispirazione ha deciso di bussare alla mia porta, e quindi credo che il nuovo capitolo - ben più lungo e corposo, perché segnarà una svolta nella storia - arriverà a breve.

Inoltre, ci terrei ad avvisarvi: non so quanti capitoli ancora durerà, forse tre, forse quattro. Ho bisogno di sbrogliare i vari fili e dare una conclusione degna di questo nome, per ora ho già fatto fare un passo avanti ad Inu e Kagome. <3

Bon, anche se so che è difficile, spero che il capitolo cheinrealtàèabbastanzaditransizione vi sia piaciuto. ò.o Il prossimo sarà meglio, lo giuro! Anche perché dopo mesi di non-scrittura mi sono leggermente (???) arrugginita, e questo ha reso più difficoltosa la stesura.

Mi si perdoni il non salutare ad uno ad uno, ma posterei domani, se lo facessi. ._."

[Chiedo solo scusa a Bchan per aver aggiornato con così tanto in ritardo, ma, la prossima volta, la esorto a mandarmi una mail. XP Non bisognerebbe utilizzare lo spazio delle recensioni per richieste di questo genere, ecco. <3]
E, ecco, volevo ringraziare chi ha proposto BL per le Storie Scelte. Grazie, davvero. Siete stati gentilissimi. *Si inchina* Cercherò di non farvi più penare, in futuro. ç_ç E di fare capitoli molto più lunghi, perché 1699 sono pochissime.

   
 
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