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Autore: imtheonekeepingyoualive    19/10/2009    3 recensioni
Sorrisi appena, pensando a quanto fosse bello così, quando si comportava in quel modo.
Mi faceva sentire pieno di attenzioni, desiderato e protetto. Al sicuro da tutti e da tutto.
Pensai a come sarebbe stato se questo, invece di essere un' uscita fra amici che andavano al circo, fosse stato un appuntamento in piena regola.
Avrebbe pagato lui, immaginai, avrebbe scostato il pesante tendone lasciandomi entrare per primo e mi avrebbe condotto ai posti a sedere con un sorriso e mille delicatezze.
*Ripostata in seguito a cancellazione erronea. Scusatemi*
Come sempre è per il mio Zack.
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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driven by a strange desire
Titolo: Driven By A Strange Desire
Autore: Me medesima e l' insonnia perenne u.u
Disclaimers: Non conosco le persone citate, e i fatti raccontati sono accaduti solamente nella mia testa vuota. Non scrivo assolutamente pensando ad un ricavo in denaro, non mi chiamo ancora JK Rowling XD
Raiting: Verde
Pairing/Personaggi: Zacky Baker/Brian Haner (Aka Zacky Vee/Syn Gates)
Avvertimenti: Slash, Song-fic
Note: One Shot
Insonnia (ormai è un nome proprio, sì XD) colpisce ancora! U_U
Enjoy, Grrrrrrlz! ^^




 
Driven By A Strange Desire






"Outside
The storm clouds gathering,
Moved silently along the dusty boulevard."


Il cielo si stava ingrigendo, vidi le nuvole addensarsi sopra le nostre teste, lente e silenziose.
La strada che stavamo percorrendo era polverosa, segno che era da troppo tempo che non pioveva.
"Forse oggi sarà la volta buona, a giudicare dal colore plumbeo che ci sovrasta", pensai.
Mi voltai per un secondo a controllare che lui mi fosse ancora vicino, che per colpa della mia assurda e innata impazienza (per altro ben giustificata, vista l' ora) non l' avessi lasciato indietro.
O forse solo per vedere di nuovo il suo viso, gli occhi scuri divertiti, i capelli neri sospinti dal vento che si stava alzando e la sua giacca di pelle riflettere appena quel poco di luce rimasta.
Sorrisi, come ogni volta che lo vedevo e lui ricambiò, mostrando denti bianchi e perfetti.
- Potresti aspettarmi? - Mi chiese, alzando di poco la voce.
Sbuffai divertito e mi voltai, camminando all' indietro.
- Se tu allungassi il passo mi raggiungeresti. Siamo in ritardo, lo spettacolo sta per iniziare. - Urlai, fingendomi irritato, quando invece ero eccitato a dismisura.
Lo vidi spostare lo sguardo, sbuffando, per poi scoppiare a ridere. Feci altrettanto, sentendo il mio cuore inizare a battere forte e il mio stomaco contrarsi dolorosamente.
Mi girai di nuovo, per nascondergli le mie guance arrossite e gli occhi lucidi.
Immaginavo che lui sapesse, intuisse, che io provavo qualcosa per lui, qualcosa più della semplice amicizia fra compagni di band.
Eppure non faceva niente. Non mi scostava da lui, nè mi dava segno che forse poteva esserci una speranza per me e i miei sogni adolescenziali.
Si limitava a comportarsi come sempre, come il normale Brian che ride, chiacchiera, fa battute e ti abbraccia all' improvviso quando vede che sei giù.


"Where flowers turning crane their fragile necks
So they can in turn
Reach up and kiss the sky."


Improvvisamente i miei occhi vennero attirati dai fiori piantati in un' aiuola, colorati e mossi dal vento.
Sembrava che stessero alzando le teste, per guardare in alto, verso il cielo.
Come se, dopo essere stati richiamati da qualcosa o da qualcuno dall' alto, muovessero i loro colli sottili, per raggiungere il punto più alto e propendersi per posare un dolce bacio sulla volta celeste.


"They are driven by a strange desire
Unseen by the human eye
Someone is calling."



Ero sicuro che i fiori fossero come piccole persone, solo che noi umani non potevamo vederli.
Ridacchiai, sentendomi un pò stupido a pensare quelle cose. Scossi le spalle e allungai il passo.
Subito Brian mi richiamò.
- Zacky, dove corri, aspetta! -


"I remember when you held my hand
In the park we would play when the circus came to town.
Look! over here."


Finalmente riuscivo a scorgere il rosso acceso del grande tendone del circo, esaltandomi immediatamente.
Era piazzato nel bel mezzo del parco di Huntington Beach, dove tutti potevano raggiungerlo senza problemi. Vedevo già delle persone, probabilmente erano quelli che ci lavoravano, visti i vestiti che indossavano...
Non mi accorsi che Brian si era avvicinato nel frattempo, troppo preso a contemplare lo spettacolo dinnanzi ai miei occhi, ma quasi sobbalzai quando sentii le sue dita, calde e sottili, toccare il mio palmo gelido.
Mi voltai immediatamente, quasi spaventato, verso di lui, che accigliato guardava davanti a se.
- Non siamo in ritardo, Zacky... Non c'è nessuno. - Disse, incerto.
- Ma come no, guarda lì! -
Gli indicai il gruppetto di persone poco fuori l' entrata, probabilmente in attesa che iniziasse lo show.
- Uhm. - Mormorò, poco convinto.
L' aria era diventata fredda e pungente, alta, che sbatacchiava i nosti capelli sul viso e mi faceva mancare il respiro quando mi ci opponevo contro.
- Ci conviene entrare, Zack... - Sussurrò, stringendomi la mano.
Abbassai lo sguardo a controllare i nostri palmi uniti e le sue dita bianche attorno alle mie, più scure.
Ci avviammo verso la biglietteria, io col cuore in gola, lui col suo solito cipiglio strafottente.
Mi stava davanti ora, come se si sentisse adulto (più di me, sicuramente) e padrone.
Sorrisi appena, pensando a quanto fosse bello così, quando si comportava in quel modo.
Mi faceva sentire pieno di attenzioni, desiderato e protetto. Al sicuro da tutti e da tutto.
Pensai a come sarebbe stato se questo, invece di essere un' uscita fra amici che andavano al circo, fosse stato un appuntamento in piena regola.
Avrebbe pagato lui, immaginai, avrebbe scostato il pesante tendone lasciandomi entrare per primo e mi avrebbe condotto ai posti a sedere con un sorriso e mille delicatezze.
Mi risvegliai dal sogno ad occhi aperti, quasi con sguardo colpevole, ben sapendo che il protagonista di tutte le mie fantasie era proprio quel ragazzo con la fissa per i mostri tatuati, quando una fredda goccia di pioggia mi colpì sulla punta del naso.
Sbattei le palpebre, sorpreso. Portai un dito ad asciugarmi, non ancora del tutto conscio di cosa fosse in realtà.
Quando però sentii Brian (lontano, mi accorsi) urlare, alzai lo sguardo e lo vidi accanto al bancone dei biglietti.
- Zacky, vieni, entriamo! Corri, che sta piovendo! -
Non potei evitare la capriola nel mio petto, malgrado cercassi con tutte le mie forze di oppormici.
Il sorriso sulle sue labbra mi contagiò, facendomi scoppiare a ridere. Subito le gambe scattarono in avanti, in poco meno di qualche secondo gli fui davanti, fissandolo con occhi sbrilluccicanti (ne ero certo).
- Bri, ma hai pagato anche il mio biglietto? -
Prima di rispondere mi superò, per poi fermarsi davanti alla soglia. Alzò la pesante coltre di plastica tutta colorata, aprendo un varco nero e polveroso.
- Sì. Capirai che sforzo... Dai, muoviti, entra. - Mi disse, spiccio, sempre sorridendo.
Questa volta non nascosi le guance quando arrossii, abbassai un pochino il viso e lo ringraziai felice.
- Grazie Bri, sei il migliore. -
- Lo so. - Mi rispose, con fare da duro ma subito sciogliendosi in un riso divertito.
Quando abbassò il tendone, la luce esterna sembrò spegnersi e l' opprimente penombra ci fu addosso.
L' unico conforto che avevo, era la mano di Brian appoggiata sulla mia schiena.
 

"Outside
The circus gathering
Moved silently along the rainswept boulevard.
The procession moved on the shouting is over
The fabulous freaks are leaving town."


Uscimmo dal circo, dopo aver assistito ad uno spettacolo durato due ore, durante il quale io non avevo fatto altro che esaltarmi per ogni minima cosa che vedemmo e, lui, sbuffare divertito mentre mi rinfacciava quanto riuscissi ad essere infantile.
Sapevo che si era divertito, altrimenti si sarebbe alzato e mi avrebbe obbligato ad accompagnarlo fuori.
Ma Brian era Brian, in fondo. E a me andava bene così.
Nel frattempo, la pioggia era diventata torrenziale ed eravamo già fradici dopo nemmeno due secondi all' esterno.
Ci guardammo in giro, per vedere se ci fosse un posto dove ripararsi quel minimo indispensabile, augurandoci che il temporale scemasse in fretta.
Brian mi diede un leggero colpo al braccio, per attirare la mia attenzione.
- Andiamo lì sotto. - Urlò, per sovrastare il rumore della pioggia scrosciante e alzando una mano per indicarmi una casetta sopra allo scivolo, all' interno del parco giochi situato a poca distanza da noi.
Strizzai un pò gli occhi, per via delle gocce che vi entravano, ed anuii, ormai esausto e infreddolito.
Mi strinse la mano e iniziò a correre verso il riparo, trascinandomi con se.
Salì per primo la scalinata e lo guardai buttarsi a terra con un mugugno soddisfatto, probabilmente felice di non essere più sotto l' acqua.
Io lo raggiunsi a carponi, un pò titubante. Era un posto piccolo e stretto, ovviamente costruito per essere usato dai bambini, e noi dovevamo stare seduti con le ginocchia piegate.
Ma mi andava bene così, sentivo il suo braccio toccare il mio, e ciò bastava per farmi arrivare il cuore in gola.
Espirai pesantemente, metà divertito e metà irritato dalla situazione.
- Bel giorno per andare al circo. - Lo sentii dire, alla mia destra.
Voltai il viso verso di lui, per affrontarlo.
- Io non lo sapevo che sarebbe piovuto. - Risposi, leggermente piccato.
Ridacchiò appena, facendomi abbassare lo sguardo sulla sua bocca, come una calamita.
- Lo so, ciccio. Ho solo detto che è un ottimo giorno per uscire. -
- Non chiamarmi ciccio. - Gli dissi, senza sapere cos' altro fare.
In realtà io sarei rimasto a fissarlo per sempre, senza nemmeno parlare. Mi sarebbe bastato.
Però immaginavo che non sarebbe stato un ottimo comportamento, non per me, soprattutto.
Rise ancora, stavolta più forte, e portò indietro la testa, facendola cozzare piano contro il legno. Rimase così, con gli occhi chiusi e le labbra ancora stese a scoprire i bei denti.
E io come un idiota a guardarlo rapito, come se altro non fosse che una statua in un museo e non il mio amico.
Decisi di voltare il viso, facendomi forza, e lo puntai sul tendone davanti a noi. Sembrava quasi malinconico adesso.
Nessuno dei due parlò, lui perso in chissà quali pensieri e io fisso con gli occhi chiari, contro quella plastica dai mille e uno colori.
Affilai di più lo sguardo nel momento in cui vidi spuntare una figura, gobba e alta, da un punto dietro al tendone.
Strinsi le gambe al petto, sentendo il freddo penetrarmi nelle ossa e le gocce scivolarmi lungo il corpo.
Poco a poco assistetti allo smantellamento della baracca, decine di uomini al lavoro, frustati dall' acqua.
Tirarono via i puntelli dal terreno, e il tendone si afflosciò con un rumore sordo di aria spostata.
Poi vidi le roulottes mettersi in moto, le luci all' interno accese, i furgoni fare altrettanto, e partire.
Mi sentivo quasi triste, ora.
Le luci rosse del retro delle vetture si allontanavano nel nero della sera, scomparendo poco poco alla vista.


"They are driven by a strange desire
Unseen by the human eye.
The carinval is over."

Era come uscire da un sogno, mi resi conto. Era come venire schiaffeggiati e ritornare alla realtà inaspettatamente.
Avevo vissuto in una specie di mondo parallelo dove esistevamo solo io, Brian e quella parata di carnevale perenne portatrice di risate e colori.
E, adesso che se ne stavano andando in silenzio e sotto quel cielo piangente, mi sentivo il petto squarciato dalla consapevolezza che era stato tutto un mio sciocco desiderio, tutto per poter stare solo con Brian, fingere che anche lui provasse per me i miei stessi sentimenti, me lo immaginavo dolce e coinvolto, quando invece mi ero solo fatto più male del solito.
Sentii gli occhi bruciare e inumidirsi, abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia e cercai di riavermi.
Farmi vedere piangere non sarebbe servito a nulla.
Rimasi così per qualche minuto, fino a quando il braccio di Brian non si posò, forse un pò troppo forte, sulle mie spalle.
- Ehi, ciccio, cosa succede? - Mi chiese, con una voce leggermente preoccupata.
Non alzai gli occhi, mi limitai a scrollare le spalle, facendo muovere anche il suo arto.
- Niente, lascia stare. - Risposi, con un filo di voce.
Potevo vedere con la coda dell' occhio il suo viso completamente voltato verso il mio, riuscendo di nuovo a pensare solamente a quanto fosse bello e...
E Brian. Basta.
- Non è niente, Zack. Non sono così cieco da non vedere come stai. - Mi riprese, con voce stranamente seria per appartenere davvero a lui. - Sei triste? -
Feci un sorriso sghembo, posando gli occhi nei suoi.
- Un pochino. - Risposi.
Lo vidi sorridere leggermente.
- Perchè il circo se n'è andato? -
La sua mano mi accarezzò i capelli bagnati, propio sulla nuca, facendomi venire i brividi di piacere.
- Hm. - Dissi, solamente.
Adesso il sorriso si allargò.
- Ti porterò a vederne un altro, se è per quello. Andremo in tutti i circhi che vorrai. -
Il solo fatto che mi stesse promettendo quelle cose senza un vero senso, mi fece scoppiare il petto di emozione.
- Grazie. -
Alzò le spalle, come se non gli costasse nulla mantenere quelle cose.
- Figurati. A me basta che ritorni a sorridere, poi ti porto anche in capo al mondo. -
Smisi di respirare, pensando a quello che avevo appena sentito.
No, avevo davvero sentito quello? Cioè, non me l' ero immaginato, non era uno dei miei soliti sogni ad occhi aperti, di lui che mi paga il biglietto e mi alza la tenda, vero?
Mi aveva davvero detto che voleva solo vedermi sorridere. Davvero.
Spalancai gli occhi, sorpreso, e lo guardai.
- Brian? - Sussurrai, incerto.
Lui voltò lo sguardo ad incontrare il mio chiaro, facendomi perdere in quei pozzi neri e profondi.
Non rispose, mi fissò e basta, aspettando che dicessi qualcos' altro.
Però...
Però mi mancava il coraggio, avrei voluto dirgli tutto, esternargli i miei veri sentimenti, sperando che lui ricambiasse.
Ma, la mia stupida paura di venire respinto, di rovinare la nostra amicizia in maniera irriparabile, mi fermò. Mi odiai, per quello.
Sorrisi, come un bravo attore, ed annuii.
- Grazie. - Mormorai, mentre il mio cuore piangeva silenziosamente nascosto nella mia gabbia toracica.
- Prego. - Rispose, tornando a posare la schiena alla ringhiera lignea.
Il silenzio mi stava trapanando il cervello, il suo braccio mi pesava addosso, come un monito perpetuo che mi ricordasse la stronzata appena fatta, il cuore mi doleva in maniera assurda, come se stesse davvero sanguinando per via di una ferita infertami da solo.
Chiusi gli occhi e sospirai, esausto.
Mi stropicciai il viso e mi coprii la bocca con una mano, appoggiando i gomiti alle gambe, adesso incrociate.
Gli stavo puntando un ginocchio nella coscia, ma non sembrava gli desse fastidio, non ci prestava nemmeno attenzione, a dirla tutta.
Ero io che venivo soffocato da mille e mille emozioni, appena lui mi sfiorava. Anche solo quando mi passava accanto in sala prove, spostando l' aria che mi si infrangeva poi addosso.
Il suo solo profumo era droga per me, quando entravo in una stanza dove c' era lui, o dove era passato, e il naso mi si riempiva della sua fragranza.
Il suo braccio si staccò da me, facendomi rabbrividire dal freddo, al contatto della pelle nuda con l' aria fresca.
Lo guardai ferito.
- Ha smesso di piovere. - Disse lui, guardando invece il cielo, dopo aver sporto il viso fuori dalla piccola costruzione.
Non gli dissi nulla, avevo il cervello su un altro pianeta. Si piegò e, dopo essersi alzato, si diresse verso la scalinata.
Mi aveva già scavalcato e stava posando il piede sul secondo scalino, quando urlai.
- Brian, mi sono innamorato di te, cazzo! -
Forse avevo esagerato. Prima non avevo neppure aperto bocca e ora gli urlavo addosso che lo amavo.
Mi sentii male, desiderai di sprofondare sottoterra in quel preciso istante in cui vidi la sua testa ruotare lentamente per girare il viso verso di me, alle sue spalle.
- Cosa? - Chiese.
Non so perchè, ma percepii una nota stonante nella sua voce, come se non fosse realmente così sorpreso come voleva dare a vedere.
Non risposi subito, pensando che forse avrei potuto bluffare, ma poi mi resi conto che l' avevo praticamente buttato fuori con la furia di un mammuth a caccia.
Sospirai e mi coprii gli occhi.
- Hai capito, sono innamorato di te. Da troppo tempo, ormai, per continuare a fingere così. - Gli dissi, rassegnato.
Sapevo che mi avrebbe risposto di no, o che forse avrebbe accampato una scusa del genere "mi dispiace, ma sei come un fratello per me" o quella anche peggio "sei il mio migliore amico, quello a cui racconto delle mie sbandate e delle mie scopate".
Quindi mi preparai come potevo a ricevere il colpo, ad accusarlo con più stoicità possibile e mi dissi che me ne sarei fatto una ragione.
- Da troppo tempo quanto, per la precisione? - Continuò, invece, lui.
Ne rimasi stupito, tanto che alzai lo sguardo ad incontrare il suo, con gli occhi da bambino spalancati.
- Ormai è un anno, Bri. Mi dispiace. - Mormorai.
Fece una faccia che non mi aspettavo, era come se la sua espressione si fosse indurita sui suoi lineamenti delicati.
- Ti dispiace? - Domandò, con voce irritata.
Non mi sarei aspettato un simile comportamento da parte sua.
Va bene, uno dei suoi migliori amici gli aveva appena confessato di essere innamorato di lui, ma che senso aveva arrabbiarsi così?
Ci rimasi male, mi chiusi in me stesso, portando le spalle un pò verso il petto e incassando leggermente la testa.
- Brian io... - Iniziai, senza sapere come comportarmi, ma mi frenai, non appena sentii la sua voce sovrastarmi, irata.  
- Lo sai da quanto tempo sto cercando di farti capire che in te non vedo solo un amico? Non te l'ho detto in faccia perchè pensavo che te la saresti presa a male, o che l' avresti classificato come uno dei miei scherzi idioti di quando sono brillo. Avevo sperato che quei segnali che percepivo da parte tua fossero davvero quello che pensavo che potessero essere. Perchè oggi ti avrei accompagnato a vedere questo circo di cui non poteva interessarmi di meno? - Mi chiese, ma non feci tempo nemmeno ad aprire bocca. - Per farti felice, Zack. Solo per renderti felice, per farti sorridere un pò di più. -
Sembrava aver terminato di urlarmi addosso la sua frustrazione, perchè si era zittito tutto d' un colpo, rimanendo a fissarmi in attesa di un gesto.
Non so quanto tempo rimasi muto a guardarlo come un pesce lesso, con gli occhi e la bocca spalancati. Non doveva essere un' espressione intelligente, ma davvero non sapevo fare di meglio.
In fondo non era ciò che mi aspettavo di sentire.
Era quello che avevo tanto sognato di sentire.
Era completamente diverso.
Scoppiai improvvisamente a ridere, sentendo gli occhi inumidirsi, e balzai in piedi per buttargli le braccia la collo e baciarlo, finalmente.
Dopo tanti film mentali su come potesse essere il nostro primo bacio, stava accadendo davvero. Ed era meglio di qualsiasi copione avessimo mai recitato prima.
Rischiai di farlo cadere giù dalla gradinata, ma ebbe la prontezza di allungare una mano a reggersi al corrimano.
Quando poi le sue braccia si chiusero attorno alla mia vita e la sua lingua entrò nella mia bocca, mi sentii svenire dalla gioia.
Rimanemmo a baciarci per molto tempo.
Molto tempo.
Quando ci staccamo per riprendere fiato, anche se io avrei di gran lunga preferito rimanere attaccato alle sue labbra per sempre, lo guardai negli occhi, trovandoli più belli e affascinanti che mai, visti così da vicino.
Sorrisi, affannato, e lui stese le labbra facendo lo stesso.
Gli accarezzai il viso, ancora incredulo, e mi piacque la sensazione della sua pelle sotto le mie mani, con il pizzetto ruvido e le guance lisce.
- Ci hai messo un anno, cazzo, per dirmelo... -


"We sat and watched
As the moon rose again
For the very first time."

Eravamo seduti di nuovo al riparo sotto quel tetto rosso e pieno di scritte, che era stato testimone silenzioso di tutto.
Appoggiato al suo petto, mi sentivo al caldo e al sicuro, le sue dita intrecciate con quelle della mia mano, mi facevano pizzicare la pelle di eccitazione.
Le mie labbra sul suo collo mi facevano percepire le vibrazioni della sua voce bassa, facendomi sentire come uno strumento a sua disposizione.  
- Guarda la luna. - Disse, calmo, facendomi voltare subito ad ammirare l' astro bianco che galleggiava in un mare incredibilmente nero e limpido.
Tutte le nubi erano scomparse con la pioggia e il chiarore del satellite era meraviglioso.
Non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovati abbracciati ad ammirare la luna spuntare nel cielo, nemmeno nei miei sogni ero mai arrivato a sperare tanto.
Sorrisi e la fissai, contemplandola.
Brian era caldo e il freddo non mi sfiorava neppure, e poi bastava il solo tocco delle sue dita tatuate per farmi avvampare.
Pensai che era come se la luna fosse rinata per noi, come se fosse la prima volta che quella faccia guardava la Terra.
O forse, era la prima volta che lei ci vedeva assieme.
Ridacchiai, internamente felice che le farfalle volassero liberamente nel mio stomaco, e mi voltai verso Brian.
Lui mi stava guardando, sorridendo curioso.
- Cosa? - Mi chiese, interessato.
- Niente. - Dissi, specchiandomi nei suoi occhi.
Lo guardai per diversi secondi, prima di sporgermi e baciarlo.







La canzone che ho usato è "The Carnival Is Over" dei Dead Man Can Dance, che ascolto ormai fino alla nausea, ma che non mi stanca mai.

   
 
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