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Autore: Gem    20/10/2009    3 recensioni
Si dice che il ramo assomigli al tronco, eppure ciò riguarda poco il tennis.
Sion la pensa diversamente.
Genere: Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Shion, Libra Dohko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tennis

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«Doko, il tuo segretario non si regge più in piedi. Sta ridendo senza motivo ed è madido di sudore.»
Un uomo, vestito di un completo da ginnastica rosso e impegnato sia a ridere sia ad ansimare convulsamente, zampettò verso la palla da tennis e la colpì, rischiando di mandare dall’altra parte del campo anche la racchetta, mentre curvava innaturalmente una gamba in preda alla tensione.
Oh, beh! Non si poteva definire certo un asso né nello sport, né nel lavoro.
«Se non esistessero gli stupidi non si distinguerebbero i saggi.» replicò Doko, colpendo di rovescio la palla. Seppur non avesse impresso molta forza, né il segretario né l’altro giocatore, l’addetto agli affari amministrativi dell’ambasciata cinese in Grecia, riuscirono a ribattere il colpo.
Ennesimo set vinto.
«Ma che bravo.» sospirò Sion, agitando la racchetta nell’aria. «Con l’età si migliora.»
«Non è ancora il mio compleanno. Sono nato alle nove di sera e, come puoi constatare, siamo al mattino.»
Il segretario barcollò sino ad una panchina. Lì si sedette, fece cenno di concedere una pausa e tracannò avido una borraccia d’acqua, ignaro che a poca distanza da lui uno sconcertato Sion storceva il naso.
«Non potremmo praticare un po’ di Tai Chi, invece di questo sport così… così…» esitò, alla ricerca di un giusto aggettivo per il tennis, che proprio non riusciva ad apprezzare. «Bizzarro
Doko sgranò gli occhi.
«Oh, Sion. Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita.» sussurrò, scuotendo la testa. Nella sua vita aveva assistito più volte ad eventi simili.
«Spero che parli per te.» rispose piccato Sion, che aveva tutte le ragioni per essere confuso. Gli rifilò una racchettata sul fondoschiena, a mo’ di avvertimento. «Esattamente un anno fa festeggiammo il tuo compleanno nel paese in cui sei nato senza tutti questi fronzoli occidentali: tennis, tute da ginnastica…» si indicò la propria, disgustato, quindi rivolse un’occhiata nauseata all’altro lato del campo.
L’ambasciatore – chi altri se non lo stesso Doko? – alzò un sopracciglio.
«Poi parti per la Grecia, ti vengo a trovare io per una buona volta e… e… mi fai vestire come un ragazzino per giocare a tennis.» sbuffò Sion, osservando esterrefatto la propria racchetta. «Il giorno del tuo compleanno!»
L’accusa camuffata da sfogo andò a parare perfettamente in Doko che, puntando la racchetta al petto di Sion, dimenticò i proverbi per rispondergli: «E tu, un tempo, mi avresti riservato una sorpresa speciale.»
Sion increspò le labbra.
«Sì, hai capito bene.» continuò Doko, gli occhi socchiusi. «E non mettere il broncio.»
Il broncio?! L’altro strinse i denti e spostò la racchetta dell’altro, infastidito.
«Ma hai invitato tu quella ragazzina ad Atene.» lo incriminò.
«Ti riferisci a mia nipote Shunrei?!» fece sorpreso. «Cos’hai contro quella buona figliola?»
Come un ariete risvegliato dal suo torpore da un inopportuno disturbatore, Sion marciò verso l’altra metà del campo e spinse – letteralmente – via il segretario e il compagno di squadra, stendendo il braccio munito di racchetta verso Doko.
«Te lo dico volentieri, ma affrontandoti in una partita di tennis!» gli propose, sfoderando un sorriso di sfida. «Preparati a perdere!»
«Accetto la sfida, Sion.» replicò Doko, sfilandosi la maglietta e lanciandola lungo il bordo del campo, ghignando. «Vuoi vedere una cosa che ti stupirà?»
Sion rimase impassibile all’esibizionismo di Doko. Forse vi aveva fatto l’abitudine, chissà, o forse non ne poteva proprio più.
«Guarda qua!» gridò Doko, voltandosi. E se Sion non fosse stato un uomo forte, preparato a tutto, sarebbe svenuto alla vista di un coso gigante da folle sulla schiena. Si trattava del tatuaggio di una tigre che andava da scapola a scapola, con le fauci aperte e un’aria molto, molto, molto poco cattiva.
«Doko! Ma perché cribbio ti sei tatuato un micetto sulla schiena?!»
«Un micet- non offendermi, Sion.»
«Sei un Folle!» ringhiò l’ospite bistrattato, afferrando la palla da tennis e stringendo la racchetta con forza. Si posizionò dietro alla linea di fondocampo, le venuzze delle tempie sporgenti e pulsanti, gli occhi scintillanti e fervidi. «Scommetto che è stato quello scellerato Shiryu a consigliarti, non è forse così?!»
E batté, batté con una violenza sconvolgente e poco consona ad un principiante.
Doko schivò la palla prima di esser colpito in fronte.
«Per la cronaca, se batti troppo forte la palla esce dal campo e guadagno punti.» sentenziò, restituendogliela. «E Shiryu non c’entra nulla.»
“Nulla, eh! Nulla: sei stato influenzato dal drago che quel folle, fidanzato della tua cara nipotina, ha tatuato sulla schiena! Razza di Folle!” gli avrebbe volentieri gridato, ma aveva notato che i due impiegati stavano incitando l’ambasciatore con applausi e frasi cortesi.
Che smacco all’orgoglio di Sion!
«Doko, questo è per tua nipote Shunrei!» ruggì, alzando la palla. «Così impara a rovinare i miei piani!»
Nel gergo del tennis, è detto “veronica” quel colpo che viene attuato con le spalle verso la rete e una schiacciata – di rovescio – a volo. Come Doko aveva previsto, ribattere la palla in quel modo scatenò una reazione di esultanza nei due uomini fuori campo, estasiati dalla prestazione del’ambasciatore.
E Sion, stringendo i denti, corse a replicare. Irrigidì le gambe, caricò il braccio, osservò la palla e… smash. No, non lo smash classico, che consiste nel colpire la palla; fu uno smash con tanto di racchetta, che andò a colpire al fianco il povero ambasciatore con velocità e forza.
Lo videro accasciarsi.
«Signor Doko!» urlò esagitato il segretario portando le mani ai capelli. «Ah! Chiamate un’ambulanza! Aiuto, aiuto!»
«Doko!» esclamò Sion, saltando la rete e correndo a soccorrerlo. Ma l’ambasciatore, bivaccato a terra, non stava né rantolando dal dolore né soffrendo: stava invece ridendo a crepapelle, con le guance paonazze e le lacrime agli occhi.
«Fammi vedere il fianco.» ordinò Sion, girandolo di lato con non poche difficoltà – quello rideva, si dimenava – e osservandogli i lombi.
«Si abbassi i pantaloni, signor ambasciatore, che diamo un’occhiata!» ansimò angosciato l’addetto agli affari amministrativi. «Se li abbassi!»
Sion lo incenerì con un’occhiata. Questa premura non era necessaria.
«Sion… su una piccola pietra inciampò l'imperatore.» fece Doko, aprendosi in un sorriso smagliante. Lo tirò a sé sul campo da gioco, sotto gli occhi perplessi dei due uomini, e gli sussurrò all’orecchio: «Non mentirmi, perché non ne sei capace… cosa hai organizzato per me?»
Silenzio…
«Lo sai che il ramo assomiglia al tronco, no?» continuò.
Oh ooh… grazie al cielo gli impiegati non avevano sentito, ma l’ospite sì, e aveva sentito così bene che non poté più resistere.
«Se non ci fosse stata Shunrei, che ti ha spinto ad organizzare la cena di stasera in presenza di cento noiosi folli di tutte le ambasciate in Grecia, io e te saremmo andati a Santorini.»
Il ramo somiglia…
«Avevo già prenotato.»
Al tronco.
«Una suite e una spiaggia privata.»
Colpisci te stesso prima, per capire il dolore che daresti. No, forse non questo proverbio…
«Solo per noi.»
Doko non rise più. Agonizzò.
«Sion…?»
Chiamar le cose con il loro nome è l'inizio della saggezza.
«Con rispetto, ambasciatore…» gli sibilò l’ospite nell’orecchio, provocantemente. «Lei è un saggio cretino.»
Niente tronco, niente ramo.
 
 
 
 
 
Tutto nasce da queste fanart (clicca e clicca).
Essendo un regalino per Doko, ho optato per la filosofia di vita “relax, take it easy” conosciuta anche come “apri Word e scrivi senza troppe pretese”, altrimenti avrei partorito qualcosa sulla morte di Sion.
Che ho partorito lo stesso, ma arriverà a dicembre. Credo. Forse.
L’uomo malvagio si chinò su di me.
Ero malato, vecchio, stanco. Ero un uomo morto.
Tremavo.
Mi controllò le tonsille, e disse: «Per tutti i numi, prendi questa tisana!»
All’ennesimo colpo di tosse, sputacchiai volontariamente su Doko. Le sue tisane sono il messo di Hades.
(???)
Auguri Doko Puffoloso e Coccoloso! =ç= giochiamo ancora a tennis che così posso racchettarti per bene! <3
Gem!
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No Doko, ti posso spiegare, è una storia vecchia...! Di... 13 anni, diciamo. Non quanto la nostra! *Sion sta male*
  
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