Era da un po’ che mi balenava in testa l’idea di realizzare una CloudxElena, un pairing decisamente insolito che mi attira non poco. Cloud di per sé è il mio protagonista preferito di final fantasy. Mi piace da morire e penso sia uno dei più riusciti dell’intera saga. Elena è un personaggio a cui prima non avevo mai dato importanza. Da un po’ invece mi sta incuriosendo moltissimo e ora dico con fermezza che mi ha conquistata!
Naturalmente caratterizzarla non è stato facile date le sue scarse apparizioni durante il gioco e la quasi totale assenza di informazioni su di lei. Quindi ho cercato di fare mente locale e cogliere in ogni suo atteggiamento una nota di carattere. Spero solo vi piaccia e che la mia interpretazione sia grossomodo conforme anche con la vostra. Ma ripeto, nel gioco è un personaggio così vago che è impossibile trarne un carattere preciso. Per il resto, la storia non propone proprio una love story in quanto è improponibile presentare un Cloud che improvvisamente perde la testa per lei. Quindi, volendo rimanere IC, ho preferito che fosse una storia li vedesse come protagonisti e che facesse trapelare un inizio che…chissà^^ Forse un giorno li porterà ad unirsi. La storia d’amore c’è, ma non volevo fare niente di forzato. Beh…Buona lettura! XD
Ah! La soria è ambientata post Advent Children e tiene conto degli eventi (e notizie) riguardanti solo quest'ultimo e Final Fantasy VII. Mi tengo alla larga dagli Spin Off.
Prima classificata al contest "Final Hearts Mix Contest" indetto dal FFHeroes Forum
CAPITOLO 1.
Il
tempo era uggioso come non
lo era da molto.
Pur
essendo autunno, fino a
quel momento il clima si era mantenuto mite e caldo.
Poi
d’improvviso il meteo
aveva cominciato a prevedere pioggia, vento, freddo.
-Che
diavolo! Fate largo!-
Un’esile
figura dai capelli
biondi a caschetto si inoltrò tra la gente e si
riparò velocemente al di la
delle porte di un’imponente azienda.
Sfilò
il lungo cappotto e
brontolò per la sciagura di essere bagnata dalla testa ai
piedi.
Una
persona normale si
sarebbe munita di ombrello nel vedere il cielo così grigio.
Lei
no, per il semplice
motivo che non alzava mai gli occhi al cielo. Sempre con lo sguardo
verso il
basso, o verso un computer, o ancora a riflettere sui tanti problemi
che aveva
a casa e a lavoro.
La
sua non era certo una
delle vite più caotiche, eppure era sempre incasinata e per
questo furente.
-Ehi,
Elena! Hai portato quel
fascicolo sul reattore…- disse una collega dai lunghi
capelli scuri, che si
interruppe non appena la vide così fradicia. - Ma che ti
è successo?-
-Sì,
ho portato il fascicolo.
È nella borsa. Per il tuo ‘che mi è
successo’, sono bagnata, okay!?- rispose
sgarbatamente senza rendersene conto.
La
collega si risentì, non
capendo che probabilmente la bionda aveva altri grilli per la testa.
Purtroppo
le persone sono fatte così.
Non si accetta
che al mondo non si è gli unici ad avere problemi, per
questo si ci offende
facilmente.
Certo,
digerire il
comportamento di Elena era un po’ più difficile
perché lei era sempre così.
Seria,
nervosa, stressata…non
si capiva mai perché!
Eppure
i due colleghi con cui
stava solitamente erano sempre così rilassati.
La
bella Turk spalancò la
porta del suo ufficio.
Seppur
piccolo, ci aveva
messo tutta se stessa per renderlo accogliente ed ordinato, e parlare
di
“ordine” in un’azienda come la nuova
Shin-Ra era una parola grossa per via
degli innumerevoli dipendenti e dei quintali di carte e fascicoli che
ogni
giorno erano da sistemare.
Il
suo sguardo già furente di
suo, assunse una nota disgustata nel vedere carte ovunque:
Sulle
sedie, sul pavimento,
scomposte sugli scaffali, sul computer, sul…ventilatore?
Non
solo! I cassetti erano
stati scostumatamente aperti, segno che qualcuno vi aveva rovistato
dentro. Ed
ecco un Reno esuberante che mangiava pizza con i piedi incrociati sulla
scrivania, stracolma di altre cartelle e via dicendo.
Stava
per svenire alla vista
di quel caos, ma le forze non la abbandonarono e si buttò
contro il rosso
ragazzo strattonandolo fuori.
-
Che hai fatto?! -
-
Uh, Elena. - La salutò non
facendo caso che lei lo stava buttando per l’aria. Ormai
c’era abituato. -
Pizza? -
Elena
inorridì.
-
Ma quale pizza? Oddio!
L’hai poggiata sulla scrivania? Sei pazzo?- disse
assicurandosi che i documenti
non fossero unti di olio.
-
Perchè sei zuppa?-
-
Pioggia! Piove, non lo
vedi? E comunque…possibile che non capisci? Io cerco di dare
del mio meglio, di
tenere in ordine questo posto e tu…- stava scoppiando.
La
cosa che più non
sopportava nelle persone era la strafottenza.
…e
Reno era la strafottenza
fatta persona.
Non
dava mai rispetto al suo
lavoro, e per di più era persino più rinomato di
lei, nonostante lei sbatteva
da una parte all’altra più del doppio di lui.
-
Dai, per una pizza..!-
-
Solo per una pizza? E queste?-
disse indicando le carte appese sul ventilatore con tanto di mollette.
-Ah!
Ehm…saranno asciutte
ormai.- Disse ridendo, togliendole da lì.
-
Sei
davvero...insopportabile! Ma come faccio a condividere
l’ufficio con te?! -
-
Eh, no. Me e Rude.-
-
E’ uguale!-
Detto
questo, sbatté
violentemente la porta alle sue spalle.
Lo odio. Lo odio quando fa
così!!
-
Elena.-
-
Che c’è!?- urlò la ragazza
prima di girarsi e costatare che ad averla chiamata non era Reno.
Era…
Si
portò le mani sulla bocca
maledicendosi.
-
T-Tseng!-
Provo
un profondo senso di
vergogna. Lui non doveva vederla così. Non doveva vederla
sbattere le porte,
prendere a calci Reno, urlare, rispondere male oppure scomposta e
bagnata
com’era.
Lui
le si avvicino porgendole
dei fazzolettini di carta.
Elena
arrossì.
-
Ho un incarico per Reno e
Rude. Chiedi loro di venire nel mio ufficio.-
-
Solo per…loro?- disse
amareggiata.
Era
da tempo che non era
inserita nelle missioni, che non sentiva il brivido di vivere sulla sua
pelle
gli spionaggi e le battaglie a cui erano soliti imbattersi il corpo
speciale
Turk.
-
Esatto.- Rispose noncurante
il moro.
-
Ehm…se va bene, vengo io in
ufficio con te. Reno e Rude sono occupati quindi puoi dire a me,
intanto. Gli
riferirò poi tutto.-
-
Penso vada bene. Datti
prima una ripulita. Ti aspetto.-
Si
girò e andò via. Elena
fece un profondo inchino.
Tseng
era un uomo così
affascinate, serio, composto, lavorativo e…bello.
Per
lei era il prototipo
dell’uomo perfetto.
Sentì
i suoi occhi bruciare.
Per
un uomo così ci voleva
una donna di altrettanta bellezza ed infatti lui…non
l’aveva mai degnata di uno
sguardo.
Elena
non si riferiva certo
ad uno sguardo qualsiasi, di quelli che grossomodo si ricevono tutti i
giorni.
Lei
si riferiva a quei
piccoli ed eccitanti giochi di sguardi, dove anche con il solo fugace
movimento
degli occhi si trasmetteva passione, interesse,
curiosità… Sentimenti che ti
fanno trasalire e battere il cuore a mille.
Di
questi tipi di sguardi
lei…non ne aveva mai ricevuti.
Aveva
solo potuto immaginarla
la sensazione di essere unica, speciale, attraente agli occhi di un
altro.
Forse
perché era un Turk, ed
era sempre in divisa. Con i pantaloni lunghi e la cravatta.
Poi
quei capelli corti ed
ordinati che la facevano ancora più diligente.
Gli
uomini non guardavano le
ragazze come lei.
***
Ufficio
di Tseng.
-
E’ permesso?- La biondina
entrò timidamente.
Aveva
riacquistato il suo
aspetto ordinario, asciugandosi i capelli e cambiandosi la divisa.
-
Bene, Elena. È tutto sul
tavolo. Porta il materiale a Reno, saprà cosa fare.-
-
Oh, d’accordo.-
Sperava
di potersi
intrattenere di più.
Le
piaceva così tanto stare
lì, in quell’ufficio pulito, ordinato,
professionale… Trasmetteva quella
serietà e modernità che lei aveva cercato in
tutti i modi di riportare anche nel
suo di ufficio.
Senza
successo, ovviamente.
Colpa
di due zotici di sua
conoscenza.
Mentre
avanzava per il
corridoio in cerca di Reno e Rude, la ragazza fu colta da
un’idea. Un’idea
proveniente dal suo lato ancora puerile.
Osservò
la cartella
affidatole da Tseng.
Essa
conteneva i dettagli per
una qualche commissione.
Il
cuore cominciò a batterle
forte.
E
se per una volta avesse
trasgredito alle regole?
E
se per una maledetta volta
avesse seguito il suo cuore ed avesse tentato di fare qualcosa di
nuovo, di
essere lei la protagonista di una qualche avventura?
Forse
fu quella mattinata
decisamente no ad eccitarla, oppure il fatto che Elena da una vita
sognava di
distinguersi e di vedere riconosciuto il suo valore…
Comunque
sia aprì
furtivamente la busta e sbirciò tra le carte.
Un
solo nome, uno solo volto,
si distinse tra tutte quelle parole.
-…Strife
Cloud…?-
***
-
Qualcos’altro, signorina?-
-
No, la ringrazio.- Rispose
Elena mentre pagava il caffé appena preso.
Si
trovava in un piccolo bar
di periferia abbastanza gradevole.
Il
lungo cappotto grigio e il
cappello facevano presagire che non fosse li per caso e che per qualche
motivo
voleva rendere meno riconoscibile la sua immagine.
Sistemò
più volte il
colletto.
Che
strano…eppure le sue
fonti l’avevano informata che lui passava spesso
lì.
Erano
passate diverse ore, ma
a quanto pareva, aveva solo perso tempo.
D’improvviso
il campanello
suonò e ad oltrepassare la soglia del bar fu un giovane alto
e smilzo, sui
vent’anni, con alle spalle una grossa spada dalla lama
rugginosa e tagliente.
I
suoi capelli erano di un
bellissimo biondo oro, un po’ lunghi, sfilzati e a punta.
Cloud
Strife era una figura
inconfondibile.
Nonostante
la sua apparenza
pallida e malaticcia, incuteva paura e subito la gente capiva che
doveva starne
alla larga.
Si
sedette non curante su uno
dei sgabelli liberi, indifferente a quello che lo circondava. Aveva un
modo di
fare molto sicuro, anche se stava solo ordinando qualcosa da bere.
Elena
non si era mai
soffermata ad osservarlo così attentamente.
Era
davvero un ragazzo
singolare.
Cercò
di vederne il viso, ma
quando si rese conto che i loro occhi stavano per incrociarsi, si
girò di
scatto.
Rimase
immobile a guardare
verso il basso.
Era
in missione, non doveva
farsi vedere in viso così facilmente e magari farsi
riconoscere! Che le era
preso?
Si
ricompose dopo
quell’attimo di smarrimento, poi prese la sua borsa e si
accomodò su un
tavolino più distante, in modo da continuare a scrutarlo
indisturbata.
Dopo
essere uscita
dall’azienda, la ragazza era corsa a casa per fare una doccia.
Inutile
descrivere i suoi
infelici rientri a casa, in quella catapecchia insulsa e sporca, dove
la madre
non alzava mai un dito per renderla almeno minimamente accogliente. Mai
le
aveva visto in mano una pentola per cucinare o un misero straccio
vecchio per
la polvere.
Il
suo era un
disinteressamento totale.
Almeno
fosse stata una donna
con i soldi, avrebbe potuto farsi una ragione per quella strafottenza.
Invece
non era così.
La
sua era una famiglia
precaria dove l’unica che era riuscita ad emergere era stata
lei. Con i suoi
sforzi, le sue capacità, il suo talento. Era partita ed era
tornata come un
Turk.
Ne
aveva vissute tante
nonostante la giovane età. Da allora la madre non faceva che
vederla come un
blocchetto di assegni e se non portava soldi a casa non era degna si
solcare
quella porta. La porta di quella maledetta casa che
d’altronde era in piedi
solo grazie a lei, Elena.
Era
per questo che non
facevano altro che urlare tra di loro. Dopo che
Faticava
tanto, tornava
tardi, mangiava poco, cercava di risparmiare. Ma non portava i soldi
necessari
a casa.
E
i soldi erano l’unica cosa
che tenevano unita la sua famiglia. Senza di essi il padre era sparito,
la
madre era diventata isterica e la sua unica ragione di vita sembrava
essere
quella di urlare contro la sola figlia che aveva, nonché
l’unica persona che si
stesse impegnando seriamente in qualcosa.
Elena
non aveva mai avuto
gratitudine da niente e da nessuno. Aveva studiato sodo, e le veniva
detto che
aveva fatto solo il suo dovere. Lavorava e gli altri non facevano caso
a lei.
Portava soldi e mangiare a casa e nessuno mai le rivolgeva uno sguardo
riconoscente.
Poi diceva di avere avuto problemi e la incolpavano spietatamente.
Per
questo si era messa a
studiare la sua nuova inaspettata missione chiudendosi in camera
sperando di
isolarsi dal mondo.
Era
consapevole che non
avrebbe avuto alcun riconoscimento visto che si era immischiata in un
lavoro
che non le spettava.
Ma,
ciononostante, era tutto
così allettante. Si sentiva davvero stimolata da questo
agire di nascosto.
Elena aveva bisogno degli stimoli della vita che sembravano sfuggirle
continuamente.
Si
era presa addirittura
qualche giorno proprio per dedicare tutta se stessa a questo compito.
Perché?
Perché la sua
missione era pedinare Cloud Strife.
Il
vecchio nemico della
Shin-Ra, colui che aveva sconfitto Sephiroth, colui che aveva lottato e
salvato
il pianeta da Meteor.
A
dirlo sembrava ancora
strano visto come si presentava.
Magrolino,
appena muscoloso e
disordinato.
Non
era nulla di eccezionale,
come poteva essere un “eroe”?
Cloud
era considerato così e
molti lo ammiravano.
Personalmente
Elena non aveva
mai capito perché.
Okay
le sua gesta, ciò che
aveva vissuto, tutto!
Però
lui non aveva la faccia
da eroe. Anzi. Era troppo gracile e dall’apparenza debole.
L’unica cosa che
poteva apprezzare era l’altezza. Cloud era abbastanza alto ed
aveva dei
bellissimi occhi.
Nel
pensare queste ultime
parole si voltò immediatamente.
Aveva
incrociato lo sguardo del
ragazzo ancora una volta. Non andava bene.
Sapeva
che era un tipo
sveglio e l’avrebbe riconosciuta facilmente.
Lo
vide alzarsi ed uscire.
Probabilmente
non si era
accorto di lei, sospirò rilassandosi.
Aspettò
giusto qualche
secondo, poi si apprestò a seguirlo.
Uscì
velocemente cercando di
coprire bene il volto.
Si
lasciò prendere dal panico
quando, girandosi intorno non lo vide più.
Era
scomparso? Possibile?
Eppure non poteva essere lontano.
Girò
più volte,
rimproverandosi il fatto che avesse esitato troppo prima di seguirlo.
Osservò
un vicolo lì vicino,
ma niente. Nei dintorni del bar anche. Oltre la
strada…nemmeno!
Aveva
fallito.
Ora
avrebbe dovuto aspettare
un’altra occasione per…
-Ehi,
tu.-
La
bionda si voltò.
-
Ho l’impressione che tu mi
stai seguendo, ho ragione?-
La
voce calma e profonda di
Cloud le penetrò nella mente come se avesse ricevuto un
lacerante colpo alla
testa.
I
suoi occhi azzurri
risplendevano nel buio per l’effetto del Mako. Un marchio
tanto inquietante
quanto irresistibile e seducente.
Elena
rimase immobile non
riuscendo a sfuggire a quel contatto visivo che prima aveva cercato di
evitare
in tutti i modi.
-
Sto parlando con te.
Rispondi.- Ripeté calmo pronto ad attaccar briga.
Elena
si fece coraggio e
rispose.
-
Non so do cosa tu sia
parlando. - come prima mossa, aveva deciso di provare a mentire.
-
Bugiardo. Ho visto come mi
guardavi.-
-
Come ti guardavo?- Elena
arrossì di colpo per quella affermazione.
Cloud,
con uno scattò, le fu
di fronte e le sfilò il cappello per rivelare
definitivamente l’identità della
persona che aveva di fronte.
Vide
dei biondissimi capelli
lisci scomporsi per quell’improvviso gesto. Poi degli enormi
occhioni
cristallini, impauriti ma decisi.
-
Ma…tu sei una ragazza.-
Elena,
ancora agitata per
quel contatto, di colpo sbarrò gli occhi e si
pietrificò.
Poi,
in una frazione di
secondi, realizzò che le aveva dato del maschio.
-
Perché? Non si vede!?-
disse menandogli addosso la valigetta che aveva in mano.
-
Ouch!-
Girò
i tacchi ed andò via
furente!
Questo
non lo tollerava. Okay
i capelli corti, il fisico gracile, il poco seno, i pantaloni lunghi,
il
cappotto che la copriva da sotto il collo fino alle caviglie, il
cappello
infilato bene in testa e…si fermò.
Oddio. Ma sembro davvero un uomo!
Mentre
osservava nel vetro di
una macchina la sua immagine femminile ridotta in quello stato da se
stessa,
sentì dei forti rumori e lo slittare fastidioso delle gomme
di delle vetture.
Non
fece nemmeno in tempo a
girarsi che vide una mano afferrarla violentemente per il polso e
trascinarla
via.
La
presa era molto forte e
non poté divincolarsi in nessun modo. Si ritrovò
a dover correre molto velocemente,
molto più delle sue effettive capacità. Le forze
la stavano abbandonando, il
fiato non le bastava più, aveva bisogno di fermarsi, ma la
figura che la
precedeva non accennava a bloccarsi.
Alzò
lo sguardo e distinse
l’inconfondibile capigliatura dorata con cui aveva parlato
pochi attimi fa.
-
S..Strife..?- disse appena.
Lui
non rispose. Si girò
appena e vedendola ormai priva di forze si apprestò ad
entrare in un vicolo.
Nel
buio si distinse una
scurissima moto. Levò via il telo che la copriva e prese
Elena tra le braccia.
Elena si sentì terribilmente confusa, spaesata…
Nessuno
l’aveva mai sollevata
con tanta semplicità e noncuranza, come fosse una bambola.
Si
ritrovò a cavallo della
grande moto. Il giovane ragazzo dai capelli aurei si portò
d’avanti a lei
mettendosi in posizione di guida.
Lei
istintivamente si poggiò
sulla sua schiena e partirono.
Vide
sfrecciare velocemente
case, palazzi, vie, alberi, persone...senza rendersi minimamente conto
di cosa
stesse succedendo.
Si
accorse che erano seguiti.
Cloud
aumentò ancora di più
la velocità fino ad impennare la moto. Elena
sobbalzò più volte.
Il
giovane capì che per
seminare i suoi inseguitori c’era un solo modo.
Scrutò
la zona e distinse un
vicolo strettissimo.
Girò
di colpo proprio per
avere l’effetto sorpresa sui nemici. La biondina comprese le
intenzioni di lui
e urlò.
-Non
ci passerai mai là
dentro!-
Non
ebbe nemmeno il tempo di
finire la frase che si inoltrarlo dentro, buttando all’aria
bidoni e
quant’altro fosse lì posto.
***
Anche tu hai scelto il tema dei crack pairings e ci hai sbalordite XD. Insomma, qualcosa con Elena sì, ma non una CloudXElena! Ci hai sorpresa, ragazza! XD
Ma passiamo alla fiction in sé ^^.
In tre capitoli hai saputo organizzare molto bene una storia plausibile. Elena è abbastanza in IC, anche se pensiamo che avrebbe riflettutto maggiormente nel contravvenire ad un ordine di Tseng che ama e riverisce. Però, come hai detto tu stessa, del personaggio di Elena si sa davvero poco e niente, quindi alla fine è solo una questione di interpretazione non combaciante alla nostra ^^. Cloud, invece, è molto attinente al Cloud di FF VII sebbene hai scelto di trattare la storia nel periodo di AC. E' molto più vivo di quel Cloud XD, però fa un po' strano che si prenda a cuore una sconosciuta come Elena. Ma tutto sommato la storia lascia spazio all'immaginazione alla fine, il che è davvero ottimo per fantasticare su eventuali risvolti =)
La correttezza non è piena perché ci sono diversi errori di battitura e tempi senza accento. Tutto derivante da distrazione, pensiamo ^^. Poi una cosa: se ti riferisci solo ad Elena, devi scrivere Turk, non Turks al plurale =)
Il tema è stato soddisfatto in maniera più che buona, e non abbiamo dato il massimo per via delle perplessità sopra citate.
Bé il CloudXElena ci ha stuzzicate moltissimo, e ce lo hai fatto apprezzare! Non è cosa da poco, credici *-*