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Autore: St Jimmy    21/10/2009    6 recensioni
Bra è una ragazza di sedici anni con genitori separati, un gemello intollerabile e una cara amica del cuore. Sarà difficile separarsi dal luogo della sua infanzia e dalle vecchie conoscenze, arrivato il momento di trasferirsi. La rabbia e la frustrazione suscitate dal tutto li scatena e li personifica in pugni tirati ad un bestione qualsiasi su un ring di pugilato. Probabilmente l'unico vero modo per rimandare fuori la materia astratta che le gonfia la testa di dubbi e domande senza degna risposta.
Ma sulla lista di domande di ogni singolo neurone, una verrà colta in fragrante dal fato, e la boxe sembra essere un ingrediente elementare e insostituibile per ottenere la risposta esatta.

Mia prima vera long-fic a capitoli. Spero vi piaccia. Terry X3.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Life for boxing


2. Discussioni


Uscì dalla palestra giusto con un saluto e un sorriso forzato rivolto ai suoi compagni e al signor Billton, ma a quest'ultimo riservò un grosso abbraccio, uno di quelli che si fanno ai genitori quando non ci si vede da mesi, oppure uno di quelli che simboleggiano una tua partenza, qualcosa che dice tipo “ci rivedremo, un giorno”.
Fece qualche passo fuori dalla palestra e si fermò sul marciapiede di mattonelle rosse, aspettando l'arrivo della madre.
Più passava il tempo, più si innervosiva. Se n'era dimenticata di nuovo.
Poggiò il borsone a terra sbuffando nervosamente, o avrebbe presto preso una scoliosi, tanta la roba inutile e pesante che ci infilava dentro, tanto per sgranchir le dita, o solamente per liberarsi della rabbia spremendoli come arance.
Il tempo passava, ma all'orizzonte non si intravedeva neanche l'ombra della macchina rossa metallizzata di sua madre sfrecciare fino a davanti a lei.
Stava quasi per favorire l'idea di tornare a casa a piedi, irritata fino alla punta dei capelli, quando notò una Mercedes nera tirata a lucido di sua conoscenza avvicinarsi a lei sempre di più, finché non le fu direttamente accostata accanto. Il finestrino oscurato dello sportello anteriore si abbassò lentamente, mostrando a Bra l'interno della macchina e il suo autista davanti al volante, seduto sul sedile in pelle nera ad ascoltare la radio che trasmetteva una musica jazz. Era un uomo sui trentacinque anni, moro, con una cicatrice sul suo occhio sinistro.
«Hey, ciao, tesoro!», la salutò lui.
«Ciao, papà», ricambiò con finto entusiasmo.
«Come stai?».
«Abbastanza bene».
«Che ci fai qui a quest'ora? Non sarebbero dovuti finire mezz'ora fa gli allenamenti?», domandò. Se stesse fingendo anche lui, questo non si capiva, ma se veramente non era sincero, si poteva dir certi che aveva un gran talento da attore.
«Infatti sono finiti mezz'ora fa».
«E allora? Cosa fai qui?».
Un attimo di silenzio.
«Mamma si è dimenticata di venire a prendermi, un'altra volta», spiegò, con i nervi a fior di pelle.
«Oddio», sospirò, per niente sorpreso, alzando gli occhi al cielo.«Tua madre è sempre la solita. Dai, salta su, ti accompagno io», offrì infine generosamente il genitore.
La ragazza non si fece scrupoli e salì a bordo di quella bella macchina, chiudendo lo sportello e alzando lo scuro finestrino, sforzandosi di sorridere allegramente.
Il motore cominciò a lavorare e la macchina partì, non utilizzando tutta la velocità con cui poteva correre.
«Allora, hai già fatto i bagagli?», iniziò lui l'interrogatorio.
«Abbiamo preparato gli scatoloni, oggi sarebbero dovuti venire a ritirarli».
«E sono venuti?».
«Non ne so niente. Sarebbero dovuti venire di pomeriggio, durante gli allenamenti».
«E la mamma come sta?».
«È molto indaffarata, ma sta bene». Si sentiva un po' a disagio a parlare con suo padre, sapendo che i suoi genitori avevano divorziato da parecchi anni. Quell'anno avrebbero compiuto undici anni da che si erano separati, eppure avevano ancora il coraggio di parlarsi e tenersi in contatto per compleanni o feste. Erano piuttosto pacifici tra di loro, ma Bra era sicura che ciascuno nascondeva dentro una profonda e viva voglia di fare a pugni con l'altro, -proprio come lei quando stendeva i polli- ma non lo davano a vedere.
«Capisco», qualche secondo di silenzio e l'uomo riprese a porre domande. E Trunks? Come vanno gli studi?».
«Li ha passati tutti col massimo dei voti, il signor so-tutto-io».
L'uomo ridacchiò. «Ma dai, non essere così scettica. È molto intelligente tuo fratello, ha preso da tua madre!».
Seguì una lunga pausa di silenzio, in cui l'adulto stava concentrato sulla strada, mentre la ragazza teneva lo sguardo fuori dal finestrino, con tutte le figure che le passavano davanti agli occhi molto rapidamente e lo sfondo celeste del cielo striato di rosso e viola.
«Ti mancherà Chicago, eh?», lo interruppe a un certo punto il padre.
«Mi manca già», rispose lei con tono svogliato.
La guardò con cipiglio dispiaciuto.
«Su, non farne un dramma, vedrai che ti piacerà Los Angeles!», cercò di tirarla su di morale con un finto tono di felicità e un falso sorriso. Lei, notandolo, non rispose. Era più bravo nelle scene per rimorchiare le donne con parole dolci e fare amichevole disgustosi, poco ma sicuro.
«Oh, siamo già arrivati!», esclamò lui, accostando l'auto vicino al marciapiede.
«Ci vediamo, papà», lo salutò.
«Ciao, tesoro!». Non ebbe il tempo di aprire lo sportello che il padre la bloccò. «Oh, no! Aspetta un attimo!». Bra lo fissò perplessa, forse anche annoiata. Era troppo desiderare di entrare immediatamente in casa?
«Bra, vorrei dirti una cosa».
Lei annuì, incitandolo frettolosamente ad andare avanti.
«Vedi, piccola, non so se potrò venire a salutarvi all'aeroporto».
«Ah... be', in questo caso, ti saluto la mamma e Trunks».
Titubò per un attimo, poi, annuì lentamente. «Vorrei darti questo, però».
Si sporse dietro verso i sedili posteriori e afferrò una borsa.
«È un equipaggiamento per la boxe. Non ne avrai già uno nuovo, vero?».
Bra agguantò stupefatta la borsa.
«Grazie mille».
Le sorrise. «
Ciao, piccola».
Bra levò una mano in segno di saluto e si fece strada, aprendo il cancelletto d'ingresso e avvicinandosi alla porta d'entrata con il borsone degli allenamenti e il regalo di suo padre penzolanti dalla spalla, mentre salutava il padre scuotendo la mano libera in alto, e lui ricambiava con un sorriso, guardando fuori dal finestrino, mentre l'auto partiva.
Quando ormai non si vide più niente di lui e non si sentì più il rombo del motore e lo stridio delle ruote sull'asfalto, si decise a pigiare il campanello e udì il suono che giustamente si aspettava. In seguito, si udì una voce femminile che dava l'aria di essere un po' scocciata e con una punta di rabbia che chiedeva l'identità della persona alla porta. Aveva risposto quasi subito, probabilmente stava attendendo il suo arrivo apposta là davanti la porta; di solito ci vogliono almeno dieci minuti perché arrivi di fronte al portone. La ragazza rispose e le fu subito aperta la porta con energia.
Immediatamente, udì la voce di sua madre abbaiarle in faccia e il suo sguardo severo addosso, senza neanche avere il tempo di scovare la sua slanciata figura incredibilmente somigliante a lei.
«Insomma, si può sapere perché ci hai messo tanto?!», chiese irata.
«Prova un po' a pensarci», rispose tranquillamente la ragazza, attraversando lo stipite della porta.
La madre, ancora più arrabbiata da questo suo atteggiamento, sbatté la porta rabbiosa, tanto da illudere che le pareti tremassero, ma Bra rimase impassibile.
Stava raggiungendo la figlia per sgridarla ancora più duramente, quando i muscoli della sua faccia si rilassarono improvvisamente quando vide la borsa sulle sue spalle. Si bloccò sul posto, come se si fosse ricordata di qualcosa.
«Oh, no... scusami, Bra... sono venuti a prendere gli scatoloni e non sono potuta venire...», domandò scusa sinceramente dispiaciuta, schiaffeggiandosi la fronte con una certa vergogna e senso di colpa. Bra si fermò nel mezzo del salotto appena la madre le porse le sue scuse.
«Ormai ci sono abituata», rispose, o meglio dire 'accettare le sue scuse', posando sul tappeto color ruggine entrambi i pieni borsoni che teneva in spalla.
La madre, notando un secondo e sconosciuto intruso, chiese giuste spiegazioni.
«È un regalo di papà», rispose Bra disinvolta. Fissava ancora il muro di fronte a sé, dando le spalle all'adulta. La donna ebbe una breve reazione di stupore alle parole della figlia, ma si riprese subito e cominciò a far domande. Ecco che arrivava un secondo interrogatorio.
«E dove hai visto papà?», disse avvicinandosi e mettendosi di fronte per guardare il suo sguardo del tutto inespressivo.
Distolse lo sguardo da quello della madre e si gettò sulla poltrona su cui era solita accomodarsi, facendo incurvare il cuscino a mo' di materasso sotto il suo peso. Prese a guardare un canale a caso della TV con tranquillità. Poi si decise finalmente a rispondere al genitore.
«Mi ha accompagnato lui fino a casa».
Un attimo di silenzio, ma simbolico per quanto breve. Lo ruppe poco dopo la donna.
«E come mai Yamcha ti ha fatto un regalo così soddisfacente da parte tua?», chiese scettica, sedendosi con classe sul divano accanto alla poltrona, accavallando le gambe.
La ragazza smise di premere in continuazione e senza senso i pulsanti colorati sul telecomando e spense la televisione.
Ancora silenzio.
«Ha detto che probabilmente non verrà all'aeroporto a salutarci. Mi ha fatto un regalo e mi ha detto di salutare te e Trunks», rispose, per poi alzarsi con incerta fatica e salire uno ad uno gli scalini della moderna scaletta a chiocciola che portava al piano superiore, tenendosi al corrimano.
«E ora dove vai?». Alzò un po' il tono di voce per farsi sentire meglio.
«Devo ancora finire di preparare la mia borsa».
«Sbrigati, tra poco è ora di cena». Si alzò dal divano rosso ciliegia e si diresse nella stanza accanto per preparare qualcosa da mangiare.
Prima che potesse anche solo mettere sul fuoco l'acqua per far bollire la pasta, il classico trillo del campanello echeggiò per tutta la casa.
Mise velocemente a bollire l'acqua e corse ad aprire la porta a chi mai potesse essere.
Diede una sbirciata all'occhiolino e vide una coda di cavallo bionda che svolazzava a ritmo del leggero vento serale, coperta da un berretto rosa, e due grandi occhioni celesti un po' giù di morale.
Aprì la porta e la accolse cortesemente.
«Ciao, Marron!».
«Ciao, Bulma». Si sforzava di sorridere e Bulma questo lo aveva capito.
«Come mai qui?». Meglio tagliare corto.
«Ecco... volevo salutare un'ultima volta Bra».
«Oh, certo. Entra pure, fai come a casa tua!». Marron non si fece scrupoli all'invito dell'adulta ed entrò in casa. Si trovò un po' dispersa. Avevano portato via tante cose.
«C18 e Crilin come stanno?».
«Bene. Avrebbero voluto venire anche loro, ma non hanno potuto».
«Ah, non importa. Ho già salutato ieri i tuoi genitori. Bra è in camera sua, sta facendo le valigie».
Annuì. Cominciò a salire la scaletta metallica rossa a chiocciola senza problemi. Conosceva quella casa come le sue tasche.
Percorse il corridoio che le si presentava e arrivò davanti la porta della camera dell'amica. Si fece coraggio e l'aprì lentamente provocando un leggero cigolio. Bra non si accorse della sua presenza. Era troppo presa nell'acchiappare i vestiti sparsi per tutta la camera. Calzini sotto il letto, maglia semi fuori dalla finestra, reggiseno appeso al lampadario, pantaloni sull'armadio e una montagna di vestiti alta due metri che tra poco prendeva vita in un angolo. Ad ogni abito infilato nel borsone, un grugnito di fatica.
«Ciao, Bra».
Bra si voltò sorpresa. «Ciao». Fece due passi silenziosi verso di lei. «Che ci fai qui?», aggiunse.
«Sono venuta a salutarti».
Bra distolse lo sguardo e lo pose sul suo borsone.
«Scusami per prima», disse fievole Marron.
Bra venne colta di sorpresa. Breve pausa di silenzio.
«Va tutto bene, Marron». Con un sorriso, accettò le sue scuse, intanto che il consiglio dell'allenatore di boxing le rimbombava in testa.
Ad un certo punto, Marron scoppiò in lacrime e si buttò tra le sue braccia, così, senza un valido motivo. (Io sono troppo sdolcinata in queste scene, non posso fare a meno di infilarci un tocco di drammaticità. Lo sapevate questo, vero ^^'? nda)
«Ricordati di mandarmi qualche cartolina», disse poi, ancora singhiozzante.
Un risolino scappò dalla bocca dell'azzurra.
«La tua migliore amica parte per Los Angeles e tu sei capace di chiedermi solo qualche cartolina?».
La bionda si staccò da lei e asciugò le lacrime che ancora scorrevano lente sul suo viso, lasciando una sottile scia lucida dietro di sé.
«Los Angeles è una bella città, sai». Risero debolmente.
«Ora devo andare, sono uscita di casa senza permesso». Si avvicinò alla porta. «Ci si vede, Bra».
«Ciao, Marron».
«Abbi cura di te», la ammonì. (Okay, perdonatemi, ma queste scene toccanti mi vengono sempre fin troppo melodrammatiche Nda).
Appena la porta si chiuse, Bra si buttò sul letto e prese in braccio il gattino della mamma che evidentemente si era infiltrato in camera sua mentre parlava con Marron.
Cominciò a carezzarlo e a lisciare il suo morbido pelo nero e liscio.
«Meeko, lo sai che tu non dovresti essere qui?», disse poi al micio tirandolo su.
Per tutta riposta, ricevette un tenero 'Miao' dal gattino.
«Bra! A tavola!», urlò sua madre.
«Sì, arrivo!». Posò il micetto sul letto e uscì dalla porta, affamata.
Balzò velocemente giù dalle scale e arrivò alla soglia della porta della cucina. Nell'aria c'era un buon odore di sugo al pomodoro. Ecco il pasto più consumato in quella casa: spaghetti e salsa al pomodoro. Be', che ci potevano fare? Sua madre aveva sangue italiano nelle vene. A quel punto Bra si chiese se non si sentivano degli stupidi illusi che si considerano degli italiani solo perché mangiavano spaghetti quasi tutte le sere. Fin qui sarebbe rimasta solo una mangia-spaghetti, non un'italiana.
Si mise a sedere sul suo solito posto, mentre Bulma continuava a preparare il cibo. Quando stava per scolare la pasta, udì la porta d'ingresso del salone aprirsi e il tintinnio delle chiavi della porta d'ingresso venire appoggiate sul mobiletto in legno proprio all'entrata.
«Sono a casa!», avvertì l'invasore.
Era Trunks, il suo fastidiosissimo, crudele, insopportabile e sadico fratello gemello. Appena tornato dallo “Special College”, come lo chiama lui (il nome vero era fin troppo lungo da pronunciare ogni qualvolta). Era andato a salutare i suoi professori che lo avevano aiutato a migliorare in questi anni. Che fratello rincitrullito che si ritrovava. E dire che Trunks d'aspetto non era male; capelli lilla, occhi azzurri, corpo atletico... se solo avrebbe voluto, avrebbe potuto avere ragazze a milioni, ma lui faceva sempre il “timidone” e rispondeva sempre “mi dispiace, io non ho intenzione di impegnarmi” o altro alle ragazze che gli facevano il filo e lo corteggiavano accanitamente, spezzando loro il cuore e facendole scoppiare a piangere. Be', in poche parole, suo fratello era uno di quei ragazzi con cervello e muscoli, ma niente istinto, al contrario di lei, che era molto impulsiva, fin troppo, forse.
I due, a rapporto dell'argomento scuola, avevano preso direzioni diverse. Certo, anche Bra era molto intelligente, ma pareva una matricola a confronto con suo fratello. Era considerato il migliore studente in tutta Chicago, e tutti i professori che hanno avuto la fortuna di avere un ragazzo con un modo di riflettere e studiare così avanzato rispetto ai suoi coetanei avevano consigliato alla madre di mandarlo nello Special College di Chicago, una scuola avanzata per tipi come lui. Lui ormai frequentava quel college da quando aveva otto anni.
Che stavamo dicendo... ah, sì. Appena Trunks fece la sua entrata in scena da grande attore in cucina, la madre andò ad abbracciarlo, e poi lui si sedette sul suo posto a tavola. Era proprio di fronte a Bra.
«E tu non saluti il tuo fratellone?», domandò scherzoso lui.
«Non provocarmi».

«Andiamo, ho voglia di parlare con la mia sorellina».
«Non chiamarmi con quel diminutivo stupido. Io non sono più piccola di te, siamo gemelli, ricordatelo questo». Cominciava ad innervosirsi. Sempre la solita scena, ogni volta che tornava dal college.
«Non c'è bisogno di scaldarsi tanto. E poi, io sono nato prima, quindi sono il maggiore e ho il diritto di chiamarti in quel modo».
«Dieci minuti, dieci maledettissimi minuti secondo te ti rendono il fratello maggiore?!». Si alzò dalla sedia e sbatté le mani sul tavolo sporgendosi un poco verso di lui, guardandolo dall'alto, dato che lui stava ancora seduto sullo sgabello. Aveva un cipiglio irritato.
«Ehi, voi due! Andiamo, vi siete appena salutati e state già litigando!», li richiamò la madre. E continuò la serata, con le solite e noiose domande della madre, risi provocatori del fratello e i lunghi e spessi vermi di pasta nel suo piatto coperti dalla salsa rossa e un velo di formaggio grattugiato. Spazzolò subito il piatto lucidandolo e risalì in camera sua. Doveva ancora finire di preparare il borsone. Domani sarebbe partita per Los Angeles.

Angolo autrice:
Salve, cari lettori. Ecco che vi presento il secondo capitolo. Mah, mi è parso un po' smielato questo capitolo XD.
Come presumevo, ciò che ho scritto a proposito del boxing è tutto sbagliato XD. Vi avevo avvertito, non sono informata bene. Ora che conosco qualcosina in più grazie alla recensione di Xia, modificherò qualche capitolo ^^'. Chiedo perdono per la mia ignoranza U_U. Perdonatemi, inoltre, se noterete come ha fatto gohanragazzo degli sfuggiti caratteri distinti, ovvero quelle paroline di misura più piccolina rispetto al resto della storia, ma l'HTML non è dei migliori U_U.
Ringrazio tanto chi l'ha messa tra i preferiti, davvero, siete pazzi o_o. E chi l'ha messa tra le seguti ^^. E soprattutto chi ha recensito ^^:

Super Sirod: E io felicissima di leggere la tua recensione *_*. Davvero pensi sia carina? Io ti adoro (ho un fazzolettino fradicio in mano, sul serio XD). Grazie mille per i complimenti ^^. Eccoti il seguito ^^. Non ti preoccupare per lo sfogo, ne troverai parecchie anche nelle mie recensioni delle tue storie ^^'. Grazie mille per aver lasciato un commento ^^!
Luna_07: Ciao, Mary ^^! Dopo tutta l'estate che ti stresso con questa idea, ecco a te! Grazie mille per i complimenti ^^! Grazie per il consiglio, ho aggiunto i personaggi; in effetti, non so se a molta gente sarebbe piaciuta la fic se sapeva che era solo Bra la protagonista U_U. Un kissone :D! Tadb ^^!
kamy: Ah, mi fa veramente piacere che ti incuriosisca la storia :D! Davvero ^^! E, come vedo, ci sei cascata nel trucchetto XD. Come hai notato dalla descrizione del babbo di Bra, il vero genitore è Yamcha, non Vegeta :). Menomale, no XD? Ma la domanda, ora, è: dov'è Veggy? Bah, chi lo sa XD. Per Goten e Bra... Bah, non si sa XD. Ciao ciao ^^! Grazie per il commento ^^!
Xia: Oh, tu sei la mia salvatrice, lo sai ^^? Sentivo che c'era qualcosa di strano, in effetti, nel rileggere il primo capitolo XD. Ora che mi hai informata, sembra davvero stupido anche a me XD. Ma, dopotutto, quello è sempre un record ;). Ma vedrò di non esagerare nei prossimi capitoli :). mi chiarirò le idee su questo sport, una volta per tutte *_*. E... senti, ora che ci siamo... vorrei chiederti se è possibile avere un allenatore privato, diciamo ^^... Non che c'entri con la storia... ^^'... Grazie del commento ^^! E per le informazioni ^^'!
Dea Nemesis: Oh, grazie mille ^^! Sì, intuivo già che ci sarebbe stato qualcuno che non amava Bra, perciò, proseguo con l'annunciarti che non sarà l'unica protagonista :). Grazie ancora ^^! Ciau!
Gohanragazzo: Oh, grazie per l'avvertimento! Sì, è stata una svista per l'HTML. Non me n'ero accorta, onestamente U_U. Spero tu continui a seguirmi ^^! Grazie per il commento!
Malandrina92: Per fortuna che hai recensito poco tempo fa, perché stavo per aggiornare senza ringraziarti ^^. Insomma... grazie mille per i complimenti ^^!

Note: Volevo mettere in gioco qualche indovinello per questa fic ;): come avete notato, ho dato un nome a questo povero micio. Chi indovina di chi è o di che cos'è in realtà, riceverà un regalo... vi do un indizio: il personaggio di cui sto parlando, a cui ho rubato il nome non appare in nessun manga o anime ^^. Difficile, lo so, sono crudele! E va bene, vi aiuto... non è un gatto, ma è sempre un animale piuttosto simpatico XD. Be', ora vi lascio spremere le meningi ^^. Ci vediamo! Baciollini!

Terry XD

PS: questo indovinello non è valido per Maogirl che, con suo gran vantaggio ha indovinato l'identità del personaggio misterioso in una nostra chiacchierata su msn. Presto arriverà un altro indovinello, apposta per la mia socia qui nominata ;D. Ciao a tutti X3!

   
 
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