Le dita ho mangiate e timida
sono, torturo le mani, rifletto
me in loro; freddezza di livida
pelle le avvince e il tenero aspetto
di bimba dipinge; agogno affetto,
mi stringo a chi posso, poi avida
conservo il ricordo entro il petto
d'ogne parola che me non divida
da quella via che in mente disegno.
Sorriso, di felicità mollìca,
il volto mio stria col suo segno;
m'han detto: la vita mi è amica
(nel mar del mondo è fragile legno)
pur se nel coglierla faccio fatica.