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Autore: Mapi D Flourite    22/10/2009    1 recensioni
[fanfic100_ita] Prompt 055, Spirito.
[...] Le gambe si fermano, a riprendere fiato e lui spalanca gli occhi.
Se la vede davanti ed è bella, più bella di qualsiasi altro essere vivente. Emana luce, e vita, e sembra stringere il mondo nel suo sguardo amorevole, e in quella luce lui si sente sprofondare nell’ombra, nella paura, nella dimenticanza.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heero Yui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ti sei perso, fratellino?
Pairing: Velato accenno a Relena/Heero.
Rating: G
Conteggio  Parole: 838
Warnings: Angst.
Spoiler: Endless Waltz.

Note: L'incontro onirico con la bambina di EW. L'unica parola che mi viene in mente pensando a questa fanfic è "delirante". Ma sul serio. A dire la verità è una cosa che avrei voluto fare già da un po', quindi l'ho scritta e poi le ho trovato un prompt a posteriori (non ci fossi riuscita ve la sareste beccata da vagabonda, come Vittoria inutile.)
La fic. La fic è stato un parto, anche piuttosto doloroso, devo ammetterlo, non tanto per il contenuto (quanto è infelice un autore che piange della roba che scrive?), quanto piuttosto per la forma, che doveva adattarsi all'idea che avevo in testa. Delirante.
Oh, noticina fondamentale: esiste una teoria, in rete, che Heero si sia affezionato a Relena perché lei gli ricorda, in un certo modo, la bambina che lui ha ucciso. questa teoria mi piace molto, e questo spiega anche la presenza di Relena nella fanfic. Per chi non lo ricordasse, Mary è il cane.

Disclaimer: Gundam Wing appartiene agli aventi diritto. Questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro.

-:-:-

Gli sembra di correre da sempre, in circolo, sul posto. È buio, non vede nulla, non vede la strada su cui cammina, vede solo ombre e luci che non può raggiungere. Non sa dove andare, non ha un posto da raggiungere e continua a correre, più per abitudine che per necessità, per istinto, perché gli hanno sempre detto che era quello che doveva fare.
Poi le gambe si fermano, a riprendere fiato e lui spalanca gli occhi.
Se la vede davanti ed è bella, più bella di qualsiasi altro essere vivente. Emana luce, e vita, e sembra stringere il mondo nel suo sguardo amorevole, e in quella luce lui si sente sprofondare nell’ombra, nella paura, nella dimenticanza.
Il sorriso di lei è puro, incontaminato. Sorride ad ogni cosa, a lui, a se stessa, al nulla.
Non si muove, ma gli sembra più vicina. Lui cerca di indietreggiare, ma non può, le gambe restano immobili. Lei è più bassa, ma non deve abbassare il viso per vederla, forse perché è solo un bambino anche lui.
Incrocia il suo sguardo con i suoi occhi da bambina, da cucciolo, da orsacchiotto, e le si illumina il viso. Sembra che potrebbe iniziare a saltellare in cerchio e ballare e cantare e fare la civetta. Non lo fa, ma sembra che l’abbia fatto.
Lui sente un peso nello stomaco, un macigno, non riesce a distogliere lo sguardo.
Lei si pavoneggia nel suo vestitino bianco da passeggio, sotto il suo cappellino; apre la bocca, e la sua voce è quella dell’innocenza.
«Ti sei perso, fratellino?»
Lui non parla, non vuole. La guarda, gli occhi brillano sotto i ciuffi ramati, lei ondeggia sulle scarpine bianche.
«Allora, fratellino, ti sei perso?»
La gola è secca. Pensa che se starà zitto potrà cambiare qualcosa. Una speranza impalpabile quanto la seta e i pizzi che fluttuano sulle sue caviglie lattee. Chiude gli occhi, ma vede lo stesso. Non può non incrociare il suo sguardo. «Io… sono perduto dal giorno in cui sono nato.» La sua voce è debole e sporca, innaturale, sbagliata. Sa di non avere il diritto di lamentarsi.
«Oh, questo è triste,» è sincera, come possono esserlo solo i bambini, e dispiaciuta, ma dimentica in fretta: la domanda era per lei, piccola Prima Donna dello spettacolo che lei stessa aveva allestito. «Io non mi sono persa.»
Le parole gli rimbombano nella testa e nel cuore come una verità che si imprime nel suo spirito a fuoco. È un’eco profonda, tonante, che gela l’anima. Sente le ginocchia vacillare, ma le gambe restano erette, quasi come una punizione, quasi a volergli impedire di cedere al dolore, alla sofferenza, al rimorso. Lei piega la testa col suo sorriso immortale.
«Sei perduto?»
Ragazza, bambina, donna che stringe al seno il mondo e lo guarda con gli occhi di madre e di figlia e d’amante. E guarda lui, e guarda oltre lui e guarda ogni cosa.
Si sente piccolo, un granello senza importanza, e sente le spalle pensanti, caricate di troppo fardello. E vorrebbe andar via, fuggire per la sua strada, ma lui non ha una strada. Guardandosi attorno, non vede né passato né futuro.
«Sì.»
Vede figure, e ombre che spuntano dal nulla, dal buio, dall’oblio e che la circondano, festose.
E la vede giovane, con i suoi ragazzi, i suoi amori, il suo cuore spezzato. E la vede donna, e madre, e moglie, e vede l’uomo, i bambini che corrono tra le sue gambe, e la vede nonna, sulla sedia a dondolo, con i nipotini intorno, sta cantando, racconta loro una fiaba, racconta loro di quando accompagnava Mary a fare una passeggiata, e la vede bambina, una mano in quella della madre e una in quella del padre, e compra dolci e caramelle e ride e piange e gioca e sogna. Vede ciò che era e che non sarebbe più diventata.
«Sei perduto?»
Lui cade in ginocchio, il viso rigato di lacrime che non sa quando ha versato. Ma non gli importa, è liberatorio, gli alleggerisce il cuore, se non la coscienza. Muove solo il mento, su e giù, senza smettere di guardarla.
E lei sorride, ed è angelo, e la sua voce è musica. «Perché allora non te la crei tu, la tua strada?»
«Non so come fare.» Non lo sa davvero, non vede nulla, non sa da dove cominciare, come cominciare.
«Tu scegli per te stesso. Segui il tuo cuore.»
E non è più bambina egoista che parla di sé, ma è madre e guida, ed ancora bambina, e di nuovo nonna.
Lui abbassa il capo, lei gli solleva il mento, ed è ragazza, lo guarda con i suoi occhi azzurri, la sua gonna con le pieghe, le sue treccine bionde e se lo stringe al petto, gli bacia le labbra, gli accarezza i capelli, gli sussurra parole confortanti. Lui chiude gli occhi, e si lascia cullare.
Sente caldo e pace e vede la luce, e lei è lontana, lo guarda da sotto il suo cappellino e gli sorride e corre via, dietro a Mary che scappa.

  
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