Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: cristhinah    22/10/2009    7 recensioni
Matrimonio combinato? Fidanzato arabo, bello come un dio greco? Anna Richardson, diciassettenne inglese, non sta capendo più nulla.
Una normalissima sera scopre di avere origini medio orientali e d'un tratto la sua famiglia di origine la rivuole a casa, per combinarle il matrimonio con l'affascinante e orgoglioso ragazzo, a lei promesso..
Di lì a poco sarà catapultata in un mondo tutto nuovo e sconosciuto,in una società medio-orientale molto diversa dall' occidentale Londra.
Lontana da quelli che credeva i suoi genitori, vivrà intrighi e sarà catapultata in una sfera occulta della società giordana,in compagnia di personaggi misteriosi, detentori di importanti segreti...

Prima originale pubblicata... please recensite :) Accetto tutti i tipi di commenti costruttivi e ogni consiglio saprete darmi ;)
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
te

 

 

 Volevo ringraziare tutti i lettori di questa storia, ancora una volta.

 Grazie a Nausicaa per le sue osservazioni sul personaggio di Anna; sono molto acute. In effetti , è criticabile sotto molti punti di vista e a volte , anche a me personalmente alcuni suoi comportamenti hanno dato i nervi.. Ma l'ho creata umana e piena di difetti, non certo come un'eroina fatta e finita. All'inizio della storia , è solo una diciassettenne inesperta, piena di buone intenzioni, che si riempie la bocca di belle parole. Niente di più. Vedremo in cosa evolverà entro la fine della storia ^^. Un bacio, e grazie mille delle tue osservazioni e del tuo prezioso sostegno. Nonchè dei tuoi apprezzamenti sullo stile di scrittura:)

Grazie a Melikes, che ha stimolato la mia creatività con tutte le sue supposizioni. Molto intelligenti, devo dire. Mi hanno fatta riflettere. Ti posso assicurare che un filo conduttore sussiste, ma come dici tu.. mi piace l'intrigo nel vero senso della parola, eh, si ho letto Dan Brown^^  scusami, se non ti ho risposto subito, ma sono stat un po' impossibilitata a farlo. per risponderti, ti dico che i miei ritardi sono dovuti alla mia vita caotica e sfasata... ho una marea di impegni di vario tipo e sono stata occupata anche per seri motivi di salute. A volte mi risulta difficile concentrarmi. Siccome sono una perfezionista incallita ( lo so, è un mio difetto urendo xD) non mi metto a scrivere un capitolo se non sono concentrata. Mi parrebbe una presa in giro, scrivere un capitolo tanto per, rischiando anche di scrivere boiate. Grazie del tuo supporto, dei tuoi complimenti che mi lusingano e che non merito affatto ^^ Un bacio.

Grazie ad Oasis per il suo supporto costante e per i suoi commenti lusinghieri. Mi sproni ad andare avanti sempre più ed il tuo entusiasmo mi contagia davero :) ^__^ baciiii

Grazie ad Artemis. Sono contenta che tu sia rimasta soddisfatta della spiegazione su Yma.. mai fidarsi delle spie dei Servizi Segreti ;) grazie di leggere questa storia e sopratutto, di commentarla

Grazie ad Annalisa70, sopratutto per il fatto di aver commentato la storia. Al di là di tutto, mi fa piacere che tu abbia inserito la tua recensione a prescindere da quello che scrivi, perchè sono le recensioni che mi incitano ad andare avanti. E grazie anche di quello che hai scritto. Lo apprezzo molto. Spero continuerai a commentare :)

Grazie a Valevre, per il suo incisivo diretto commento. ^_^ Spero continuerai a commentare, mia cara xD ^_^ bacioni

Grazie a Potter92 che è sempre presente con i suoi commenti. Baci :)

 

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  Gli alti capi  del comando centrale e i consiglieri di Stato stavano discutendo ormai da ore, nella lunga sala , circa  le dinamiche in cui conveniva   adeguarsi rispetto al problema tra Occidente e Oriente. Le relazioni tra gli Stati Uniti stavano divenendo sempre più tese a causa delle fazioni estremiste che negli stati vicini, specialmente in Iran dove era salito al potere quel fazioso di Almadinejad.

 Politica.

 Guerre, sangue e potere.

  Sarebbe dovuto essere di grande interesse per due orecchie attente e per una mente brillante e lucida. Ma Rhadi non era lucido, al momento.  Dubitava persino di tornare nelle sue piene facoltà mentali in breve tempo.

 Era seduto, rigido, nel salottino attiguo al grande salone, fingendo di prestare attenzione alle fiumane di parole che fuoriuscivano dalle bocche di quegli uomini potenti.

 La porta della grande sala era spalancata, cosicché il giovane se avesse davvero voluto, avrebbe potuto tranquillamente ascoltare ciò che si stava dicendo.

 Una segretaria in tailleur, dalle lunghe gambe affusolate, sedeva ad una scrivania lì di fronte. Era una delle addette alle segreterie di Stato. Di tanto in tanto gli lanciava fugaci occhiate ammiccanti, sottintendendo chissà cosa.

Ma se il giovane non riusciva a concentrarsi sui discorsi, figuriamoci se poteva dar conto a stupidi tentativi di seduzione! 

In realtà, avrebbe dovuto prestare un minimo di considerazione a quei discorsi: Assim , che sedeva tra tutti quei potentati, se lo era portato dietro con l’intento esplicito di fargli apprendere un po’ più del mondo politico e delle sue successioni. Sarebbe stato di fatti opportuno, dato che Rhadi avrebbe dovuto presto o tardi buttarsi nel mondo della politica giordana; il meeting sarebbe durato ancora qualche giorno. Anche il re partecipava attivamente a quelle assemblee generali. Era un dovere seccante, dopotutto. Assim aveva però insistito affinché anche il figlio venisse, per potergli permettere di farsi  un’idea. Dopo l’università sarebbe spettato a lui il compito di prendere le redini di consigliere di Stato Maggiore. Padre e figlio risiedevano in un lussuoso residence insieme a tutto il resto dei signori altolocati.

 Veramente interessante, davvero.

In realtà, non vi era nulla che il giovane non trovasse più monotono. In quel momento  avrebbe desiderato scomparire del tutto ed eclissarsi in un’altra dimensione per non dover più pensare, né percepire. Sarebbe stato  facile non dover più rimuginare, ricordare ed avvertire quel dolore lancinante che gli squarciava il cuore, quella nebbia bianca che avvolgeva i suoi pensieri e paralizzava persino il suo istinto più rabbioso…

 Fissava un punto, nel vuoto, non muovendo neanche un muscolo e concentrandosi a contare i secondi che lo separavano  dalla fine della riunione.

 Era quasi stato letteralmente costretto a seguire il padre  che doveva presenziare a quel dannato meeting, al Palazzo del Governo.

Ma forse era stato meglio così.

Era stato meglio uscire da casa e non doverla guardare più negli occhi.

 Se lo avesse fatto, non sapeva neanche come avrebbe potuto reagire.

Ricordava ancora troppo vividamente quello che Josef gli aveva svelato.

 Lo aveva chiamato e raggiunto alla festa dell’ambasciatrice. I suoi occhi neri erano stati straordinariamente seri, mentre gli rivelava quello che mai avrebbe voluto sentirsi dire..

 

 “ E’ una spia venduta, Rhadi. E’ triste doverlo ammettere ma è così… ciò che più le preme e ritornare nella sua amata città e dimenticarsi di tutta questa vicenda. Per questo collabora da tempo con De La Rose.. E’ disposta a collaborare con gli Angeli, pur di ritornare a Londra. Non le importa delle conseguenze”

 

Un ringhio quasi gutturale spaventò la giovane segretaria che prese ad osservarlo ora con circospezione e curiosità. Era forse un verso di rabbia quello che gli era involontariamente sfuggito?

 

“ La nostra intelligence ha osservato i suoi spostamenti nell’arco di tempo di più di un mese; ad Iraq el Amir era andata per ordine di quella società di mentecatti, a recuperare l’altra parte del suo medaglione a Villa del Sole… ti ha da sempre imbrogliato, Karim.”

 

Le nocche chiuse a pugno, sbiancarono quasi..

 

“ Le ho appena parlato e ha confessato tutto.. se non mi credi, guarda questi documenti e dimmi se questi spostamenti hanno senso , sotto questa nuova luce…”

 

… A quel punto, era inutile sforzarsi di richiamare alla mente: si ricordava benissimo di aver riso dinanzi a Josef, non credendo ad una minima parola di quanto stava dicendo.

Anna non era così.

 Anna era innocente.

Era pulita.

 Anche quando aveva chiamato a casa per controllare la situazione era scettico e schernente. Poi aveva avuto la conferma dell’assenza di Anna.

Le cameriere erano entrate nella camera e non l’avevano trovata.

Sulla porta, solo un semplice biglietto con su scritto “ Do not disturb”… E lì il mondo gli era crollato.

 La sua espressione, prima deridente e beffarda, era divenuta smarrita come quella di un bimbo piccolo quando si accorge di essersi perso in mezzo a una folla di sconosciuti.

 Josef non la smetteva di fissarlo negli occhi, quasi con dolcezza e compassione,  con paterna e  snervante comprensione.  Rhadi aveva odiato il modo in cui lo aveva fissato…

 

 E poi, anche l’ultima goccia era stata versata..

 

“ So che questo non dovrebbe essere rilevante, ma mi sento in dovere di dirtelo.. Lei, be’..lei non ti ama…ti ha solo usato. Ama un altro e ne abbiamo le prove…”  

 

A quel punto, gli incarti della spia erano divenuti troppi e confusionari. La mente gli si era annebbiata di una rabbia sorda e soffocata. Non voleva vedere nulla che provasse anche quell’ ultima infamante verità.

 Così era corso a casa, ad attenderla, sicuro che prima o poi sarebbe rientrata in casa. Voleva chiederle spiegazioni. Aveva l’intenzione di lasciarla parlare, di permetterle di spiegarsi in libertà; anche se il mostro di rabbia cresceva nel petto  pronto a scagliarsi, voleva prima sentire che cosa lei gli doveva dire.

Soprattutto,  voleva sentire dalle sue labbra rosee  il nome del lurido bastardo che l’aveva portata via da lui.

La sua donna, la sua Anna.

 Non credeva ad una sola parola di quello che la spia gli aveva raccontato, ma doveva sentirlo dalle labbra della ragazza. Ne aveva bisogno come aveva bisogno di respirare.

 Voleva che lei lo guardasse negli occhi mentre gli diceva chiaro e tondo che aveva un altro ragazzo, che lo aveva ingannato e manipolato per tutto questo tempo.  Il risvolto spionistico della faccenda era qualcosa che faceva meno male, ma che comunque si era presentato come uno schiaffo inatteso; Anna sapeva di essere l’erede e  si era volontariamente venduta agli Angeli.

Da qualche parte nel suo cuore, l’ipotesi era assurda e inconsistente; perché mai Anna avrebbe dovuto aiutare quel clan di traviati? Rhadi era entrato a far parte della Cure per vie traverse, qualche anno prima e conosceva tutto della società De La Rose; una congrega di personaggi semisconosciuti dediti all’occulto e ai giochi di potere.

 La Cure lottava contro tale organizzazione da molto tempo, con l’obiettivo di annientare simili aberrazioni.

 Era stata Adèle ad introdurlo in quel sistema, anche perché i Karim conoscevano da tempo Anna, e sapevano che sarebbe divenuta un membro dei Karim.

Poi la ragazza era arrivata, e lui aveva conosciuto Anna.

Una ragazza dolce e testarda. Pulita, ingenua.

  Una ragazza che mai si sarebbe abbassata a collaborare con dei mentecatti di tale sorta: i De La Rose;

 ma era davvero così?

partire per Londra… questa era stata la motivazione apportata da Josef, che Anna avrebbe usato come scudo giustificatorio. Pur di ritornare a casa, pur di lasciarsi alle spalle il caos in Giordania avrebbe acconsentito a tutto.

Anche a sporcarsi le mani.

In fondo, tutto ciò che lui sapeva di lei era che gli serbava del risentimento per averla strappata alla sua vita. Negli ultimi tempi però si era illuso che le cose fossero cambiate.. si era illuso che lei in qualche modo, provasse dei …sentimenti per lui.  Lo aveva ipotizzato sulla base di piccoli gesti, od espressioni. I suoi occhi scuri e profondi lo guardavano con  una luce nuova, di intima letizia. Ogni volta che la sorprendeva a fissarlo, il suo viso era sorridente e sereno.

Sciocco, era stato un vero sciocco.

Come poteva credere che Anna rinunciasse al suo biglietto di ritorno a Londra, solo per.. be’, per quello che era successo tra loro?

Questo pensiero lo colpì al cuore come un dardo infuocato e, all’indignazione per essere stato così raggirato e depredato  -  perché nessuno poteva portare via ciò che era suo, e lei era sua-  si sommò una sensazione nuova, simile alla mestizia, ma più intensa e dolorosa. Questo non aveva a che fare con la sua fierezza da leone che ruggiva nel cuore.. questo aveva a che fare con… con cosa? Cosa provava per lei, veramente? Era solo una questione di orgoglio ferito, o c’era dell’altro… qualcos’altro di sconosciuto che Rhadi stesso non aveva mai sperimentato?

 Non lo sapeva, non aveva risposte. Gia dopo averla salvata da Xavier, la volta precedente, si era chiesto cosa lo spingesse a correre ogni volta c’era lei di mezzo.. semplice questione di dovere?

  Con questi pensieri aveva atteso, paziente e truce.

 Lei era venuta, come lui si aspettava, senza neanche metterci troppo. Poche parole e il suo sguardo scioccato erano bastati, per fargli capire che lei gli aveva mentito!

 Lì, ogni suo proposito di  lasciarla parlare era svanito e il suo cuore si era indurito come il granito.  Il fatto  stesso che lei gli avesse mentito costituiva già colpa grave e prova sufficiente della sua disonestà.

A quel punto, perché non avrebbe dovuto credere alle parole di Yma?

Tutto quello che prima era assurdo anche solo a  pensarci, prendeva forma e assumeva consistenza concreta.

 Era tutto vero. Tutto.

 Non aveva più reale necessità di sentirlo dalla sua bocca, perché se Anna avesse anche solo cominciato ad ammettere qualcosa, a quel punto la reazione di lui si sarebbe potuta rivelare aggressiva… Rhadi conosceva bene la propria natura.

 Era fuggito via prima che il mostro di rabbia si scatenasse e la  costringesse a sputare ogni reale oggettività di quella storia.

Quello stesso mostro di rabbia che  voleva sentire anche il nome dell’ uomo già morto.

 

 Se fosse venuto a conoscenza  dell’identità di quel bastardo, lo avrebbe ucciso con le proprie mani, portandolo sull’orlo dell’agonia.

 Avrebbe sguinzagliato i suoi informatori per tutta la Giordania, finchè non lo avessero trovato.

 Il compito di fargli patire le più alte pene dell’inferno, per essersi impadronito della sua donna, sarebbe però spettato a lui stesso.

 Nessuno poteva toccare Anna. Che lei lo volesse o no, lui era il suo custode, il suo ragazzo.. il suo fidanzato, dannazione!

Ma era davvero una mera questione di principio?

 

“ Tutto bene? Le porto un bicchiere d’acqua?”

 

 La voce della fastidiosa segretaria lo aveva raggiunto, distogliendolo dai suoi propositi di vendetta.

 

 “ Sto a meraviglia, grazie tante” ribattè con voce dura, socchiudendo gli occhi verdi e freddi.

 

 “ Oh.. va bene” mormorò l’altra di rimando, portandosi una mano alla bocca.

 

 La reazione di quel bellissimo giovane era preoccupante, ma non era il caso di disturbarlo dai suoi pensieri. A quanto pareva, il figlio di Assim Karim era assurdamente bello… così come era assurdamente inquietante.

Era seduto da quasi più di un’ora, con il suo completo scuro e la camicia di seta grigio perla, a fissare il vuoto. Il suo viso, dai lineamenti raffinati, ombrato solo da un ciuffo nero che ricadeva con grazia sulla fronte alta, era impassibile e minaccioso. Di tanto in tanto, emetteva sbuffi  spazientiti, se non dei veri e propri ringhi. Si, decisamente quel ragazzo aveva qualcosa di strano. Chissà quali strani pensieri lo turbavano..

 La segretaria si chiamava Margaret e ne aveva vista di gente strana. Ma non strana e temibile al tempo stesso, come era quel giovane. Quando lo aveva visto da principio, varcare la soglia della saletta con il padre, lo aveva rimirato quasi con venerazione, perché di rado aveva incontrato un così buon partito. Bello, potente e anche ricco. Il padre era in stretti rapporti con il sovrano in persona e con la nobiltà, e la madre era intima amica della regina Rania!

 Probabilmente se  si fosse impegnata a sufficienza nel muovere le gambe in un certo modo, da sotto la scrivania, e nel guardarlo in maniera maliziosa,  avrebbe addirittura potuto prendere due piccioni  con una fava, e  fare il suo grande ingresso nel mondo patinato. Al fianco di Rhadi Karim, ovviamente.

 Ma poi si era ricordata, dannazione! Aveva letto in qualche rivista che l’affascinante ragazzo aveva già una fidanzatina. Una scialba ragazzetta londinese, priva di qualsiasi fascino. Quell’estate la coppietta era anche stata protagonista di qualche gossip, ora non ricordava molto bene. Che disdetta!

Sul servizio nella rivista vi era anche una sua foto che la ritraeva in tuta da ginnastica e felpa spaiate, con una coda di cavallo e un viso anonimo. Insomma, di certo non una gran donna come ci si sarebbe aspettati per un così ricco partito!

 Ma cosa si doveva fare? La Fortuna baciava proprio chi non se lo meritava...

 In silenzio Margaret ripose con cura i suoi documenti nel cassetto della scrivania, chiudendolo a chiave. Si alzò e uscì dalla porta non prima di aver lanciato un ultimo sguardo al ragazzo che ancora era seduto e immobile. Mah, che gente bizzarra!

 Comunque non le importava. Il suo turno era finito e lei andava a casa, non prima di essere passata in centro per un giro veloce di shopping.

Almeno per quella giornata, avrebbe avuto la sua magra consolazione.

 

 

 

 

Quando schiusi le palpebre, come ho detto, due occhi scuri mi osservavano interessati e sbeffeggianti al tempo stesso.

“Adèle!”

 Quasi boccheggia quando riconobbi il viso a cui appartenevano quegli occhi.

 

“ Ciao piccola” mormorò tranquilla la donna, facendo il giro del letto per venire ad abbracciarmi.

 

 Respirai il suo profumo e rimasi per un attimo interdetta e senza parole.

 

“ Te la sei vista brutta, dannazione a te! Fortuna che  stavo tenendo d’occhio Yma già da un po’, e vi stavo seguendo con la macchina”

Continuava imperterrita a parlare, mentre io la guardavo con quella che  presupponevo essere un’espressione sbigottita.

 “ Se non ti avessi raccolta per la strada in tempo, a quest’ora il simpaticone di Josef ti avrebbe tra le sue grinfie…Dio, come sei stata imprudente!”

 

Improvvisamente, mi sentii indignata. Oltre al fatto che palesemente mi aveva mentito – non me lo ero dimenticato affatto- , dovevo anche subire i suoi rimproveri, adesso?!

 

 “ Ho provato a chiamarti prima di incontrare Yma, ma il tuo cellulare non era raggiungibile” sibilai, in tono volutamente acido.

Tentai di alzarmi dal letto.

Ancora non avevo capito dove mi trovassi, ma avevo una mezza idea.

Un dolore allucinante mi pervase tutti i muscoli della spalla e delle gambe ed osservandomi bene, notai delle fasciature e molti bendaggi.

 

“ ..Ma cosa diavolo..?”

 

“ Ti sei fatta molto, ma molto male, Anna. Cosa credevi, dopo esserti buttata fuori da una macchina in corsa..” replicò lei, con una luce ironica negli occhi. “ Devo ammettere però che hai fegato.. te l’ho già detto, ma te lo ripeto: saresti un’ottima agente”

 

 “ Se per diventare un’agente, devo imparare a mentire spudoratamente a tutti come fai tu, la cosa non mi alletta affatto” dissi io, risistemandomi a fatica sui cuscini.

 

“ Cosa intendi?”. Spalancò le sue iridi scure, osservandomi sospettosa.

 

“ Non importa” ribattei io, secca. “ Dove siamo?”

 

“ Nella mia villetta di campagna, ovvio. Basim ti ha ceduto la sua stanza”

 

“ Capisco” dissi, a denti stretti. Così, quello in cui riposavo era il letto del ragazzino tredicenne …

 

“ Quello che non capisco io” disse lei, del tutto inaspettatamente “ E’ la tua ostilità nei miei confronti”

 

Sbuffai, soffocando un’imprecazione. Osava anche fare simili affermazioni!

 

La guardai di sbieco, per capire se mi stava prendendo in giro, o se veramente anche quello faceva parte dei giochi.

 

 Oh, sul serio, questa sua falsa aria da innocente doveva finire!

Esplosi in modo imprevisto; senza dubbio non era a quel modo che mi ero riproposta di affrontare quell’argomento con lei.

 

 “ Intendo che mi hai mentito, Adèle! E lo hai  fatto guardandomi negli occhi, santo cielo! Dovevo venire a sapere proprio da quel bastardo di Josef tutta la faccenda degli Angeli? Non me lo aspettavo da te che professavi la tua affidabilità con tanto fervore!”

 

Il mio tono era violento e aspro. Non avevo idea di che aspetto avessi, notai solo che la ragazza nera rimase immobile, a fissarmi allibita.

 

 “ Non volevo mentirti. Davvero.” Disse poi, dopo un lungo istante di silenzio, sorprendendomi ancora.

 

 Improvvisamente la sua espressione si fece fiacca e triste.

 Rimasi inebetita per un momento, non sapendo bene cosa dire. Mi ero aspettata che lei reagisse, negando tutto. Non credevo certo che si sarebbe arresa al primo colpo!

Lei non mi diede il tempo di pensare oltre e si sedette su una sedia nella stanza.

 

“ Senza dubbio, ti starai chiedendo perché l’ho fatto… ebbene, non ho giustificazioni a mia discolpa, sappi solo che in un certo qual modo… sono stata costretta a farlo..Di più non posso dirti, mi dispiace.”

 

Di nuovo, la rabbia montò in me. “ Ti dispiace?! Ti DISPIACE?!” gridai, le parole che mi si strozzavano in gola. “ Cioè, io vengo a spere che De La Rose non è una semplice congrega di nobili come mi avevi fatto credere, ma una banda di essere demoniaci e te, l’unica cosa che riesci a dirmi è che ti dispiace?!”

 

Non concepivo come ancora si ostinasse a nascondermi la verità.

 

Era inaudito!

 

Tuttavia il suo sguardo fermo e serio mi impedì di proseguire a latrare improperi nei suoi confronti.

C’era qualcosa di strano nella sua espressione.

Qualcosa di enigmatico e dolce al tempo stesso..

Vedevo sinceramente che a lei dispiaceva sul serio, avermi mentito. Glielo leggevo negli occhi scuri e profondi. E Allora perché lo aveva fatto? Qualcosa non quadrava.

Stava forse cercando di dirmi qualcosa?

 Guardai la sua espressione stoica ed eloquente al tempo stesso.

Si, stava cercando di farmi intuire qualche cosa che al momento mi sfuggiva.

.

“ Adèle” cominciai, sospirando e ricomponendomi  “ Vuoi dirmi per piacere perché mi hai mentito?”

 Lei mi sorrise, cinica.

 “ Sono cose che non dipendono da me , Anna. Se te lo avessi detto, qualcun altro ci avrebbe rimesso, credimi.  Mi dispiace, non sai quanto io sia stata male nel non potertelo dire… ma ci sono cose che non dipendono dalla mia volontà. Non quando ne va della sicurezza di terzi ”

 

E’ così allora, pensai.  Qualcun altro ci avrebbe rimesso la pellaccia, se lei avesse fiatato.

 

“Adèle, chi ti sta minacciando?” domandai, stanca e cauta.

 

Lei mi guardò e rise brevemente. “ Anna, per lo stesso motivo per cui non potevo parlare prima, così non posso aprire bocca adesso… e non posso farlo davvero, mi dispiace”

 

 

 

 Ti dispiace di nuovo, insomma. Cose da matti!” protestai, agitando le mani nell’aria, isterica “ Il minimo che tu possa fare  per scusarti e raccontarmi tutto! Non penserai davvero che io me ne stia così a….”

“ ADESSO BASTA!!” tuonò lei,all’improvviso. Mi zittii all’istante, osservandola.

I suoi occhi erano severi e furibondi. Le sue labbra contratte dalla rabbia. Non l’avevo mai vista così e mi faceva paura. Non dovevo sottovalutare quell’allieva di Yma, la spia.

Dopo un istante di silenzio, il suo tono si fece più pacato;

 

“ Non tutto il mondo gira intorno a te e alla tua vita! Ci sono altre poste in gioco, di pari valore. Poste che non ti riguardano e non ti coinvolgono, ma che in ogni caso io intendo rispettare!”

 

Ero ammutolita. Non sapevo neanche cosa pensare, mentre la fissavo, impotente.

 

“ Mi scuserò per averti mentito, ma le cose non cambieranno. Non posso parlare, credimi quando ti dico che vorrei, ma non posso..”

 

Si alzò dalla sedia con passi lunghi e veloci, ma la bloccai prima che potesse toccare la maniglia della porta.

 

“ Adèle” sussurrai, secca.

 

Lei si voltò, il bel volto nero ancora contratto dal nervosismo.

 

La guardai, franca.

 

“ ..E tu credimi quando ti dico che scoprirò chi ti sta facendo questo. Una volta per tutte.” mormorai, secca e rapida.

 

Lei non mi rispose e uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

 

In silenzio, mi alzai sopportando il dolore di tutte le mie escoriazioni.. mi avvicinai alla finestra, riflettendo, nervosa.

 Il cielo cupo e nebbioso era un’esauriente rappresentazione del mio stadio di nevrosi. Stavo impazzendo.

La ricattavano, ecco tutto. Qualche dannato la stava ricattando e la cosa era allarmante. Un membro della Cure ricattato, era potenzialmente vulnerabile sotto molti aspetti…Sarebbe potuta finire male se Adèle avesse compiuto azioni a beneficio di De La Rose, sia se si fosse trattato di ricatto o meno… Ma erano veramente gli Angeli spietati ad avere il controllo sulla mia  amica? O qualcun altro? Non lo potevo neanche ipotizzare; avevo appena cominciato a percorrere il sentiero oscuro della Verità e non potevo azzardare teorie. Non ancora, perlomeno.

 

In seguito,  evitammo di parlare dell’argomento.

 Adèle si era profusa nell’impegno di informare almeno Jasmina, riguardo la mia presenza a casa sua. Sosteneva che era meglio dire ai Karim che mi trovavo da un’amica, piuttosto che farli preoccupare a morte, ancora.

 E aveva ragione.

Soltanto, non mi aspettavo una reazione così impetuosa da parte della signora Karim. Si era letteralmente infuriata. Non l’avrei mai detto, ma era piombata a casa di Adèle in meno di due ore e mi aveva rimproverata aspramente sul mio comportamento.

Aveva interrotto un incontro con  Rania, che l’aveva gentilmente invitata ad un tè cerimoniale – si, Rania di Giordania, per chi ancora se lo stesse chiedendo- e si era precipitata al domicilio di Adèle, col solito stuolo di bodyguards.

 Sembrava incredibile, eppure in quell’occasione perse un po’ della sua regale compostezza.

 Vedendo il suo volto furioso, gli occhi verdi tempestosi e irati, riuscii a scorgere una vena di angoscia e tangibile preoccupazione che l’attanagliava.

 Ciò mi fece sentire in colpa. Mi sentivo un verme.

 

“ Siamo molto arrabbiati per le tue fughe, Anna. Vuoi farci preoccupare fino allo stremo, per un tuo piacere personale?” mi aveva detto, guardandomi di sottecchi, con quelle sue splendide e adirate giade verdi.

 

“ Mi dispiace Jasmina, ma volevo parlare con la mia amica Adèle… a volte, è l’unica che riesce a capirmi” avevo mormorato, inventando la risposta lì sul momento e  tirandomi la coperta del letto fin sotto il mento.

 Io e Adèle eravamo dello stesso avviso riguardo al tenere allo scuro tutte le mie ferite, derivate dalla caduta dalla vettura di Yma.

 Agli occhi di Jasmina, doveva trattarsi solo di una leggera raffreddatura. Nulla di preoccupante, si era affrettata a specificare Adèle, con il suo sorriso smagliante.

Jasmina l’aveva guardata con sospetto. Cosa pensasse di Adèle, non avrei saputo dirlo.  Avevo inventato una falsa amicizia, nata in un locale di Amman, assicurando che anche lo sbarbatello la conosceva molto bene; D’altronde ciò era vero: Rhadi conosceva molto bene Adèle.

 

 “ Va bene” aveva detto infine, incamminandosi verso l’uscio.

 “ Sappi che non dirò nulla a Rhadi della tua piccola fuga. Lui tornerà con mio marito, tra tre giorni. Prima di allora fatti trovare a casa, non mi va di litigare con mio figlio. Ma d’altra parte se ti senti più a tuo agio con la tua amica , fai pure. Te lo concedo per il momento”

 

 “ Grazie” avevo sussurrato, con voce debole.

 

 Una sensazione di sollievo mi aveva pervaso lo stomaco. Non avevo voglia di tornare a Villa Karim.

Non in quel momento, perlomeno.

 Il bastardo di Josef Behn Yma mi stava cercando, e ci avrebbe messo poco per elaborare un altro agguato per rapirmi.

A Villa Karim avrebbe avuto più possibilità di avvicinarmi.

D’altronde non potevo neanche smascherare Yma agli occhi dei Karim , perché altrimenti sarei dovuta uscire allo scoperto anche con loro.

 Era già sufficiente che Rhadi pensasse che era una traditrice, truffaldina.

 Non potevo sopportare di essere additata come tale, anche da tutto il resto della famiglia.

 

 Jasmina mi aveva guardato con rassegnazione

 

 “ Aaah, Anna. Ma cosa dobbiamo fare con te?”

 

 Il suo commento era stato quasi un sospiro lieve.

“ Mi dispiace davvero Jasmina.

 Ma mi sento meglio qui, davvero.

 Non voglio offenderti, ma tra amiche ci si capisce di più.. e .. sto passando un momento difficile” dissi, accorata.

 

Non volevo davvero ci rimanesse male, ed era assolutamente veritiero il fatto che stavo passando uno dei momenti più difficili della mia giovane vita.

 

“ Che stai passando un momento difficile, l’ho capito.  E’ visibile anche all’esterno” aveva ribattuto lei, portandosi una mano sul mento.

“ Pensa, che addirittura Yma è preoccupato per te.. mi ha telefonato mezz’ora fa per sapere come stavi, visto che di recente ti aveva visto un po’ giù. Una cosa davvero bizzarra, non lo facevo così ansioso e premuroso.”

 

 “ Proprio molto premuroso”  commentai, sarcastica.

 

 

 Yma, maledetto… sperava forse che fossi così stupida da tornare a casa come niente fosse?

 

Adèle aveva storto la bocca.

Fino a quel momento era rimasta in silenzio, ma ora la vedevo fremere per la rabbia. Soltanto il nome di Yma, la mandava su tutte le furie.

 

Bene. Se non altro, su quella faccenda andavamo perfettamente d’accordo e non avevamo terreno di scontro. Odiavo Yma almeno quanto lei, se non di più.

 Jasmina intanto mi fissava, con una luce strana negli occhi. Non sembrava più irata come poco prima, ed aveva recuperato quell’aura solenne, che tanto mi metteva in soggezione.

 

 Poi fece una cosa che mi fece rimanere senza parole.

 

Con estrema grazia, era tornata sui suoi passi e  si era chinata su di me per stamparmi un bacio delicato e materno, sulla fronte.

 Quel piccolo e dolce gesto, mi aveva spiazzato.

Era la prima volta che si sbilanciava, a quel modo. Quasi fossi sua figlia.

  Le sorrisi. Era molto diversa da mia madre; a Londra i miei genitori solevano ricoprirmi di coccole. Per lei quel semplice gesto, valeva più di mille abbracci.

Compresi il valore che attribuiva a quel gesto e  le fui riconoscente; se non altro, mi aveva rianimato un poco.

Quando ebbe chiuso la porta della camera, accompagnata da Adèle , sprofondai nel cuscino, chiudendo gli occhi; i troppi pensieri nella testa mi impedivano di rilassarmi. Volevo assolutamente scoprire chi stava ricattando Adèle; e non avevo dimenticato né Aurore, né Marina. Yma aveva parlato di schiavitù legalizzata in quell’organizzazione. Un pensiero aberrante e sconcertante, al tempo stesso.

 Eppure, era verosimile.

D’altronde i gemelli Ray venivano denominati shaykh.. un titolo onorifico desueto che faceva pensare immediatamente a tempi remoti.

 

Dopo quei pensieri, molti altri, disconnessi gli uni agli altri continuarono a tenermi occupata per un bel po’. Il pensiero che mi procurava più sofferenza però, me lo serbai per il dormiveglia;

il sorriso di Rhadi balenò nella mia mente in tutto il suo malizioso candore. Poi sprofondai nel baratro di un sonno tormentato ; lo stavo perdendo… tra tutte le mie preoccupazioni, lui era il mio centro, il mio punto focale. Desideravo ardentemente che divenisse anche il pilastro, il faro della mia vita; desideravo  che proiettasse la  luce, nel buio che si prospettava nel mio futuro.

Che vana speranza!…

A stento, riuscivo a illudermi che non mi odiasse  con tutto se stesso.

 Non potevo saperlo con esattezza. Ma il tarlo del dubbio mi divorava ed acuiva ancora di più il mio dolore e il mio smarrimento.

 Nella penombra della camera, non riuscii ad evitare che una lacrima salata rigasse la mia guancia… odiavo la mia vita in Giordania , odiavo la mia inettitudine.

Forse, ero addirittura arrivata ad odiare me stessa…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

b

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: cristhinah