Anime & Manga > Gundam > Gundam Wing
Ricorda la storia  |      
Autore: Sundy    23/09/2003    1 recensioni
la signorina principessa perduta Mariemaya Kushrenada. E il Re, suo padre...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La signorina principessa Mariemaya Barton Kushrenada stava seduta, con aria quasi assente nell'ampio salotto ombroso, tra le fronde delle tende di velluto e dei quadri antichi...
In quell'epoca, esistevano solo quadri antichi, le scuole d'arte erano state chiuse e nessuno più dipingeva, soprattutto i ritratti vagamente manieristi che adornavano il grande salotto. La casa di un ricco nobiluomo, come anche il più povero di immaginazione tra gli uomini se la immaginerebbe. Se fosse stata in grado di camminare con le sue gambe Mariemaya avrebbe voluto toccare quei dipinti, le stoffe... sentire anche con le dita la polvere che si infilava nelle sue narici ad ogni respiro... pensò che le case grandi trasmettono sempre tristezza, vaga malinconia
"se una casa è troppo grande ci sono sempre per forza molti luoghi in cui non si vive abbastanza... le cose sono fredde, hanno bisogno di essere usate e vissute
per trasmettere calore... questo succede perché qui non vive nessuno oltre al colonnello e ai suoi servi..."
nessuno scrive al colonnello
".. la casa di Relena è grande, ma non mette tristezza, perché ci vive tanta gente... qui invece..."
nessuno scrive al colonnello, ripeto...
Mariemaya appoggiò i suoi occhi di ghiaccio sulle tende sui dipinti, sulle poltrone...
forse, se li avesse guardati intensamente, si sarebbero scaldati della sua presenza..
Mentre era impegnata a trasmettere se stessa al salotto antico, la porta di legno scuro si aprì ed entrò... un rumore appena percettibile, simile al sibilo di un motore. Marie dava le spalle alla porta, quindi non poteva vedere il volto del suo ospite, solo sentire il sibilo del motore, e il cigolio metallico di.... cosa?
non riusciva a capirlo, la avevano informata che il suo ospite aveva riportato gravissime ferite nell'ultima battaglia, la ragazzina si era immaginata di tutto, un cyborg, una sorta di macchina parlante.... ma subito aveva rimosso quelle idee infantili. Se davvero suo padre era l'incrollabile idealista che tutti descrivevano lodando la sua esemplare coerenza non avrebbe mai accettato di dipendere da una macchina in modo tanto stretto... Piuttosto si sarebbe lasciato morire di nuovo...
- Mariemaya.....
Una voce chiara ma profonda,addolcita dal suono dal suo nome.. Con un mezzo sorriso la ragazzina si voltò, a occhi chiusi, in direzione della voce, poi, lentamente li aprì...
- ciao Mariemaya. Io sono Treize Kushrenada, tuo padre.
- .... so chi sei....- rispose la bimba facendo scorrere il ghiaccio dei suoi occhi sulla sagoma dell'uomo in penombra, del re dal sorriso affabile e dai profondi occhi azzurri. Seduto sul suo trono di gomma e acciaio, la accarezzava con gli occhi, con dolcezza e distacco a un tempo. Non sembrava affatto a disagio di fronte a lei, contrariamente alle sue aspettative e a quelle dell'opinione pubblica probabilmente. Anche se l'opinione pubblica non avrebbe mai potuto ponderare una simile circostanza, essendo il re ufficialmente....
Non sembrava morto, in quel momento.... Non del tutto, perlomeno...
Le gambe immobili, coperte da un panno nero, il busto eretto in una posa ancora tutto sommato molto militaresca, le braccia appoggiate ai braccioli della sedia a rotelle e le mani, ferme, salde eppure immobili. Si sforzò di trovare qualcosa di fragile nella sua figura, ma Treize Kushrenada, neanche in quella umiliante condizione, mostrava alcuna fragilità. Era semplicemente immobile. E dal collo in giù poteva essere anche morto, ma il suo volto... no .
Era bello suo padre, più bello dal vivo che nei filmati e nelle fotografie, gli unici mezzi che aveva avuto fino a quel momento per conoscerlo. La sua voce, l'espressione intelligente del suo sguardo, l'aura luminosa e distante di tutti i grandi.... Guardò l'aria ferma, e il tempo fermo che vibrava sotto quell'aria, e d'istinto chiese
- vive nessuno qui con lei...?
- Mariemaya - disse l'uomo sorridendo dolcemente - sono tuo padre, non c'è bisogno che tu mi dia del lei...- ma la bambina non ricambiò il sorriso
- no, vivo solo, con la mia servitù....
Mariemaya guardò suo padre, scovando una prima crepa nella sua indistruttibile statua marmorea
... why do we... crucify ourselves...?
...everyday....
... begging for love...
Si astrasse per un attimo e si soffermò a guardare dall'esterno se stessa e suo padre... stessi occhi, stesse labbra, stessa aura distaccata e luminosa, stessa sedia a rotelle..stessa paralisi, stesso destino.... la sconfitta, il sacrificio, la paralisi...
... why do we... crucify ourselves...?
...everyday....
un sorriso tristissimo curvò per un secondo le labbra della bambina, e i suoi occhi si appannarono...." é possibile che siamo solo delle macchine anche noi... presuntuosi esseri umani che pensano di essere in grado di vivere se stessi....
Forse un giorno, quando nessuno ci userà più, parlerà più con noi.. anche noi, come queste tende smetteremo di palpitare.... come i ritratti avremo gli occhi imbevuti di polvere e di gommalacca, come l'aria saremo fermi, e il tempo sotto di noi...."
Mariemaya scrollò la testa e fermò le sue lacrime
-adesso ci sono io qui.. - disse senza sorridere
- vuoi vivere con me..?- chiese Treize con la sua abituale distaccata dolcezza
- non ho un altro posto dove andare... -rispose la bambina accennando stavolta un timido sorriso.
- Allora vivrai con me - la voce calda dell'uomo le accarezzò la guancia pallida e i capelli fiammeggianti - siamo stati separati fin troppo tempo per essere padre e figlia....
Gli occhi di ghiaccio della bambina, nascosti dalla timidezza, corsero sul pavimento fino al pianoforte a coda in un angolo della sala, e si soffermarono sulla sua silohuette nera... sembrava un po' meno morto del resto della mobilia, il pianoforte.
Treize seguì la traiettoria del suo sguardo, e scaldandosi in un sorriso chiese
- sai suonare il piano...?
Il visino pallido di Mariemaya si illuminò di sole e di rose
- sì... - e sorrise...
-...Un pianoforte è muto, se nessuno sfiora le sue corde.. per farlo vivere c'è bisogno di una mano che prema i tasti... un broccato è rigido come cartone se nessuna mano sfiora la sua morbidezza..la forbice non taglia se la mano non spinge .... è il grande limite delle cose, il non avere vita...
- e le rose...?
- .. e le rose vivranno molto al di là di noi.... le rose sono esseri viventi, più sagge e più vere finanche degli esseri umani... se tu guardi una rosa, se sfiori i sui petali, se ne annusi il profumo, o addirittura ne recidi il gambo, tu non le dai vita... Casomai, è lei a dare un po' di vita a te... Ma sia noi che le rose siamo del tutto indipendenti e non necessari l'uno all'altro. Se un giorno le rose scomparissero dalla faccia della terra, noi coltiveremmo le camelie nei nostri giardini, e presto tutti dimenticherebbero la differenza... Se il genere umano si estinguesse, le rose continuerebbero a fiorire - le forbici staccarono di netto un bel fiore rosso dal roseto più basso - esattamente come fanno oggi.... Né di più né di meno
- allora è una stupidaggine parlare coi fiori...?
-No... ogni essere vivente risente comunque positivamente della gentilezza che viene dagli altri, ma non gli è indispensabile per essere vivo...
- ..per questo....
- ...cosa..?
- poi andremo al mare.... nessuno mi ha mai portato al mare.... tu lo hai mai visto?
- sì
- e com'è?
- ... il mare è come le rose, senza fine...
- e ha bisogno di noi....?
- forse...
- .. e il sole?
-forse....
- e l'aria?
-forse...
-.. e il mondo intero..?
-.. forse.....
-.. perché ..?
-.... per non restare solo....
- ..no, nulla, papà......
Neanche lei sapeva cosa avrebbe voluto dire.... Al di là del fatto che nessuno ascoltasse più i suoi discorsi, Treize, suo padre, era un gran oratore. Era anche un grande uomo,al di là dei limiti e dei difetti che ci rendono uomini, delle debolezze e delle sconfitte che ognuno inevitabilmente deve subire.
La bambina lo guardava di sbieco, mentre, accarezzando con grazia i comandi della sedia a rotelle si spostava da un roseto all'altro per tagliare i fiori più belli e pienamente fioriti. Nonostante le terribili condizioni di salute in cui versava, la sua carnagione manteneva un colorito sano, e gli occhi ardevano della stessa tranquilla fiamma che li aveva sempre animati.
Mariemaya inspirò profondamente l'aria pungente di marzo e disse sorridendo..
- io camminerò di nuovo, papà...
Al di là delle rose e delle cose, al di là della vita e della morte delle rose, delle cose e degli uomini, per quanto celesti possano essere....di ogni vita grande o piccola, vissuta o meno... Al di là di ogni destino, di ogni paralisi, di ogni amore perduto, di ogni crocifissione, dei colonnelli, di chi gli scrive e di chi non lo fa, al di là delle forbici e del pianoforte, al di là delle cose e delle rose, la signorina principessa perduta Mariemaya Barton Kushrenada sussurrò il suo desiderio a suo padre e al sole...
e il sole si illuminò del sorriso del re.
- poi andremo al mare.... nessuno mi ha mai portato al mare.... tu lo hai mai visto?
- sì
- e com'è?
- ... il mare è come le rose, senza fine...
- e ha bisogno di noi....?
- forse...
- .. e il sole?
-forse....
- e l'aria?
-forse...
-.. e il mondo intero..?
-.. forse.....
-.. perché...?
-.... per non restare solo, come noi....
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam Wing / Vai alla pagina dell'autore: Sundy