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Autore: samek    23/10/2009    7 recensioni
Merlino perde una scommessa fatta con Gwen e Morgana, per pagare pegno dovrà vestirsi da donna e partecipare, così conciato, al ballo in maschera della Vigilia di Ognissanti…
(Terza classificata al Bradley Birthday Challenge del BradleyJamesFans Forum )
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Merlin;

Fandom: Merlin;
Pairing: Artù/Merlino;
Prompt: “So io qual è il rimedio per curare per ogni male…
Rating: Pg15;
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico;
Warning: Crossdressing, Slash;
Summary: Merlino perde una scommessa fatta con Gwen e Morgana, per pagare pegno dovrà vestirsi da donna e partecipare, così conciato, al ballo in maschera della Vigilia di Ognissanti…
(Scritta per la Bradley Birthday Challenge del BradleyJamesFans Forum )

Ebbene sì, è una Pg15 ù__ù ... So che vi sembra strano, ma ogni tanto ne scrivo anche io, sapete? XD E va bene, lo ammetto, con un prompt simile ero partita davvero dall’idea di scrivere qualcosa di più sconcio, poi però l’ispirazione s’è fatta sentire per questa fic e con lei non si discute. Volete sapere da cosa è scaturita? No?? Fa niente, ve lo dico lo stesso! XD E’ arrivata mentre osservavo i miei nipotini. Guardando Matteo di tre anni e Federico di due, correre e cadere, per rialzarsi subito dopo, e le loro mamme – le mie cognate – asciugare le loro lacrime con quella che, anche le nostre, ci hanno insegnato essere la cura per ogni male: “Un bacino e passa tutto!”. E l'ispirazione ha definitivamente messo radici, mentre giocavo con Valentina, di quattro anni, che mi obbligava a comporre insieme a lei un enorme puzzle di Cenerentola, pretendendo di spiegarmi, con la sua adorabile vocina saccente, dove andassero messi i pezzi. Questa storia nasce così, dai baci innocenti e dalle fiabe per bambini…ma anche dalla visione della puntata 2.01. Ah, quanto Slash sprecato! XD



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La Cura per Tutti i Mali.

Chiuderò la curva dell’arcobaleno
per immaginarlo come la tua corona,
e con la riga dell’orizzonte in cielo
ci farò un bracciale di regina…
ma se solo potessi un giorno
vendere il mondo intero
in cambio del tuo amore vero!
Sai, qualcosa tipo “cielo in una stanza”
è quello che ho provato prima in tua
presenza…
dicono che gli angeli amano in silenzio,
ed io nel tuo mi sono disperatamente perso.*

A corte, gli svaghi sono sempre pochi. I servitori devono lavorare alacremente ed i nobili guidare il regno. Durante la stagione fredda, poi, quando è impossibile uscire all’aperto, i divertimenti divengono ancora meno. Per questo tutti, ricchi e poveri, uomini d’alto rango ed umili cittadini, si dedicano a quello che è il passatempo preferito nel castello: il pettegolezzo.
Fu così che Merlino si cacciò nei guai per l’ennesima volta.
-Stai scherzando, spero!- esclamò proprio questi, guardando orripilato la veste blu cobalto che la sua amica teneva tra le mani.
-No, nemmeno un po’- replicò Gwen divertita –Hai perso la scommessa, caro. Lady Isotta si incontra segretamente con il figliastro, non con lo stalliere e tu devi pagare pegno: ti vestirai da donna al prossimo banchetto!- tra qualche giorno sarebbe stata la Vigilia di Ognissanti e, a corte, si sarebbe tenuto un grandioso ballo in maschera.
-Suvvia, Merlino…non vedi come s’intona ai tuoi occhi?- cinguettò Morgana, sbeffeggiandolo allegramente.
-Non posso servire Artù conciato in quel modo!- protestò il giovane mago.
-Fingi di stare male- replicò la figliastra del Re con tono incurante, ed entrambe le ragazze gli sventolarono nuovamente davanti l’abito femminile.
Lo Stregone aveva il sentore di starsi per cacciare in un grosso, anzi enorme guaio!
Ginevra gli prese le misure e, nei giorni seguenti, lo chiamò più volte per controllare che le modifiche fatte al vestito fossero perfette.
Quando infine arrivò il giorno del banchetto, il servitore era ormai disperato, ma fu comunque costretto a chiedere al Principe d’essere dispensato dai propri compiti, per quella sera: -Sire, mi chiedevo se poteste fare a meno dei miei servigi, per questa cena- chiese il più umilmente che gli riuscì.
Insospettito da quell’insolito comportamento, l’Erede al trono lo scrutò con attenzione: -Perché mai?- lo interrogò perplesso.
-E’ da stamani che sono indisposto, temo di aver mangiato qualcosa di stantio- il Mago ricorse alla scusa più banale del mondo.
Artù inarcò un sopracciglio, evidentemente per nulla convinto. Era pur vero, però, che da quando Merlino era al suo servizio non aveva mai accampato scuse per sottrarsi ai propri doveri, che aveva svolto regolarmente, anche se non sempre nel modo migliore. Perché mai, dunque, e di propria iniziativa per giunta, avrebbe dovuto rinunciare ad una serata che, una volta tanto, sarebbe stata divertente anche per lui? –Se ti concedo la serata libera, pretendo che tu stia a letto e non chissà dove a cacciarti nei guai…chiaro?-
-Cristallino, mio signore- annuì il moro, incredulo di fronte a tanta, sfacciata fortuna. 

*°*°*°*°*

Le due ragazze si voltarono pudicamente, mentre lui s’infilava il vestito, e poi gli strinsero i lacci del corsetto, spezzandogli il fiato. Ora comprendeva perché le donne svenissero con tanta facilità. Gwen e Morgana continuavano a parlottare divertite ed eccitate, commentando se gli stesse meglio questo o quel monile, od i capelli acconciati in un modo piuttosto che in un altro, mentre il Mago desiderava intensamente sprofondare per l’imbarazzo.
Nel momento in cui le due giovani donne si allontanarono, cercando delle ciocche e dei nastri da applicare ai suoi capelli per farli apparire più lunghi, Merlino riuscì a sussurrare un incantesimo che addolcì i suoi tratti e li rese più femminili. Se proprio doveva interpretare quella recita, avrebbe fatto in modo di apparire il più irriconoscibile ed il meno ridicolo possibile. 
Una volta che gli ebbero imbellettato il viso, ne celarono la parte superiore dietro una  maschera nera, ornata di piume color zaffiro e l'ancella esclamò stupita: -Accidenti…non ti offendere, ma stai davvero bene conciato così-.
-E’ vero. Sei un po’ troppo alto, forse, ma molto affascinante. Quest’abito esalta le tue forme- convenne la figliastra del Re.
-Quali forme, mia signora?- ribatté lo Stregone. “Gli uomini non hanno forme!” inveì tra sé. –E’ merito del trucco- borbottò poi.
-Bene, direi che tu sia pronto. Possiamo andare- replicò Morgana
Veramente, lui non si sentiva pronto nemmeno un po’!
Durante il banchetto interpretò ruolo di una nuova dama di compagnia della Principessa, cercando di rimanere lievemente piegato sulle ginocchia, nel tentativo di contraffare la propria statura, tenendo il capo basso per farsi notare il meno possibile ed aprendo bocca solo lo stretto indispensabile.
La Veggente pareva immensamente divertita da tutta quella situazione e lo fu ancora di più quando il fratellastro le si accostò, per domandarle chi fosse quella nuova ancella.
-Oh…è la figlia di un nobile di passaggio, rimarrà qui per poco- buttò lì –Perché non la inviti a ballare? Mi raccomando, però, non essere brusco, sai è molto timida- gli bisbigliò all'orecchio, pregustando già le conseguenze.
-Qual è il suo nome?- chiese allora il giovane Pendragon.
La sorellastra ebbe un attimo di panico, ma Ginevra venne prontamente in suo soccorso: -Marion! Lady Marion de Montreve-.
-Non ho mai sentito il nome di questa Casata- ribatté il Principe perplesso.
-Ecco…è un regno molto piccolo e, disgraziatamente, sono... rimasti in pochi, solo lei ed il padre- inventò Morgana di sana pianta.
-Capisco. Bene, allora con il tuo permesso…- si congedò da loro, dirigendosi verso Lady Marion.
Quando Merlino vide il suo signore andargli incontro, divenne pallido come un lenzuolo e tentò di dileguarsi tra la folla, ma chissà come, questi riuscì a comparirgli ugualmente d’innanzi.
-Lady Marion, mi concedete questo ballo?- le sorrise affascinante, inchinandosi ed offrendole la mano.
Il Mago arrossì furiosamente...tutto si era aspettato fuorché quello e, mentre nella sua testa risuonava un coro di “No-no-no-no-no-no-no…!” posò il proprio palmo su quello dell’altro. D’altronde, come si poteva rifiutare il Delfino del Regno?? Quale sciocca lo avrebbe mai fatto?!
Si trovò però a fronteggiare un altro problema: non aveva la più pallida idea di come si dovesse danzare! Non lo aveva mai fatto, se non alle sagre di paese, dove i passi erano più “alla buona” e decisamente più allegri. Aveva osservato spesso i complicati schemi dei balli di corte e non era affatto certo di riuscire a replicarli.
Comunque ogni dubbio parve svanire, quando Artù incrociò il suo sguardo e lo condusse al centro della sala, guidando con pazienza i suoi movimenti. A quel punto Merlino dimenticò d'impartire degli ordini al proprio corpo e si limitò unicamente seguire il volere del proprio cavaliere. Fu una sensazione tanto bella quanto inaspettata, si era messo nelle sue mani e si sentiva al sicuro. Osservò da sotto le ciglia lunghe e nere, gli occhi familiari e profondi del giovane Pendragon, e questi si sentì trafiggere il cuore e rimestare lo stomaco da quelle iridi del colore del mare.
Persero il momento in cui la prima danza terminò e ne cominciò una nuova e, senza nemmeno accorgersene, ballarono quella, poi un’altra ed un’altra ancora, concedendosi una risata quando si ritrovarono a volteggiare seguendo note più veloci e desiderando un contatto più intenso.
Quando le campane suonarono la mezzanotte, decretando la venuta di Samhain ed il momento in cui le maschere dovevano cadere, lo Stregone si trovò preso dal panico. Il suo signore gli lasciò le mani per sfilarsi la maschera rossa e dorata, e lui colse proprio quel momento per raccogliere le gonne e fuggire via.
Scappò più veloce che poteva, ignorando le persone che esultavano e festeggiavano, mentre anche l’effetto del suo incantesimo cominciava a sparire ed Artù chiamava il nome fittizio di quella falsa dama, tentando d’inseguirlo attraverso la ressa. Corse fino alle stanze di Gayus e si rifugiò nella propria cameretta, barricandosi la porta alle spalle e posandosi una mano sul petto, costretto nel bustino. Cercò di sfilarsi la maschera per respirare meglio, ma questa s’impigliò tra i nastri e le ciocche finte, tirando i suoi veri capelli. Avvertì un fastidioso nodo ostruirgli improvvisamente la gola, mentre scrutava il proprio riflesso nel vetro della finestra, sentendosi misero e ridicolo…vestito dell’ennesima menzogna. 

*°*°*°*°*

La mattina seguente, quando Merlino entrò nella camera del Principe, lo trovò stranamente già sveglio. Artù scrutava il cielo fuori dalle vetrate e, quando il servitore gli si accostò, poté notare delle profonde occhiaie cerchiare i suoi occhi turchesi.
-Vi sentite male, Sire?- domandò preoccupato.
Le belle labbra del suo signore si torsero in una smorfia: -Ho incontrato una persona ieri sera, una fanciulla…- rivelò dopo qualche attimo di silenzio, vedendo forse in lui la soluzione al proprio problema.
Il Mago, a quelle parole, sentì un tuffo al cuore: -Oh…Bene- cercò di fingersi disinvolto ed al contempo interessato, temendo dentro di sé che l’Erede al trono lo avesse riconosciuto.
-No, non è bene, perché è fuggita- replicò quest’ultimo.
-Fate uno strano effetto alla donne- cercò d’ironizzare l’altro, vedendosi immediatamente fulminato da un'occhiata omicida.
-Perché diavolo te ne sto parlando?! Cosa potrai mai saperne, tu, di donne!- sbottò il giovane Pendragon, passandosi una mano tra i capelli dorati –Renditi utile ed aiutami a vestirmi- aggiunse, ignorando lo sguardo indignato del valletto.
Merlino si stupì di non sentirsi affatto sollevato, era chiaro che Artù non lo avesse riconosciuto, ma quella consapevolezza lo fece sentire tutt’altro che sereno. La sera prima avevano condiviso un momento speciale, ma il biondo non aveva ballato con lui, bensì con Lady Marion. Per l’ennesima volta non aveva visto chi era davvero, l’aveva scambiato per qualcun altro.
Durante il resto della giornata il Principe chiese notizie della dama, ma pareva che questa fosse scomparsa nel nulla o, peggio, che non fosse mai esistita! Nessuno, infatti, si ricordava di lei prima di quella sera e la stessa Morgana non seppe dargli che vaghe risposte.
Nei dì a venire la situazione si fece ben strana, agli occhi dello Stregone. L’Erede al trono pareva sempre più stanco, distratto, triste, svogliato ed il servitore cominciò a preoccuparsi seriamente, al punto di parlare a Gaius della faccenda.
L’anziano cerusico, però, si mise a ridacchiare: -Il Principe Artù soffre della malattia più vecchia al mondo: il mal d’amore. Non vi è nulla di cui preoccuparsi- lo rassicurò. 
E di nuovo Merlino non si sentì affatto sollevato, anzi, qualcosa andò ad aggiungersi alla sua inquietudine.
Quella sera, quando servì la cena al giovane Pendragon nelle stanze di quest’ultimo, si ritrovò a suggerire, senza sapere bene perché: -Forse non è una nobildonna, ci avete riflettuto?- mentre versava altro vino nel suo bicchiere. L’altro alzò lo sguardo, guardandolo interessato ed il Mago pensò, per l’ennesima volta, che fosse davvero un asino. –Era la Vigilia di Ognissanti, tutti erano mascherati e, probabilmente, lo era anche lei. Potrebbe essere chiunque, anche una serva- aggiunse, dandosi poi a sua volta dell’idiota per avergli dato quell’indizio.
Il volto del suo signore parve illuminarsi di nuova speranza ed il valletto pensò con dolorosa chiarezza: “Oh, se solo tu sapessi!” abbassando il capo e sentendosi sconfitto una volta di più.
La mattina seguente Artù radunò tutte le donne che lavoravano al castello e le osservò attentamente, ma nessuna pareva essere quella giusta. Troppo bassa, troppo formosa, troppo scura di carnagione, troppo chiara di capelli…ma soprattutto gli occhi, non vi era traccia di quelle iridi che l’avevano tanto colpito.
Nuovamente i giorni passarono e nuovamente lo spirito del Principe sembrò avvilirsi.
-Gaius, esiste una cura per il mal d’amore?- chiese Merlino alcune sere dopo.
-Certo che c’è: l’amore ricambiato. Oppure... il trascorrere del tempo- rispose questi, con un sorriso sghembo e paterno, battendo una mano nodosa sulla sua spalla ossuta.
Il Mago si prese la testa fra le mani. L’Erede al trono si era innamorato di una persona fittizia e, dunque, l’unica soluzione pareva metterlo davanti alla realtà dei fatti. Ma come fare? Era certo che se si fosse presentato al cospetto del suo signore, dichiarando semplicemente “Lady Marion non esiste, non era altri che me in abito da donna” questi non gli avrebbe mai creduto, anzi di sicuro avrebbe sorriso credendola una burla. Sentendosi stringere il cuore in una morsa, lo Stregone prese una decisione.
-Sire, ho trovato la vostra dama- gli annunciò la mattina seguente, mentre lo aiutava a vestirsi. Lo sguardo stupito e speranzoso che Artù gli rivolse, quando si voltò, bruciò come uno schiaffo –Chiede d’incontrarvi stanotte, al limitare del bosco- trovò, chissà come, il coraggio di aggiungere.
-Che aspettavi a dirmelo?!- esclamò l’altro –Come hai fatto?- domandò gioioso.
-Cercavate nel posto sbagliato, tutto qui- rispose, senza riuscire a guardarlo ancora in viso. 

*°*°*°*°*

Quella sera, quando il Principe si recò nel luogo convenuto, si aspettava di trovarvi una fanciulla, accompagnata probabilmente da qualcuno che le facesse da scorta. Invece trovò solamente il proprio servitore seduto su un tronco tagliato, su cui stavano posati anche un vestito blu ed una maschera dall’aria molto familiare.
Notevolmente confuso, Artù gli si accostò e domandò brusco: -Che significa?-
Ripiegando per bene il vestito, Merlino esordì: -Alcuni giorni prima della Vigilia di Ognissanti, ho fatto una scommessa con Gwen e Lady Morgana…e l’ho persa- si alzò lentamente in piedi e mise tra le sue mani l’abito e la maschera –Non esiste nessuna Lady Marion, è un’invenzione della vostra sorellastra e della sua ancella- aggiunse, sperando che così capisse.

Il giovane Pendragon, però, scosse il capo confuso: -Questo già lo sapevamo, avevamo già ipotizzato non si trattasse di una nobildonna! Dove vuoi andare a parare?- chiese allora.
Frustrato, lo Stregone lo afferrò per le spalle: -Artù, guardami negli occhi!- esclamò ad un palmo dal suo viso.
Questi trattenne improvvisamente il fiato, incontrando quelle iridi blu come il mare, che subito gli rimestarono lo stomaco ed accelerarono il suo battito cardiaco.
-Era la Vigilia di Samhain, Lady Marion non esiste, mi hanno costretto a vestirmi da donna- scandì con fermezza, sentendo le guance bruciare d’imbarazzo.
L’Erede al trono si districò dalla sua presa, soffiando un incredulo: -Eri tu…e, per tutto questo tempo, ti sei preso gioco di me- lasciò cadere a terra il vestito e gli voltò le spalle, allontanandosi a grandi passi.
-No!- esclamò Merlino orripilato, sentendo il proprio cuore spaccarsi. Come poteva anche solo pensare una cosa simile?! Oh, dea madre, faceva così male guardare quella schiena allontanarsi. 

*°*°*°*°*

Quando la mattina dopo, come d'abitudine, il Mago si presentò nelle stanze del Principe, era cosciente che non sarebbe stato ben accolto, ma non era preparato a ciò che sarebbe accaduto.
-Cosa fai qui?- domandò freddamente un Artù già vestito di tutto punto, non appena il moro varcò la soglia.
-Non mi avevate detto che non volevate vedermi...- replicò il servitore, con più coraggio di quanto se ne sentisse addosso.
-Te lo dico adesso- ribatté il giovane Pendragon.
-Le cose non stanno come credi…- obiettò Merlino, ma venne prontamente interrotto.
-Chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?!- lo zittì gelido l’Erede al trono.
Una frustata avrebbe fatto meno male. Lo Stregone alzò il capo e strinse i pugni, mordendosi ferocemente un labbro per reprimere un grido di rabbia e dolore: -Come desiderate, Sire- riuscì a mormorare, dopo svariati minuti.
-Ci sono le stalle da pulire, la mia armatura da lucidare e le mie vesti da lavare. Non prenderti il disturbo di servirmi i pasti, ci penserà qualcun altro- ordinò atono il biondo, senza nemmeno guardarlo, ascoltando con sollievo la porta aprirsi e richiudersi di colpo.
Quel comportamento si protrasse anche nei giorni a venire, tanto che il servo pensò che le cose non sarebbero mai tornate come prima. Non c’era più traccia dell’uomo che ammirava in Artù, sembrava tornato ad essere il Principe arrogante e borioso che tanto detestava quando lo aveva conosciuto. In breve, tutti a corte si resero conto dell’astio che regnava tra i due, al punto che si cominciò a mormorare che fosse successo chissà cosa. E non si trattava solo di Merlino, il giovane Pendragon sembrava particolarmente scontroso anche con la propria sorellastra, tanto che questa un pomeriggio fu costretta a trascinarlo con sé in un luogo appartato per discutere.
-Che accidenti ti prende?!- domandò inviperita Morgana.
-Davvero una bella trovata la tua Lady Marion, molto divertente- sibilò l’altro con ferocia.
-E allora? Era la Vigilia di Samhain, ci siamo divertite a mettere il tuo servo in imbarazzo…è talmente carino quando arrossisce- cinguettò lei, per nulla impaurita.
Il fratellastro la guardò stralunato, prima di riuscire a replicare: -Peccato che il vostro simpatico giochetto non abbia coinvolto solo lui- con quello che era quasi un ringhio.
-Come potevamo immaginare che ti saresti infatuato di Lady Marion?- ribatté la ragazza.
- Beh, avresti potuto dirmi chiaro e tondo come stavano le cose, quando ti ho chiesto notizie, la mattina dopo!- insistette lui indignato.
-E quindi smascherare Merlino? Non siamo cattive sino a quel punto! Un conto è prenderlo in giro, ma renderlo tanto ridicolo agli occhi del suo signore? Di un Principe come te, per di più! Avrebbe preferito sotterrarsi, piuttosto che farsi scoprire da te e, nonostante ciò, ti ha consegnato di sua spontanea volontà il suo travestimento, pur di dissuaderti dalla tua ossessione. Dovresti essere onorato di avere un uomo simile al tuo servizio- rispose a tono la Veggente.
-Vi
siete burlati di me, tutti quanti- affermò il biondo ostinatamente.
-Se così fosse, ora staremmo ridendo, non credi? Vedi qualcuno di allegro, invece?- sbottò la ragazza, esasperata dalla sua ottusità.
Artù scosse il capo, non precisamente per rispondere alla sua domanda, ma forse solo per schiarirsi le idee: -Ho creduto…che lei fosse…quella giusta- bisbigliò in tono a malapena udibile, senza guardare un punto preciso.
-Ma cosa ti ha colpito di lei? Insomma, era più alta di te, goffa, coi fianchi stretti e... senza seno!- esclamò la sorellastra.
-Ma che ne so! La sua figura esile, forse…la sua pelle bianca, il suo profumo…i suoi occhi- cercò di ricordare.
Morgana non poté fare a meno di ridacchiare compiaciuta, un suono argentino che alleggerì l’aria, dolce e carico di malizia: -Tu non hai visto Lady Marion…tu stavi guardando... Merlino, soltanto Merlino- concluse in un tono tenero che fece sussultare il giovane Pendragon.

*°*°*°*°*

Quando si affacciò sulla soglia della stalla, Artù era certo che lo avrebbe trovato lì ed infatti eccolo, con la schiena curva, intento a spalare il fieno. Si fermò poggiando la spalla contro lo stipite della porticciola d’ingresso, scrutandolo assorto, mentre Merlino lavorava alacremente, silenzioso ed instancabile. Sembrava più pallido del solito e più magro…o era una sua impressione? Il Mago si fermò per asciugarsi la fronte imperlata di sudore con il fazzoletto che portava sempre al collo e solo allora si accorse della presenza del Principe.
-Devo andare a caccia ed intendo portarti con me- esordì quest’ultimo in modo conciso.
-Come desiderate, Sire- replicò l’altro atono.
Il giovane Pendragon corrugò la fronte. Quanta formalità, quanta freddezza…era stato davvero lui ad imporla?
Mentre s’inoltravano nella foresta, lo osservò di sottecchi, sentendo una strana ansia invadere il proprio petto. Scorgendo un movimento nella boscaglia, Artù si bloccò ed allungò un braccio per frenare anche i suoi movimenti, ma Merlino non andò a sbattergli contro come accadeva i primi tempi che era al suo servizio e si fermò a pochi passi da lui, in attesa. Quando, poi, gli fece cenno di spostarsi alla sua destra ed il moro eseguì alla perfezione le sue indicazioni, si rese conto, forse per la prima volta, di quanto avesse imparato da allora.
Quella distrazione, tuttavia, gli fu fatale: un enorme cinghiale spuntò dalla selva, caricando nella sua direzione.Il giovane Pendragon scagliò la picca, ma quella gli rimbalzò addosso e si ritrovò lì, immobile... era troppo tardi per fuggire e sarebbe stato impossibile affrontarlo con la spada o con le frecce, vista la stazza dell'animale. D’un tratto, però, vide la lancia che aveva precedentemente scagliato, volare e trafiggere il cinghiale, che crollò pesantemente al suolo.
-State bene?!- esclamò il suo valletto, spuntando da chissà dove.
-Sei stato tu?- chiese il Principe incredulo e l’altro non poté che annuire, dato che erano soli.
-Un colpo di fortuna- borbottò, sperando che Artù non si fosse accorto di come, in realtà, avesse usato la magia.
-Mi hai salvato di nuovo la vita- riconobbe invece questi, fissandolo con sincera gratitudine.
Lo Stregone non replicò niente, anzi, distolse lo sguardo. Era vero, l’aveva fatto, e non per le profezie di un Drago o per il futuro di Camelot…ma semplicemente perché aveva avuto paura di perderlo. Buffo, dopo il modo in cui era stato trattato ultimamente. –Credo sia il caso di occuparci di lui- cambiò discorso, indicando l'animale abbandonato sul terreno.
Era decisamente troppo grosso per caricarlo sul cavallo, così lavorarono con i coltelli, tagliandone le parti migliori ed avvolgendole in panni puliti. Mentre si dirigevano verso la cavalcatura del Principe, portando i preziosi fagotti, il terreno sotto cui Merlino camminava cedette improvvisamente, e questi si ritrovò lungo disteso per terra. Una radice si era rotta e la terra attorno era smottata, facendolo scivolare. Arrossì d’imbarazzo, tentando di rimettersi in piedi, però una fitta lancinante alla caviglia lo fece barcollare: -Ahia!- si lasciò sfuggire, accucciandosi e stringendosi la gamba tra le mani.
-Merlino, sei il solito idiota- sospirò l’Erede al trono, levando gli occhi al cielo e questi alzò repentinamente il capo. Era la prima volta, dopo la notte in cui aveva svelato l’identità di Lady Marion, che Artù lo chiamava per nome.
Il giovane Pendragon si chinò su di lui, si passò un suo braccio attorno alle spalle e lo afferrò saldamente alla vita sottile, aiutandolo a rialzarsi: -Avanti, solo pochi passi e poi ti faccio montare a cavallo- lo incitò, senza rendersi conto di come gli stesse soffiando quelle parole all’orecchio e dei brividi che gli stava facendo correre lungo la schiena. Si stupì della straordinaria magrezza di quel corpo e del suo peso sin troppo leggero, quando lo aiutò a mettersi in sella: -Ma tu mangi, ogni tanto?- domandò quasi tra sé, mentre lo sistemava meglio sulla bardatura e saliva dietro di lui, circondandolo con le braccia per raggiungere le redini.
Il Mago si voltò all’improvviso ed incrociò il suo suo sguardo, sentendo le ginocchia divenire molli, mentre il biondo tratteneva il fiato, ritrovandosi di colpo investito dal suo profumo e dal colore incredibile di quelle iridi penetranti e profonde.
-Ogni tanto...- mormorò il moro, sorridendo appena e poi, semplicemente... successe. Le labbra di entrambi s’incontrarono di loro iniziativa e non fu ben chiaro chi avesse cominciato, perché in fondo non aveva alcuna importanza. 
Artù si chiese se fosse possibile sentire caldo e freddo, paura e gioia, tutto insieme, mentre anche l’ultima maschera cadeva e Merlino si aggrappava saldamente a lui. Quando riuscì ad intrufolare la lingua in quella bocca impertinente, fu come venire illuminati dalla luce del sole dopo interi giorni di pioggia...Fu come aver trovato la cura per tutti i mali.
-Gaius, esiste cura per il mal d’amore?- chiese Merlino alcune sere dopo.
-Certo che c’è:
è l’amore ricambiato. Oppure... il trascorrere del tempo- rispose questi, con un sorriso sghembo e paterno, battendo una mano nodosa sulla sua spalla ossuta.
Le labbra dello Stregone si arcuarono contro quelle del suo Principe.
Il tempo poteva aspettare.

FINE.

*La frase d’introduzione è tratta da una bellissima canzone di Max Gazzè, “Il solito sesso”.
La scena di caccia nell’ultimo paragrafo è ispirata a quella della puntata 2.01, “The Curse of Cornelius Sigan.

 

 

 

 

   
 
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