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Autore: MrEvilside    24/10/2009    0 recensioni
Ho bisogno d'aiuto per cucinare la torta!
Hai intenzione di preparare una torta alle quattro e mezzo del mattino?

[Chizuru x Tatsuki]
[IV^ classificata al Girls' Game Contest indetto da kuri-chan]
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Arisawa Tatsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Situazione: Quanto è carino il tuo reggiseno!
Oggetto "positivo": Un barattolo di zucchero.
Oggetto "negativo": Un pezzo di scotch che non attacca più.
Tema dell'immagine:
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Torte alle Quattro e Mezzo del Mattino – e Lei non sapeva Cucinare!


-… uki? Tatsuki?-.
Infastidita, volse le spalle all’irritante sussurro che turbava il suo sonno, affondando il volto nel cuscino e borbottando qualcosa che somigliava ad un Chizuru, vuoi che ti uccida?
-Ah, sei sveglia!- sibilò la voce in tono trionfante ed una mano si posò sulla sua spalla, costringendola a portarsi supina sul materasso.
Tatsuki socchiuse gli occhi nell’oscurità della stanza e distinse soltanto vagamente i contorni della ragazza che si trovava seduta al suo fianco. -Chizuru.- gracchiò, ogni sillaba impastata di sonno. -Ti ammazzo-.
-Ho fame.- ribatté l’amica, ignorando elegantemente la sua minaccia – la quale, in fondo, era soltanto una delle tante altre che le aveva rivolto. -Accompagnami in cucina-.
-A quest’ora?-. La giovane soffocò uno sbadiglio. -Perché non hai svegliato Orihime?- sbuffò irritata. -Immagino che preferiresti di gran lunga la sua compagnia-.
-Non c’è dubbio.- confermò Chizuru, serafica, poi gettò uno sguardo affascinato alla figura raggomitolata in un terzo futon ed aggiunse: -Ma ha un’espressione così dolce ed angelica quando dorme, non potevo disturbarla…-.
-Ed io invece ho sonno.- ribatté Tatsuki. -Va’ da sola. Cos’è, hai paura del buio?-.
La compagna di classe strinse le labbra in una smorfia, incrociando le braccia sotto il seno, e commentò acida: -La tua gentilezza mi commuove, come al solito-.
-Hm-. La karateka si avvolse nel lenzuolo, dandole la schiena. -Buonanotte-.
-Hime accetterebbe.- proseguì l’amica, scoccandole un’occhiata d’eloquente delusione.
-Sveglia lei, allora.- mugugnò la ragazza in tono pacato, nascondendo il volto sotto la coperta. -E lasciami in pace-.
-Ad ogni modo, io non ho paura del buio.- l’informò Chizuru dopo un breve momento di silenzio.
Tatsuki schiuse le palpebre e levò gli occhi al soffitto, passandosi una mano sul volto. -Non starai zitta fino a quando non acconsentirò ad accompagnarti, vero?- chiese, esalando un lungo sospiro – in quel caso, nemmeno le minacce sarebbero state utili.
-Già.- sorrise, la giovane, d’un sorriso macchiato di perfidia.
-Ti concedo cinque minuti-. La karateka si alzò in piedi di malavoglia scostando le lenzuola e camminò scalza sul pavimento sino alla porta della camera. -Se non avrai ancora finito, mi sentirò autorizzata a tornarmene a letto e a chiuderti fuori dalla stanza-. Aprì il battente d’uno spiraglio e avanzò sul pianerottolo, allungando una mano nell’oscurità alla ricerca del corrimano; inaspettate, le morbide dita dalle unghie perfettamente curate dell’amica si strinsero sul suo polso e la sua sagoma indistinta l’oltrepassò, scortandola nella discesa delle scale ed all’interno della cucina.
Quando fu lasciata andare, poggiò la schiena contro una parete ed incrociò le braccia al petto. -Hai cinque minuti.- le ricordò socchiudendo gli occhi. -Buon appetito-.
-Non ti ho svegliato per farti dormire da un’altra parte!- berciò Chizuru, agitandole l’indice innanzi al viso. -Ho bisogno d’aiuto per cucinare la torta!-.
Per un momento Tatsuki credette d’aver capito male; poi, con tutta la flemma della quale era capace a quell’ora, replicò: -Hai intenzione di preparare una torta alle quattro e mezzo del mattino?-.
La ragazza scrollò le spalle e spiegò, quasi stesse dicendo la cosa più normale del mondo ad un bambino ingenuo: -Per quando sarà pronta dovremo fare colazione-. Poi le indicò la credenza e recitò: -Uova, farina, cioccolato fondente, burro, cacao, bicarbonato, vanillina, panna e zucchero a velo-.
La sua compagna di classe impiegò un paio d’istanti a comprendere che non soltanto aveva avuto la malsana idea del dolce, ma oltretutto l’aveva coinvolta in quel progetto.
-Non ho nessuna intenzione di aiutarti.- disse in tono fermo.
-Fa’ come ti pare.- ribatté l’amica, depositando sul tavolo una tortiera che avrebbe dovuto contenere l’impasto. -Se collaborassi, però, ci metteremmo molto meno.- aggiunse, arrotolando le maniche del pigiama sino ai gomiti.
La karateka si passò una mano sul volto con fare esasperato, prendendo in seria considerazione la possibilità di andarsene; tuttavia – e di ciò quella quattrocchi era perfettamente consapevole – il suo sensei l’avrebbe giudicato un comportamento disonorevole – mai abbandonare un amico in difficoltà, sempre che di difficoltà e in particolar modo d’amico si potesse parlare in quel caso specifico, le avrebbe ricordato in tono severo.
Serrando le labbra in una muta promessa d’omicidio, cercò nella dispensa gli ingredienti necessari e li appoggiò accanto alla teglia mentre la compagna di cucina scorreva la pagina d’un libro di ricette occidentali che presentava l’immagine d’una torta al cioccolato fondente ricoperta di glassa bianca.
-Dunque,- esordì, accese un fornello, versò dell’acqua in una pentola, la posò sopra la fiammella e si allungò nuovamente sul volume culinario per leggere -dobbiamo mettere il cioccolato fondente a bagnomaria, aggiungere il burro ed unirvi lo zucchero, il tuorlo d’uovo, il latte e mescolare… Poi incorporarvi la farina con il bicarbonato, il cacao e la vanillina…-. Incrociò lo sguardo di Tatsuki ed ordinò: -Imburra ed infarina la tortiera mentre io preparo la cioccolata-. Accennando un sorriso beffardo, aggiunse: -Ne sei capace, vero?-.
-Cosa vorresti insinuare?- sibilò la ragazza, spostando davanti a sé la teglia, la farina ed il burro e studiandoli con l’occhio critico di chi scruta il nemico.
Chizuru protese la mano a prendere la stecca di cioccolato fondente e la depose in una piccola pentola, che sistemò con disinvoltura all’interno del tegame colmo d’acqua ormai bollente; portando nuovamente l’attenzione sulla compagna di classe, replicò scrollando le spalle: -Soltanto che cucinare non è un verbo che si addica ad una karateka, tutto qui-.
-Hn.- sbuffò semplicemente la giovane.
E tuttavia, mentre l’amica si occupava dell’impasto con la scioltezza d’uno chef, lei si trovò non poco in difficoltà nell’imburrare ed infarinare la tortiera – mai però avrebbe accettato d’ammettere di non essere in grado d’adempiere a quel compito, tantomeno innanzi la persona che meno poteva soffrire al mondo.
-Tatsuki,- la chiamò questa d’un tratto, il tono deformato dalla concentrazione che riservava a quel che stava preparando -passami il barattolo dello zucchero a velo-.
Tuttavia, nell’atto d’accostare il contenitore al suo braccio teso, la karateka urtò inavvertitamente la pentola e poté solo osservarla, attonita, perdere l’equilibrio sul fornello e versare l’acqua fumante che conteneva – accompagnata dal più piccolo tegame colmo di cioccolato fuso – sulle camicie da notte di entrambe.
Addentando con furia un labbro per trattenere un nuovo grido di dolore da accompagnare al primo ed istintivo lamento, Chizuru serrò le dita a pugno sino a conficcarsi le unghie nei palmi e le rivolse un’occhiata omicida. -Ti hanno mai detto che in cucina è necessario prestare attenzione ad ogni minimo movimento, karateka?-.
Strinse due lembi della vestaglia e considerò con uno sguardo la macchia scura che andava rapidamente diffondendosi sul tessuto; poi rivolse l’attenzione alle due pentole rovesciate per terra, all’acqua mista a cioccolato che aveva schizzato il pavimento e alla teglia infarinata ed imburrata, incurvò le labbra in una smorfia e commentò aspramente, reprimendo una minaccia di morte – mai si sarebbe abbassata al livello della persona meno femminile che conoscesse – : -Hai sprecato tutto il cioccolato e gli altri ingredienti e non sei stata capace neanche d’imburrare ed infarinare decentemente quella tortiera. Avresti anche potuto dirmelo, che non sei affatto capace di cucinare-.
-Lo zucchero è integro.- osservò Tatsuki sulla difensiva, reprimendo a sua volta un gemito e mostrandole il barattolo imbrattato di cioccolata fusa che ancora stringeva fra le mani ustionate dall’incidente.
-Hime direbbe che si sente come il dentifricio su uno spazzolino.- sospirò l’amica, ignorandola.
-Orihime sta dormendo, come ogni persona normale a quest’ora – e come piacerebbe fare anche a me.- ribatté la ragazza in tono di rimpianto, sistemando la zuccheriera sul tavolo, al fianco della teglia. -In ogni caso, che cosa c’entra il dentifricio?-.
La compagna di classe la fulminò con un’ennesima occhiata storta – forse perché nemmeno lei conosceva l’esatta risposta. -Piuttosto, diamo una pulita e andiamo a cambiarci, prima che la mia camicia da notte si carbonizzi.- tergiversò, estraendo un paio di stracci da un cassetto. -A meno che tu non sia in grado di fare nemmeno questo.- specificò, sarcastica.
-In realtà è colpa tua.- puntualizzò Tatsuki, piccata, accettando il panno che le veniva porto e chinandosi sulle chiazze marroni che ornavano il suolo. -Se non fossi stata svegliata alle quattro e non avessi dovuto preparare una torta contro la mia volontà, sicuramente non ci troveremmo in questa situazione-.
-Ah, dunque sarebbe accaduto tutto a causa mia?- sibilò Chizuru, irritata, agitandole contro lo straccio. -Io perlomeno sono capace d’infarinare una tortiera!-.
-Sarebbe stato decisamente più semplice se avessi potuto dormire.- rispose la giovane in tono ostile, raccogliendo i due tegami abbandonati sul pavimento.
Per qualche tempo, la stanza fu occupata soltanto dal suono della battaglia fra macchie e strofinacci.
Quando infine la cucina assunse un aspetto quantomeno accettabile – un aspetto che avrebbe impedito a chiunque di sospettare quanto era avvenuto –, se ne chiusero la porta alle spalle e si incamminarono con circospezione su per le scale.
In camera da letto, Orihime dormiva profondamente.
-Prestami un pigiama.- sbottò in un sussurro la karateka, studiandola con invidia e domandandosi come avesse potuto accettare di non far parte di quell’idilliaca visione per aiutare la quattrocchi in quella sua sciocca impresa.
Si spogliò della camicia da notte macchiata e accettò quella pulita che Chizuru le allungava di malavoglia – non fosse stato perché la sua vita sarebbe stata messa in serio pericolo da un rifiuto, e non poteva assolutamente morire prima d’aver attentato almeno una volta alla purezza di Orihime!, avrebbe costretto la compagna di classe a dormire nuda come punizione per quel che era successo.
Mentre indossava la vestaglia, Tatsuki incrociò il suo sguardo divertito e domandò con una nota di fastidio nella voce: -Che hai da guardare?-.
-Il tuo reggiseno.- scrollò le spalle la giovane, sogghignando. -Carino. Mi ricorda i tempi delle elementari-.
La karateka abbassò gli occhi sulla fascia bianca che le avvolgeva il petto. -Nemmeno tu avessi una quarta.- commentò sprezzante nel vestirsi dell’abito da notte accompagnata da uno svolazzo della gonna vaporosa. -Questo poi è utile per quando devo allenarmi.- si giustificò.
Infine – impedendo di giungere ad una qualsiasi replica – si lasciò ricadere fra le morbide lenzuola del futon e strofinò la guancia sul soffice cuscino, mugugnando un insonnolito apprezzamento ed un Buonanotte.
Chizuru contemplò in silenzio la sua sagoma distesa sul materasso e fasciata dalla lunga veste bianca, che scendeva a spirale attorno alle gambe affusolate e ricadeva delicatamente sulle curve poco accennate del corpo reso muscoloso dagli anni d’allenamento.
Eppure, rivestito di quell’abito tanto femminile, somigliava a quello d’una principessa.
Un ghigno affiorò sulle sue labbra – Tatsuki avrebbe odiato quel paragone.
E, allungandosi in direzione della cassettiera, serrò le dita sulla macchina fotografica che ne occupava il ripiano di legno.

-Tatsuki!- la chiamò la voce arrogante di Chizuru dabbasso. -Vedi di muoverti, altrimenti io e Hime ci avviamo senza di te!-.
La ragazza strinse le labbra in una smorfia – ben consapevole che l’amica sarebbe stata molto felice di poter avere la sua cara Orihime tutta per sé –, ripose lo spazzolino nello zaino e se ne passò la cinghia su una spalla.
Nell’incamminarsi in direzione della porta della camera da letto, lo sguardo le cadde su una sezione del pavimento occupata da un pezzo di carta. Si chinò e raccolse la fotografia, scoprendo, nel tastarne il retro, che lo scotch grazie al quale avrebbe dovuto restare appiccicata ad una superficie ormai non attaccava più.
Nell’atto di chiamare Chizuru per avvisarla della scarsa capacità di fissaggio del suo nastro adesivo, volse la foto e ne riconobbe il soggetto.
In quell’istante, credette d’aver capito che cosa significasse il detto di Orihime sul dentifricio, poiché aveva la sensazione di sentirsi esattamente in quel modo; in un momento successivo, le sue mani si strinsero d’improvviso sulla fotografia e la sua voce pericolosamente irata chiamò il nome dell’unica quattrocchi al mondo in grado di provocare una simile collera.
-Chizuru!-.
La giovane levò gli occhi in direzione delle scale e si sistemò gli occhiali sul naso in un gesto annoiato. -Piano fallito.- annunciò in tono lamentoso a Orihime, che ricambiò incredula – non troppo, in realtà; dopotutto, le minacce di morte di Tatsuki nei confronti di Chizuru, ed i suoi conseguenti tentativi di metterle in pratica, erano all’ordine del giorno, ormai – la sua occhiata tediata.
Se Tatsuki aveva scoperto la fotografia – e, a giudicare dalla voce stillante omicidio e desiderio di vendetta, doveva essere avvenuto –, il suo progetto di mostrarla all’intera scuola – premurandosi d’evidenziare la porzione di reggiseno che si poteva scorgere grazie alla scollatura della camicia da notte – era andato totalmente in fumo – e non avrebbe potuto nemmeno tenerla per sé, poiché il soggetto dell’opera non avrebbe mancato di distruggerla.
Incrociò le braccia al petto, irritata, mentre ad ogni scalino oltrepassato dalla karateka la sua fine si faceva più vicina – ma perché avrebbe dovuto essere spaventata? All’età di quindici anni, poteva affermare d’essere stata ad un passo dalla dipartita un numero indefinito di volte –, e valutò che, considerando la possibile serietà delle intenzioni omicide della sua assassina e che presto sarebbe stata ridotta a poco più d’una massa informe di materia vivente, quella poteva essere catalogata con sicurezza una situazione da dentifrici.



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Correttezza grammaticale [4.5/5 punti]

Correttezza formale buona, uso della punteggiatura ricco ma che non risulta mai ridondante.
Attenzione a qualche frase, che suona forse più adatta alla lingua parlata che a quella scritta, e ad alcuni passaggi in cui le azioni e le frasi dette dalle protagoniste, accavallandosi, creano un po' di confusione.
Stile di narrazione [9/10 punti]
Con uno stile pulito, lineare, funzionale ad una narrazione ricca di azione, l'autrice sembra riuscire a plasmare la storia anche grazie ad esso, zoomando su scene e particolari che risultano molto vividi. Ben inseriti anche gli incisi in cui l'individualità e i pensieri di Chizuru e Tatsuki vengono palesati al lettore con frasi dirette e che “strizzano l'occhiolino”, come quegli incisi fuori baloon che nei manga caratterizzano molte scene comiche. Un consiglio per il futuro: attenzione a non abusare troppo di questa tecnica, che spezza molto il ritmo della narrazione e quindi richiede frasi non troppo lunghe e inserite a pennello.
Originalità della storia [7.5/10 punti]
La storia si sviluppa con un ritmo progressivo ed incalzante attraverso tutti quelli che sono i passaggi classici della commedia scolastica, approfittando anche delle caratteristiche peculiari di personaggi che sembrano richiamare naturalmente questa tipologia di eventi. Il tempo della storia è scandito molto bene, e mantiene l'attenzione del lettore focalizzata sugli eventi, pur unendosi ad una narrazione che si prende tutto il tempo per descrivere e predisporre le battute finali.
Segnalo solo due punti: è un peccato che non sia meglio specificato perchè le tre ragazze stanno passando la notte insieme (anche se Tatsuki ad un certo punto ripone lo spazzolino in uno zaino da viaggio), e nella scena in cui si rovescia il cioccolato la reazione delle protagoniste credo sarebbe dovuta essere diversa anche perchè l'acqua nel pentolino si presuppone sia bollente.
Originalità/Aderenza al fandom dei personaggi [8.5/10 punti]
I personaggi sono colti nei loro tratti fondamentali, e l'attenzione del lettore viene fortemente concentrata su queste caratteristiche: potrebbe sembrare perciò che l'analisi introspettiva delle protagoniste risulti come appiattita. A mio parere, invece, questa scelta si rivela estremamente funzionale alla narrazione della storia, il cui scopo ultimo è quello di divertire, non di descrivere particolari stati d'animo. Eppure, anche in questa caratterizzazione rivolta più alle azioni che ai pensieri, a mio parere il personaggio di Chizuru risulta il meglio riuscito e quello che calamita di più l'attenzione del lettore nonostante la sua presenza secondaria nel fandom. E trovo adorabile quando una storia diventa il palcoscenico principale di chi altrove non riesce ad essere il protagonista.
Uso dei prompt del generatore [8/10 punti]
Buon uso dei prompt, lo spazio che viene lasciato ai vari elementi è ampio, tanto che nel caso dell'oggetto negativo questo diventa pretesto per lo sviluppo della storia, e nel caso dell'immagine diventa un gioco tra autrice-lettore, come una sorta di indovinello nell'intuirne il significato, che ci viene svelato alla fine dalle serafiche e divertentissime considerazioni finali di Chizuru.
Gradimento personale [5/5 punti]
LOL. Non riesco a dire altro. Questa storia mi è piaciuta moltissimo, e per così tanti motivi che, se mi venisse chiesto il perchè, riuscirei solo a rispondere “perchè di sì”. Le protagoniste sono davvero divertenti, vivono un rapporto che è vivo, reale, determinato dallo stridere di caratteristiche ed intenzioni che pur essendo completamente diverse non possono vivere le une senza le altre. C'è una tale carica di energia, nella storia, che è impossibile non sentirsi trascinati in quella cucina a quell'ora improbabile di notte, a fare qualcosa di altrettanto improbabile. C'è la sensazione di essere agguantati dall'autrice per una mano ed essere trascinati a forza nella storia. C'è un entusiasmo che non può che essere premiato, perchè nel mondo del fandom è l'unica cosa che abbia davvero un senso.



Effettivamente, durante la rilettura pre - pubblicazione, ho notato che "zaino da viaggio" era un po' troppo per indicare il bagaglio d'una persona che partecipa ad un pigiama party con le amiche - perché di questo si tratta ^^'' - e dunque l'ho sostituito con un più semplice "zaino".
Per quanto riguarda la reazione alla caduta del cioccolato fuso, l'ho modificata un poco perché si denotasse il dolore che è ovvio provare, spero sia meglio, ma per esigenze di trama non potevo passarvi troppo tempo attorno ed ovviamente ne ho pagato le conseguenze, ma io son solita rischiare, yessir!
Lo zucchero si rivela l'oggetto positivo perché è l'unico - come dice Tatsuki - a non essere sprecato; lo scotch, invece, è negativo poiché permette a Tatsuki di trovare la foto.
Per il resto, non posso che essere molto soddisfatta di questa FanFiction che sfiora quasi il Demenziale - mai avvenuto - e che tratta d'una delle coppie di Bleach che preferisco. Per essere su un Fandom che conosco poco e niente - più niente che poco -, sono contenta del risultato ma soprattutto del giudizio, articolato e completo.
Ringrazio la giudice - tanto, tanto paziente e gentile [ha anche dovuto sostituire il generatore del sito dal quale abbiamo preso i prompts - che era down - e non ha preso a calci nessuno! *O* - ed inoltre ha creato dei Banners stupendi! <3] e mi complimento con le altre partecipanti, soprattutto le podiste.
E' stato un piacere partecipare con voi.
Se passate e commentate, grazie. Se passate, grazie ugualmente. Se non passate... mah, niente. xD
Spero vi sia piaciuto, questo piccolo momento di follia fra le mie due ragazze preferite.
Chu.

Saeko no Danna, il Giullare
  
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