Notte d’estate
I lunghi
capelli rossi del cavaliere d’Aquarius danzavano lievi nella dolce brezza estiva
della notte, mentre il loro proprietario percorreva a passo spedito un ripido
sentiero, che si apriva attraverso un’odorosa macchia di aromatiche
erbe.
Il mirto
gli pungeva le caviglie, graffiandole leggermente e l’odore penetrante del
rosmarino e dell’allora gli empiva le narici; ciottoli di ghiaia e sabbia fine
scivolavano attraverso le aperture dei suoi sandali, solleticandogli i piedi;
indossava un paio di pantaloni di stoffa grezza ma pulita e una camicia di iuta
azzurro chiaro, al polso, teneva una benda blu, più come ornamento che per
effettiva utilità.
Il giovane
guerriero dagli occhi luminosi faceva vagare attentamente lo sguardo sulla
distesa marina silenziosa che si scorgeva tra i bassi arbusti, dolcemente
spruzzata dall’argento dei raggi lunari: Camus era inquieto quella notte; non
riusciva a spiegarsi la ragione di tale nervosismo che gli opprimeva l’animo e
il cuore e ciò lo rendeva particolarmente agitato, non era da
lui.
All’improvviso, i suoi sensi, tesi come una corda di violino, percepirono
un fruscio e una presenza estranea dietro di
sé.
Istintivamente, scattò, voltandosi all’indietro, pronto a reagire ma, da
un cespuglio, uscì un leprotto, i suoi occhi brillano nel buio per un istante
appena, prima che l’animaletto si rituffasse tra l’erba, spaventato dalla
presenza del Saint; il giovane uomo sospirò, rilassandosi appena:
“Maledizione..” imprecò a mezza voce, riprendendo il suo cammino. Il rosso si
fece strada tra gli arbusti, giungendo, qualche minuto dopo, presso una piccola
lingua di sabbia lambita dal mare.
Al limitare
di essa, però, si bloccò.
Lì, seduto
sulla riva, c’era qualcuno, ne aveva scorto la silhouette elegante ancora prima
di percepirne il cosmo, un cosmo familiare che permeava il luogo, fuso con un
frammento del cosmo della Dea Athena, che ancora controllava quella zona della
Grecia, al limitare con la Terra Santa, un cosmo d’oro come il suo: sedeva sulla
riva, i suoi pensieri dolcemente cullati dal lento e ritmico sciabordio delle
onde, la testa era incassata tra le ginocchia, tenute strette al petto; stava
immobile, come una statua perfetta, i lunghi capelli disordinatamente sparsi
sulle spalle sottili, lo sguardo perso in lontananza sul
mare.
Aquarius
sospirò e si avvicinò alla figura rannicchiata.
Con un
gesto calmo, annullò la distanza tra lui e il compagno, stringendolo da dietro e
poggiando il mento sulla sua spalla mentre l’altro trasalì leggermente nel suo
abbraccio, ma non ne sembrava scontento, anzi, si rannicchiò maggiormente contro
il suo petto: “Cosa ci fai qui, Milo?” chiese severo il rosso, “Non dovresti
essere a dormire?” aggiunse, scivolandogli accanto ma senza mollare la presa;
Scorpio scosse piano la testa, poggiando a sua volta il capo su quello
dell’altro, “Non riuscivo a prendere sonno.” ammise, allacciando le braccia
attorno alla sua vita, “Sono venuto sin qui con l’intenzione di rilassarmi un
po’, ma a quanto pare non ci sono riuscito.” sussurrò, sorridendo leggermente
alla luce della Luna che, in quel momento, sbucò da una nuvoletta
passeggera.
Camus non
rispose, si limitò a fissarlo, tenendolo stretto, perso in chissà quali
elucubrazioni mentali; spostò poi la sua vista sulla calma distesa del mare
greco, tranquilla e pacifica come ormai da tempo era il
Sanctuary.
“Ehi, mi
senti?”.
La voce
scocciata di Milo scosse il guerriero dai suoi pensieri, e portandolo a guardare
negli occhi il compagno, incrociando due cerulee iridi tinte di velata
preoccupazione; il rosso scosse il capo: “Scusami, che hai detto?” chiese;
Scorpio sbuffò, giocherellando con il suo artiglio acuminato e tinto di rosso,
“Dicevo, adesso che finalmente possiamo goderci un po’ di tranquillità dopo la
Guerra, cosa farai, tornerai in Siberia con Hyoga?” ripeté con tono velatamente
scocciato.
Il sacro
guerriero si richiuse in un riflessivo silenzio, non aveva ancora pensato a
nulla da quando si erano ritrovati tutti al Santuario, vivi.
L’unica
cosa che volevano era stare assieme.
Milo mugugnò
di dolore, gli occhi feriti da una luce intensa, sentiva le membra pulsare,
completamente avviluppato da una fastidiosa sensazione di sangue in
bocca.
Per un
momento, pensò di trovarsi nell’Elisio.
Poi, sentì
una voce, una voce gentile chiamarlo, una voce dolce che lo toccava sin nel
profondo del cuore e un Cosmo avvolgerlo come un abbraccio materno: “Milo, stai
bene?”.
A
quell’accorata richiesta, il Saint capì di essere ancora
vivo.
Lentamente,
sollevò le palpebre, trovandosi dinanzi il viso, cinto dai raggi del sole, di
Athena, i grandi occhi cerulei velati di ansia: “Athena-sama…” sussurrò il
guerriero, riconoscendola; il viso della dea si distese in un caldo sorriso di
sollievo, “Ce la fai ad alzarti?” chiese lei, tendendogli una mano. Il Saint
annuì e afferrò con delicatezza le sottili dita della fanciulla, mettendosi
faticosamente a sedere, il cielo non gli era mai parso così splendido nel suo
azzurro.
Col fiato
corto, guardò la dea poi, con aria smarrita, fece vagare la vista attorno e si
accorse stupefatto di essere sdraiato tra colonne e templi che riconobbe, con
commozione, come parte del Sanctuary.
A terra,
sdraiati poco lontano e confusi, stavano i Gold Saints, apparentemente incolumi,
poco più in là, i Bronze, seduti attorno a
Seiya.
Scorpio
sgranò gli occhi che si colmarono in un attimo di calde lacrime; con uno scatto,
si mise in piedi, barcollando vistosamente e muovendo qualche passo verso i
compagni a terra: “S.. Stanno bene, vero?” mormorò, cercando di tenersi saldo
sulle gambe malferme. Improvvisamente privo di forze, cadde all’indietro ma la
sua caduta fu bloccata da Athena: “Si, stanno bene, è
finita.”.
Il Saint
dello Scorpione si scosse improvvisamente dal ricordo che aveva rivissuto per un
attimo; alzando lo sguardo, incontrò gli occhi velati dell’amico e capì
all’istante che stavano rivivendo le stesse memorie; si strinse nelle spalle:
“Io resterò qui, comunque. Non ho altro posto in cui andare e sinceramente è
l’unico posto in cui vorrei mai stare. E poi, Shion-sama e tutti avranno bisogno
di noi.” disse il ragazzo, scostandosi dall’abbraccio e affossando il capo tra
le ginocchia.
Camus
sospirò e incrociò le mani dietro la nuca, distendendosi sull’umida e soffice
sabbia: “Hyoga è cresciuto, non ha bisogno di una balia,” replicò con tono
asciutto, “E nemmeno gli altri, sono perfettamente in grado di cavarsela da
soli, si sono dimostrati nostri degni successori. No, resterò qui anche io.”
aggiunse. Scorpio restò interdetto per un attimo, poi scoppiò a ridere,
stendendosi a sua volta accanto al compagno: “Meglio così, allora. È bello per
una volta stare tutti assieme.”.
Aquarius
sorrise, portando un braccio attorno alle sue spalle e avvicinandolo a sé: “Non
ci siamo comportati bene io, Shura e Saga, vero?” chiese con tono dimesso il
guardiano dell’Undicesima Casa, fissando il cielo trapunto di stelle mentre una
pallida mano andava ad accarezzare i ciuffi ribelli del biondo accanto a lui;
Milo bloccò la sua mano, serrandola forte tra le sue dita, stupendo perfino il
maggiore tra i due, mai il giovane greco si era mai comportato a quel modo, “Non
importa quello che è successo, a nessuno importa, adesso siamo di nuovo assieme.
Il passato non vuol dire, voi avete rischiato tutto per svolgere il vostro
compito di Saint e nessuno ve lo rimprovera, men che meno Athena. La sofferenza
maggiore è stata vostra.” disse saggiamente il giovane
uomo.
Camus emise
un leggero sospiro dalla bocca: “Riesci sempre a leggermi dentro, vero?”
mormorò, “Sei come un libro aperto per me, forse è per questo che siamo così
compatibili.” disse con tono divertito il ragazzo di pochi mesi più giovane, “Mi
sei mancato…” aggiunse, chiudendo gli occhi per lasciarsi cullare dal ritmico
battito del cuore di Aquarius.
Il rosso gli cinse la vita con le braccia, facendolo poggiare col capo sul petto: “Anche tu.” Rispose semplicemente.
ANGOLO DEL LEMURE VIOLETTO:
Salve a tutti^^
Beh, che dire?
Questa fanfic è parte di una coppia di fic che scrissi l'anno scorso durante la gita di classe a Roma, seduta sul bordo della Fontana di Trevi. Le scrissi quando mi ero appena unita al Tempio, ma riuscii a farle vedere agli altri solo qualche mese dopo. Ora, in tutto il suo splendore, vi è giunta la migliore, nonchè per ora unica, MiloXCamus del mio repertorio^^'''
Spero vi piaccia!!
Dedicata a chiunque su questi lidi appartenga al sopracitato Tempio (Si, parlo con voi) e a LeFleurDuMal, Scilla-sama!!!
UN BACIONE
SHUN