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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    25/10/2009    2 recensioni
"I lunghi capelli rossi del cavaliere d’Aquarius danzavano lievi nella dolce brezza estiva della notte, mentre il loro proprietario percorreva a passo spedito un ripido sentiero, che si apriva attraverso un’odorosa macchia di aromatiche erbe. Il mirto gli pungeva le caviglie, graffiandole leggermente e l’odore penetrante del rosmarino e dell’allora gli empiva le narici; ciottoli di ghiaia e sabbia fine scivolavano attraverso le aperture dei suoi sandali, solleticandogli i piedi; indossava un paio di pantaloni di stoffa grezza ma pulita e una camicia di iuta azzurro chiaro, al polso, teneva una benda blu, più come ornamento che per effettiva utilità." PostHades con tutti i Gold più o meno in vita. MiloXCamus!!!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte d’estate

I lunghi capelli rossi del cavaliere d’Aquarius danzavano lievi nella dolce brezza estiva della notte, mentre il loro proprietario percorreva a passo spedito un ripido sentiero, che si apriva attraverso un’odorosa macchia di aromatiche erbe.

Il mirto gli pungeva le caviglie, graffiandole leggermente e l’odore penetrante del rosmarino e dell’allora gli empiva le narici; ciottoli di ghiaia e sabbia fine scivolavano attraverso le aperture dei suoi sandali, solleticandogli i piedi; indossava un paio di pantaloni di stoffa grezza ma pulita e una camicia di iuta azzurro chiaro, al polso, teneva una benda blu, più come ornamento che per effettiva utilità.

Il giovane guerriero dagli occhi luminosi faceva vagare attentamente lo sguardo sulla distesa marina silenziosa che si scorgeva tra i bassi arbusti, dolcemente spruzzata dall’argento dei raggi lunari: Camus era inquieto quella notte; non riusciva a spiegarsi la ragione di tale nervosismo che gli opprimeva l’animo e il cuore e ciò lo rendeva particolarmente agitato, non era da lui.

All’improvviso, i suoi sensi, tesi come una corda di violino, percepirono un fruscio e una presenza estranea dietro di sé.

Istintivamente, scattò, voltandosi all’indietro, pronto a reagire ma, da un cespuglio, uscì un leprotto, i suoi occhi brillano nel buio per un istante appena, prima che l’animaletto si rituffasse tra l’erba, spaventato dalla presenza del Saint; il giovane uomo sospirò, rilassandosi appena: “Maledizione..” imprecò a mezza voce, riprendendo il suo cammino. Il rosso si fece strada tra gli arbusti, giungendo, qualche minuto dopo, presso una piccola lingua di sabbia lambita dal mare.

Al limitare di essa, però, si bloccò.

Lì, seduto sulla riva, c’era qualcuno, ne aveva scorto la silhouette elegante ancora prima di percepirne il cosmo, un cosmo familiare che permeava il luogo, fuso con un frammento del cosmo della Dea Athena, che ancora controllava quella zona della Grecia, al limitare con la Terra Santa, un cosmo d’oro come il suo: sedeva sulla riva, i suoi pensieri dolcemente cullati dal lento e ritmico sciabordio delle onde, la testa era incassata tra le ginocchia, tenute strette al petto; stava immobile, come una statua perfetta, i lunghi capelli disordinatamente sparsi sulle spalle sottili, lo sguardo perso in lontananza sul mare.

Aquarius sospirò e si avvicinò alla figura rannicchiata.

Con un gesto calmo, annullò la distanza tra lui e il compagno, stringendolo da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla mentre l’altro trasalì leggermente nel suo abbraccio, ma non ne sembrava scontento, anzi, si rannicchiò maggiormente contro il suo petto: “Cosa ci fai qui, Milo?” chiese severo il rosso, “Non dovresti essere a dormire?” aggiunse, scivolandogli accanto ma senza mollare la presa; Scorpio scosse piano la testa, poggiando a sua volta il capo su quello dell’altro, “Non riuscivo a prendere sonno.” ammise, allacciando le braccia attorno alla sua vita, “Sono venuto sin qui con l’intenzione di rilassarmi un po’, ma a quanto pare non ci sono riuscito.” sussurrò, sorridendo leggermente alla luce della Luna che, in quel momento, sbucò da una nuvoletta passeggera.

Camus non rispose, si limitò a fissarlo, tenendolo stretto, perso in chissà quali elucubrazioni mentali; spostò poi la sua vista sulla calma distesa del mare greco, tranquilla e pacifica come ormai da tempo era il Sanctuary.

“Ehi, mi senti?”.

La voce scocciata di Milo scosse il guerriero dai suoi pensieri, e portandolo a guardare negli occhi il compagno, incrociando due cerulee iridi tinte di velata preoccupazione; il rosso scosse il capo: “Scusami, che hai detto?” chiese; Scorpio sbuffò, giocherellando con il suo artiglio acuminato e tinto di rosso, “Dicevo, adesso che finalmente possiamo goderci un po’ di tranquillità dopo la Guerra, cosa farai, tornerai in Siberia con Hyoga?” ripeté con tono velatamente scocciato.

Il sacro guerriero si richiuse in un riflessivo silenzio, non aveva ancora pensato a nulla da quando si erano ritrovati tutti al Santuario, vivi.

L’unica cosa che volevano era stare assieme.

Milo mugugnò di dolore, gli occhi feriti da una luce intensa, sentiva le membra pulsare, completamente avviluppato da una fastidiosa sensazione di sangue in bocca.

Per un momento, pensò di trovarsi nell’Elisio.

Poi, sentì una voce, una voce gentile chiamarlo, una voce dolce che lo toccava sin nel profondo del cuore e un Cosmo avvolgerlo come un abbraccio materno: “Milo, stai bene?”.

A quell’accorata richiesta, il Saint capì di essere ancora vivo.

Lentamente, sollevò le palpebre, trovandosi dinanzi il viso, cinto dai raggi del sole, di Athena, i grandi occhi cerulei velati di ansia: “Athena-sama…” sussurrò il guerriero, riconoscendola; il viso della dea si distese in un caldo sorriso di sollievo, “Ce la fai ad alzarti?” chiese lei, tendendogli una mano. Il Saint annuì e afferrò con delicatezza le sottili dita della fanciulla, mettendosi faticosamente a sedere, il cielo non gli era mai parso così splendido nel suo azzurro.

Col fiato corto, guardò la dea poi, con aria smarrita, fece vagare la vista attorno e si accorse stupefatto di essere sdraiato tra colonne e templi che riconobbe, con commozione, come parte del Sanctuary.

A terra, sdraiati poco lontano e confusi, stavano i Gold Saints, apparentemente incolumi, poco più in là, i Bronze, seduti attorno a Seiya.

Scorpio sgranò gli occhi che si colmarono in un attimo di calde lacrime; con uno scatto, si mise in piedi, barcollando vistosamente e muovendo qualche passo verso i compagni a terra: “S.. Stanno bene, vero?” mormorò, cercando di tenersi saldo sulle gambe malferme. Improvvisamente privo di forze, cadde all’indietro ma la sua caduta fu bloccata da Athena: “Si, stanno bene, è finita.”.

Il Saint dello Scorpione si scosse improvvisamente dal ricordo che aveva rivissuto per un attimo; alzando lo sguardo, incontrò gli occhi velati dell’amico e capì all’istante che stavano rivivendo le stesse memorie; si strinse nelle spalle: “Io resterò qui, comunque. Non ho altro posto in cui andare e sinceramente è l’unico posto in cui vorrei mai stare. E poi, Shion-sama e tutti avranno bisogno di noi.” disse il ragazzo, scostandosi dall’abbraccio e affossando il capo tra le ginocchia.

Camus sospirò e incrociò le mani dietro la nuca, distendendosi sull’umida e soffice sabbia: “Hyoga è cresciuto, non ha bisogno di una balia,” replicò con tono asciutto, “E nemmeno gli altri, sono perfettamente in grado di cavarsela da soli, si sono dimostrati nostri degni successori. No, resterò qui anche io.” aggiunse. Scorpio restò interdetto per un attimo, poi scoppiò a ridere, stendendosi a sua volta accanto al compagno: “Meglio così, allora. È bello per una volta stare tutti assieme.”.

Aquarius sorrise, portando un braccio attorno alle sue spalle e avvicinandolo a sé: “Non ci siamo comportati bene io, Shura e Saga, vero?” chiese con tono dimesso il guardiano dell’Undicesima Casa, fissando il cielo trapunto di stelle mentre una pallida mano andava ad accarezzare i ciuffi ribelli del biondo accanto a lui; Milo bloccò la sua mano, serrandola forte tra le sue dita, stupendo perfino il maggiore tra i due, mai il giovane greco si era mai comportato a quel modo, “Non importa quello che è successo, a nessuno importa, adesso siamo di nuovo assieme. Il passato non vuol dire, voi avete rischiato tutto per svolgere il vostro compito di Saint e nessuno ve lo rimprovera, men che meno Athena. La sofferenza maggiore è stata vostra.” disse saggiamente il giovane uomo.

Camus emise un leggero sospiro dalla bocca: “Riesci sempre a leggermi dentro, vero?” mormorò, “Sei come un libro aperto per me, forse è per questo che siamo così compatibili.” disse con tono divertito il ragazzo di pochi mesi più giovane, “Mi sei mancato…” aggiunse, chiudendo gli occhi per lasciarsi cullare dal ritmico battito del cuore di Aquarius.

Il rosso gli cinse la vita con le braccia, facendolo poggiare col capo sul petto: “Anche tu.” Rispose semplicemente.

 

 

ANGOLO DEL LEMURE VIOLETTO:

Salve a tutti^^

Beh, che dire?

Questa fanfic è parte di una coppia di fic che scrissi l'anno scorso durante la gita di classe a Roma, seduta sul bordo della Fontana di Trevi. Le scrissi quando mi ero appena unita al Tempio, ma riuscii a farle vedere agli altri solo qualche mese dopo. Ora, in tutto il suo splendore, vi è giunta la migliore, nonchè per ora unica, MiloXCamus del mio repertorio^^'''

Spero vi piaccia!!

Dedicata a chiunque su questi lidi appartenga al sopracitato Tempio (Si, parlo con voi) e a LeFleurDuMal, Scilla-sama!!!

UN BACIONE

 

SHUN

   
 
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