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Autore: ElderClaud    26/10/2009    4 recensioni
“Nnoitra sama, non va bene?”
Per l'ennesima volta da quando la sua Fracctiòn era entrata nella sua stanza quella mattina, venne nuovamente scosso da brividi.
Quella voce cinguettante lo aveva per un momento spiazzato. Lui che era così abituato a sentire una voce di ragazzo ogni volta, si sentì quasi perduto ad udirla ridotta di un paio di ottave.
“N-no Tesla... Va tutto bene! Credo”
{Nnoitra-Tesla} attenzione, contiene Gender Bender, se non amate il genere astenetevi!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arrancar, Nnoitra Jilga
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Allora, non so neppure io il perché di questa storiella.
Prendetelo tuttavia come un esperimento bello e buono, cioè non prendetelo propriamente sul serio.
Questa dopotutto, è la prima GB che scrivo nel fandom di Bleach. Gender Bender, ossia una fan fiction dove uno dei personaggi usati cambia sesso. Un uomo che diventa donna, e una donna che diventa uomo. Cosa che si allaccia al what if ma non per questo all'ooc.
Un genere molto bistrattato da noi (considerato una sorta di yaoi “nascosto” anche se così non è) preferendo il Cross Dressing che a mio avviso è quello un genere squallido.
Comunque sia, dopo queste spiegazioni, vi presento questa Nnoitra-Tesla, dove il secondo è femmina. Se non amate il genere astenetevi!
Per il resto buona lettura (e se il finale vi pare strano, non temete. È una cosa voluta)


As You Desire Me (Maybe...)

Stupore.

Guardava la creatura che aveva davanti, con assoluto stupore.

Ciò non era una cosa usuale per lui, così abituato ad esprimere emozioni negative in ogni contesto, e questo lo metteva quindi in forte imbarazzo.
Tanto che per lui stupore ed imbarazzo erano la stessa medesima cosa. E ciò lo infastidiva nel suo perenne orgoglio di anteporre il proprio “io” su tutto.
Nnoitra sama, non va bene?”
Per l'ennesima volta da quando la sua Fracctiòn era entrata nella sua stanza quella mattina, venne nuovamente scosso da brividi.
Non capendo se di disgusto o di attrazione, volle rimanere in bilico tra le due cose e credere che la cosa che stava provando – ancora – fosse il tanto e odiato stupore.
Anche se a dirla tutta, era un termine riduttivo. Molto riduttivo per dire come stavano in realtà le cose.
“N-no Tesla... Va tutto bene! Credo”
Quella voce cinguettante lo aveva per un momento spiazzato. Lui che era così abituato a sentire una voce di ragazzo ogni volta, si sentì quasi perduto ad udirla ridotta di un paio di ottave.
Sinceramente, cosa doveva dire?
Non lo sapeva, davvero lui non lo sapeva. Arrabbiarsi e spaccargli la faccia, oppure accettare quella decisione e magari approfittarsene?
In automatico, gli venne d'istinto portarsi una mano sulla benda dell'occhio sinistro. Ove al posto dell'orbita oculare, era presente il suo buco di hollow con tanto di maschera.
Premette le dita sulla stoffa sintetica, e avvertì più intensamente il formicolio che bruciava il bordo di quel maledetto buco.
Maledetta situazione di merda” pensò. E tale sentimento lo colse persino la Fracctiòn che aveva davanti.

Forse il giovane – anzi no, ora era la giovane – Tesla aveva commesso una cazzata a fare quello che aveva fatto.
Forse non era stata una buona idea la decisione di chiedere aiuto ad Aporro sama, per rasserenare un po' il proprio sire. Sempre aggressivo e sempre più ingestibile.
Che colpo di testa assurdo quello di voler diventare femmina per due giorni.
Sì femmina. Con la credenza che una figura femminile avrebbe rilassato Nnoitra.
Ma invece di andare alla ricerca di una donna “normale” come si sarebbe fatto nella realtà, geloso del proprio posto di servitore, aveva provveduto a fare da se.
E Aporro sama, stranamente – forse divertito e affascinato dalla sua bizzarra decisione – aveva accettato di dargli una mano. Ridendosela chiaramente sotto i baffi.
Stavolta tuttavia aveva superato ogni limite di umiliazione. E se l'era auto inflitta da solo da bravo coglione.
“Capisco...” borbottò affranta.
Piegando lo sguardo verso un pavimento coperto a metà dalla propria visuale, da un seno abbondante e rotondo. E prima quando guardava verso il basso, la terra sotto i piedi la vedeva tutta.
Ovvio, era un uomo.
Ma quasi sicuramente per Nnoitra, era alla stregua di un transessuale mal riuscito come lo era Charlotte Cuuhlhorne.
Un disgustoso scherzo della natura.

“No senti...”
A quella reazione la Quinta Espada reagì quasi sulla difensiva, e si protese in avanti per osservarla meglio. Gli veniva difficile da credere che quella tizia era Tesla.
Quando era entrata nelle sue stanze per dargli il buon giorno, era rimasto per un momento spiazzato. E solo notando i particolari della sua maschera da hollow e del viso in generale, azzardò l'ipotesi che potesse essere lui. E ci aveva preso, nonostante non stesse affatto sognando.
“... Partendo dal principio, cosa diavolo ti è saltato in testa? E come hai fatto a diventare... questa cosa qui?”
Ecco che giungevano le spiegazioni. Ed ecco che quasi sicuramente, se gliele avesse date, sarebbero stati dolori.
Sarebbe stata giustamente picchiata per aver ridicolizzato così la somma figura del proprio padrone.
Oppure semplicemente per aver azzardato una cosa del genere.
Pessimo colpo di testa davvero.
“Io... Ho chiesto aiuto all'Octava Espada per questa trasformazione e... – entrò quasi nel panico vedendo Nnoitra massaggiarsi le tempie per aver iniziato a capire – …M-ma mi ha rassicurato che sarei ritornato normale tra qualche ora e...”
Quanto?” volle sapere a bruciapelo il suo signore.
Togliendosi la mano da un volto esasperato e fulminandola con lo sguardo. Interrompendo bruscamente le sue parole, e notando il suo sguardo sempre più colpevole.
“Quarantotto ore, a partire da questa mattina”
La sua vocina era quasi sospirata. Come un cane che si stava preparando a ricevere la mazzata dal proprio padrone.
Ma il padrone almeno per questa volta, volle risparmiarsi uno schiaffo per posare ancora una volta, la grande mano, sul proprio volto travolto dall'esasperazione.
Pazzesco, semplicemente pazzesco.
“Devo forse sentirmi umiliato?” Borbottò tra se e se mentre cercava di calmarsi.
E benché le parole fossero riferite più a se stesso che a Tesla, la giovane donna le sentì forte e chiaro.
“Non era mia intenzione umiliarvi signore. Io ho solo pensato che un po' di compagnia femminile l'avrebbe rilassata...”
“...E dato che ti tirava il culo cercarmi una puttana, hai pensato di inscenare questa pagliacciata eh?”
Pareva furioso, nonostante la voce era un poco indecisa a causa del dubbio che lo divorava. Perché lui ora non sapeva come comportarsi, e la ragazza, anche lei, non aveva la più pallida idea di cosa dire.
Limitandosi ad abbassare la testa umiliata.
E parlò ancora con voce sempre più sottile. Come alla disperata ricerca di perdono nelle sue giustificazioni. Pur comunque non strisciando come uno zerbino.
Non era di una prostituta che Nnoitra sama aveva bisogno.
“Io... Ho assunto la pozione ieri sera, e quando mi sono svegliato stamattina ero già così. Se non gradite la mia presenza, allora non mi vedrete per le restanti quarantotto ore”
Era più una decisione lapidaria che un consiglio vero e proprio. Quasi a voler credere di aver letto nei pensieri del proprio confuso padrone. Ma appunto, i suoi pensieri erano tutt'altro che chiari e cristallini.
Era successo tutto troppo in fretta, ed era tutto troppo complicato da far passare come semplice ragazzata.
Cioè, era da catalogare come ragazzata, ma questo era anche il risultato di una pessima politica sociale. La sua politica sociale.
E se quel ragazzo era giunto a tanto, andando quasi ad umiliare se stesso e lui, era per la scarsa fiducia che Tesla possedeva nei propri confronti.
A causa di un sire che era molto reticente ad ammettere i propri errori.
“Io... Non è che voglio non vederti per due giorni, dannazione! Ma è ovvio che non sappia cosa dirti!”
Quelle parole quasi gli scapparono di bocca. Non era bello mostrarsi impreparati ad un evento, per quanto stupido esso sia.
E mostrarsi ancora una volta così sorpreso, era l'ennesima bastonata sulle gengive.
Doveva stare calmo.
Doveva rilassarsi, e riflettere su cosa fare. Era lui che comandava in quelle stanze, non la sorpresa di non sapere che fare.
Non poteva rimanere a bocca aperta in eterno, era deplorevole e altrettanto umiliante per la Quinta Espada.
Quindi, anche se forse era una cosa un po' fuori luogo, decise di riprendere le redini della situazione togliendosi un piccolo sfizio.
Tra tutti gli argomenti che poteva estrapolare dalla propria testa, decise di cadere comunque non lontano dall'albero. Proponendo quesiti su quel corpo decisamente femminile.
Con domande molto intime e piuttosto imbarazzanti da fare, dato che comunque sempre di Tesla si parlava.
Si mosse a disagio nella propria postura, e mordendosi il labbro inferiore per stemperare il nervosismo, porse alla fanciulla una domanda curiosa.
“Comunque... Com'è avere quelle addosso?”
A quel curioso quesito, fatto dopo un lungo ed imbarazzante silenzio, Tesla alzò lo sguardo perplessa.
Guardando in un primo momento interrogativa il proprio sire, e poi solo in successione capire a cosa si riferiva.
Al suo seno.
“Oh! Intende questo? – indicò lei, portandosi ambo le mani sotto di esso per sollevarlo meglio – devo ammettere che in principio lo trovavo pesante, ma ora non ci faccio più caso! È grosso vero?”
Concluse infine lei, con tutta la serenità di questo mondo.
Continuando a palparsi pacifica quel seno sodo, sotto lo sguardo sempre più indecifrabile di Nnoitra.
Molto grosso” concordò l'allampanato Espada.
Quasi sibilandolo mentre quella tizia, non curandosi ancora della sua espressione poco chiara, continuava a massaggiarsi quell'ammasso di carne invitante.
Che seppur impacchettata dentro la bianca divisa di arrancar, faceva comunque la sua figura.
Si riscosse ancora il povero superiore, scuotendo la testa per scacciare via brividi ignoti, e chiederle nuovamente un'altra domanda. Anzi, più che altro un appunto.
“Tesla?”
“Hm? Si signore?”
Ti stai toccando...”
La frase lapidaria di Jilga, ebbe finalmente il potere di fermare la giovane femmina e il suo costante massaggio. Che, finalmente conscia di quello che stava combinando, si portò le mani ai fianchi velocemente e con vistoso imbarazzo.
Le... Le mie più sentite scuse signore!”
Ad essere sinceri, non è che a Nnoitra dispiacesse ciò che la sottoposta stava combinando – e questo era un pensiero nato nel suo piccolo – ma c'era sempre la cosa che a farlo era stato... Tesla appunto.
Ed era sempre quel muro psicologico la fonte dell'infinito disagio.
“Fa... - l'arrancar deglutì in modo impercettibile e si concesse un secco colpo di tosse – fa niente. Piuttosto... Che hai li sotto?”
Domanda stupida. Domanda davvero stupida.
Era una ragazza, non più un ragazzino idiota. E come tale, in mezzo alle gambe non poteva avere che solo una cosa.
Confermata tra l'altro dal vistoso rossore facciale che la Fracctiòn assunse.
Portandosi indietro di un passo dal padrone, come a volersi distanziare da una trappola mal nascosta.
L'imbarazzo la stava dilaniando, e questo bastava da solo a dare una risposta alla domanda fatta.
“Sorprendentemente, ho attributi femminili anche li”
Tesla riusciva a mantenere una dignità nelle parole, anche in momenti simili. Sorprendente come riuscisse a stemperare ridicole tensioni con il suo, fin troppo, nobile modo di fare.
In quei momenti era pure tentato da concedergli ragione ogni qual volta alzava obiezioni. Ma tant'è, il capo non era certo quel moccioso.

“Hm... Va bene ho capito!”
Grugnì quasi deluso Jilga. Portandosi lontano dalla femmina quasi a voler marcare il suo improvviso calo di interesse verso quel cambiamento.
Non è che non gliene fregava più niente di quello che la Fracctiòn aveva combinato, ma era la perenne sensazione di stupore che gli aveva dato gran noia.
E l'Espada non era tipo da rimanere a bocca aperta molto a lungo, era più abituato a far rimanere lui stesso a bocca aperta tutti gli altri.
Avversari compresi.
Era sinceramente esasperato dalla situazione, e cosa che lo stancava maggiormente, era che gli altri colleghi non si sarebbero risparmiati battutine di spirito a vederli assieme.
Ecco, quella era la cosa che dava più fastidio. I pettegolezzi di fratelli arroganti e presuntuosi.
Sospirando in modo impercettibile, e avvicinandosi ad una credenza di marmo posta nei paraggi, si concesse di passare le dita su quella superficie liscia fredda. Che ben rifletteva il suo sguardo demotivo tradito solo dal picchettare di un'unghia sulla pietra levigata.
Pensa maledizione, pensa!
Doveva trovare una balla credibile, anche perché se non lo avesse fatto in tempo, c'era sempre quell'intrigante di un Grantz che avrebbe provveduto a snocciolare informazioni.
Pensa maledizione, pensa!
Neppure assottigliando la palpebra dell'unico occhio, riusciva a concentrarsi come doveva. E il non riuscire a pensare lo innervosiva ancora di più. Cosa aggravata dal fatto che aveva una seccatura con due tette vere poco distante da dove si trovava.
E si che anni fa avevi fatto parecchie pressioni per avere una femmina, adesso non ti garba più?
Si riscosse ancora con un brivido che sapeva quasi di paura. Se c'era una cosa che lo turbava – se si poteva passare il termine – era il ritrovarsi a parlare con il proprio cervello e i suoi – propri – malsani pensieri.
Scosse ancora la testa e alzò lo sguardo da quella superficie fredda e omogenea, per voltarsi ancora ed incontrare la presenza femminile che non si era schiodata da li neppure per un momento.
Con gli occhi fissi sul proprio padrone, come in attesa di un responso.

Sono stato io a volerlo”
il silenzio nella camera, venne rotto con parole che dire sibilline era poco.
Tesla rimase ancora più confusa di prima, sia per le parole utilizzate, sia per il tono deciso adottato per pronunciarle.
“Ehm... Prego?”
Sapeva di irritare il proprio sire costringendolo a ripetersi, ma non vi era altra soluzione. E grazie a Dio arrivò anche la sua soluzione.
“Sono stato io a volere che diventassi femmina. L'ho voluto perché... – si inumidì le labbra nell'intento di formulare meglio le parole – …perché da donna sei più degno di rispetto di quando sei uomo!”
Avanzò il tetro silenzio in quella stanza ormai provata dalle due presenze. L'aria si stava riempiendo di tensione da ambo le parti, e sul volto di Tesla si poteva vedere una nota dolente.
Questo tuttavia, non distolse l'Espada a continuare a parlare.
“Sei un ragazzino patetico e inutile! A confronto una femmina ha più dignità di te! Ecco perché ho voluto che diventassi femmina. Ti ho mandato io stesso da Szayel per risolvere il problema! E... Ehi! Non guardarmi con quella faccia!! Si berranno la storia credimi...”
Pareva un piano abbastanza intelligente per essere stato formulato in fretta e furia a causa di quella bravata. Ma questo non toglieva che le sue parole erano ancora una volta denigratorie e umilianti.
La povera Tesla, si ritrovò a guardare il pavimento inespressivo con sguardo ferito e mordendosi istintivamente un labbro.
“È un tantino umiliante, non crede?”
Stranamente, se fosse stata una domanda fatta quando ancora era un giovane maschio, non si sarebbe risparmiato dal dargli un ceffone dietro la nuca.
Qui però, le cose istintivamente cambiavano. E Nnoitra si ritrovò a bloccare il respiro colto da improvviso battito cardiaco.
Avvertendo chiaramente il collo irrigidirsi a causa delle vene che si gonfiavano, e le mani tremare di imminente isteria.
Non ci fu ne schiaffo ne pedata nel sedere, ma le mani comunque le allungò verso la fedele Fracctiòn.
Grandi e cattive, si mossero con rabbia verso di lei, strappandole un piccolo grido di sorpresa mentre l'agguantavano prima che potesse fare un solo movimento per liberarsene.
Se mai avesse provato a ribellarsi, va sempre ricordato che un servo nell'Hueco Mundo, è sempre fedele al proprio sire.
L'acchiappò proprio all'altezza della tiroide. Dove i lati della sua divisa si univano in anonimi bottoncini.
Sollevandola così da terra, ben tenendo stretto quel tessuto candido, e portandosela a quasi un metro da terra.
“S-signore?”
La voce della femmina tentava di rimanere ferma nonostante le parole lievemente tremanti, ma più che l'essere stata sollevata da terra così brutalmente, era lo sguardo carico di ira e di istinto represso del padrone a farle maggiormente paura.
La pupilla in quell'occhio sano, pareva vibrare di pura follia, mentre i denti digrignavano tra loro nell'atto di contenere furia omicida. Di contenere bestialità e malizia.
Stranamente aveva anche più timore del solito, e forse la cosa era aggravata dal fatto che era appunto una femmina.
Una femmina nata per volontà di rasserenare un po' quell'Espada troppo su di giri.
Credimi Tesla... Ci sono situazioni ben più umiliati di questa che tu puoi sperimentare!”

Davvero un pessimo colpo di testa quello di voler diventare femmina...

   
 
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