Allora, non so neppure io il perché di questa storiella.
Prendetelo tuttavia come un esperimento bello e buono, cioè
non
prendetelo propriamente sul serio.
Questa dopotutto, è la prima GB che scrivo nel fandom di
Bleach.
Gender Bender, ossia una fan fiction dove uno dei personaggi usati
cambia sesso. Un uomo che diventa donna, e una donna che diventa
uomo. Cosa che si allaccia al what if ma non per questo all'ooc.
Un genere molto bistrattato da noi (considerato una sorta di yaoi
“nascosto” anche se così non
è) preferendo il Cross Dressing
che a mio avviso è quello un genere squallido.
Comunque sia, dopo queste spiegazioni, vi presento questa
Nnoitra-Tesla, dove il secondo è femmina. Se non amate il
genere
astenetevi!
Per il resto buona lettura (e se il finale vi pare strano, non
temete. È una cosa voluta)
As You Desire Me (Maybe...)
Stupore.
Guardava la creatura che aveva davanti, con assoluto stupore.
Ciò non era una cosa
usuale per lui, così abituato ad esprimere emozioni negative
in ogni
contesto, e questo lo metteva quindi in forte imbarazzo.
Tanto che per lui stupore
ed imbarazzo erano la stessa medesima cosa. E ciò lo
infastidiva nel
suo perenne orgoglio di anteporre il proprio “io”
su tutto.
“Nnoitra sama, non va
bene?”
Per l'ennesima volta da
quando la sua Fracctiòn era entrata nella sua stanza quella
mattina,
venne nuovamente scosso da brividi.
Non capendo se di disgusto
o di attrazione, volle rimanere in bilico tra le
due cose e
credere che la cosa che stava provando – ancora –
fosse il tanto
e odiato stupore.
Anche se a dirla tutta,
era un termine riduttivo. Molto riduttivo per dire come stavano in
realtà le cose.
“N-no Tesla... Va
tutto bene! Credo”
Quella voce cinguettante
lo aveva per un momento spiazzato. Lui che era così abituato
a
sentire una voce di ragazzo ogni volta, si sentì quasi
perduto ad
udirla ridotta di un paio di ottave.
Sinceramente, cosa doveva dire?
Non lo sapeva, davvero lui
non lo sapeva. Arrabbiarsi e spaccargli la faccia, oppure accettare
quella decisione e magari approfittarsene?
In automatico, gli venne
d'istinto portarsi una mano sulla benda dell'occhio sinistro. Ove al
posto dell'orbita oculare, era presente il suo buco di hollow con
tanto di maschera.
Premette le dita sulla
stoffa sintetica, e avvertì più intensamente il
formicolio che
bruciava il bordo di quel maledetto buco.
“Maledetta situazione
di merda” pensò. E tale sentimento lo
colse persino la
Fracctiòn che aveva davanti.
Forse il giovane – anzi
no, ora era la giovane – Tesla aveva commesso una
cazzata a
fare quello che aveva fatto.
Forse non era stata una
buona idea la decisione di chiedere aiuto ad Aporro sama, per
rasserenare un po' il proprio sire. Sempre aggressivo e sempre
più
ingestibile.
Che colpo di testa assurdo
quello di voler diventare femmina per due giorni.
Sì femmina. Con la
credenza che una figura femminile avrebbe rilassato Nnoitra.
Ma invece di andare alla
ricerca di una donna “normale” come si sarebbe
fatto nella
realtà, geloso del proprio posto di servitore, aveva
provveduto a
fare da se.
E Aporro sama, stranamente
– forse divertito e affascinato dalla sua bizzarra decisione
–
aveva accettato di dargli una mano. Ridendosela chiaramente sotto i
baffi.
Stavolta tuttavia aveva
superato ogni limite di umiliazione. E se l'era auto inflitta da solo
da bravo coglione.
“Capisco...” borbottò
affranta.
Piegando lo sguardo verso
un pavimento coperto a metà dalla propria visuale, da un
seno
abbondante e rotondo. E prima quando guardava verso il basso, la
terra sotto i piedi la vedeva tutta.
Ovvio, era un uomo.
Ma quasi sicuramente
per Nnoitra, era alla stregua di un transessuale mal riuscito come lo
era Charlotte Cuuhlhorne.
Un disgustoso scherzo
della natura.
“No senti...”
A quella reazione la
Quinta Espada reagì quasi sulla difensiva, e si protese in
avanti
per osservarla meglio. Gli veniva difficile da credere che quella
tizia era Tesla.
Quando era entrata nelle
sue stanze per dargli il buon giorno, era rimasto per un momento
spiazzato. E solo notando i particolari della sua maschera da hollow
e del viso in generale, azzardò l'ipotesi che potesse essere
lui. E
ci aveva preso, nonostante non stesse affatto sognando.
“... Partendo dal
principio, cosa diavolo ti è saltato in testa? E come hai
fatto a
diventare... questa cosa qui?”
Ecco che giungevano le
spiegazioni. Ed ecco che quasi sicuramente, se gliele avesse date,
sarebbero stati dolori.
Sarebbe stata giustamente
picchiata per aver ridicolizzato così la somma figura del
proprio
padrone.
Oppure semplicemente per
aver azzardato una cosa del genere.
Pessimo colpo di testa
davvero.
“Io... Ho chiesto aiuto
all'Octava Espada per questa trasformazione e... –
entrò quasi nel
panico vedendo Nnoitra massaggiarsi le tempie per aver iniziato a
capire – …M-ma mi ha rassicurato che sarei
ritornato normale tra
qualche ora e...”
“Quanto?” volle
sapere a bruciapelo il suo signore.
Togliendosi la mano da un
volto esasperato e fulminandola con lo sguardo. Interrompendo
bruscamente le sue parole, e notando il suo sguardo sempre
più
colpevole.
“Quarantotto ore, a
partire da questa mattina”
La sua vocina era quasi
sospirata. Come un cane che si stava preparando a ricevere la mazzata
dal proprio padrone.
Ma il padrone almeno per
questa volta, volle risparmiarsi uno schiaffo per posare ancora una
volta, la grande mano, sul proprio volto travolto dall'esasperazione.
Pazzesco, semplicemente
pazzesco.
“Devo forse sentirmi
umiliato?” Borbottò tra se e se mentre cercava di
calmarsi.
E benché le parole
fossero riferite più a se stesso che a Tesla, la giovane
donna le
sentì forte e chiaro.
“Non era mia intenzione
umiliarvi signore. Io ho solo pensato che un po' di compagnia
femminile l'avrebbe rilassata...”
“...E dato che ti tirava
il culo cercarmi una puttana, hai pensato di inscenare questa
pagliacciata eh?”
Pareva furioso, nonostante
la voce era un poco indecisa a causa del dubbio che lo divorava.
Perché lui ora non sapeva come comportarsi, e la ragazza,
anche lei,
non aveva la più pallida idea di cosa dire.
Limitandosi ad abbassare
la testa umiliata.
E parlò ancora con voce
sempre più sottile. Come alla disperata ricerca di perdono
nelle sue
giustificazioni. Pur comunque non strisciando come uno zerbino.
Non era di una
prostituta che Nnoitra sama aveva bisogno.
“Io... Ho assunto la
pozione ieri sera, e quando mi sono svegliato stamattina ero
già
così. Se non gradite la mia presenza, allora non mi vedrete
per le
restanti quarantotto ore”
Era più una decisione
lapidaria che un consiglio vero e proprio. Quasi a voler credere di
aver letto nei pensieri del proprio confuso padrone. Ma appunto, i
suoi pensieri erano tutt'altro che chiari e cristallini.
Era successo tutto troppo
in fretta, ed era tutto troppo complicato da far passare come
semplice ragazzata.
Cioè, era da catalogare
come ragazzata, ma questo era anche il risultato di una pessima
politica sociale. La sua politica sociale.
E se quel ragazzo era
giunto a tanto, andando quasi ad umiliare se stesso e lui, era per la
scarsa fiducia che Tesla possedeva nei propri confronti.
A causa di un sire che era
molto reticente ad ammettere i propri errori.
“Io... Non è che voglio
non vederti per due giorni, dannazione! Ma è ovvio che non
sappia
cosa dirti!”
Quelle parole quasi gli
scapparono di bocca. Non era bello mostrarsi impreparati ad un
evento, per quanto stupido esso sia.
E mostrarsi ancora una
volta così sorpreso, era l'ennesima bastonata sulle gengive.
Doveva stare calmo.
Doveva rilassarsi, e
riflettere su cosa fare. Era lui che comandava in quelle stanze, non
la sorpresa di non sapere che fare.
Non poteva rimanere a
bocca aperta in eterno, era deplorevole e altrettanto umiliante per
la Quinta Espada.
Quindi, anche se forse era
una cosa un po' fuori luogo, decise di riprendere le redini della
situazione togliendosi un piccolo sfizio.
Tra tutti gli argomenti
che poteva estrapolare dalla propria testa, decise di cadere comunque
non lontano dall'albero. Proponendo quesiti su quel corpo decisamente
femminile.
Con domande molto intime e
piuttosto imbarazzanti da fare, dato che comunque sempre di Tesla si
parlava.
Si mosse a disagio nella
propria postura, e mordendosi il labbro inferiore per stemperare il
nervosismo, porse alla fanciulla una domanda
curiosa.
“Comunque... Com'è
avere quelle addosso?”
A quel curioso quesito,
fatto dopo un lungo ed imbarazzante silenzio, Tesla alzò lo
sguardo
perplessa.
Guardando in un primo
momento interrogativa il proprio sire, e poi solo in successione
capire a cosa si riferiva.
Al suo seno.
“Oh! Intende questo? –
indicò lei, portandosi ambo le mani sotto di esso per
sollevarlo
meglio – devo ammettere che in principio lo trovavo pesante,
ma ora
non ci faccio più caso! È grosso vero?”
Concluse infine lei, con
tutta la serenità di questo mondo.
Continuando a palparsi
pacifica quel seno sodo, sotto lo sguardo sempre più
indecifrabile
di Nnoitra.
“Molto grosso”
concordò l'allampanato Espada.
Quasi sibilandolo mentre
quella tizia, non curandosi ancora della sua espressione poco chiara,
continuava a massaggiarsi quell'ammasso di carne invitante.
Che seppur impacchettata
dentro la bianca divisa di arrancar, faceva comunque la sua figura.
Si riscosse ancora il
povero superiore, scuotendo la testa per scacciare via brividi
ignoti, e chiederle nuovamente un'altra domanda. Anzi, più
che altro
un appunto.
“Tesla?”
“Hm? Si signore?”
“Ti stai toccando...”
La frase lapidaria di
Jilga, ebbe finalmente il potere di fermare la giovane femmina e il
suo costante massaggio. Che, finalmente conscia di quello che stava
combinando, si portò le mani ai fianchi velocemente e con
vistoso
imbarazzo.
“Le... Le mie più
sentite scuse signore!”
Ad essere sinceri, non è
che a Nnoitra dispiacesse ciò che la sottoposta stava
combinando –
e questo era un pensiero nato nel suo piccolo – ma c'era
sempre la
cosa che a farlo era stato... Tesla appunto.
Ed era sempre quel muro
psicologico la fonte dell'infinito disagio.
“Fa... - l'arrancar
deglutì in modo impercettibile e si concesse un secco colpo
di tosse
– fa niente. Piuttosto... Che hai li sotto?”
Domanda stupida. Domanda
davvero stupida.
Era una ragazza, non più
un ragazzino idiota. E come tale, in mezzo alle gambe non poteva
avere che solo una cosa.
Confermata tra l'altro dal
vistoso rossore facciale che la Fracctiòn assunse.
Portandosi indietro di un
passo dal padrone, come a volersi distanziare da una trappola mal
nascosta.
L'imbarazzo la stava
dilaniando, e questo bastava da solo a dare una risposta alla domanda
fatta.
“Sorprendentemente, ho
attributi femminili anche li”
Tesla riusciva a mantenere
una dignità nelle parole, anche in momenti simili.
Sorprendente come
riuscisse a stemperare ridicole tensioni con il suo, fin troppo,
nobile modo di fare.
In quei momenti era pure
tentato da concedergli ragione ogni qual volta alzava obiezioni. Ma
tant'è, il capo non era certo quel moccioso.
“Hm... Va bene ho
capito!”
Grugnì quasi deluso
Jilga. Portandosi lontano dalla femmina quasi a voler marcare il suo
improvviso calo di interesse verso quel cambiamento.
Non è che non gliene
fregava più niente di quello che la Fracctiòn
aveva combinato, ma
era la perenne sensazione di stupore che gli aveva dato gran noia.
E l'Espada non era tipo da
rimanere a bocca aperta molto a lungo, era più abituato a
far
rimanere lui stesso a bocca aperta tutti gli altri.
Avversari compresi.
Era sinceramente
esasperato dalla situazione, e cosa che lo stancava maggiormente, era
che gli altri colleghi non si sarebbero risparmiati battutine di
spirito a vederli assieme.
Ecco, quella era la cosa
che dava più fastidio. I pettegolezzi di fratelli arroganti
e
presuntuosi.
Sospirando in modo
impercettibile, e avvicinandosi ad una credenza di marmo posta nei
paraggi, si concesse di passare le dita su quella superficie liscia
fredda. Che ben rifletteva il suo sguardo demotivo tradito solo dal
picchettare di un'unghia sulla pietra levigata.
Pensa maledizione,
pensa!
Doveva trovare una balla
credibile, anche perché se non lo avesse fatto in tempo,
c'era
sempre quell'intrigante di un Grantz che avrebbe provveduto a
snocciolare informazioni.
Pensa maledizione,
pensa!
Neppure assottigliando la
palpebra dell'unico occhio, riusciva a concentrarsi come doveva. E il
non riuscire a pensare lo innervosiva ancora di più. Cosa
aggravata
dal fatto che aveva una seccatura con due tette vere
poco
distante da dove si trovava.
E si che anni fa avevi
fatto parecchie pressioni per avere una femmina, adesso non ti garba
più?
Si riscosse ancora con un
brivido che sapeva quasi di paura. Se c'era una cosa che lo turbava
–
se si poteva passare il termine – era il ritrovarsi a parlare
con
il proprio cervello e i suoi – propri – malsani
pensieri.
Scosse ancora la testa e
alzò lo sguardo da quella superficie fredda e omogenea, per
voltarsi
ancora ed incontrare la presenza femminile che non si era schiodata
da li neppure per un momento.
Con gli occhi fissi sul
proprio padrone, come in attesa di un responso.
“Sono stato io a
volerlo”
il silenzio nella camera,
venne rotto con parole che dire sibilline era poco.
Tesla rimase ancora più
confusa di prima, sia per le parole utilizzate, sia per il tono
deciso adottato per pronunciarle.
“Ehm... Prego?”
Sapeva di irritare il
proprio sire costringendolo a ripetersi, ma non vi era altra
soluzione. E grazie a Dio arrivò anche la sua soluzione.
“Sono stato io a volere
che diventassi femmina. L'ho voluto perché... – si
inumidì le
labbra nell'intento di formulare meglio le parole –
…perché da
donna sei più degno di rispetto di quando sei
uomo!”
Avanzò il tetro silenzio
in quella stanza ormai provata dalle due presenze. L'aria si stava
riempiendo di tensione da ambo le parti, e sul volto di Tesla si
poteva vedere una nota dolente.
Questo tuttavia, non
distolse l'Espada a continuare a parlare.
“Sei un ragazzino
patetico e inutile! A confronto una femmina ha più
dignità di te!
Ecco perché ho voluto che diventassi femmina. Ti ho mandato
io
stesso da Szayel per risolvere il problema! E... Ehi!
Non
guardarmi con quella faccia!! Si berranno la storia
credimi...”
Pareva un piano abbastanza
intelligente per essere stato formulato in fretta e furia a causa di
quella bravata. Ma questo non toglieva che le sue parole erano ancora
una volta denigratorie e umilianti.
La povera Tesla, si
ritrovò a guardare il pavimento inespressivo con sguardo
ferito e
mordendosi istintivamente un labbro.
“È un tantino
umiliante, non crede?”
Stranamente, se fosse
stata una domanda fatta quando ancora era un giovane maschio, non si
sarebbe risparmiato dal dargli un ceffone dietro la nuca.
Qui però, le cose
istintivamente cambiavano. E Nnoitra si ritrovò a bloccare
il
respiro colto da improvviso battito cardiaco.
Avvertendo chiaramente il
collo irrigidirsi a causa delle vene che si gonfiavano, e le mani
tremare di imminente isteria.
Non ci fu ne schiaffo ne
pedata nel sedere, ma le mani comunque le allungò verso la
fedele
Fracctiòn.
Grandi e cattive, si
mossero con rabbia verso di lei, strappandole un piccolo grido di
sorpresa mentre l'agguantavano prima che potesse fare un solo
movimento per liberarsene.
Se mai avesse provato a
ribellarsi, va sempre ricordato che un servo nell'Hueco Mundo,
è
sempre fedele al proprio sire.
L'acchiappò proprio
all'altezza della tiroide. Dove i lati della sua divisa si univano
in anonimi bottoncini.
Sollevandola così da
terra, ben tenendo stretto quel tessuto candido, e portandosela a
quasi un metro da terra.
“S-signore?”
La voce della femmina
tentava di rimanere ferma nonostante le parole lievemente tremanti,
ma più che l'essere stata sollevata da terra così
brutalmente, era
lo sguardo carico di ira e di istinto represso del
padrone a
farle maggiormente paura.
La pupilla in quell'occhio
sano, pareva vibrare di pura follia, mentre i denti digrignavano tra
loro nell'atto di contenere furia omicida. Di contenere
bestialità e
malizia.
Stranamente aveva anche
più timore del solito, e forse la cosa era aggravata dal
fatto che
era appunto una femmina.
Una femmina nata per
volontà di rasserenare un po' quell'Espada troppo su di giri.
“Credimi Tesla... Ci
sono situazioni ben più umiliati di questa che tu puoi
sperimentare!”
Davvero un pessimo colpo di testa quello di voler diventare femmina...