Una sera senza luna
l’angelo dai capelli di notte
mi abbandonò.
Avevo pregato credi pagani
perché lo facesse,
perché estraesse
la sua spada di ghiaccio
da dentro il mio cuore.
Lo fece in silenzio,
nascosto,
perché le stelle
non potessero vedere.
Sussurrò rime
di futuri ritorni,
di nuovi abissi in cui cadere.
Ma le sue parole
erano lontane,
spazzate dalla brezza
di un vento d’agosto
e la sua voce era un eco
di un dio dimenticato.
Barocche memorie
invasero la mia mente
e lacrime d’avorio
ne sciolsero i colori.
L’angelo nero
fuggì, con i rintocchi
di una mezzanotte
ormai passata.
Gridò e pianse
canti profani e
supplicò remissioni
ad un cielo ormai sordo.
Ma le sue ali tinte di nero
si spezzarono senza un rimorso
e la nebbia di una nuova alba
lo ridusse in un mero ricordo.