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Autore: baka_the_genius_mind    26/10/2009    13 recensioni
Lo ammiro, lo stimo, lo venero; dipendo
direttamente dalle note che emette con
la sua chitarra, dai suoi sorrisi che soli
sembrano poter abbracciare il mondo, vivo
delle sue risate e maledico le sue lacrime.
(Mi sveglio ogni giorno nel terrore di innamorarmi di lui.)
Ma per lui non sono niente.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice:

Questa shot nasce in un periodo un po' così, un po' tetro, anche se costellato di luminose meraviglie.

La colpa è un po' di Yoake.

Sua e di tutte le seghe mentali conseguenti alle chiacchierate su msn, conseguenti allo shockanti informazioni che mi ha rivelato. (no, non le foto di Reita e Uruha photoshoppate su due avvenenti corpi femminili in lingerie xD)

Forse potrete trovarlo ridicolo.

Insomma, chi me lo fa fare di sgomentarmi in questa maniera per qualcosa di così estraneo?

Beh, io ci sono rimasta male.

Male perchè credevo fossero dei senza problemi, belli e talentuosi, su di un livello diverso da quello di noi comuni mortali.

Beh, ci sono rimasta così male che ne è nata questa shot.

Si evolverà in tre parti, credo slegate fra loro, ma sempre facenti parte di un unico organismo.

Non posso promettere nulla sulla velocità con cui aggiungerò le altre due parti.

Questa...cosa, mi sta particolarmente a cuore, perciò credo che scriverò abbastanza velocemente.


La shot non tratta né di yaoi né di shonen-ai, checché ne possa risultare da quanto leggete.

Effettivamente la linea divisoria è infinitamente sottile, voi potete interpretare ciò che ho scritto come meglio desiderate.

Non posso fregiarmi dell'onore di essere riuscita ad esprimere ciò che desideravo esprimere: per eventuali delucidazioni leggere le note finali







Non la dedico a nessuno perchè è qualcosa di troppo personale.

C'è troppo di me nei pensieri di Aoi.”

Mya


























Loneliness

Why are you so indifferent to me?





Mi lanciò uno sguardo neutro: se non fossi stato certo di conoscerlo come le mie tasche l'avrei definito freddo. Un milione di schegge ustionanti mi trafissero da capo a piedi.


Ero davvero certo di conoscerlo come le mie tasche?


Ruki mi lanciò una pacca abnorme sulla spalla. «Vecchio mio, sei un genio!»

Voltai appena lo sguardo per sorridergli debolmente in rimando.

Kai e Reita sorrisero in sincro. Da quando convivevano quei due mettevano davvero paura in quanto a contemporaneità di azioni. Se in un primo momento ero rimasto terrorizzato dall'idea di un Leader completamente soggiogato dal volere perverso di Reita, mi ero dovuto ricredere. Kai avrebbe dato la vita per la sua anima gemella, ma sapeva imporsi su di lui e riusciva abilmente a svicolare dai trucchetti amorosi che il biondo gli piazzava sapientemente sotto al naso per farlo cadere fra le sue braccia.

Yutaka era innamorato di Akira tanto quanto quest'ultimo lo era di lui.

Sorrisi ad entrambi, per poi voltarmi verso di lui, il cuore improvvisamente acceso da un impeto inspiegabile. Cercai di forgiare il mio volto in una muta preghiera, di supplicarlo con gli occhi, di implorare le sue iridi castane e severe.

Guardò a lungo un punto indefinito fra il mio mento e il colletto della camicia, prima di dare il suo parere. Ne escogitava di molto fantasiose per non incontrare il mio sguardo.

Un guizzò della pupilla scattò lesto verso il mio viso, per poi spegnersi come una debole scintilla soggiogata da un violento colpo di vento.

Illuso.

«Mh.»

Esisteva modo più cruento di spezzarmi il cuore? Frenai a stento un singhiozzo disperato.

Una voglia tremenda di scoppiare in lacrime mi avvolse infidamente. Trattenni i tremiti delle spalle e abbassai lo sguardo sul mio spartito stropicciato.

«Vado a fumare...»

Ruki scattò in piedi come se l'avessero punto con uno spillo.

«Mi aggrego!»

Uruha si voltò e illuminò il suo volto con un sorriso abbagliante, mentre gli circondava le spalle e lo accoglieva fra le sue braccia come un fratello maggiore.

Pareva non accorgersi che avrei dato una mano per un sorriso di eguale intensità rivolto alla mia persona. Reita li raggiunse con un sospiro falsamente infastidito, non prima di aver passato le dita fra i capelli di Yutaka; questi gli sorrise con una dolcezza propria solo agli innamorati.

Rimanemmo soli io e Kai.

«Non vai con loro?»

«Questa volta passo.» mormorai con un debole sorriso.

Era troppo chiedere un po' di considerazione?

«Stai bene?»

Odiavo ingannare il mio Leader. Ne avevamo passate tante assieme, riponeva in me -in noi- una fiducia che non aveva eguali, avrebbe potuto affidarmi la sua vita a cuor leggero, con uno dei suoi soliti sorrisi colmi di affetto che gli piegava le labbra...ma non potevo svelargli il peso che mi opprimeva il cuore.

Non avrebbe compreso.

Faticavo a comprendere io stesso, che avevo libero accesso ai miei pensieri, la sottile linea che separava amicizia e amore, e spesso e volentieri bastava un attimo di incertezza per spezzarla.

«Certo. Ho dormito poco sta notte.»

La verità è che ero rimasto ore a perfezionare quel dannato assolo.

Mi ero addormentato stremato ma soddisfatto, acceso di quella piccola e illusoria scintille di speranza. Ora che tutti i miei sforzi mi si erano palesati nella loro inutilità, quell'assolo così soave e dolce suonava banale, scontato e stridente, infondendomi una vergogna tale da farmi venir voglia di piangere.

Ero abituato ad essere additato come l'altro chitarrista, colui che non era così bravo da poter divenire solista, colui che faceva figura come seconda chitarra, ma che in fin dei conti non serviva a niente.

Ovviamente non era vero.

Se la chitarra ritmica non ci fosse stata le canzoni si sarebbero disgregate da sole, come anche in mancanza di un basso o di una batteria. La realtà è che eravamo tutti e cinque indispensabili, checché ne dicesse la gente.

Anche la linea fra ammirazione ed invidia era impalpabile.

Kai prese posto accanto a me, con un nuovo sorriso sul volto.

«Hai fatto faville oggi!» esclamò picchiettando la cassa della mia En. Normalmente avrei morso chiunque si fosse avvicinato troppo alla mia bambina, ma sapevo perfettamente che Yutaka tributava alla mia chitarra lo stesso pacato affetto che avrebbe riservato ad un mio ipotetico figlio.

«L'assolo era...»


...una patetica e melensa dichiarazione d'amore.


«...stupefacente! A volte vi invidio, sai? Producete con i vostri strumenti poemi che riscaldano il cuore.»

Lo fissai leggermente stralunato.

Kai a volte partiva per la tangente.

«Ti sei svegliato poetico, sta mattina?»

Vi invidio.

Arigatou, Kai.

Lui rise, arrossendo appena. «Forse solo felice...» mormorò.

Ero certo di poter attribuire ad certo un tonno biondo il motivo della sua felicità.

Mi alzai con un sospiro. «Non ve l'ho ancora detto...ma sono davvero felice per voi.»

«Non serviva lo dicessi...io leggo nel pensiero, ricordi?»

E non era così, tanto per ridere. Yutaka era davvero capace di leggere i pensieri della gente.

Altro buon motivo per cui nascondevo tutto il mio sgomento dietro maschere spesse di indifferenza. Non che servisse molto, eh. Si era accorto da mesi ormai, che c'era qualcosa che non andava, tuttavia era veramente troppo discreto per immischiarsi nei miei affari; non dopo la mia esplicita richiesta di starne fuori e di non preoccuparsi.

«Lo so. Però volevo dirvelo lo stesso. Vi auguro ogni fortuna possibile.»

«Grazie, Aoi-chan. Lo apprezzo.»

Mi strinsi nelle spalle.

«Ah. Se quel babbuino dovesse fare...l'idiota. Fammi un fischio che lo ammazzo di botte.»

Si sciolse in un sorriso divertito. «Ti ringrazio per il pensiero...ma se dovessi farlo soffrire io?»

Lo guardai a lungo. «Ammazzerei di botte te. Perdonami Kai-chan, ma anche Reita è mio fratello.»

Alzò le mani in segno di resa, ridacchiando.

«Che imparzialità!»

«Non si tratta di imparzialità, Kai... Se vi feriste a vicenda probabilmente picchierei entrambi; chiunque faccia soffrire un mio fratello merita lo stesso trattamento.» Ci pensai su qualche istante «Credo sia qualcosa più simile alla vendetta.»

Mi voltai verso l'attaccapanni con un sorriso sulle labbra.

Era l'unico con cui potevo fare un certo genere di discorsi. Non avevo dubbi sul fatto che anche per gli altri valesse la stessa tacita legge d'affetto, ma erano più restii ad aprirsi in questa maniera. Mi avrebbero preso in giro per il mio romanticismo e il tutto si sarebbe risolto in una rissa giocosa.

Kai era l'unico che mi avrebbe ascoltato prendendo sul serio le mie parole.

Ed ero serio quando affermavo che avrei ucciso con le mie mani chiunque avesse avuto la leggerezza di ferire Ruki, Reita, Kai o Uruha.

Peccato che per quest'ultimo non sembrasse prendere in considerazione questa mia tacita ripromessa, non con me almeno. Dubitavo che sarebbe rimasto impassibile di fronte all'autore di ipotetiche lacrime di Ruki, non colui che coccolava e vezzeggiava così spesso. Ma neanche con Reita, col quale divideva un rapporto molto meno fisico ma di eguale intensità. Con Kai, neanche a parlarne.

Condividevano l'anima quei due.

E io?

Cos'avevo fatto io per meritarmi la sua indifferenza? Se avessi pianto si sarebbe preoccupato di ammazzare di botte l'artefice del mio dolore? Avrebbe almeno cercato di capirne il motivo?

Ne dubitavo fortemente.

Per lui nel gruppo c'erano Kai, Reita e Ruki, fratelli coi quali divideva la vita e la carriera, coi quali aveva raggiunto il sogno di una vita e dei quali ne ringraziava l'avveramento.

E poi c'ero io.

Solo un collega.

Io che lo ammiravo come nessun altro, che lo veneravo come persona e musicista con una foga che, se avessi osservato la scena da fuori, avrei definito ridicola, per lui ero solo un collega.

Qualcuno con cui condividere pomeriggi interi nella creazione degli assoli.

Ma non da chiamare il sabato sera per un'uscita fra amici.

Amici.

Per lui non lo ero.

Infilai rapidamente il cappotto, chiudendolo bene fino al colletto, improvvisamente vittima di un brivido gelido.

«Secondo questa tua “regola vendicativa” io dovrei ammazzare Uruha di botte.»

Mi ci volle una manciata di istanti per comprendere il senso delle sue parole.

Sospirai senza rispondere, avvolgendomi la sciarpa attorno al collo. Me la tirai su fin sopra il naso, nascondendomi dietro.

Qual'era il peccato che avevo commesso in una vita precedente per avere questo?

Vivevo uno straziante struggimento per un metaforico amore non corrisposto e snobbato, completo di sostegno morale da parte della dolce metà del suddetto amore.

«Perchè scappi, Aoi?»


Lo ammiro, lo stimo, lo venero; dipendo

direttamente dalle note che emette con

la sua chitarra, dai suoi sorrisi che soli

sembrano poter abbracciare il mondo, vivo

delle sue risate e maledico le sue lacrime.



(Mi sveglio ogni giorno nel terrore di innamorarmi di lui.)



Ma per lui non sono niente.



«Non capisco.»

Sorrisi.

Non mi aspetto che tu capisca Kai.

«Non ha importanza. E' un mio problema, fintantoché non influisce sul mio lavoro va tutto bene.»

Il suo sguardo avvilito mi strinse il cuore.

«Ha importanza invece. Ti fa soffrire.»

«Non è colpa di Kou-...di Uruha.»

Non mi permettevo.

«E allora di chi?»

Sospirai, inforcando gli occhiali da sole e nascondendo i capelli sotto ad una larga cuffia nera.

«Di chi è colpa Aoi?»

Me lo ritrovai improvvisamente alle spalle, così vicino da poter avvertire il rumore ansioso del suo respiro. Se l'avessi fatto piangere Reita mi avrebbe cambiato i connotati a suon di calci.

«...rispondimi, ti prego.»

«Non è colpa di nessuno, Kai. E' successo e basta. Non si può incolpare me né tanto meno lui se...» mi interruppi.

...se mi sono innamorato di lui? Di Uruha o di Kouyou?

Riuscii ad emettere finalmente quel singhiozzo soffocato e disperato che mi aveva chiuso la gola all'ennesima dimostrazione della sua indifferenza.

No! Non è vero, no!

Sgusciai fuori dal tentativo d'abbraccio di Yutaka ed infilai frettolosamente la porta, lasciandomi alle spalle i suoi sguardi e la figura sbiadita e tremante degli altri tre.



«Oh, buongiorno.»

Perchè non un “cazzo ci fai qui idiota”?

Il tono con cui mi aveva salutato ci starebbe stato a pennello.

Odiai il modo patetico con qui incavai il collo nelle spalle.

Patetico.

Un cane con la coda fra le gambe sarebbe risultato meno penoso di me.

Un semplice granello di sabbia, di fronte ad un imponente grattacielo, elegante e sofisticato.

«B-buongiorno.»

Una notte in lacrime era servita a rimarcare la linea.

Le linee.

Amicizia e Amore.

Ammirazione e Invidia.

Quella mattina era più maestoso del solito, elegante e raffinato anche coi capelli stravolti dal cuscino e gli occhi gonfi di sonno.

Lo osservai di sottecchi stiracchiarsi e sbadigliare, per poi sfoderare Hellion dalla custodia ed accarezzarla con lo sguardo, orgoglioso e fiero di averla al suo fianco.

Il tipico sguardo che di notte sognavo mi sfiorasse, crogiolandomi fra le lenzuola dal piacere di immaginarlo coccolarmi i sensi, fantasticando su ogni più piccolo particolare di lui: il castano/ambra dei suoi occhi, le sue labbra tese in un perfetto sorriso, la mano grande e affusolata poggiata sulla mia spalla.


/Cazzo! Sei stato un grande! Sta sera hai fatto scintille!/


Prese posto per terra, accovacciandosi davanti ad un immenso amplificatore, pescando da sopra esso un paio di enormi cuffie da studio. Le collegò alla chitarra, per poi rivolgermi uno sguardo.

Fissò il mio collo come al solito, alzando in aria le cuffie.

«Ripasso la mia parte.»

...così non ti disturbo.

Dei, no!!

Mi straziò il cuore vederlo suonare e non riuscire a captare nemmeno uno stridulo suono proveniente dalla meravigliosa unione che era assieme alla sua Hellion.

Le sue dita danzavano sicure e altezzose sul manico della chitarra, il plettro incideva con forza e abilità le corde.

Qualunque nota, accordo, pentatonica o canzone che stesse suonando mi era preclusa; per quanto sforzassi l'udito non riuscivo a sentire.

Mi scappò un singhiozzo silenzioso.

Perchè?

La rabbia prese il posto dello sconforto.

Non ero abbastanza per lui?

Abbastanza intelligente, abbastanza talentuoso, abbastanza...abbastanza?

Che senso aveva piangersi addosso?

La sua approvazione non valeva tante lacrime.

Mi tolsi rabbiosamente il cappotto, lanciandolo sul tavolo; la sciarpa e gli occhiali lo raggiunsero ben presto, vittime di un'ira che in fin dei conti mi apparteneva di diritto e, nello stesso tempo, era totalmente ingiustificata.

Afferrai En e la strinsi fra le dita fino a sbiancarmi le nocche.


Non abbastanza per lui.


Guardai la sua indifferenza in faccia, nella mia mente essa prese la forma di una macchia nera come la notte. La fronteggiai a testa alta, riducendo al silenzio terrore e timidezza.


Kouyou.

Io voglio Kouyou, non Uruha.


Mi avvicinai a grandi falcate, strofinando nervosamente il pollice sulla corda più grave.

Con un brusco gesto gli afferrai Hellion dalle mani, strappandola dal suo abbraccio e posandola lontano da lui.

Fossi stato in lui mi avrei morso.

Ma lui non era me, io non era lui.

Elegante e garbato, un signore.

Non si sarebbe mai permesso di aggredirmi, anche solo verbalmente.

Mi sorrise.


No, Kouyou.

Non voglio questi tuoi sorrisi senza significato.

Non voglio sorrisi che si impossessano delle tue labbra ma non della tua anima, sorrisi così leggeri e privi di sentimenti da non riuscire a soggiogare il tuo sguardo, non voglio sorrisi di compassione.


Ci squadrammo a lungo.

I suoi occhi erano su di me.

Rabbrividii di gioia nel poter -finalmente- osservare il suo sguardo e vederci specchiato dentro il mio.

Gioii quando guardò i miei occhi, specchio della mia anima, e non il colletto stropicciato di una camicia.


Grazie...


«...Kouyou.»





























Note dell'autrice:

Non vi biasimo se non vi avete capito nulla.

E' un'assurda accozzaglia si sentimenti caotici ed incomprensibili, di salti presente-passato-sogno-futuro.

Ma avevo bisogno di scriverla.


Dunque, la scorsa sera stavo parlando con Yoake su msn (oh, quella ragazza mi fa scompisciare dalle risate xD). Parlavamo -novità delle novità- dei GazettE, e ad un certo punto è venuto fuori il discorso delle coppie possibili, discorso che, essendo entrambe scrittrici del fandom e grandi sostenitrici dello yaoi, non poteva mancare.

E' stato quando abbiamo toccato il pairing Aoi-Uruha che è scattato qualcosa.

Ora non saprei riferirvi le parole esatte e le esatte interviste su cui baso questa mia shot, ma prometto di informarmi al più presto.

In genere sono una che di un gruppo si informa solo della musica, tralasciando date, compleanni, interviste, video e articoli. Ma prometto di cercare i giusti riferimenti in modo da darvi un'idea più chiara.

Insomma, parlando dei due chitarristi è venuto fuori che Aoi avverte un certo...freddo, da parte di Uruha, che quest'ultimo è molto più solare ed affettuoso con gli altri band-mates che con lui.

Inoltre Yoake mi ha detto -perdonami se ti tiro in ballo- che da quanto ha letto in qualche intervista Aoi ammira il suo collega in quanto riesce ad imprimere il suo stile in ciò che compone, attribuendo alla sua musica un marchio riconoscibile al primo ascolto.

O almeno, questo è quel che ho capito.

Mi è rimasto nel cuore.

Ho ampliato ed esagerato le emozioni di Aoi, spingendolo a tal punto da dubitare dei suoi stessi pensieri e da essere costretto a vivere nel terrore che la situazione gli sfugga dalle mani.


Probabilmente questa shot (la prima delle tre) sarà la più attenente al vero.

Nella seconda e nella terza darò più spazio ai miei pensieri e ai miei sentimenti, immaginando ipotetici risvolti di questa situazione di base.




Non è amore.

Aoi non è innamorato di Uruha.

Prova una cocente ammirazione ed un profondo affetto per lui, e soffre terribilmente nel vedere questi suoi sentimenti (se non proprio snobbati), come minimo ignorati.

Nel senso che Uruha non sa di questo suo “straziante struggimento per un metaforico amore”, non nel senso che lo ignora volutamente.

I motivi che spingono Uruha a comportarsi così freddamente rimangono ignoti: timidezza, indifferenza, semplicemente presa di visione dell'assoluta incompatibilità fra lui e Aoi, antipatia nei confronti del moro...non si sa.

Aoi vorrebbe la sua amicizia, agogna i suoi sorrisi, il suo affetto e i suoi abbracci.

Ma soprattutto sogna l'approvazione di colui che ammira più di tutti al mondo, come persona e come musicista.

E cerca di trovarla creando assoli meravigliosi che -dopo una fredda accoglienza da parte di Uruha- reputa scontati e banali, vergognandosi quasi della smielatezza con cui, attraverso la musica, cerca di dichiarare al biondo tutta la sua ammirazione.


Spero si capisca ciò dalla mia shot.




Ringrazio coloro che leggeranno e coloro che recensiranno (mi farebbe davvero piacere se qualcuno mi dicesse, anche con poche parole, che ne pensa di questo mio piccolo esperimento ^^).

Aggiungo un ringraziamento speciale a Yoake (colei che ha ispirato indirettamente questa shot ^^) e ad Aredhel (che amo da impazzire e che mi ha dato l’okay per la pubblicazione ^^). Inoltre ringrazio anche quella bella testolina di Shinushio (che nonostante mi dia buca è un’amica preziosa e un marito eccezionale ^^).



Colonna sonora:

~Melody - Dear Love

~Elisa - Hikari*

~The GazettE - Without a Trace



*Perdonami se ti ho rubato l'idea Shin,

ma questa canzone mi è rimasta così impressa,

indelebile assieme alle emozioni di Icaro

che non sono riuscita a non ascoltarla

durante la stesura di questa shot.

(e a non versarci sopra una quantità esagerata di lacrime)





Un saluto a tutti quanti,

Mya

  
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