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Autore: laolga    27/10/2009    2 recensioni
storia ideata dalla fantastica Pazzascatenata89, poi continuata a quattro mani anche con l'appoggio di Olghisch. Due scrittrici perfette creano un'atmosfera unica di suspance, amore ed avventura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO


<< Sht, non parlare. Sono qui con te. Sai cosa mi fa più male? Questo sogno finirà, e così il nostro amore. Non ci crederai mai, ma io so che presto finirà, che non mi sognerai più e finirai per pensare che ero solo un illusione, che non esistevo. Ma ti sbaglierai, perché mi troverò sempre dentro un cassetto della tua memoria e solo quando troverai la chiave, riuscirai a ricordarti di me e magari a cercarmi. Non voglio lasciarti, ma devo, altrimenti ti faranno ancora più del male. E tu, tu devi sopravvivere. Voglio solo perdermi nei tuoi occhi per un’ultima volta, e dirti addio, affinché non sarai disposta a cercarmi. >>.

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Sbattei le palpebre.
Tutto nero.
Dov’ero?
Ero sdraiata su un pavimento ghiacciato e avevo la schiena bagnata. Rabbrividii. Mi alzai in piedi. Cercai dove appoggiarmi. Stavo barcollando. Appoggiai una mano contro il muro, freddo anch’esso. All’improvviso si accese la luce. Per un momento vidi tutto sfocato. Poi riconobbi la doccia ed il water. Un bagno. Ma di sicuro non quello di casa mia. Cominciai a respirare a fatica. Si aprì la porta. Vidi un ombra. Apparve una persona. Un uomo.
<< Ti sei svegliata >> sussurrò.
Era basso e grasso. La maglietta era sporca di olio da combustibile. Teneva un piccolo straccio tra le mani. Sorrideva dietro ai baffi scuri.
Deglutii.
Dallo straccio estrasse un coltello da cucina affilato come una spada.
Indietreggiai, andando a sbattere contro il muro.
<< Che mi vuoi fare? >> balbettai.
Stupida. Domanda ovvia.
Ridacchiò in maniera così spregevole, che mi venne voglia di vomitare.
Alzò la mano con cui teneva il coltello.

Arriverà la tua ora. E’ arrivata adesso. Non puoi farci niente.
Un’idea.
Una sola maledetta idea per salvarmi la pelle.
Dovevo provarci.
Tanto sarei morta comunque.
Svelta, passai sotto il suo braccio sospeso in aria e corsi fuori dal bagno. Uscita, chiusi la porta.
Ero già fuori. Faceva freddo. Era ormai buio.
Cominciai a correre sull’erba.
Un motivo in più per odiare i bagni pubblici: sempre aperti e dannatamente deserti.
Udii la porta del bagno pubblico sbattersi. Era uscito. Accelerai la corsa.
Ti prenderà. Scappando l’hai fatto arrabbiare di più. Prima di ucciderti ti torturerà, per vendetta.
Le gambe stavano per cedere.
E’ poco. Dai che riesci ad arrivare alla strada. Dai, ce la fai. Credo in te.
Fermati.
Corri più veloce.
Raggiunsi la strada. Mi sporsi di più sul bordo, allungando la mano in segno di auto-stop. Nessuno si fermava. Cercai un posto un po’ più luminoso.
L’uomo stava per raggiungere la strada.
All’improvviso si fermò un auto. Abbassò il finestrino. Si sporse un ragazzetto, probabilmente aveva appena preso la patente. Ed era minorenne.

Anche tu sei minorenne.
Ma se li compie tra poco!
Infatti: per adesso è ancora minorenne.
Bah..
<< Bellezza, salta su >>.
Meglio morire.
No, no, no! Cos’aspetti? Sali con lui!
Dal finestrino si sporse un altro ragazzo, e poi si sentì la voce di un altro e.. Intanto avevano già bloccato il traffico.
<< Ragazzi, suvvia, non la spaventate così! >>.
Da dove arrivava la voce? Guardai dietro la macchina. Un ragazzo, l’avevo già visto prima, stava seduto su un motorino. Aveva solo un casco, lo aveva indosso. Lo tolse, e me lo porse.
<< Ehi
amica, vieni ti do un passaggio >>.
In che modo scegli di morire? Torturata o in un incidente?
Non posso che concordare con la mia collega.
Non seppi perché, forse perché l’assassino era dietro un albero a fissare tutta la scena, ma mi fidai del ragazzo e salii sulla sua moto. Indossai il casco.
<< Stringiti a me il più forte possibile >> mi disse, con voce dolce, << Siamo in ritardo per un concerto >>.
Mi strinsi a lui senza replicare. Poi mi fece piacere: adoravo i concerti e la musica era l’unica cosa che riusciva a rilassarmi.
La paura ti dà alla testa.
Dopo però torna subito a casa tua.
Non ricorda più dov'è casa sua.
Oh già, vero che aveva sbattuto la testa.
Il ragazzo partì. Anche quelli davanti erano appena partiti.
Quando arrivammo, il ragazzo scese e mi porse una mano. L’accettai e la strinse.
<< Andiamo a provare >>.
<< Provare cosa? >> domandai, in un sussurro.
Non rispose e cambiò argomento, preoccupato.
Con la mano sinistra mi accarezzò una guancia e aggrottò le sopracciglia.
<< Come mai sei così nervosa? >>.
<< Beh.. >>. Non feci in tempo a finire la frase, che vidi la faccia di un camion avvicinarsi mostruosamente a noi. Il ragazzo s’irrigidì e mi spinse via, poi caddi a terra e sbattei forte la testa contro il pavimento.
Lo dicevo io...


Autrice di questo capitolo: Pazzascatenata89

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