Time~

Giro velocemente su me stessa, e guardo i suoi occhi, verdi-grigio come la granita a menta riempita di ghiaccio. Lui mi sta fissando, mi fa annegare nel suo sguardo duro come lame affilate.

Vorrei scappare.

Ma mi trattengo, perchè c'è qualcosa in lui. Qualcosa che dovrei ricordare. Cerco di mettere meglio a fuoco la sua sagoma, ma purtroppo, i miei -2.50 si fanno sentire, e gli occhi mi bruciano. Il nero che ci avvolge è forte, intenso, buca il troppo silenzio e scoccia la mia mente affollata di pensieri.
Scuoto la testa, i ricci chiari mi coprono gli occhi. Alzo gli occhi e noto che lui mi fissa ancora. Una potente luce lo accerchia, illuminandone i contorni. Adesso che lo vedo bene, ho un sussulto. C'è qualcosa di familiare.

:-C-ciao...- Inizio e la mia voce suona stranamente roca. Lui ghigna. Evidentemente non mi reputa all'altezza di essere degnata di uno sguardo e ritorna a fissare il vuoto dietro di me. Mi giro ed improvvisamente noto un paesaggio distrutto, dietro di noi. Una foresta?, ipotizzo e annuso l'aria; sa di bruciato.

:-Ma...!- Grido e gli indico la foresta. Fa un passo avanti, mi fulmina con lo sguardo. No, non dovrei essere qui.
Ruoto su me stessa, seguendolo con gli occhi. Stupida vista.

:-Vai via, ragazzina.- La sua voce mi colpisce. Paura?, oh no. E'profonda, e s'intona perfettamente a lui. Indietreggio di qualche passo.

:-No, aspetta! Che cosa...?- Non riesco a concludere niente. Un rintocco scocca nella mia mente...

*

Mi alzo di scatto dal letto. E'appena il 29 ottobre. Una data molto importante, direi. Ore 2.01 della sera. Il tempo passa. E'davvero volata questa settimana?, dannazione, penso, non avessi mai visto. Il tempo passa. Anche se non vuoi, anche quando vorresti fermarlo.
Il tempo passa, anche quando ogni rintocco fa male quanto le ferite nel cuore.

Il tempo passa.

E non puoi evitarlo.
Dannazione. Io non sono pronta. Non lo sono, no! Non andrà niente bene, me lo sento. Maledetti gli orologi, non li avessero mai inventati. Tremo e scosto le coperte, scendo dal letto, do una scrollata ai ricci e poi vado in bagno, dritta, filata, ignorando il martellio nel petto quando m'immergo nel buio.

Non c'è nessuno, mi dico.

Non c'è nessuno, penso.

E allora perchè sento una presenza vicino a me?
Arrivo al bagno e accendo la luce arancione, che illumina solo il lavandino e lo specchio. Mi guardo. Dei, che schifo. Sospiro e mi ritiro in camera mia. Le gite in bagno sono una gran cosa: fanno perdere quindici minuti buoni. Mi ficco sotto il letto e aspetto. Niente. Non succede niente.

Appunto, niente. Non riesco a dormire. Non voglio che arrivi il giorno, lo temo, adesso. Perchè significa la fine dei giorni sereni, un'altro caos di aspettare, aspettare, aspettare, ma quanto?, un'altro vortice di news, di giramenti di testa, di crisi, e di taglie 34.

Sospiro. Almeno una cosa buona c'è.
Mi rigiro nel letto, pensando a lui, cercando di trattenere la sua voce, il suo ricordo. Niente. La mia memoria è buona, ma solo quando vuole lei.

La testa brucia, vuole scoppiare. Peccato che non lo faccia. Ah, no. Ho da aspettare, finchè non incontrerò il rifugio tra le sue braccia.

Non succederà, dice sadica la mia coscienza. Lo so, rispondo, buttandomi il cuscino sulla faccia. Lo tempesto di pugni, chidendomi perchè il tempo corre quando non dovrebbe. Ho invocato il passare dei mesi: l'ho ottenuto. Ma ora che è arrivato, non mi sento pronta.
Da domani, dovrò andare in stand-by, la mia vita sarà un stand-by.

Il mio cervello si spegne. La mia mente smette di pensare. I fantasmi girano intorno, li sento ridere perfino nel sonno.