Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: LA dreamer    29/10/2009    3 recensioni
"A presto papà non ti deluderò " Mormorai prima di chiudere definitivamente la porta di quella casa,guardai il cielo grigio che buttava acqua a catinelle e calandomi il cappuccio sulla testa iniziai a correre come un pazzo verso casa di Jimmy,piangendo lacrime di gioia e ancora una volta di dolore ma soprattutto urlando il nome di mia sorella.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< -Brian è pronta la cena.-la voce di mia madre arrivò nell'esatto momento in cui l'ultima nota eccheggiò per la mia camera da letto.
Le risposi un "OKAY" appena udibile levandomi le cuffie che mio padre mi aveva regalato al mio compleanno e le posai con delicatezza sopra il comodino.Accarezzai lentamente e con dolcezza la mia chitarra nera e sorrisi pensando a quanto avevo penato per averla. Nera, possente, marchiata col mio nome, esattamente come l'avevo sempre sognata.
La riposi sul cavalletto vicino all'armadio e strofinandomi gli occhi stanchi uscì dalla camera chiudendomi la porta di legno alle spalle.
Mi appoggiai un secondo al freddo del legno e chiudendo gli occhi mi chiesi almeno un milione di volte come sarebbe andata quella cena, se per una sera potevo contare di avere una famiglia normale,parlare e scherzare con mio padre e vedere la faccia di mamma contenta della cena che aveva preparato.
Sospirai in modo leggero e iniziai a scendere le scale di casa mia. Ad ogni foto che incontravo per quelle scale una pugnalata al cuore mi faceva riaprire la ferita più grande che potessi avere.
Guardai il sorriso così giovane e solare di mia sorella Jamie e sorrisi anche io nel ricordarla esattamente com'è ritratta in quella foto. La ferita sanguinava e pulsava come un animale feroce eppure continuavo a guardare la mia vita attraverso una sequenza fotografica. Io e Jamie da piccoli, il mio compleanno, il suo compleanno, il suo diploma, la sua festa di diploma e poi basta. Le foto si fermavano a quell'ultimo evento, dopo non ce n'erano più e mai ce ne sarebbero state.
Mentre guardavo le ultime foto e di conseguenza scendevo le ultime scale, iniziai a sentire i rumori della cucina. Di sottofondo Ray Charles cantava una delle canzoni che mamma amava di più, non ricordo bene il titolo ora, ma so come sapevo in quel momento che la faceva stare tranquilla, che la teneva lontana dai ricordi passati.Il rumore dei mestoli e delle pentole mi facevano sentire ancora un pò bambino dentro, mi facevano ricordare quando questa era una famiglia felice, quando sbirciavo mia madre che cucinava i nostri piatti preferiti e papà che l'aiutava ad apparecchiare la tavola baciandola di tanto in tanto senza mai smettere di sorridere. Io e Jamie ci divertivamo a guardarli da dietro la porta consci del fatto che loro sapevano benissimo di essere spiati, ma amavamo ascoltare e guardare ogni singolo movimento di mamma e impremere nella nostra testa ogni singolo odore e profumo che si mescolava con il resto della casa.
Ora sentire ancora quei rumori e quegli odori non mi faceva stare più bene come quei tempi, ora tutto mi sembrava così sbagliato, così maledettamente ingiusto.
Jamie morì nella primavera del 1999 per un tumore maligno alla pelle.
Scoprimmo questo male troppo tardi per poterlo curare anche solo con la chemioterapia, scoprimmo questo male troppo tardi per salvare mia sorella, la mia dolce Jamie che anche sul punto di morte mi promise che non mi avrebbe mai abbandonato, forse così fu, ma la sentivo così tanto distante da me da aver paura di averla davvero persa per sempre.
Quando il dottore disse a lei e ai miei genitori che le rimanevano pochi mesi di vita, mi stupì ancora una volta di come mia sorella apprese quella notizia; si alzò dalla sedia strinse la mano al dottore e sorridendo gli disse: ci vediamo Doc. Io come sempre avevo ascoltato la conversazione da dietro la porta, troppo piccolo per entrare in quella stanza, troppo piccolo per assorbire, ma grande abbastanza per capire che mia sorella non sarebbe sopravvissuta a quel terribile male.
I mesi che passarono, passarono davvero lentamente e senza notizie positive, mamma non riusciva più a sorridere, piangeva di nascosto chiusa in bagno, o in camera abbracciata con papà, davanti a Jamie cercava di essere forte, ma l'avrebbe capito anche un cieco che mamma stava crollando e con l'arrivo della morte di mia sorella cadde del tutto in una depressione costante e senza vie d'uscita.
Io...io non ero più lo stesso l'unico appiglio sicuro che mi rimaneva era la mia chitarra, la chitarra che mi regalò mia sorella. Spesso ci chiudevamo in camera e lei mi chiedeva di suonare la sua melodia preferita: Knockin' On Heaven's Door, così passavo ore in camera a suonare quella canzone con lei stesa sul mio letto che ascoltava in silenzio, tenendo lo sguardo fisso sul soffitto e avrei pagato oro in quel momento per sapere cosa passava per la sua mente.
Volevo sapere se aveva paura, se era davvero forte come faceva vedere o se dentro si sentiva sola, ma soprattutto se le ero abbastanza vicino, se stavo facendo bene la mia parte di fratello minore. Avevo solo 19 anni e lei solo 21 non meritava di andarsene così presto.
Avevo conosciuto da poco Matt,Jimmy ,Johnny e Zacky e in poco li resi partecipe del mio male, li resi partecipe della mia vita.
Volevano bene a mia sorella, ci faceva un pò da balia durante le prove, ci teneva a seguire ogni passo del mio sogno standomi accanto,non voleva perdersi niente come se qualcosa dentro di lei sapesse già che non mi avrebbe potuto vedere sopra quel palco con l'adrenalina nel corpo e la voglia di spaccare il mondo. Insomma lei era presente nella mia vita e io non potevo che esserne felice, infondo eravamo cresciuti schiena contro schiena.
Jamie aveva conquistato i miei amici con la sua semplicità e la sua allegria,ma il suo cuore così aggressivo, avventuriero e libero solo Zacky era riuscito a rubarlo e farlo suo.
Non so esattamente cosa successe tra loro due,ma non potrò mai dimenticare quel giorno che mia sorella fu ricoverata e i ragazzi vennero a trovarla. Tutti quanti la fecero ridere con le solite cazzate trasmettendole allegria e un pò di spazio libero dai soliti pensieri,Jimmy si divertiva ad alzarle e abbassarle lo schienale del letto col telecomando; Matt invece le raccontava delle mie cadute per colpa dei cavi della chitarra; tutti quanti uscirono da quella stanza sapendo di aver lasciato un pezzo di se,tutti abbastanza felici.Tutti tranne che Zacky, tra loro ci fu un momento di silenzio, di sguardi che mi fece venire i brividi.
Mia sorella ebbe una crisi intorno ai primi di maggio e quel giorno ero in camera con lei appisolato sulla sedia sdraio vicino al letto.Pensavo stesse dormendo perchè non parlava e aveva la testa voltata verso la grande vetrata della sua camera.Nel momento esatto in cui volevo aprire bocca, la porta della camera si aprì lentamente. Chiusi gli occhi tenendo aperto il giusto che bastava per vedere chi fosse e con mia grande sorpresa vidi Zacky entrare nella camera dell'ospedale. Senza farmi vedere abbassai ancora la visiera del cappello per poter vedere quella scena che ancora oggi mi da i brividi.
Jamie aprì gli occhi e si voltò per vedere chi veniva a invadere quel momento di puro silenzio e solo quando vide il volto teso di Zacky allargò le sue labbra in un stupendo sorriso; Zacky si avvicinò lentamente al letto tenendo le mani in tasca, la testa un pò bassa e tanta tristezza addosso.Faceva male quanto vedere mia sorella soffrire in silenzio.Si sedette sul letto prendendole delicatamente un mano, attento a non urtare il tubo della flebo, attento a non rompere quella pelle di porcellana che caratterizzava la bellezza di Jamie.
Rimasero in quella posizione per un tempo a me indefinito, non si dissero quasi niente se non qualche parola che feci fatica a sentire, ma quello che mi fece venire i brividi fu l'intensità dei loro sguardi, mai in vita mia avevo visto tanto amore e tanto potere in un paio di occhi,mai avevo visto mia sorella così persa per un volto anche triste che fosse.
Mi sentì quasi un ladro in quel momento perchè ero li anche se facevo finta di dormire, però c'ero stavo assistendo a tutto quanto senza averne il permesso, invadendo, involontariamente, il mondo di due persone che non avrebbero potuto mai più amarsi così in tutta la loro vita. Quando Zacky si alzò dal letto diede un bacio lieve sulle labbra asciutte di Jamie lasciando la sua mano a riposo sul bianco del lenzuolo,lasciando libero nell'aria un dolce e timido << ti amo >>,lasciando tra quelle mura il suo cuore e la sua anima in modo che Jamie potesse portarseli via con lei nel momento in cui avrebbe percorso il viaggio verso un paradiso che ogni essere umano si immagina, penso che quelle due componenti siano davvero andate via con lei.
Zacky lasciò freddo in quella camera, lasciò freddo pure a me, tutto mi sarei aspettato da lui, ma non un gentil animo così forte.
Il giorno che Jamie morì io ero li in camera con lei.
Ormai era scontato, ormai lo sapevamo che doveva finire così e anche se avevo pregato non so quante notti Dio di non portarmela via, Jamie se ne andò lo stesso.
-Vieni Bri.-disse in un sussurro porgendomi la sua mano così piccola, così indifesa.
Mi avvicinai impaurito dal futuro imminente e le presi la mano tra le mie cercando di riscaldare anche se ormai era fredda, ghiacciata.
-Guardami Brian.-continuò seria obbligandomi a guardarla negli occhi. Alzai lentamente lo sguardo e vidi ciò che era diventata mia sorella per colpa di questa malattia.
Il suo bel fisico scolpito dal tanto sport si era perso nelle ossa e nella pelle, non esisteva più niente di ciò che Jamie era stata un tempo. L'unico tratto che non cambiò durante quell'agonia furono i suoi occhi così verdi, così intensi.
-Ascoltami bene Bri devi promettermi una cosa, solo una.
-Dimmi Jamie.
-Di si a Jimmy e gli altri,entra negli Avenged Sevenfold e corri Brian non fermarti mai, non guardare mai indietro, continua a correre e arriva dove veramente vuoi arrivare. Fottitene di quello che pensa la gente, mettiti al collo quella fottuta chitarra, vai su quel palco e dimostra ciò che sei.
-Jamie io non posso senza di te...
-Brian.-mi interruppe stringendomi la mano.-Brian io sto morendo non ci sarò, non potrò esserci, ma tu cazzo non devi mollare, non puoi, scappa da qui... promettimelo Bri.
-Te...te lo prometto Jamie.-e anche in quel momento, nonostante il suo fisico fosse quasi del tutto inesistente sotto quelle coperte, nonostante la sua pelle ormai fosse come carta velina, la trovai ancora la ragazza determinata e forte che avevo imparato a conoscere,vidi ancora una volta in lei la Jamie che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, la Jamie che mi dava consigli su come farmi rispettare dalla gente, la Jamie che mi aveva salvato il culo tante di quelle volte che non sapevo più come ripagarla.-ti voglio bene Jam.
-Anche io Bri e io ci sarò, forse tu non mi vedrai, ma io ci sarò sempre non ti abbandonerò mai te lo prometto.-
Continuai a guardarla finchè non vidi i suoi occhi chiudersi lentamente e il suo respiro farsi sempre più leggero e quasi assente.
Sentì per un'ultima volta il suo ultimo battito e il 28 Aprile 1999 per sempre Jamie se ne andò.
Lo speaker della radio ricordò ai gentili spettatori il titolo della canzone, in qualche modo l'avevo indovinata mentalmente: Georgia On My Mind.
Decisi di fare la mia entrata in cucina solo nel momento in cui la canzone finì per evitare lo sguardo di mia madre e quello di mio padre.Sulla porta notai qualcosa di strano, qualcosa che mi fece capire che, ancora una volta, la serata non sarebbe andata come doveva.
La tavola era apparecchiata per quattro persone quando, da due anni a questa parte, noi eravamo solo in tre.
Mio padre abbassò il giornale che stava leggendo e mi lanciò uno sguardo di scuse a nome di mamma, quello sguardo mi stava anche pregando di non dire niente a riguardo e così feci. Mi sedetti al tavolo e rimasi in silenzio.
-Oh eccoti tesoro,ma tua sorella?.-chiese mia madre avvicinandosi alla porta della cucina.
-Mamma...-feci per parlare ma mio padre mi bloccò per il braccio. Ero stufo.
-Lascia fare a me Brian.-anche mio padre si alzò seguendo mia madre che nel frattempo si era avvicinata alla scalinata che portava alle stanze chiamando a gran voce mia sorella.
-Questa storia deve finire papà.-dissi alzandomi e sbattendo il tovagliolo sul tavolo.
-Lo so Bri lo so.-fece sconsolato.
-JAMIE?JAMIE MUOVITI LA CENA E' PRONTA...cavolo non mi sente sempre con quella musica alta...JAMIE.-iniziò ad urlare mia madre in preda ad un attacco isterico. Il primo di una lunga serie.
Il suo chiamare a voce alta diventò sempre più forte e sempre più rabbioso. Stetti a guardare la scena per un pò anche se la conoscevo a memoria, ma bastò poco per farmi scattare,ero stufo di vedere mia madre soffrire, stufo di non vederla rassegnarsi alla morte di sua figlia, o meglio non riusciva a farsene una ragione, era come se la sua testa non volesse ammetterlo e io, ormai, non sentivo nemmeno più di avere una madre.
-Mamma finiscila.-la prese per le spalle di forza e la feci appoggiare al muro, nei suoi occhi il niente più totale, assenti, vuoti, tristi.-Jamie è morta mamma,non c'è più e non ci sarà più.
-No non è vero lei è su in camera.-disse con voce rotta dai singhiozzi.
-No cazzo mamma no, è morta non c'è più fattene una ragione.-le urlai contro piangendo insieme a lei.Mio padre mi tirò su di peso allontandomi da mia madre, avvicinandosi alla porta d'ingresso.
Il volto di mio padre era invecchiato a vista d'occhio aveva soltanto 46 anni eppure ne dimostrava già sessanta;era stanco e sicuramente si sentiva fallito per non essere riuscito a salvare mia madre dalla depressione. In quel momento non riusci a leggere il suo sguardo anche se era sempre stato facile farlo, lui soffriva ma non lo dava a vedere, si era ripromesso di portare avanti la nostra famiglia aiutando mia madre a non soffrire pensando prima a noi e poi a se stesso e in quell'istante percepì che ancora una volta mio padre mi stava salvando.
Sovrastando le urla di mia madre che continuava a ripetere il nome di mia sorella mio padre mi disse quasi le stesse parole che mi aveva detto Jamie poco prima di morire.
-Brian ascoltami bene,sto per chiederti una cosa importante non prenderla male lo faccio solo per il tuo bene.
-Dimmi papà.-Risposi con il respiro corto e ansimante.
-Vai da Jimmy e accetta di partire con loro per il tour,non farti scappare questa occasione perchè stai per realizzare quello che hai sempre sognato.
-Papà non puoi chiedermi questo,non posso lasciarti da solo a combattere contro tutto.
-Si invece Brian gliel'hai promesso anche a Jamie prima che morisse.Non ti preoccupare per me ce la farò,ho già parlato col dottore da domani inizia la terapia e vedrai che quando ci rivedremo tutto questo sarà finito.Quindi corri Brian,corri da Jimmy e digli di si.
-Va bene ma promettimi tu una cosa,non cambiare mai papà rimani sempre la persona che mi ha cresciuto e che mi ha fatto amare la vita e per qualsiasi cosa ti prego chiamami.
-Te lo prometto Bri.- disse abbracciandomi stretto trattenendo le lacrime ma regalandomi uno dei sorrisi più belli che avessi mai ricevuto.-Sono fiero di te figliolo e lo sarò sempre.E ora vai che io devo pensare alla mamma.
Aprì la porta di casa e prima di tuffarmi tra le braccia del mio futuro mi voltai un'ultima volta.Vidi mia madre accasciata a terra stanca di piangere e di urlare quel nome che tanto aveva amato,vidi il suo volto e cercai di ricordarmelo quando ancora era la donna che ci aveva messo al mondo;guardai mio padre chinarsi su di lei tranquillizzandola con parole di conforto e la sua voce melodica che tante volte mi aveva accompagnato nel sonno,lo vidi prenderla in braccio e camminare su per le scale senza smettere di accarezzarle la schiena,in quel momento mio padre mi sembrò la mia unica salvezza infatti mi aveva aperto la porta di casa presentandomi il mondo,mi aveva dato la speranza che li fuori qualcuno era pronto a guidarmi nella mia vita,pronto a darmi l'occasione di ricominciare da zero.
<< A Presto papà non ti deluderò >> Mormorai prima di chiudere definitivamente la porta di quella casa,guardai il cielo grigio che buttava acqua a catinelle e calandomi il cappuccio sulla testa iniziai a correre come un pazzo verso casa di Jimmy,piangendo lacrime di gioia e ancora una volta di dolore ma soprattutto urlando il nome di mia sorella.
Quando arrivai davanti a casa di Jimmy vidi la luce della sala accesa e tirai un sospiro di sollievo capendo che era in casa.Una volta arrivato davanti alla porta lasciai passare qualche minuto prima di bussare,cercando dentro me stesso un'ultima certezza di quel passo così grande e la trovai ricordando le parole di Jamie e la promessa che le avevo fatto.
Jimmy si presentò alla porta con solo i pantaloni addosso e una birra in mano.Mi guardò per qualche minuto dalla testa ai piedi prima di piegare la testa da un lato e parlare.
-Haner che cazzo ci fai tutto bagnato davanti casa mia?.-Esclamò sorseggiando la birra.
-Jimmy ho deciso parto con voi.-dissi guardandolo fisso negli occhi per trasmettergli tutta la mia sicurezza e la mia sincerità.Jimmy sbarrò gli occhi e lentamente abbassò la mano togliendo il collo della bottiglia dalla sua bocca.
-Stai dicendo sul serio Haner?
-Si sono serio parto con voi stavolta ho deciso.
-Allora preparati perchè una volta partiti non si può più tornare indietro.-Mi abbracciò dandomi due pacche sulla spalla,sapevo che quella frase non voleva essere una minaccia,Jimmy mi conosceva troppo bene e da troppo tempo e sapeva che da dopo la morte di mia sorella non ero più sicuro di niente nella mia vita.-avanti pulcino bagnato entra o mi stramazzi al suolo davanti a casa, dopo come glielo spiego alla polizia?.-continuò a blaterare portandomi un asciugamano. Mi sedetti vicino alla stufa e guardai il nero fuori dalla finestra. Huntington Beach mi sarebbe mancata tantissimo, ma il mondo mi stava aspettando a braccia aperte e ormai non potevo più rifiutare quell'offerta. >>
-Quindi è partito con gli Avenged Sevenfold signor Haner.
-Si in quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare e poi l'avevo promesso a Jamie.
-Ha più rivisto i suoi genitori?
-Per la miseria, si certo, mamma ora sta bene ha capito che mia sorella è morta, non dico che sia tornata quella di una volta, ma quasi almeno non ha più attacchi isterici.
-Signor Haner perchè non l'ha mai raccontata alla sua ragazza questa storia?
-Non lo so forse per paura che non capisse o perchè...-mi fermai un attimo ripetendomi quella domanda, perchè non avevo mai raccontato questa storia a Michelle? Infondo è la mia ragazza da tre anni, cosa c'era che ancora mi bloccava?.-non lo so, me lo dica lei.
-Perchè lei ha ancora paura di non aver fatto bene il suo dovere di fratello, lei ha paura di non aver rispettato a pieno la promessa che ha fatto a sua sorella. Per questo ha paura a dire tutto alla signorina Michelle, ma deve perchè prima o poi questo salterà fuori.-aveva perfettamente ragione, ero ancora impaurito da tutta questa storia, terrorizzato, forse, dalle conseguenze.
-Ok oggi gliene parlerò.
-Signor Haner per me abbiamo finito, se vuole tornare settimana prossima ho un buco Mercoledì 28.
-Non posso signora Devis, il 28 ho un appuntamento importante.-le strinsi la mano promettendole che mi sarei fatto sentire in settimana, ma per il 28 proprio non potevo, era l'anniversario della morte di Jamie e dovevo esserci.
Recuperai Michelle a casa dei suoi genitori dicendole che dovevo portarla in un posto importante.Lei non fece molte domande e la cosa mi aiutò a prepararmi a raccontare tutto quanto, mi aiutò a riflettere e prendere coraggio.Quando arrivammo al cimitero vidi il suo volto contrarsi leggermentre, non capivo se era stupore, paura o qualcos'altro.
-Brian che ci facciamo in un cimitero?.-mi chiese stringendomi la mano.
-Aspetta un attimo.-cercai con lo sguardo la tomba di mia sorella e quando la vidi sorrisi avvicinandomi, senza lasciare la mano di Michelle.-Michelle ti ho portato qui perchè voglio presentarti quella che è stata una delle persone più importanti della mia vita.
-Spiegami Bri.
Mi accovacciai sull'erba e accarezzai la foto di Jamie.
-Michelle ti presento mia sorella Jamie, Jamie questa è la ragazza che amo, la mia fidanzata.
Michelle si sedette vicino a me guardandomi con un sorriso ricco di tenerezza e felicità che ancora una volta l'avevo resa partecipe della mia vita.
E così iniziai a raccontarle quella storia,da capo fino alla fine senza tralasciare niente, le raccontai della persona che era Jamie, di quello che facevamo insieme, di come da un giorno all'altro avevo visto la mia vita crollare, e lei stava li mi ascoltava, mi chiedeva mi faceva sentire tranquillo e in pace con me stesso.
Alzai lo sguardo verso il cielo e feci l'occhiolino all'angelo più bello che vegliava su di me.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: LA dreamer