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Autore: foglietta no yoko    29/10/2009    1 recensioni
Quante volte l’uomo perde la testa in quesiti la cui risposta è la più ovvia e non la più complicata? Perche viene spontaneo credere che il diavolo sia un uomo? E se fosse una donna il diavolo? Se quella donna fossi io?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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it's in the air

-.- Satana tell her story -.-

C’è un tempo in cui tutto conosce i propri albori, uno in cui si conosce l’apice del proprio essere, e uno in cui si arriva al fondo di se stessi. Non saprei dire dove sono arrivata io… probabilmente sono ancora al 2° punto…

Ho sempre odiato girare attorno al nocciolo della questione, per questo, se c’è da essere delicati, io non ci riuscirei neppure sotto tortura e sapete perché? Perché non si può cambiare se stessi, e neanche il nostro destino può subire mutamenti; dopotutto, siamo certi che forse non oggi, forse non domani, ma un giorno, moriremo sicuramente, quindi, perché sprecare la propria breve esistenza nel tentativo di essere chi non si è? Io c’ho provato e il risultato è sconcertante, straordinario, ma sconcertante…

Tutto accadde un giorno d’inverno, quando non si capisce bene se debba nevicare o cadere il mondo… esattamente uno di quei giorni lì, io stavo tranquillamente passeggiando per la strada. Tutto tranquillo se solo una macchina non mi fosse venuta addosso. Cosa ancor più strana era il fatto che su quella macchina, c’era mia madre. È sempre stata una donna con seri problemi d’alcool; fino a quel giorno, sempre l’avevo capita, dopotutto, a chi non capita di alzare un po’ il gomito a tavola? Ma la cosa che accadeva ogni santa volta che mia madre beveva, puntualmente litigava con mio padre… non ho mai avuto problemi a sopportarli ma, come si suol dire, tutto ha un limite, e io, ero arrivata al mio. Mi ricordo ancora la faccia stralunata di mia madre e mio padre quando presi un coltello da cucina e me lo ficcai nello stomaco. Ricordo che non sentii dolore, neppure un leggerissimo fastidio; proprio niente e, come se questo già non fosse bastato a traumatizzare i miei genitori, lo estrassi senza fare una grinza e, velocemente come mi ero “accoltellata”, la ferita, si rimarginò. Non seppi mai cosa successe dopo, ricordo solo una grande macchia rossa davanti ai miei occhi e poi, più niente.

Quando mi risvegliai, ero in un letto d’ospedale, con una garza umida sulla fronte e, al mio capezzale, sedeva mia madre con un’espressione stranamente sobria sul volto. Mi guardò come fosse la prima volta che mi vedeva e disse a bassa voce, in modo che solo io la potessi sentire: “speravo tanto che almeno tu ti salvassi ma a quanto pare, la storia si ripete anche con te…”

“di cosa stai parlando mamma?” le chiesi.

“c’è una storia sulla nostra famiglia, la quale spiegherebbe la nostra capacità di riuscire a scampare indenni da ogni tipo di catastrofe; gira voce che noi siamo le predilette dal Diavolo!” disse

Ovviamente, a quel tempo non ci credetti, anche perché, non vidi la mia ferita rimarginarsi…

Poi mi ricordai della macchia rossa che vidi prima di svenire; all’improvviso, così come mi era saltata alla mente, mi addormentai, ma non riconoscevo il luogo in cui mi trovavo.

“benvenuta angioletto, che ci fai qui? Non è certo questo il luogo per degli esserini come te non credi?” disse quella che pareva a prima vista una donna vestita di rosso.

“si, credo tu abbia proprio ragione sai?!? Credo me ne andrò! Anche in fretta!”

“angioletto? Dove credi di andartene? Dubito riuscirai a scappare… sai, io sono ciò che sono; non ho possibilità di cambiarlo ma so che tu potresti aiutarmi…”

Il mio cuore mi urlava di non fare quella domanda ma non riuscii a trattenermi!!!

“cosa sei?” chiesi con tutta la cicospezione di cui potevo disporre.

“angelo, non è abbastanza chiaro? Cara mia, io sono il diavolo!”

Detto questo, i vestiti che indossava e il suo aspetto mutarono, così come l’ambiente circostante.

Prima mi trovavo in un posto misterioso, tra alberi secolari e fiori con profumi esotici; adesso, ero  in un’isola deserta, propriamente detta paradisiaca. Ero seduta du dune di farinosa bianca sabbia calda, in lontananza intravedevo l’azzurro accecante del mare e sopra di me, un groviglio di foglie di palma, permettevano di riposarsi nella fresca ombra. La donna che adesso, imponente si stagliava davanti a me era ciò che di più bello io avessi mai visto.

Era alta e atletica, magra e ben proporzionata, con una cascata di rossi capelli fluenti che le arrivavano alla schiena. Aveva dei magnetici occhi rosso vivo, guizzanti come le fiamme di un falò e altrettanto luminosi. La carnagione era lattea ma ricopriva un corpo felino, tutto muscoli e grazia. Ero già a conoscenza della domanda che voleva pormi, mi limitai a risponderle:”tutto pur di essere quello che non sono!”

Tutto avvenne in un baleno: venni avvolta da fiamme nere come la notte più buia, calde ma non bollenti e, quando si spensero, sentivo un fuoco ardere entro me come mai prima d’allora. Mi alzai e davanti a me, quella che prima era il diavolo in persona, ora non era altro che un cumulo di sabbia rosata che scintillava al tocco dei caldi raggi solari. Mi incamminai verso il mare e, nell’attimo in cui mi mossi, ero già sulla spiaggia! Mi specchiai e ciò che vidi mi stupì più di tutta quella bizzarra storia…

Una cascata di ricci capelli neri ricadeva attorno al mio viso, dalle fattezze feline, inorniciandolo. Possedevo un paio di occhi color ghiaccio, incapaci anche solo di provare felicità. Addosso, avevo quella che si potrebbe considerare una seconda pelle; le fiamme che prima avevano avvolto il mio corpo, ora guizzavano da una parte all’altra del mio corpo, senza lasciare intravedere nulla di ciò che c’era sotto. Mi mossi appena e ciò che vidi mi riempì di freddo stupore… un paio di nere ali piumate spuntava dalle mie scapole, lucenti come una stella ma nere come il mio cuore. Decisi che era ora di tornare indietro, era ora di andarsene dal mio personalissimo inferno. Così risalii, o mi svegliai, non saprei dirlo. So solo che da quel momento fui soltanto me stessa: il Diavolo in persona.

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Tanto per dissipare ogni dubbio, sono cristiana cattolica credente e professante. Mi era venuta in mente la storia del diavolo donna vedendo nella prof di mate l’incarnazione di un demone orribile +_+

Comunque a me come fiction piace…

Aspetto i vostri commenti, sia positivi che negativi…

^_^

                                      Foglietta No Yoko

  
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