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Autore: mikeles    29/10/2009    7 recensioni
Nonostante si cerchino da tempo, senza successo, Heles e Milena si incontrano per caso. Aria e Acqua acquisiscono per entrambe un nuovo significato, profondo come il legame che nasce tra le loro anime.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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- 1 -


Stava camminando tranquillamente in riva al mare, nei pressi della scogliera. Il sole era caldo, ma l'aria iniziava a rinfrescarsi e l'autunno era ormai alle porte. Aveva deciso di non pensare più, per quel pomeriggio, alla ricerca della nuova guerriera; era il suo pensiero fisso da giorni, ma non riuscuva proprio a capire come avrebbe potuto individuarla tra le centinaia di ragazze che incrociava ogni giorno tra la scuola e la piscina. Aveva provato a parlare con alcune di loro, ad osservarle... ma niente, nessun tipo di segnale che potesse permetterle di capire se in loro ci fosse una sailor.

Come poteva trovarla se non aveva nessun tipo di riferimento sul luogo in cui cercare, nessuna indicazione sulla personalità che dovesse avere...? Camminando cercò di allontanare quei pensieri. Era in un tratto di strada tranquillo: da quando avevano fatto la nuova galleria, che tagliava fuori il paese, non passavano macchine se non qualche amante della vecchia mulattiera.

Si appoggiò alla balaustra e rimase a osservare le onde che si infrangevano contro le rocce. Era sempre rigenerante vedere la potenza dell'acqua e sentire il suono ritmico delle onde. Socchiuse gli occhi, il sole le scaldava il viso. Respirò l'aria salmastra. Goccioline di acqua, appena percepibili, le bagnavano leggermente le guance. Si sentì meglio, riuscì a non pensare più a niente e si lasciò trasportare dal dolce suono del mare.

Poi, lentamente, sentì un altro ritmo affiancarsi a quello delle onde. Aveva ancora gli occhi chiusi e non riusciva a capire se proveniva dall'esterno o se fosse il battito del suo cuore in sintonia con l'acqua. Il vento si alzò più deciso di prima. Aprì gli occhi e scrutò il mare, poi si girò di scatto verso la strada, alla sua destra: una ragazza stava correndo nella sua direzione. Abbigliamento impeccabilmente da corsa, auricolari, movimenti morbidi e passo deciso, in apparenza per niente affaticato. I suoi capelli, corti e biondi, si alzavano e abbassavano col movimento del corpo. Nell'insieme sembrava che si stesse lasciando trascinare dal vento, ma era sicura che nel momento in cui avesse cambiato direzione, sarebbe stata pronta ad affrontare la forza dell'aria e a contrastarla, eventualmente spingendo al massimo tutti i muscoli del corpo.

Fu un attimo, le passò accanto velocemente, la oltrepassò e continuò la sua corsa senza guardarla, come se fosse stata invisibile.

La osservò ancora allontanarsi e solo quando si girò nuovamente verso il mare si accorse che il suo cuore le stava martellando nel petto.

Concretizzò che la sintonia percepita pochi istanti prima con le onde era contemporaneamente in lei e fuori da lei, nella corsa di quella ragazza mossa dal vento.

Nella sua mente prese forma una certezza assoluta: era lei che stava cercando. Non poteva essere altrimenti.


- 2 -


Erano giorni ormai che si sentiva frastornata. Il sonno era disturbato e non riusciva a riposarsi bene. Aveva addosso una strana sensazione che, se da un lato la inquietava, dall'altro le dava l'impressione di essere sulla soglia di un cambiamento. Riguardo cosa non le era chiaro, come non lo era il perché, il dove e il quando. Sentiva solo di essere chiamata in causa in qualcosa di indefinito.

Con questi pensieri in testa aveva deciso di uscire a correre e ora, ipod alle orecchie, stava bruciando il settimo chilometro di strada. Si era liberata dai pensieri assillanti di quel periodo e ora, sotto sforzo, la mente e il corpo si stavano rilassando, quasi per assurdo.

Sì, correre la rilassava, liberava le tossine dal suo organismo. Ma non solo... La corsa le permetteva di giocare col vento, di assecondarlo o di contrastarlo. Era la sensazione più bella sentire addosso l'aria, a volte decisamente forte, altre piacevolmente delicata.

Per questo amava correre sulla mulattiera: perché lì il vento soffiava indisturbato, senza le deviazioni improvvise dei palazzi della città. La presenza del mare rendeva il panorama gradevole alla vista, niente di più.

Respirava l'aria fresca di fine estate, col cuore che batteva al ritmo dei passi. Falcata dopo falcata, arrivò verso la parte più bassa della mulattiera, dove il livello del mare era poco inferiore alla strada e oltre la balaustra si poteva camminare sugli scogli.

All'improvviso la vide da lontano e ne fu attratta: i suoi capelli erano dello stesso colore del mare quando si intona di verde e il vento li muoveva come fossero le più dolci delle onde.

Si scoprì a fissarla.

Era girata di profilo, gli occhi chiusi e un leggero sorriso sul viso. Sembrava la serenità in persona e sentì una dolce sensazione di pace pervaderla completamente.

Ma all'improvviso si girò nella sua direzione e fece appena in tempo a distogliere lo sguardo da lei per dare l'impressione di non essersi neanche accorta della sua presenza.

Senza diminuire il ritmo della corsa proseguì oltre. Era sicura che la stesse ancora fissando alle spalle, perché il suo cuore non aveva ancora smesso di battere all'impazzata. E non era l'effetto della corsa...


- 3 -


Era tornata alla scogliera il giorno dopo per poterla rivedere e poterle parlare, ma non era passata di lì. Aveva riprovato il giorno dopo ancora e anche il successivo, senza vederla. Non sapendo come rintracciarla in altro modo, si recò anche quel giorno alla mulattiera. In cuor suo sapeva che sarebbe tornata, ma non vedrla passare quei giorni le mise una leggera sensazione di ansia. E se non fosse riuscita a parlarle? Dove poteva andare a cercarla? "Basta con questi pensieri" si disse. "è solo questione di tempo, prima o poi la incontrerò di nuovo".

Respirò profondamente e cercò di distendere i nervi. Si sedette sull'asse di legno della ringhiera e si perse a osservare l'orizzonte.


"Il mare ti rilassa?"

Si voltò di scatto, spaventata. La ragazza bionda era lì dietro di lei, da quanto non lo sapeva. Era alta, vestita con pantaloncini e maglietta a maniche corte, le braccia inerti lungo i fianchi. Il volto era impassibile.

"Sì..." rispose quasi timidamente alla domanda inattesa. "Mi fa sentire bene."

"Ti capisco... Per me è lo stesso, ma..."

"Ma col vento." concluse per lei la ragazza seduta, sfoggiando un sorriso delicato che le illuminò il viso.

"Già..." confermò la bionda, che non si era stupita molto della risposta ricevuta. "Posso...?" chiese poi indicando la ringhiera.

Il consenso le fu dato con un leggero cenno del capo, che subito si girò di nuovo verso l'orizzonte.

Si sedette accanto a lei, fissando lo sguardo nella stessa direzione.

"Cosa vuol dire tutto questo?" chiese la ragazza bionda, mostrando l'intenzione di voler affrontare subito l'argomento che più le premeva. La sua voce era decisa, ma si capiva che nascondeva i dubbi e le paure che da giorni la turbavano.

"Sei spaventata?"

La domanda la colse inaspettata e reagì impulsivamente. Si girò a guardarla in faccia. "Io non ho paura!" Ora il tono della sua voce non lasciava più niente all'immaginazione: era molto spaventata da quello che stava accadendo loro.

Senza distogliere lo sguardo dal mare, le rispose: "Non è un male avere paura. Anch'io ne ho."

Non sembrava affatto e non le credette. Anzi, quella risposta la infastidì parecchio: "Credi che sia una donnicciola? Che mi spaventi per la minima cosa?" Fece una pausa, poi riprese dicendo cose che non pensava, pur di tentare di nascondere ancora la sua vera natura. "Cosa credi di sapere di me?" In realtà, anche se non si conoscevano affatto, entrambe erano consapevoli di aver provato la stessa sensazione incrociandosi qualche giorno prima e, in qualche modo, sapevano di comprendersi molto profondamente.

Non avendo ricevuto risposta neanche a questa provocazione. Il sangue le salì in testa, strinse i denti, scese dalla ringhiera e le si piazzò davanti. "A guardarti sembra che ti stia prendendo gioco di me..." Nessuna risposta. Non sapeva se mettersi a ridere o a piangere, le stava salendo il nervoso. Si girò dandole le spalle, fece due passi allontanandosi da lei, alzò la testa verso il cielo e inspirò profondamente l'aria salmastra. Si riempì i polmoni, chiuse gli occhi, il volto ancora rivolto verso l'alto.


La osservò allontanarsi, ritirare le mani in tasca e stringerle a pugno sotto la stoffa dei pantaloni. Le fece tenerezza, aveva un modo di reagire diametralmente opposto al suo e questo la fece sorridere. Sentiva che il legame fra di loro si stava costruendo già in quel primo incontro-scontro: si stavano dimostrando vere, sincere. Non era per niente infastidita dal suo comportamento piuttosto impulsivo. Era felice di averla trovata ed era felice che fosse così.

La osservò riempirsi d'aria i polmoni e vide che lentamente i suoi muscoli si stavano rilassando.

Ascoltò il ritmo delle onde. Si sentiva bene, ancora una volta.

Scese dalla ringhiera e questa volta fu lei a porsi di fronte all'altra. Vide che gli occhi erano ancora chiusi e le ciglia brillavano alla luce del sole. Erano umide. Il suo cuore mancò un colpo e lo sguardo si rattristò. Non voleva vederla soffrire e in quel momento comprese la delicatezza del suo spirito.

Le portò una mano sulla guancia e si accorse che il suo tocco non l'aveva spaventata, anzi, non aveva neanche aperto gli occhi. Sentì i muscoli della mandibola allentare la stretta.

Una lacrima ribelle, contro la volontà dell'occhio... e di Heles... decise di abbandonarsi alla carezza di Milena e si infilò tra la sua mano e la guancia.

Le mani che fino a quel momento erano strette a pugno nelle tasche salirono a stringere quella di Milena.


Non avevano bisogno di parole, bastava quel contatto per trasmettere pensieri, parole, emozioni.

Il vento spingeva le onde del mare contro la scogliera. Restarono ferme ad ascoltarle, il volto di Heles abbandonato sulla mano di Milena, stretta tra le mani di Heles in un tenero intreccio.

L'aria e l'acqua avevano ora per loro un nuovo significato, ancora più ricco, e da quel momento le onde, il gioco perpetuo tra i due elementi, divennero l'espressione massima del loro legame.

Compresero che le loro nature erano complementari e che insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa avesse riservato loro il futuro.

Un senso di serenità avvolse i loro cuori. Insieme avrebbero potuto fare qualsiasi cosa.

  
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